Prospettive assistenziali,
n. 134, aprile – giugno 2001
INFORMAZIONI
Addio all’amico mario
tortello
Il 12 giugno scorso l’Amico Mario Tortello è stato
stroncato a soli 51 anni da un malore improvviso.
Lo ricordiamo con affetto e commozione quale Redattore
di Prospettive assistenziali,
Direttore della collana “Quaderni di Promozione Sociale”, edita da Rosenberg & Sellier, e
apprezzato Autore di numerosi libri.
Citiamo, in particolare, i volumi “Handicap, scuola, enti locali - L’inserimento scolastico degli alunni
portatori di handicap: la normativa nazionale”, Nuova Guaraldi,
1982; “L’assistenza espropriata - I
tentativi di salvataggio delle Ipab e la riforma
dell’assistenza”, Nuova Guaraldi, 1982; “Dalla parte dei bambini - Guida pratica per
l’adozione e l’affidamento”, Rosenberg & Sellier, 1985; “Le
due famiglie - Esperienze di affidamento familiare nei
racconti dei protagonisti”, Rosenberg & Sellier, 1989.
Fra i Suoi articoli per Prospettive assistenziali, segnaliamo: “Ipab, riforma dell’assistenza e ruolo della comunità
cristiana”, n. 59, 1982; “Inserimento scolastico degli handicappati e tentativi
di controriforma”, n. 60, 1982; “La riforma dell’assistenza non è più una
priorità?”, n. 63, 1983; “Il ruolo del volontariato nel campo delle alternative
al ricovero in istituto”, n. 64, 1983; “Minori, tutela del diritto alla famiglia
e mass-media”, n. 71, 1985; “Anche la famiglia adottiva è naturale”, n. 82,
1988; “Cani, bambini, handicappati e anziani”, n. 94, 1991; “Come e perché
ridefinire il problema handicap”, n. 99, 1992.
A difesa dei soggetti più deboli, in particolare dei
bambini e delle persone colpite da handicap, ha scritto molti altri libri,
articoli ed ha partecipato come relatore a
innumerevoli convegni.
Stimato giornalista della Gazzetta del Popolo e, successivamente, de
Rammentiamo, infine, il Suo articolo a tutela dei
diritti della fascia più indifesa della popolazione
“Assistenza facoltativa”, pubblicato su
Alla moglie Marisa Pavone, che fa parte della
redazione di Prospettive assistenziali, e alla figlia Letizia giungano la
partecipazione al loro grande dolore da parte del Direttore e dei collaboratori
della rivista.
«La
popolazione degli Stati Uniti è di 285 milioni di abitanti
(dati Census 2000). Le stime di povertà indicano in
oltre 35 milioni i poveri e in 48 milioni le persone che non dispongono
di protezione sanitaria. Nel 1997 era considerata povera una famiglia di
quattro persone con un reddito annuo inferiore a 16.400 dollari.
«Ad esempio
una famiglia povera dell’area metropolitana di Chicago dovrebbe vivere con
1.366 dollari al mese, pagando l’affitto di un
appartamento con cucina e due camere (760
dollari), le utenze domestiche,
l’alimentazione quotidiana, i trasporti, l’abbigliamento, le spese scolastiche,
gli imprevisti (...).
«Le
statistiche ufficiali evidenziano come non ci siano stati
cambiamenti sostanziali nei livelli di povertà: si è passati dal 10,3% di
famiglie in condizione di fame nel 1995 al 10,2% del
«Un’analisi
molto severa di questo andamento è stata recentemente
realizzata da “Welfare
justice now: the interfaith compaign to increase the casb grant: a moral
issues”,
predisposta da una rete di confessioni religiose, che mette in evidenza le
molte contraddizioni sul tappeto. Ancora più specifica è l’azione per
promuovere una riforma del sistema di welfare
promossa dal Network’s National
Welfare Reform Watch Project, a cura
di numerosi organismi cattolici, che ha monitorato il
fenomeno in 10 Stati, selezionati per la forte incidenza delle situazioni di
povertà, da dove emerge che, tra le persone “escluse”, la percentuale senza
aiuti è passata rapidamente dal 52% al 79%.
«Nello stesso
tempo le persone che ricevono il programma di assistenza
sanitaria “Medicaid” è scesa dal 76% al 52%. Il 70%
di persone in grave difficoltà che non riceve aiuti è
costituita da donne, il 50% di quanti non hanno alcuna assistenza pubblica ha
figli piccoli, non può permettersi cure dentarie (51%), ha un’assistenza
sanitaria inadeguata (36%)».
(da T.
Vecchiato, “Quando sussidiarietà
non significa solidarietà”, Politiche e
servizi alle persone, n. 3, maggio-giugno 2000)
PRIVILEGI IMMORALI APPROVATI DALLA REGIONE SICILIA
Per di più è stata attribuita la cosiddetta “clausola
oro” che aggiorna le pensioni ad ogni variazione del salario dei lavoratori in
attività.
(da Conquiste del Lavoro, 9 maggio 2001)
VOCI DEL DISSENSO
«“Non sono d’accordo!”. Chi ha più il
coraggio oggi di dirlo e di esporsi in maniera seria ed alternativa al governo delle coscienze e
all’omologazione sempre più consistente, sia nel mondo civile sia nelle
nostre comunità cristiane?
«La parola dissenso è una delle più interessanti
di quelle presenti nel vocabolario: si ha una situazione di conflitto, e di
conseguente distacco, nei confronti delle linee ufficiali di una chiesa, di un
partito, di un regime politico totalitario...
«Già, questa
parola ci fa ritornare alla mente i dissidenti dei regimi sovietici, di quei
regimi totalitari appunto che mandavano nei gulag
quegli intellettuali che non la pensavano come il regime, colpevoli solo di
voler attuata la liberà di parola, di stampa, di pensiero (...).
«Ma il dissenso si può esprimere anche, e talvolta in maniera
più complessa, in una cosiddetta democrazia, così come lo è quella del nostro
Paese, l’Italia. Il nodo cruciale è quello della libertà delle persone: quanto
siamo disposti a rischiare, ad andare controcorrente, a dire “Non sono d’accordo!”, magari in un
gruppo, in un’assemblea, pagando molto spesso lo scotto in prima persona?
Andare contro corrente oggi da noi può essere logorante: chi dissente contro le
nuove mode che ci omologano? Chi ha il coraggio di seguire degli ideali di vita radicali e totalmente contrari al consumismo? Ben pochi, ma resistenti. È necessario essere
attenti per dissentire da certi subdoli metodi di persuasione di massa
che, alla lunga, ci lobotomizzeranno il cervello.
Dissenso è dire no alle grandi masse, apparentemente libere, ma
invece sapientemente “addomesticate” dal tale o dal talaltro leader. Ma
dire ciò è impopolare, si è sempre considerati polemici, ovunque si vada,
ovunque si intervenga, in conferenze come in lettere
ai giornali o in articoli. Solo perché si pongon un po’ più di problematiche. In
poche parole perché si pensa e ragiona con la propria testa (...)».
(da Tempi di fraternità, maggio 2000)
FINALMENTE VIETATI GLI SCONTI COMPIACENTI SUGLI
AFFITTI DELLE CASE COMUNALI
(da Il Sole - 24 Ore, 7 maggio 2001)
L’ECO DELLA STAMPA INFORMA E DOCUMENTA DA 100 ANNI
Per leggere tutti gli articoli di nostro interesse che
vengono pubblicati sulla stampa italiana, occorrerebbe
avere, anzitutto, un... ufficio investigativo,
per conoscere i titoli delle decine di nuovi giornali e riviste che ogni
mese si pubblicano e poi bisognerebbe avere a disposizione i cento occhi di
Argo.
Per questa ragione esiste dal 1901 L’eco della stampa - Via G. Compagnoni 28 -
20129 Milano dove migliaia di giornali e riviste vengono
sistematicamente lette e ritagliati per conto di giornalisti, scrittori,
addetti alle relazioni pubbliche, imprenditori, amministratori di società
industriali, consulenti, uomini politici, artisti, interessati a ricevere
articoli e notizie nei quali sia citato il loro nome o che trattino determinati
argomenti.
I pedofili di roma già denunciati quattro anni fa
Il settimanale “Vita” del 1° giugno 2001 riporta una
lettera di Don Fortunato Di Noto, fondatore di Telefono Arcobaleno, in cui viene segnalato quanto segue: «Contro il Fronte per la liberazione dei pedofili, l’organizzazione
sgominata a Roma qualche giorno fa, noi di Telefono Arcobaleno abbiamo
presentato trenta denunce formali a partire dal 1997,
quando ci hanno minacciati la prima volta. E allora
perché questo silenzio fino ad oggi? Devono forse accadere fatti tremendi come
quelli di Roma – 17 anni di adescamenti e abusi
su minori a scopo pornografico – perché ci accorgiamo di quanto sta accadendo? Quanti bambini si sarebbero salvati se la nostra voce fosse stata
ascoltata subito?».
Riteniamo che il Ministro dell’interno dovrebbe
fornire spiegazioni a Don Fortunato Di Noto e a tutti i cittadini italiani.
l’adozione non
deve essere criminalizzata dai mezzi di informazione
Ancora una volta i mezzi di informazione non hanno perso l’occasione per presentare
l’adozione in una luce negativa, associandola a un fatto drammatico.
Ci riferiamo alla vicenda del
minore C. coinvolto – forse – nella morte del piccolo Abou
Saad, precisando che anzitutto C. è stato adottato da
coniugi italiani diventando loro figlio e cittadino
italiano a tutti gli effetti; è quindi discriminante ed erroneo parlare di lui
(come hanno fatto quasi tutti i mezzi di informazione) come di un ragazzo
“brasiliano”.
È stata sbandierata la sua
condizione di figlio “adottivo” con insistenza, evidentemente per far risaltare
una condizione di diversità negativa; C. è stato presentato come un “mostro” da
molti mezzi di informazione attraverso un giudizio
sommario che lo ha già condannato senza che sia stato celebrato alcun processo.
Sono stati rivelati particolari che ne fanno facilitato l’identificazione. Perché per C. non è stata applicata la legge sulla privacy? Perché il Garante, altre volte giustamente sollecito anche
in casi di minore gravità, non è intervenuto finora?
Sappiamo per esperienza quanto è
difficile l’adozione dei bambini grandicelli, che
hanno sovente subito per anni abusi e maltrattamenti gravissimi, che lasciano
segni profondi. Essi hanno bisogno di genitori coraggiosi, con specifiche
capacità affettive ed educative, che tengano conto
delle conseguenze negative subite dai loro figli nell’infanzia e sappiano
accettarli e accompagnarli nel loro cammino.
Ma i genitori non devono essere lasciati
soli.
I servizi sociali e sanitari, la
scuola e la società nel suo insieme devono sostenere l’impegno educativo dei
genitori.
Troppe volte ciò non avviene: stigmatizzare lo status di figlio adottivo, come avvenuto in
questo caso, come se fosse una condizione negativa, non aiuta a crescere, ma
crea problemi.
Fatti come questo devono invece far riflettere tutti – istituzioni e
società civile – per individuare e realizzare gli interventi necessari per
sostenere le adozioni di bambini grandicelli o
portatori di handicap.
Un’ultima considerazione. Sono
oltre 90.000 i minori che sono stati adottati negli ultimi trent’anni.
Grazie alla disponibilità dei loro genitori sono stati sottratti a un futuro di esclusione e di emarginazione: questi figli,
nella stragrande maggioranza dei casi – come avviene per i figli biologici
– si sono inseriti positivamente nella società.
www.fondazionepromozionesociale.it