Prospettive assistenziali, n. 148, ottobre – dicembre 2004

 

INFORMAZIONI

 

 

TRAGICA LA SITUAZIONE DEI BAMBINI CINESI RAPITI E VENDUTI:

55 MILA IN SITUAZIONE DI ABBANDONO

 

Riportiamo integralmente l’articolo “Cina, un neonato ‘costa’ 250 euro; condannati a morte i trafficanti” di Paolo M. Alfieri, pubblicato su Avvenire del 1° agosto 2004.

 

Bambini rapiti, segregati, venduti. Bambini scambiati, violentati, costretti alla prostituzione. A restare indietro nella Cina che cresce economicamente a ritmi vertiginosi sono proprio loro, i piccoli cinesi, vittime di uno spaventoso traffico di carne umana. Secondo il Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite, nel 2003 almeno 250 mila bambini e adolescenti cinesi sono stati protagonisti involontari di questo business raccapricciante.

Molte organizzazioni umanitarie hanno denunciato che alla base del traffico ci sono le disparità dovute allo sviluppo economico. Uno sviluppo prepotente nelle città, ma che ha creato vaste sacche di povertà nelle sterminate campagne dell’interno. Molti osservatori hanno inoltre sottolineato la rigidità delle leggi varate da Pechino per limitare la crescita della popolazione, che ha già superato il miliardo e 200 milioni di abitanti.

Così il programma di pianificazione familiare, che prevede un solo figlio per coppia, avrebbe portato alla  “scomparsa” di 230 mila bambine, abbandonate o uccise dai coniugi in modo da aver diritto a una seconda gravidanza e provare quindi ad avere il tanto agognato figlio maschio. Una “consuetudine” che ha prodotto nel Paese uno squilibrio consistente tra i due sessi. Si calcola che l’anagrafe cinese registri la nascita di appena 100 neonati femmine ogni 117 maschi.

In molti casi i neonati e le figlie adolescenti sono vendute dai contadini poveri per estinguere pesanti debiti di gioco. Il prezzo andrebbe dai 2.000 ai 4.000 yuan (da 250 a 500 euro). Una cifra che equivale al reddito di molti anni per un agricoltore medio. Non di rado i bambini vengono sottratti ai genitori a loro insaputa. Tre giorni fa un tribunale della provincia dell’Henan, nella Cina centrale, ha condannato a morte un trafficante di bambini e a pesanti pene detentive i suoi quattordici complici con l’accusa di aver rapito circa 120 bambini negli ultimi sei anni, sottraendoli a famiglie povere di lavoratori immigrati. Per lo stesso motivo un altro tribunale dieci giorni fa aveva condannato a morte sei trafficanti.

Gli imputati, che agivano nella Cina meridionale, erano stati riconosciuti colpevoli di aver venduto 118 neonati. Tra questi le 28 bambine che furono trovate dalla polizia di Pechino stipate in alcune valigie a bordo di un autobus nel marzo dell’anno scorso. Drogate per evitare che piangessero, erano state ritrovate livide per il freddo. La maggiore di esse aveva appena tre mesi. Una era già morta.

A essere messi sotto accusa dalle organizzazioni umanitarie sono anche gli oltre seicento orfanotrofi del Paese, che ospitano circa 55 mila bambini abbandonati. Qualche tempo fa il caso di un istituto di Shangahi fece scalpore per le condizioni disumane alle quali erano sottoposti i bambini. Rinchiusi in piccole stanze, imbottiti di sedativi, lasciati senza cibo. Dei 272 bambini ospitati dall’orfanotrofio, ne morirono 211. Altro punto dolente il mercato della prostituzione. Sono molte le famiglie che vendono le proprie figlie ancora bambine ad organizzazioni “specializzate”. “Svanite” dal territorio cinese, ricompaiono nei bordelli tailandesi o giapponesi, private dei documenti  e obbligate a vendersi per poter, dopo qualche anno, rientrarne in possesso.

 

 

 

 

PROVVEDIMENTO URGENTE DEL GIUDICE

PER L’ASSEGNAZIONE DI UN INSEGNANTE DI SOSTEGNO

 

Riportiamo dal n. 118 di Handicap & Scuola la segnalazione di un ricorso presentato dall’Avvocato Vincenzo Iacovino volto ad ottenere dal Tribunale di Campobasso un’ordinanza per la designazione urgentissima di un insegnante di sostegno. La richiesta era la seguente: «In considerazione del fatto che l’anno scolastico è già iniziato, sussistono motivi di assoluta urgenza ex art. 669 sexies 2° comma codice di procedura civile,  con conseguente necessità di emanare il decreto inaudita altera parte stante la gravità della situazione del minore». Con provvedimento del 24 settembre 2004, il giudice aderisce a tale richiesta, in base alla norma sopra citata che regola le procedure “cautelative”. Occorre tener presente che in tutte le altre analoghe sentenze i giudici, in base all’art. 700 dello stesso codice di procedura civile, emanano un provvedimento di urgenza, ma prima ascoltano le parti ed eventuali esperti. Invece, in questo caso, in base all’art. 669, il giudice ha emesso un’ordinanza con l’obbligo degli organi competenti di «assegnare provvisoriamente all’alunno un insegnante di sostegno per 24 ore settimanali (…) ritenuta l’assoluta urgenza di tutelare in via provvisoria il suo diritto all’educazione e all’istruzione che potrebbe essere gravemente pregiudicato nelle more della convocazione delle parti (l’anno scolastico, infatti, è già iniziato)». Il giudice, inoltre, ha fissato a breve termine la comparizione delle parti interessate.

Questa procedura, accolta dal giudice, oltre a testimoniare della sua sensibilità personale, rafforza ulteriormente la fondatezza del diritto degli alunni disabili a una tutela, non solo congruente in base all’assegnazione delle ore di sostegno, ma anche in merito all’assoluta priorità e tempestività, perché ogni ritardo di intervento può pregiudicare gravemente il loro sviluppo.

 

 

 

DIMESSA DALL’OSPEDALE HA RISCHIATO DI MORIRE DI FAME

 

Riportiamo integralmente la lettera di Elena Gabriel apparsa su La Stampa, rubrica “Specchio dei tempi” del 13 luglio 2004.

Si parla tanto di vecchietti che muoiono di caldo. Io ho rischiato di morire di fame! Sono stata dimessa dall’ospedale (dov’ero ricoverata per una brutta frattura) e accompagnata a casa in ambulanza, il che dimostra che non ero in grado di uscire a fare la spesa. Il medico del reparto, conoscendo la mia situazione di solitudine e di non autosufficienza, ha contattato l’ufficio assistenza del Comune, in provincia di Imperia, in cui malauguratamente abito.

Non ho ricevuto alcun aiuto né morale, né materiale. Chiedevo soltanto un’assistenza temporanea. Pare che non sia prevista. Occorre compilare un modulo per poi essere inseriti in una graduatoria, a partire dai novantenni e nullatenenti. Ahimè, non ho ancora tale veneranda età e per di più sono proprietaria di un’automobilina di 19 anni! Non mi resta che augurarmi che la prossima eventuale frattura avvenga in un Paese più civile ed umano.

 

 

 

MENO DI 2 DOLLARI AL GIORNO PER 1,4 MILIARDI DI PERSONE

 

Nel mondo, un lavoratore su due, quasi 1,4 miliardi di persone, guadagna meno di due dollari al giorno, una somma che condanna alla povertà. Lo dice l’ultimo rapporto dell’Ufficio internazionale del lavoro (Ilo di Ginevra) dedicato ai lavoratori poveri. Al loro dramma, si somma quello dei disoccupati. Nel 2003, sempre secondo l’Ilo, 185,9 milioni di persone erano alla ricerca di un impiego, pari ad un tasso di disoccupazione mondiale del 6,3 per cento. Questa situazione, afferma lo studio intitolato “Occupazione, produttività e riduzione della povertà”, potrebbe essere migliorata qualora le politiche si concentrassero sulla creazione di posti di lavoro dignitosi e produttivi.

Ha spiegato il direttore generale dell’Ilo Juan Soavia: «Le donne e gli uomini di tutto il mondo si aspettano di avere una reale opportunità di accedere ad un lavoro dignitoso».

Secondo gli autori del rapporto i 185,9 milioni di disoccupati registrati nel 2003 rappresentano solo la punta dell’iceberg della mancanza di lavoro dignitoso, dal momento che le persone occupate ma che vivono in povertà sono ben sette volte tante. Nel 2003 nel mondo c’erano circa 2,8 miliardi le persone con un impiego, una cifra senza precedenti. Tuttavia, di questi, quasi 1,4 miliardi, il numero più alto mai registrato, vivono con meno di 2 dollari al giorno e circa 550 milioni sopravvivono al disotto della soglia di povertà di un dollaro al giorno.

Per l’Ilo, sarebbe possibile dimezzare entro il 2015 la percentuale mondiale di lavoratori poveri che vivono con meno di un dollaro al giorno, qualora il tasso annuale globale di crescita del Pil raggiungesse almeno il 4,7 per cento, un valore inferiore al 5 per cento annuale previsto per il periodo 1995-2005, ma con importanti squilibri tra le varie regioni. Le possibilità di dimezzare il numero dei lavoratori che vivono con meno di 2 dollari al giorno sembra invece più difficile. Solo l’Asia orientale ha una reale possibilità, afferma l’Ilo.

(da La Stampa dell’8 dicembre 2004)

 

 

 

STATI UNITI: SPESE MEDICHE E POVERTÀ

 

Una famiglia americana su sette ha seri problemi a pagare le proprie spese mediche per visite generiche e specialistiche e acquisto di farmaci a prescindere dal fatto che sia assicurato o meno. Lo afferma uno studio condotto dal Center for Studying Health Sysytem Change di Whashington, su un campione di 25.419 famiglie. Il 68% delle famiglie statunitensi incapaci di fare fronte alla spesa sanitaria, infatti, è coperto da un’assicurazione privata rivelatasi insufficiente per affrontare i conti sempre più alti per la salute. Inoltre, tra le 20 milioni di famiglie americane toccate da seri problemi medici, il 20% si posiziona sotto la soglia di povertà (stimata nel 2003 a 36.800 dollari a nucleo mentre il 22% è classificato come a basso reddito).

(da Famiglia Oggi, n. 10, ottobre 2004)

 

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