Prospettive
assistenziali, n. 5-6, gennaio-giugno 1969
ALLEGATO
2
COMMISSIONE
MEDICO-PEDAGOGICA E PSICO-SOCIALE DELL'UFFICIO INTERNAZIONALE CATTOLICO PER
L'INFANZIA
CONCLUSIONE
E VOTI DELLA CONFERENZA DI ESPERTI SU «L'INTEGRAZIONE SOCIALE, PROFESSIONALE ED
ECCLESIALE DELL'INSUFFICIENTE MENTALE»
(Roma 30 gennaio-1 Febbraio 1965)
CONCLUSIONI GENERALI
1.
Il fatto di disporre di capacità
mentali più o meno estese non aumenta ne diminuisce il valore e la dignità
fondamentali della persona umana. Gli insufficienti mentali fanno parte
integrante della comunità. Essi sono gli eguali degli altri uomini. Essi non
hanno solamente da ricevere. Essi apportano il loro
contributo specifico sia per il loro proprio valore sia per gli atteggiamenti
positivi che essi suscitano.
Di conseguenza, la comunità organizzata in società deve:
a) astenersi in tutto ciò che potrebbe essere manifestazione
di rifiuto, di disprezzo e di segregazione;
b) permettere ai suoi membri handicappati una partecipazione
autentica;
c) mettere a loro disposizione, qualunque sia lo sforzo che ciò comporta da parte sua, tutti i mezzi che la loro
situazione richiede per la loro piena maturazione.
2.
La prima vocazione della famiglia è quella di
essere l'educatrice naturale di tutti i suoi figli. Questa vocazione
deriva da un diritto naturale che deve essere riconosciuto e rispettato dalla
comunità. Senza essere quindi sollevata dalle sue responsabilità, la famiglia deve poter trovare un sostegno nella comunità per la presa
di coscienza dei problemi che pone la presenza nel suo seno di un insufficiente
mentale ed essere aiutata a risolverli, sviluppando in particolare degli
atteggiamenti validi nei riguardi del figlio.
3.
E' nella tradizione evangelica della Chiesa e nello spirito
della sua missione che l'insufficiente mentale sia
oggetto di predilezione, come ha ricordato Sua Santità Paolo VI nel discorso
indirizzato ai membri della conferenza. Per l'adempimento di questa missione «l'empirismo
oggi non è più sufficiente, ma una vera formazione psicopedagogica
è divenuta indispensabile in questo settore in cui molti progressi sono stati
realizzati da specialisti».
In conseguenza, bisogna auspicare
che i cristiani in genere e gli organismi della Chiesa in particolare, e
specialmente le congregazioni religiose maschili e femminili, rivolgano sempre
più i loro sforzi e predispongano le misure necessarie all'educazione speciale
e al trattamento degli insufficienti mentali.
4.
Di fronte al grave problema sociale costituito, nel mondo
odierno, dalla presenza di milioni di insufficienti
mentali, nessuno può rimanere indifferente e ciò non solo in nome della carità
ma in nome della giustizia. Ognuno deve sentirsi partecipe ed operare, nel
settore preventivo o curativo, per una soluzione veramente umana di questo
problema.
COMMISSIONE I: VITA PROFESSIONALE
1. Diritto dell'insufficiente mentale a
una vita professionale.
a) Il diritto al lavoro dell'insufficiente mentale è
consacrato dalla Carta dei Diritti dell'Uomo.
Questo diritto fondamentale deve essere ricordato
poiché non sembra che sia ancora riconosciuto sia a livello di
principio, sia in pratica; e ciò in tutti i paesi.
Nella fase di applicazione, le
modalità devono tuttavia tener conto sia del tipo e del livello di civiltà sia
delle strutture economico-sociali.
b) Nell'azione di integrazione
dell'insufficiente mentale al mondo del lavoro, occorre proteggerlo contro
possibili sfruttamenti; non bisognerà mai accettare che, a parità di
rendimento, l'insufficiente mentale guadagni meno del suo collega normo-intellettivo. A parità di lavoro, parità di diritti.
2. Orientamento e selezione professionali.
a) L'orientamento professionale deve avvenire in funzione
delle capacità del soggetto e dei suoi eventuali altri handicaps,
delle condizioni sociali e, naturalmente, delle
esigenze del mondo del lavoro.
b) Esso non può essere assicurato da una sola persona. Esso è
un lavoro in équipe di tutte le persone competenti
che si interessano al soggetto. Esso deve tener conto
in particolare delle preferenze e delle scelte del soggetto.
c) Esso dovrà essere assicurato senza soluzioni di
continuità, grazie a una lunga osservazione durante il
corso di formazione. Le informazioni raccolte guideranno l'educatore e l'orientatore ad aiutare l'insufficiente mentale a conoscere
le sue qualità personali ed i suoi limiti, e a
scegliere un mestiere rispondente ai suoi interessi. Questa impostazione
richiede un orientamento professionale progressivo del soggetto.
3. Preparazione ed insegnamento professionali.
a) L'acquisizione di tecniche professionali (formazione
tecnico-professionale) costituisce solo un aspetto della preparazione alla
vita professionale, preparazione che implica una formazione sociale (formazione
socio-professionale) .
b) A causa della rapida evoluzione del mondo del lavoro bisogna orientarsi, quando ciò sia possibile, di
preferenza verso la formazione polivalente piuttosto che verso un solo
mestiere specifico.
Nei riguardi dell'insufficiente mentale lieve, questa
polivalenza, pur preparando all'acquisizione di un mestiere, dovrà dare possibilità
di impiego in lavori diversi. Per quanto concerne gli
insufficienti mentali medi e gravi, si tratterà piuttosto di prepararli ad una
funzione, per mezzo dell'acquisizione di una educazione
dei gesti che dovrà dare, anch'essa, possibilità di impiego in lavori diversi.
c) Poiché l'esperienza mostra che molti insufficienti mentali
incontrano difficoltà a passare con successo dal laboratorio scolastico alla
vita reale, la formula del lavoro professionale a mezza giornata o
l'inserimento professionale progressivo possono costituire una risposta a
questa particolare difficoltà.
d) La nozione di un'età limite per la frequenza scolastica obbligatoria
non si addice per nulla all'insufficiente mentale.
E' invece necessario dargli il tempo necessario alla sua
formazione e tenerlo nell'ambiente scolastico fin quando egli ne beneficerà realmente.
4. Collocamento al lavoro.
a) Bisogna mettere a disposizione dei servizi di formazione e
di collocamento al lavoro una gamma di situazioni
socio-amministrative professionali (laboratori protetti, laboratori di aiuto o
di assistenza, laboratori di ergoterapia). Per le categorie più colpite, lo Stato dovrebbe partecipare al finanziamento del
lavoro protetto.
b) Vi deve essere una perfetta continuità fra la preparazione
e il collocamento al lavoro.
c) La collaborazione dei datori di lavoro e la comprensione
dei sindacati si sono dimostrate indispensabili all'integrazione ne] mondo del
lavoro dell'operaio handicappato.
d) Se l'handicap non consente l'assunzione di un posto nel mondo
normale del lavoro, i pubblici poteri hanno il compito di assicurare
un'assistenza complementare agli operai handicappati.
e) L'operaio insufficiente mentale ha
diritto al rispetto da parte sia dei suoi colleghi come dei datori di lavoro.
COMMISSIONE II: VITA SOCIALE E TEMPO LIBERO
1. Diritto dell'insufficiente mentale ad una vita sociale.
Il diritto dell'insufficiente mentale ad una vita sociale è
fondato sul diritto naturale che lo riguarda allo stesso titolo di tutte le
persone umane. Il diritto positivo deve riconoscere
pienamente questo diritto naturale, solo l'applicazione può essere adattata per
tenere conto degli interessi rispettivi dell'insufficiente mentale e della
società.
2. La famiglia.
Essendo la famiglia il primo ambiente di inserimento
sociale dell'insufficiente mentale, è necessario che essa possa beneficiare di
un aiuto precoce e continuo, nel rispetto di suoi diritti fondamentali e delle
sue responsabilità.
Quando avvengono conflitti nell'interno della famiglia, si
terrà conto, nelle adozioni delle soluzioni, dell'importanza dell'unità della
famiglia e delle necessità della ma:1-urazione
personale di ciascuno dei suoi membri.
Tenendo presente che l'insufficiente mentale, qualunque sia
la soluzione adottata, ha diritto alla sua famiglia, occorrerà, in ciascun
caso particolare, chiarire alla famiglia stessa vari problemi al fine che essa possa prendere le necessarie decisioni.
Per prendere queste decisioni e anche quando l'insufficiente
mentale è affidato alle cure di un idoneo centro terapeutico o educativo, è
auspicabile che fra i genitori e le équipes
medico-pedagogiche si instauri un dialogo reale.
E' parimenti auspicabile che la famiglia in senso lato
(fratelli, sorelle, nonni, collaterali) sia, per quanto possibile, informata sul
problema dell'insufficienza mentale e, se possibile, «formata» a svolgere il
suo ruolo.
I fratelli e le sorelle, in particolare, pur non potendosi
esigere che essi assumano interamente la tutela
materiale dell'insufficiente mentale, devono tuttavia essere preparati a
sostenerlo affettivamente e moralmente prendendo parte alle preoccupazioni dei
genitori.
Infine, anche se l'insufficiente mentale si trova, per motivi
di gravissima necessità, a condurre una vita in un internato, il legame familiare deve essere conservato il più
strettamente possibile con contatti regolari e prolungati (visite, vacanze
ecc.).
3. Preparazione al matrimonio e al celibato.
Di fronte all'importanza del problema sollevato dalla
preparazione al matrimonio e al celibato, è auspicabile che le questioni concernenti
l'educazione affettiva e sessuale, la vocazione, la scelta del celibato, la
preparazione eventuale al matrimonio o l'entrata in una idonea
vita religiosa siano oggetto di uno studio approfondito da compiere in occasione
di una prossima conferenza.
4. Diritti e doveri civici.
Per quanto concerne i problemi della partecipazione dell'insufficiente
mentale alla vita civica (servizio civile o militare, diritto di voto ...) e
alla gestione dei suoi beni, è auspicabile.
a) che si realizzi una vera protezione della persona e dei
beni dell'insufficiente mentale, modificando eventualmente l'attuale legislazione;
b) che iniziative istituzionali o volontarie, quali la
«rendita - vita» o la «rendita - invalidità», siano
estese, e che siano incoraggiate altre iniziative quali la creazione di un
servizio di tutela dell'insufficiente mentale che vive relativamente autonomo;
c) che sia istituita una formula di «minorazione prolungata»
in sostituzione della «interdizione»;
d) che la giurisprudenza tenga conto di questi elementi in
occasione della comparizione di insufficienti mentali
davanti al tribunale.
Questa legislazione speciale non deve giungere a far
dimenticare i doveri e le responsabilità dell'insufficiente mentale che pur essendo
limitati sono tuttavia reali, e che non devono essere in alcun modo
misconosciuti se non si vuole nuocere alla sua dignità.
5. Condizioni di vita.
L'apprendimento dell'organizzazione e utilizzazione del
bilancio familiare deve essere intrapresa fin dalla
giovane età, dando al denaro un significato sia come salario sia come mezzo di
vita sociale (sussistenza, doni ... ), senza dimenticare il valore degli atti
gratuiti.
Tutta l'organizzazione della vita (vestiti, alloggi,
relazioni quotidiane con commercianti e vicini, ecc.) merita di essere
preparata non soltanto istaurando un dialogo con l'insufficiente mentale, ma
interessando le persone che lo incontrano concretamente, di modo che esse,
tenendo conto del suo condizionamento particolare, svolgano il loro ruolo in
senso educativo.
Nel caso in cui l'insufficiente mentale dovesse
vivere in un internato specializzato, occorrerà evitargli le condizioni di
vita spersonalizzanti (alloggi, vestiti, ecc.) ed assicurargli la presenza di
educatori specificamente preparati a prendere parte alla vita degli adulti
insufficienti mentali.
Poiché a ogni tipo di ambiente
sociale corrisponde un genere di adattamento sociale diverso, è auspicabile:
a) che, fin dall'inizio, si tenga conto nell'educazione del
tipo di ambiente sociale nel quale il giovane dovrà
realmente integrarsi nell'età adulta e ciò al fine di evitargli una rottura
nella sua vita;
b) che si tenga parimenti conto dei modi di vita del suo ambiente di provenienza;
c) che non si rendano uniformi oltre il necessario
i diversi tipi di istituzioni e servizi.
6. Tempo libero.
Considerando:
a) che il tempo libero prende un
posto sempre più grande nell'attuale vita sociale;
b) che esso rappresenta non solo un elemento di distensione
ma anche un'occasione di arricchimento personale;
c) che l'insufficiente mentale ha diritto di mantenere per
mezzo delle attività del tempo libero il suo
equilibrio fisico e psichico; è necessario:
a) assicurare ed
orientare fin dalla sua più tenera età il tempo libero dell'insufficiente
mentale;
b) regolare le diverse forme di
tempo libero (distensione, divertimenti, cultura, sport ...) seguendo un ritmo
adatto alle possibilità dell'insufficiente mentale (gusti, attitudini, età,
resistenza alla fatica);
c) insegnare all'insufficiente
mentale ad organizzare il suo tempo libero e, senza escludere a priori alcuna
forma, ad orientarsi verso quelle che possono essergli particolarmente utili
(come il nuoto, gli sports di gruppo, ecc.) evitando
quelle che presenterebbero pericoli o che favoriscono una troppo grande passività;
d) incoraggiare le organizzazioni
giovanili ad accogliere gli insufficienti mentali ricercando soluzioni di integrazione nelle forme ordinarie e creando delle unità
chiamate «di estensione» senza cadere tuttavia nell'inconveniente dell'incasellamento in categorie.
E' stato auspicato che una conferenza
ulteriore possa studiare il problema del tempo libero dell'insufficiente
mentale in modo più approfondito.
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