Prospettive
assistenziali, n. 2, aprile-giugno 1968
LIBRI
KOHLER: Jeunes déficients mentaux - Ch. Dessart ed.,
Bruxelles, 1967, pp.
445, franchi 24.70.
Il libro si distingue innanzi
tutto per l'impostazione, piuttosto rara in studi di questo tipo, che unisce al
rigore metodologico e all'approfondimento teoretico, che derivano all'autore
dalla sua esperienza di insegnamento universitario,
una ampia e particolareggiata documentazione che gli proviene dalla sua
diretta esperienza di organizzatore e di terapeuta.
Dopo una parte introduttiva di inquadramento storico del problema dei sub-normali, il
medico lionese passa in rassegna le diverse
definizioni di intelligenza e i diversi metodi di misurazione del quoziente
intellettuale, per tentare infine una definizione della «deficienza mentale».
Essa si presenta come un fenomeno plurifattoriale,
che coinvolge le capacità affettive e strumentali del bambino, per cui il subnormale non può e non deve essere considerato
semplicemente come un bambino normale «ritardato» per cause esterne o ereditarie,
ma deve essere considerato come «un essere a parte, che ha una propria vita, un
proprio mondo e una propria vocazione particolari». Soltanto un'impostazione
di questo tipo potrà, secondo l'Autore, rendere efficace l'azione psico-pedagogica, che dovrà tendere non tanto, e non solo,
come generalmente si pensa, all'adattamento sociale o all'autonomia economica, assolutamente intesi, quanto principalmente proprio allo
«sviluppo personale» del bambino, concretamente rapportato alle caratteristiche
proprie del suo «io» particolare.
Sotto questa luce, di vigile e costante
relativismo, l'A. inquadra pure, esaminandoli particolareggiatamente, i vari
elementi che intervengono nella definizione del «bilancio mentale» del
bambino, da un lato mettendo in guardia il ricercatore su una diagnosi
esclusivamente fondata sui tests, dall'altro
insistendo sulla necessità di un'équipe nello stesso
tempo articolata e unitaria e di una «revisione» costante di questo bilancio,
per evitare che il bambino venga «etichettato» una volta per sempre e per
poter adeguare l'azione educativa e terapeutica al suo sviluppo personale.
Sia in questa
prima fase diagnostica, sia nella fase più propriamente terapeutica, appare subito evidente l'importanza
dell'ambiente familiare, dato che, come sottolinea l'A., «il rapporto
affettivo è preliminare o almeno accompagna qualsiasi azione educativa». Il Kohler dedica perciò molte pagine alla necessità di
informare, nel modo più esatto e obiettivo possibile, i genitori sulla reale
portata della minorazione del figlio e di proporre loro un «piano d'azione
comune» per la sua educazione, insistendo sull'importanza di colloqui chiari
e approfonditi, ripetuti e «pazienti» con i genitori, sia singolarmente sia
insieme, per analizzare e eventualmente modificare la
loro posizione di fronte al bambino, che può variare da un atteggiamento di
minimizzazione del problema e di conseguente lassismo ad una drammatizzazione
e un pessimismo altrettanto negativi. Sulla scorta dei più recenti studi americani
e inglesi, il Kohler ribadisce l'importanza
fondamentale della famiglia e in particolare della figura materna specialmente
nei primi anni di vita del bambino, ciò lo porta a
concludere che, nonostante l'attuale difficoltà di realizzare collocamenti
familiari per subnormali (tradizionalmente attuati in un ambiente patriarcale-contadino che va oggi estinguendosi), è
necessario cercare in tutti i modi di evitare il ricovero a tempo pieno del
bambino in istituto, offrendogli un ambiente familiare nel quale possa almeno
tornare alla sera. E' infatti dimostrato che anche la
scuola e il lavoro ottengono migliori risultati se possono appoggiarsi sulla
famiglia.
Ai problemi della scuola, della
preparazione professionale e dell'inserimento lavorativo dei subnormali, l'A.
dedica appunto i successivi capitoli fornendo una gamma ricchissima di esempi e dati particolari. Il lavoro è utilissimo, per
non dire indispensabile, nell'evoluzione del subnormale, dice il Kohler, a condizione che gli offra
la possibilità di sentirsi, anche a livello minimo, «creatore», e che rispetti
il suo equilibrio personale. E' bene perciò che l'addestramento lavorativo sia
sì individualizzato e semplice, ma non puerile o sciocco, come non deve essere
puerile o troppo falso lo stesso ambiente lavorativo, in particolare i ben noti
laboratori protetti, del resto anche in ambienti normali il subnormale può
svolgere un lavoro in catena di montaggio o lavori di
fatica.
L'ultimo capitolo è dedicato ad
alcuni delicati problemi, che sono oggi tra i più discussi sul piano teorico,
ma che nella pratica vengono spesso trascurati: l'educazione
sessuale, il matrimonio, la procreazione e l'ereditarietà. Sono problemi gravi
e delicati, per i quali, come del resto per tutti quelli riguardanti i
subnormali, non si potrà giungere ad una soluzione,
conclude l'A., se non partendo da un atteggiamento di amore; amore che non
faccia considerare il bambino subnormale come oggetto di carità paternalistica
o come banco di prova per il progresso scientifico, ma che ci guidi ad un
reale, profondo «interesse umano» nei suoi confronti, che ci renda capaci di
accettare da un lato la sua «diversità», dall'altro la sua fondamentale
dignità di persona umana.
P. PFANNER, M. MARCHESCHI, M.
BROTINI, Il recupero dell'insufficiente mentale. Quaderni dell'Istituto Medico-Pedagogico «Stel
U. DELL'ACQUA, Infanzia
disadattata, Brescia,
L'A., nella prima parte,
chiarisce la terminologia e dà una classificazione dei disadattati. Si sofferma sui problemi umani e spirituali del mondo
familiare e personale del disadattato, e prospetta le modalità della
collaborazione tra i genitori, gli educatori e la società. In una seconda parte
esamina le varie fasi di intervento, dalla profilassi
e dal dépistage alla rieducazione e all'inserimento
sociale; e prospetta i compiti della comunità nei confronti del disadattato.
Bibliografia molto abbondante e puntuale.
B. POGGIALI, I disturbi del
linguaggio in età evolutiva, Quaderni dell'Istituto Medico-Pedagogico «Stella Maris», n. 2.
Questi due volumi sono il frutto del gruppo di lavoro che fa capo a detto
Istituto. Con alcune riserve su una certa preponderanza dell'aspetto
sanitario, le indicazioni contenute si raccomandano per serietà di
impostazione ed impegno educativo. Una visione completa dell'opera diagnostica
ed educativa appare nel primo volume, come
dell'organizzazione di un internato o di un seminternato.
In Appendice si riportano gli esemplari delle varie
schede mediche, psicologiche, pedagogiche e sociali che compongono le cartelle
personali dei fanciulli, nonché gli esemplari di schede di osservazioni per
insegnanti e educatori.
Personalità e sviluppo sociale del bambino
disadattato in età prescolare, Atti dell'incontro di studio,
Brescia, 14-19 giugno 1964, Brescia, Centro Didattico Nazionale
per
Opera di grande interesse per
l'attualità dell'argomento: la precocità della diagnosi e degli interventi è
la condizione fondamentale nel ricupero dei disadattati. Essa è il frutto della
collaborazione di diversi e noti specialisti (Agazzi, Dalla Volta, De Negri, Colli Grisoni,
Zavalloni, Contini Poli, Marenzi
Vaselli, Bencini Bariatti, Boccardi, Dell'Acqua, Busnelli, Rovigatti). In particolare sono riportati i risultati delle
scuole materne speciali di Milano.
www.fondazionepromozionesociale.it