Prospettive
assistenziali, n. 5-6, gennaio-giugno 1969
LIBRI
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE AL SERVIZIO DEGLI HANDICAPPATI E DEI
DISADATTATI
La proposta di legge, la relazione introduttiva, gli articoli di questo numero e
dei numeri precedenti della Rivista, relativi al problema degli handicappati
e dei disadattati, rimandano ovviamente ad un intenso lavoro di reperimento
bibliografico e di documentazione internazionale. Vogliamo offrire in questa sede,
non una rassegna completa che richiederebbe ben altro spazio, ma almeno un
rendiconto essenziale delle opere fondamentali che hanno ispirato il nostro
lavoro e giustificano la nostra impostazione.
DOCUMENTAZIONE INTERNAZIONALE
Per superare un persistente
provincialismo di casa nostra e attingere la migliore impostazione ed
esperienza sovranazionale, segnaliamo anzitutto come fondamentale l'opera di
W.D. WALL, Éducation et santé mentale (Parigi, Ed.
UNESCO, 1959), e in particolare il capitolo
«I problemi dei gruppi speciali». In essa sono
raccolti i risultati dei lavori del
Un'altra importante conferenza
internazionale, la ventitreesima dell'istruzione pubblica,
tenutasi nel
Anche l'Organizzazione Mondiale
della Sanità ha portato dei contributi fondamentali in questo settore: dal
famoso Rapporto n° 75 del 1954 che ha gettato le basi
di nuovi indirizzi nei confronti degli «insufficienti
mentali» (risale a questo Rapporto proprio l'adozione di questa
terminologia, di grande valore anche sociale), al
recentissimo Rapporto n°
392 sull'Organizzazione dei servizi per insufficienti mentali (O.M.S., Ginevra, 1968, pp. 61), che per la sua modernità
d'impostazione meriterebbe di essere riprodotto integralmente.
Non meno importanti i due seguenti
documenti internazionali: 1)
Va pure segnalata l'opera costante
e di avanguardia svolta dall'Ufficio Internazionale
Cattolico dell'Infanzia (B.I.C.E.): dalla «Dichiarazione
dei diritti dei minori handicappati fisici e psichici, e delinquenti»
(Conclusioni dei lavori della Commissione medico-pedagogica e psico-sociale al Congresso mondiale sui diritti del fanciullo, Beiruth, 16-23 aprile
1963), alle conclusione e ai voti della Conferenza di esperti su «L'integrazione sociale,
professionale ed ecclesiale dell'insufficiente mentale» (Roma, 30 gennaio - 1 febbraio 1965), alla recentissima e avanzatissima
«Dichiarazione sull'impegno
dell'insufficiente mentale» (
Le prime due dichiarazioni sono
riprodotte negli allegati 1 e 2 alla relazione introduttiva.
alla proposta di legge; la terza è pure riprodotta in
altra parte della Rivista.
E' opportuno ricordare a questo
punto anche la ricerca e la sperimentazione dell'abbé
Henri Bissonnier, attuale
direttore del B.I.C.E., nel
difficile settore della catechesi agli handicappati e ai disadattati. Si tratta
di cinque opere, ora tradotte anche in italiano (ELLE DI CI,
Torino-Leumann): da quella fondamentale e più
importante, «Pedagogia di risurrezione»,
da «Pedagogia
catechistica del bambini subnormali», da «Ragazzi difficili a scuola di catechismo», a «Educazione religiosa e turbe della personalità»,
a «Psicopedagogia della coscienza
morale».
Testimonia poi l'impegno nel settore
degli educatori specializzati, fra l'altro, la ricerca di M.H.
MATHIEU, Les responsabilités
chrétiennes de l'educateur
spécialisé (Paris, Ed. Fleurus, 1960).
Il significato di questa
opera del B.I.C.E. trascende
tuttavia il puro valore religioso, per diventare stimolo all'azione di tutti i
responsabili della società e per affermare una valorizzazione nuova
dell'handicappato e del disadattato, come quando il Bissonnier
afferma: «Bisogna proprio dire che il livello
intellettuale e l'attitudine alla vita religiosa non sono direttamente
proporzionali. Particolarmente sorprendente è ciò
che riguarda il senso morale: spesso nei fanciulli colpiti da ritardo mentale è
molto sviluppato e delicato. La loro presenza tra gli altri fanciulli
è piuttosto una fonte di grazia che una causa di malessere».
Di impegno civile non meno elevato è
testimonianza anche il n° 11 (novembre 1965) della
notissima Rivista Esprit, dedicato
interamente (pp. 577-1003) a «L'enfance handicapée» («Studi
e testimonianze di noti specialisti sui fanciulli
handicappati psichici, fisici, sensoriali; loro relazioni con l'ambiente; loro
possibilità di sviluppo personale e di inserimento sociale; lo sforzo attuale
della società e ciò che resta da fare»). L'introduzione del direttore J.-M. Domenach (da noi citata in
parte nella relazione introduttiva alla proposta di legge) e le «conclusioni»
si incentrano sui seguenti concetti: trovare i mezzi che permettano a ciascun
individuo di acquistare nella società il massimo di indipendenza compatibile
con le sue attitudini; tutto non è ancora stato detto sull'insufficienza
mentale, come pure sugli altri handicaps
dell'infanzia; la società nel suo insieme è la massima responsabile del
ricupero degli handicappati ed è chiamata ad una presa di coscienza e ad una
«presa a carico» effettiva di questi suoi concittadini.
Va infine segnalato il lavoro
bibliografico del Centro Regionale di Parigi per l'Infanzia e l'Adolescenza
Disadattata (20, Rue Euler,
Paris 8e): «Bibliographie
des ouvrages et articles de langue française sur: arriération
mentale, débilité, déficiences
intellectuelles et oligophrénies chez l'enfant» (1965, con aggiornamenti annuali a parte).
ESPERIENZE E STRUTTURE STRANIERE
Ci sono sembrate particolarmente significative e avanzate soprattutto tre tipi di esperienze
e di strutture straniere: la legislazione sulle classi di perfezionamento
francesi; l'esperienza delle istituzioni del Pastore H.
Wintsch; l'esperienza dell'Istituto medico-professionale
di Lione, diretto da Marie Dubost.
Di quest'ultima esperienza si dà
ampia relazione in altra parte della Rivista: l'esempio della preparazione
professionale e dell'inserimento sociale degli handicappati psichici medi e
lievi, che ne scaturisce, è di grande stimolo anche
per la nostra nazione. Di essa tratta pure
ampiamente, nel contesto di un'opera notevole, Cl. KOHLER, Jeunes déficients mentaux
(De l'enfance à
l'âge adulte),
Bruxelles, Ed. Dessart,
1967 (pp. 446). Quest'opera riprende e amplia quella precedente assai nota: «Les déficiences intellectuelles chez l'enfant», Paris, P.U.F., 1963.
All'esperienza del Pastore H. Wintsch abbiamo dedicato il n° 2, 1968, della nostra Rivista:
la sua opera è esemplare nell'educazione e nell'inserimento sociale degli
handicappati più gravi (Q.I. da
La legislazione sulle classi di
perfezionamento francesi e i relativi programmi di insegnamento
sono riportati in questo stesso numero della Rivista. Sono
fondamentali a questo riguardo le tre seguenti opere ufficiali redatte
con la collaborazione dei massimi esperti francesi:
- P. MEZEIX
(dir.), Les enfants inadaptés et l'école primaire. Cahiers
de Pédagogie Moderne, Collection Bourrelier,
Paris, Colin, 1960.
- J. PETIT (dir.), Les enfants et les
adolescents inadaptés et l'éducation nationale, idem, 1966.
- G. MAUCO (dir.),
L'inadaptation
scolaire et sociale et ses remèdes. L'action des centres psycho-pédagogiques
des établissements d'enseignement, idem, 1964.
La seconda opera, che aggiorna e
sostituisce in parte la prima, è anche raccomandabile per la raccolta completa
dei testi legislativi concernenti l'organizzazione dell'insegnamento
speciale. Non ripetiamo qui i motivi che rendono particolarmente esemplare la
struttura francese delle classi di perfezionamento per le diverse categorie
dei fanciulli handicappati e disadattati: struttura
che già R. Dottrens aveva contrapposto a quella
tedesca, più rigida e meno integrante. Da questo studio di educazione
comparata è ora che anche l'Italia faccia la sua scelta definitiva, in ordine
ai valori morali, sociali, civili e anche religiosi di cui si dice portatrice.
Basti rilevare che il progresso
educativo segna queste tappe: dalla pratica tradizionale dell'istituzionalizzazione frequentissima degli handicappati e
dei disadattati, e dalle scuole speciali autonome come seminternati,
si evolve verso le classi speciali presso
le scuole normali ed anche all'educazione di handicappati e disadattati nella
classe normale (con rieducazione a parte). Di quest'ultima tendenza è testimonianza
viva l'opera molto raccomandabile di M. CHARPENTIER, L'épanouissement de l'enfant
sourd en scolarité normale,
Paris, Les Editions Sociales, 1966.
In questo stesso spirito di
valorizzazione e di integrazione dell'insufficiente
mentale, è il seguente studio, che nelle dichiarazioni degli stessi autori,
vuole «ritornare all'osservazione diretta della personalità del debole
mentale, in quanto,essere vivente, in quanto persona umana che evolve in un
dato ambiente e si trasforma»: R. FAU, B. ANDREY, J. LE MEN, H. DEHAUDT, Psychothérapie des débiles mentaux,
Paris, P.U.F., 1966.
Di esemplare indirizzo interdisciplinare,
che assegna il doveroso compito fondamentale ai metodi psicopedagogici,
è la seguente opera in collaborazione: G. AMADO (dir.), Méthodes psychologiques, pédagogiques
et sociales en psychiatrie infantile, Monographie
de l'Institute National d'Hygiène n°
24, Ministère de
Dopo i programmi ministeriali del
1964 per le classi di perfezionamento, si è pure intensificata la ricerca
didattica nell'insegnamento speciale, che è testimoniata, oltre che nelle varie
riviste professionali, anche nei due volumetti molto
utili anche per gli insegnanti italiani:
- Les classes de perfectionnement et leur
pédagogie, Application des instruction du 12 aôut
1964, Institut Pédagogique National, Centre National de Pédagogie Spécial
de Beaumont-sur-Oise (Stage des maîtres des classes d'éxperience,
7-20 juin 1965);
- Ma classe de perfectionnement (Réalisé
par une équipe d'enseignants spécialisés, présenté par le Comité pédagogique
de S.U.D.E.L.), Paris, Société Universitaire d'Éditions et de Librairie, 1968.
Anche a livello dell'educazione degli insufficienti mentali più gravi si
segnalano delle novità pedagogiche e didattiche interessanti:
- E. RETHAULT, Méthode concrète et relationnelle dans l'éducation du mongolien
et de l'anormal, Thérapeutiques médicales et psycho-pédagogiques, Paris, Les Éditions
Sociales Française, 1965.
- E. RETHAULT, Leçon d'initiation à
la lecture, à l'éscriture et au langage
à l'usage des anormaux, idem, 1965.
- E. RETHAULT, Leçon pour mongoliens et procédes audiovisuels
dans l'éducation de l'anormal, idem, 1966.
E soprattutto l'opera di:
- D. ROUQUÈS, Psychopédagogie des débiles profonds,
Récit d'une expérience réalisée auprès de fillettes d'âge scolaire, Paris, 1967 (pp. 620).
I CONTRIBUTI ITALIANI
La rivista «Infanzia Anormale» conduce da anni studi e ricerche nel settore
dell'infanzia handicappata e disadattata. Notevoli sono pure alcuni «Quaderni»
della stessa rivista: il n°
4 «La scuola Treves-De
Sanctis di Milano e l'assistenza
ai fanciulli insufficienti mentali» (1963); il n°
5 «Studi sulla insufficienza
mentale», a cura di M. Alda Bencini Bariatti (1964); il n° 9 «Problemi relativi all'insufficienza
mentale in particolari contesti socio-culturali» (1967).
Intanto la rivista
col primo numero del 1967 (n° 73) mutava il
sottotitolo «Psichiatria, Psicologia,
Pedagogia, Assistenza Sociale» in quello di «Rivista
di Neuropsichiatria Infantile». Questa scelta aveva un preciso significato
scientifico e pratico, che lascia tuttavia insoluti i gravi problemi della interdisciplinarietà e della
collaborazione pluriprofessionale nel settore che ci
interessa.
Nel frattempo G. BOLLEA aveva
pubblicato un notevole articolo: «Le pedagogie speciali nelle scuole elementari. Problematiche del dépistage e del trattamento dei disadattati» (una prima volta in «Annali della Pubblica Istruzione» 1964, n°
12-13, pp. 285-296; riprodotto senza variazioni in «Infanzia Anormale»
1968, n° 86, pp. 191-200). La parte di questo articolo «programmatico» che ci trova pienamente
consenzienti è riportata in questo numero della Rivista sotto la rubrica «Non
siamo i soli a dirlo».
P. PFANNER con M.
MARCHESCHI e M. BROTINI pubblicava nel 1964 il primo quaderno dell'Istituto
medico-pedagogico
«Stella Maris» di Calambrone
(Pisa), «Il recupero dell'insufficiente
mentale», frutto di una notevole esperienza e di un tentativo, almeno in
parte riuscito, di collaborazione interdisciplinare. (E' uscito nel 1966 il secondo quaderno: B. POGGIALI, I disturbi del linguaggio in età evolutiva).
Ancora nel
E si arriva a
un punto cruciale. Intanto l'istituzione della nuova scuola media (legge 31-12-1962, n. 1859), e in particolare la creazione delle classi
differenziali previste dalla stessa legge, segnavano chiaramente il divano
tra l'indirizzo psichiatrico e l'indirizzo educativo nel settore del disadattamento.
Le polemiche si fecero intense e contribuirono a un
chiarimento molto opportuno, che per noi ha valore anche per il settore degli
handicappati e dei disadattati anche i più gravi. Basti citare l'opinione di
R. Laton, il cui articolo è riprodotto come allegato
n. 4 alla relazione al progetto di legge: e precisamente il grafico n. 4, dove egli indica con evidenza come deve essere ispirata
l'assistenza agli insufficienti mentali, dai meno gravi ai più gravi, in
senso equilibratamente medico-pedagogico e psico-sociale.
Le posizioni dei pedagogisti
italiani sono chiaramente espresse in: A. AGAZZI, Il disadattamento scolastico nella scuola media, Problemi dei minorati,
«classi di aggiornamento» e «classi differenziali»,
Brescia,
P. Bertolini,
in particolare, anticipava e denunciava i fattori propriamente sociali (socio-economici
e socio-culturali), che, come cause del disadattamento, richiedono
interventi assai complessi, e quindi anche socio-pedagogici; li anticipava
rispetto alla grave denuncia che ci è poi venuta dal volumetto:
Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina,
1967 (senza contare le denunce della contestazione studentesca e quelle
relative agli ospedali psichiatrici).
Ormai sembra acquisito che il
problema degli handicappati e dei disadattati va ridimensionato
non solo in una prospettiva più chiaramente educativa, ma anche più
chiaramente sociale: per questo noi proponiamo un progetto di legge da
inserire in una più vasta riforma del sistema socio-assistenziale. Per questo
una bibliografia si dovrebbe estendere anche agli studi di assistenza
sociale: ci limitiamo solo a citare il volumetto
fondamentale di G. CATTAUI DE MENASCE, L'assistenza
ieri ed oggi, Roma, Ed. Studium,
1963, e in esso soprattutto il paragrafo su «La politica assistenziale
sussidiaria di una politica familiare», che critica a fondo la concezione
e la pratica segregazionistica e antifamiliare
dell'assistenza all'infanzia in Italia.
Né si possono dimenticare a questo
riguardo gli scritti, i dibattiti, le iniziative di
legge in favore dell'adozione: essi
hanno sensibilizzato l'opinione pubblica e interessato gli esperti ben oltre
il settore specifico dell'adozione, cioè anche nei problemi degli istituti,
delle cause dei disadattamenti, sui problemi della famiglia, e degli
handicappati e dei disadattati in genere (si veda il numero precedente n. 3-4
di questa Rivista).
Interventi molto equilibrati fra le
diverse tesi si possono trovare in alcuni scritti di C. BUSNELLI: nella già
citata Psicopedagogia differenziale,
in Questioni di Psicologia (a cura
di L. ANCONA), Brescia,
Una notevole chiarezza d'impostazione
e un'aperta sensibilità ai problemi degli handicappati
e dei disadattati in diversi scritti di M.M. GUTIERREZ. Oltre a quello
riprodotto da «Orientamenti Pedagogici» in questo stesso numero della Rivista, L'insufficiente mentale e il lavoro, si
vedano: Elementi di psicologia
differenziale, in «Educare, Sommario
di scienze pedagogiche» (a cura di P. Braido)
vol. II, P.A.S., Zürich, 1962, pp. 389-483; e «Che cosa è
l'insufficienza mentale» in «Formazione e Lavoro», Rivista dell'E.N.A.I.P., n. 19, pp. 2-5; «Il domani professionale dei
bambini insufficienti mentali» e «Sugli istituti per bambini subnormali» in «Orientamenti
Pedagogici» 1965, n. 1 e n. 6, pp. 198-212, e pp. 1186-1190.
Nel
Noi pensiamo che la distinzione fra
«scuole comuni» e «istituti speciali» non sia da spingere oltre un certo
limite, se è in atto un processo di integrazione
anche a livello educativo fra alunni normali e alunni handicappati e disadattati,
come abbiamo documentato. D'altra parte, nella stessa opera
in vari punti, e soprattutto nel contributo di P. Rollero,
si documenta e si auspica tale apertura (si veda «Classi differenziali e
scuole speciali» a p. 578-582).
Un altro contributo prezioso è
costituito da «Personalità
e sviluppo sociale del bambino disadattato in età prescolare». Atti dell'incontro
di studio, Brescia 11-19 giugno 1964, Centro didattico nazionale per la scuola
materna, Ministero della Pubblica Istruzione, 1965.
Coi 1965 inizia presso l'editore A.
Armando di Roma una collana medico pedagogica, diretta
da G. Bollea, e giunta ormai a circa una ventina di volumi. Si tratta in gran parte di traduzioni di opere straniere, fra cui molto notevoli: A. e F. BRAUNER, Educazione
del fanciullo subnormale; L. PICQ e P. VAYER, Educazione psicomotoria e ritardo mentale;
e soprattutto P. PARENT e C. GONNET, Problemi
del disadattamento scolastico (l'originale, già assai noto, si intitola «Les écoliers inadaptés», Paris, P.U.F., 1965), ove l'indirizzo educativo
nei confronti degli handicappati e dei disadattati è chiaramente valorizzato,
e impostato sui principi più moderni, fra cui quello del minimo di segregazione e del massimo
di socializzazione.
Fra i contributi italiani alla
stessa Collana, oltre A. GIANCOTTI, I
disturbi psicologici del bambino, si segnala P.L. DINI, Classi differenziali e scuole speciali,
Ordinamento italiano e cenni di legislazione comparata, che, aprendo
La nascita della rivista «Didattica Integrativa, per l'educazione e l'insegnamento speciale» (ottobre 1967),
presso l'Editrice
Anche alcuni Comuni e Province, fra cui
principalmente Milano, hanno portato il loro contributo di studi e di ricerche
nel settore. U. DELL'ACQUA, dirigente del Centro Formazione
Assistenza Minorati in età evolutiva presso l'Assessorato all'Igiene e
alla Sanità del Comune di Milano, ha curato, fra l'altro, diverse ricerche
sulle scuole speciali, sulle vacanze dei disadattati, sull'inserimento sociale
e professionale dei disadattati. E' pure autore di «Infanzia disadattata», Brescia,
L'Amministrazione Provinciale di
Milano ha pubblicato di recente un prezioso strumento per l'osservazione e
l'educazione speciale: «Studi e realizzazioni dell'Amministrazione Provinciale di Milano nel
settore delle scuole elementari speciali», supplemento al numero 2/1968
di «Provincia di Milano».
Sulla bibliografia relativa ai disadattati sociali, e in particolare all'opera
fondamentale di P. BERTOLINI in questo settore, ritorneremo nel prossimo
numero della Rivista.
Terminiamo ricordando l'attività di organizzazione, di studio e di aggiornamento professionale,
svolta dall'A.A.I. (Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e
Internazionali), che fra l'altro ha curato un utilissimo «Compendio di articoli su problemi socio-assistenziali, Biennio 1966-67», Roma, 1968, e
ha iniziato una Collana di «Sussidi tecnici per i servizi sociali». Fra questi
segnaliamo come molto valido «Il seminternato per scolarizzabili
(Scuola speciale "integrata")», Roma, 1968.
Si tratta di un documento predisposto
a cura di A. Fontana, G. Monterisi,
F. Ravaglioli, coordinato e steso da C. Trevisan,
che costituisce il primo serio tentativo italiano di fissare «standards» assistenziali ed educativi che tengano conto di
tutte le dimensioni personali, familiari e sociali degli handicappati e dei
disadattati. Basti qualche citazione a proposito dell'«Importanza della famiglia e l'intervento su di essa»
(p. 11 e 22):
«Lo scopo di tutta la gamma correlata
di servizi è quello di portare i soggetti quanto più possibile ad inserirsi
normalmente nella società, non restandone segregati ed esercitando in pieno
i loro diritti e doveri. Per questo, accanto alla preoccupazione
di una diagnosi quanto più possibile precoce, si tende ad accentuare la forma
“aperta” di trattamento, che tenga il minore quanto più possibile inserito
nell'ambiente normale dei suoi coetanei e della sua famiglia e faciliti il suo
inserimento normale negli ambienti sociali e di lavoro a conclusione del
periodo di trattamento e possibilmente nel suo svolgimento. L'esigenza infatti di un periodo di accentuato e particolare
trattamento educativo e terapeutico per queste, categorie di minori, non deve
costituire l'inizio di un dirottamento verso una condizione di vita anormale,
bensì uno sforzo per ridurre il più rapidamente e compiutamente possibile il
margine di disadattamento (psichico, sociale, fisico).
Il ruolo della famiglia, come attore
principale dell'impegno riabilitativo, non sarà mai sufficientemente
sottolineato e di conseguenza l'opportunità di considerare il ricovero in istituti
specializzati come ultima soluzione in casi di estrema
complessità o in situazioni ambientali e familiari particolarmente difficili.
Per realizzare una tale politica assistenziale
“aperta” non occorre però nascondersi l'esigenza di una presenza quanto più
possibile capillare di servizi
diagnostici e di riabilitazione, e da ciò purtroppo la situazione italiana si
discosta notevolmente.
Nella fase di trattamento occorre
attribuire una grande importanza alla famiglia, così come nella fase di
diagnosi, e ciò sia nel caso in cui il soggetto viva
in famiglia ed in particolare per la rieducazione precoce del minore, sia nel
caso in cui il bambino passi gran parte della sua giornata nel Seminternato, sia nei casi - per noi eccezionali, e dovuti
solo a difficoltà ambientali e talora familiari - ospitati in un istituto ad
internato».
E a proposito della collaborazione fra i diversi specialisti:
«Il ruolo dei professionisti di vario livello che sono chiamati a questa azione di recupero dell'infanzia psichicamente e
socialmente disadattata deve integrarsi al massimo: il periodo delle
supremazie e dei falsi prestigi di una disciplina rispetto alle altre deve
lasciare il passo alla collaborazione e alla integrazione interdisciplinare,
l'unica strada questa per avviarsi a superare quanto più possibile i limiti
delle nostre conoscenze nel campo della riabilitazione. Psichiatria, psicologia,
pedagogia, sono soprattutto chiamate a tale azione
convergente affiancate da varie attività professionali necessarie su piano
operativo a concretizzarne le indicazioni. Non è infatti
in gioco il prestigio di nessuno, quanto il bene dei soggetti interessati».
www.fondazionepromozionesociale.it