Prospettive assistenziali, n. 5-6, gennaio-giugno 1969

 

 

STUDI E DOCUMENTAZIONI

 

Conclusioni e voti della Conferenza di esperti su

«L'IMPEGNO DELL' INSUFFICIENTE MENTALE»

organizzata dalla Commissione Medico-Pedagogica e Psico-Sociale

dell'Ufficio Internazionale Cattolico dell'Infanzia

La Turbie (Francia - 1/3 luglio 1968)

 

 

CONCLUSIONI GENERALI

 

La conferenza ha ritenuto che:

1. Al di là delle apparenze. l'insufficiente mentale, ai suoi diversi livelli, è capace di rea­zioni personali che costituisco­no delle risposte alle sollecita­zioni dell'ambiente e manife­stano una prima forma d'impe­gno. Nei casi estremi, accetta­re di vivere e di essere aiutato a vivere da parte degli altri può già essere considerato in questa stessa prospettiva.

2. Perché queste diverse mani­festazioni possano essere per­cepite è indispensabile che le persone dell'ambiente si met­tano in un atteggiamento di accettazione, di attenzione e di stima.

3. Anche se negativa ed espressa col rifiuto delle pro­poste dell'ambiente, la scelta che si osserva, anche nei defi­citari più gravi, sarà spesso un'espressione della loro liber­tà e deve essere presa in considerazione.

4. Partendo dai segni offerti dall'insufficiente mentale, l’educatore naturale o professio­nale favorirà la piena espres­sione di questi comportamenti e li stimolerà, se sarà neces­sario. Infatti, l’impegno rivela il suo valore non tanto nella materialità del suo contenuto ma piuttosto nella pienezza con la quale l'atto è vissuto.

5. L'impegno presuppone non solo una conservazione stati­ca, ma un'evoluzione dinamica, la cui attualizzazione si realiz­za e talora si precisa sulla li­nea degli avvenimenti quoti­diani. Di conseguenza l'accet­tazione dell'insufficiente men­tale da parte degli altri non deve giungere al risultato di fissarlo in una condizione sta­tica ma, al contrario, di aiutar­lo nel rinnovamento costante e nel superamento dell'impe­gno iniziale.

6. In questa accettazione e in questa educazione all'impegno, la famiglia ha un compito così fondamentale che l'eventuale intervento di una istituzione può essere autentico solo nel­la misura in cui l'istituzione as­suma i dati dell'ambiente di origine senza, tuttavia, consi­derarli come un determinismo ineluttabile. Gli educatori na­turali e professionali devono preoccuparsi di acquisire, a questo proposito, una compe­tenza e di perfezionarla.

7. Ogni presenza attenta ai se­gni manifesti dell'insufficiente mentale sarà per lui lo stru­mento e il simbolo dell'amore e del richiamo divino.

 

 

Commissione I

 

L'IMPEGNO DELL'INSUFFICIEN­TE MENTALE NELL'ATTIVITA' LAVORATIVA

 

I. CONSIDERAZIONI PRELIMI­NARI

 

1. Modalità dell'orientamento

a) La commissione deplora che praticamente, finora, vi sia stata soltanto una ricerca di adattamento dell'insufficiente mentale di fronte alle offerte di lavoro, senza che la scelta professionale abbia costituito una preoccupazione fondamen­tale. Perciò, l'insufficiente men­tale è stato considerato come «l'oggetto» di un inserimento professionale piuttosto che co­me una persona di cui si de­vono rispettare i diritti e le aspirazioni.

b) La commissione sottolinea l'importanza dell'osservazione delle diverse modalità di espressione verbali e non ver­bali dell'insufficiente mentale da parte di un'équipe interdi­sciplinare. Questa osservazio­ne dovrebbe tener conto dell'ambiente d'origine e di vita, degli interessi, dello sviluppo psicomotorio, intellettuale e professionale, e della maturità affettiva e sociale dell'insuffi­ciente mentale.

 

2. Possibilità e limiti della scel­ta professionale

a) La commissione ritiene fon­damentale che le persone dell'ambiente dell' insufficiente mentale siano attente alla sua scelta in qualunque modo essa sia espressa, e ne tengano con­to, non tanto sotto l'aspetto formale ma piuttosto nel suo significato più profondo.

b) Questa scelta è limitata:

- a causa di motivi interni all'insufficiente mentale: difficol­tà di esprimere la propria scelta, di proiettarsi nell'avve­nire, livello di attitudini, turbe della personalità;

- a causa di motivi esterni: insufficiente informazione sui mestieri, sulle possibilità di lavoro, sull'ambiente d'origine, sull'ambiente di vita;

- inoltre, per le ragazze, a causa della discriminazione cui sono sottoposte sul piano pro­fessionale, e a causa di alcune misure di protezione che si de­vono assicurare.

c) Favorire l'espressione di una scelta e aiutare l'insuffi­ciente mentale a prendere co­scienza dei suoi limiti di fron­te alla realtà costituisce il mez­zo fondamentale per risveglia­re in lui una possibilità di im­pegno sul piano professionale.

 

3. Natura e condizioni dell'im­pegno

a) La commissione ha distin­to due livelli d'impegno nell'insufficiente mentale:

- un impegno di accettazione che presuppone un’adesione spontanea e progressiva a una situazione professionale in cui si trova inserito;

- un impegno volontario che presuppone una possibilità di scelta o di partecipazione per­sonale a sua scelta proposta.

b) L'impegno è sempre condi­zionato nell'insufficiente men­tale da due bisogni fondamen­tali:

- un bisogno di lavorare a li­vello delle sue capacità reali. In particolare se le sue capa­cità migliorano, la difficoltà che l'insufficiente mentale pro­va nel continuare a lavorare a un livello inferiore, rivela il suo bisogno di avanzamento;

- un bisogno di sentirsi ef­fettivamente riconosciuto come valore da parte degli altri, nei compiti professionali che gli sono affidati. E' necessario perciò che questi compiti si inseriscano in modo valido nell'attività sociale ed economi­ca del paese.

 

 

II. DIRITTI DELL' INSUFFICIEN­TE MENTALE E MEZZI PER AIUTARLO NELLA SCELTA PROFESSIONALE E NELL'IM­PEGNO LAVORATIVO.

 

1. Diritti

Il rispetto della persona uma­na e della sua dignità, e il ri­spetto del bisogno fondamen­tale di sviluppo della persona umana, danno all'insufficiente mentale:

a) Il diritto di autodeterminar­si secondo le sue possibilità, e dunque, di veder prese in considerazione le sue scelte professionali.

b) Il diritto a una «attenzio­ne particolare» che si rivolga soprattutto alle manifestazioni delle sue scelte, e allo studio delle possibilità di sviluppo che queste scelte mettono in evidenza.

c) Il diritto a strutture peda­gogiche e professionali che favoriscano il suo impegno e il suo sviluppo, in via prioritaria rispetto alle misure di aiuto assistenziale.

 

2. «Guidance»

E' necessario da parte di un'é­quipe interdisciplinare un'azio­ne di «guidance» per accom­pagnare l'insufficiente mentale dal momento in cui esprime la sua scelta professionale fino al suo inserimento definitivo in un ambiente di lavoro normale o protetto.

 

3. Formazione e perfeziona­mento professionali

Le strutture dell'insegnamento in questo settore dovrebbero permettere ad ogni persona, anche insufficiente mentale, di raggiungere livelli di svilup­po più elevati, qualunque sia­no il momento o le condizioni in cui si inizia la formazione corrispondente.

 

 

III. VOTI

 

Di conseguenza, la commissio­ne ritiene necessario che si approfondisca il tema della conferenza riguardo ai punti sottoelencati, con l'appoggio delle necessarie ricerche scientifiche.

 

1. A proposito della scelta pro­fessionale dell' insufficiente mentale:

a) Ricerca dei mezzi oggettivi di indagine non verbale come determinanti della scelta professionale.

b) Studio della mobilità pro­fessionale dell'insufficiente mentale.

 

2. In materia di legislazione:

a) Provvedimenti legislativi e regolamentari che favoriscano la libera accettazione dell'in­sufficiente mentale da parte dei datori di lavoro, e che pre­vedano per costoro delle effet­tive integrazioni finanziarie.

b) Unificazione internazionale dei provvedimenti in favore de­gli insufficienti mentali che fa­cilitino particolarmente il loro passaggio da un paese all'al­tro senza discriminazioni nei riguardi del loro livello men­tale o del loro handicap.

 

3. Nel settore dell'organizzazio­ne del lavoro:

Studio dell'evoluzione delle strutture industriali, allo scopo di conservare e di promuove­re per l'insufficiente mentale dei posti di lavoro nel settore normale e lavorazioni per i la­boratori protetti sufficiente­mente variate per soddisfare le sue scelte professionali e i suoi bisogni di sviluppo.

 

4. Per un'evoluzione della men­talità dell'opinione pubblica, e allo scopo di suscitare un in­teresse più reale, per la scelta e l'impegno professionali dell'insufficiente mentale:

a) Studio generale dell'opinio­ne pubblica e dei mezzi per mo­dificarla.

b) Riconoscimento giuridico di tutte le professioni dei tecnici che si dedicano alla valorizza­zione dell'insufficiente men­tale.

c) Informazione adeguata del­le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, al fine di sensibilizzarli sulla necessi­tà di fornire agli insufficienti mentali un'attività lavorativa che permetta un ulteriore svi­luppo della loro personalità.

d) Studio delle motivazioni delle scelte dell'insufficiente mentale, al fine di contribuire ad un approfondimento delle ricerche relative alla persona­lità umana in generale, e al fi­ne di portare a una più alta considerazione dei valori di cui gli insufficienti mentali so­no portatori.

 

 

Commissione II

 

IMPEGNO DELL'INSUFFICIENTE MENTALE NELLE ATTIVITA' DI TEMPO LIBERO

 

La commissione si è sforzata di individuare alcune condizio­ni che possono permettere all'insufficiente mentale di im­pegnarsi nelle attività di tem­po libero.

 

Considerando che:

1. Ogni persona umana e, di conseguenza, l'insufficiente mentale, è impegnata a svilup­pare le sue capacità latenti e a partecipare allo sviluppo del­le capacità degli altri.

2. Uno dei mezzi per raggiun­gere questo scopo è il tempo libero in quanto fattore di espressione personale e di socializzazione. Come attività di­sinteressata, il tempo libero ha una funzione liberatrice, fa­vorisce la distensione, la cono­scenza di sé e degli altri, la scoperta meravigliosa, la gioia del movimento. Essa rende l'uomo disponibile verso di sé e verso il mondo per mezzo della spontaneità e della con­templazione. Il tempo libero è un'integrazione di gioco, di cul­tura e di svago.

3. L'insufficiente mentale ha dunque, come ogni uomo, il diritto e il dovere di accedere alle attività e alle situazioni di tempo libero in cui potrà tro­varsi a suo agio e impegnarsi personalmente.

 

Di conseguenza, la commissio­ne raccomanda che:

1. Le attività di tempo libero siano rese accessibili all’in­sufficiente mentale: attività in­dividuali, attività in gruppo protetto (famiglia, istituzione, club specializzato), attività nel­la società.

2. Queste attività non siano im­poste dall’esterno all'insuffi­ciente mentale ma siano vis­sute con lui in una vera menta­lità di tempo libero.

3. Per garantire la loro speci­ficità, le strutture di tempo li­bero possano godere di una certa autonomia pur contri­buendo a portare all'insieme dell’esistenza quotidiana un'at­mosfera di spontaneità, di li­bertà e di gioia.

4. Si provveda alla formazione di responsabili a cui affidare l'incarico di animare le attivi­tà di tempo libero, in collabo­razione con volontari, tenendo conto dei diversi contesti cul­turali, del patrimonio folcloristico, delle tradizioni popolari.

5. L'opinione pubblica venga informata e preparata, in par­ticolare, all'accettazione dell'insufficiente mentale negli ambienti in cui si svolgono le attività di tempo libero (sale di spettacolo, località turisti­che, sportive, ecc.), ed in ge­nerale nelle comunità di vita.

6. Le associazioni delle fami­glie degli insufficienti mentali affrontino il tema del tempo li­bero nelle loro riunioni e pub­blicazioni.

7. La comunità, a tutti i suoi livelli, prenda coscienza della necessità di contribuire mate­rialmente alla organizzazione delle attività di tempo libero dell'insufficiente mentale, in particolare mediante la con­cessione di sussidi e di locali.

8. Si intraprendano studi sull’impianto e sulla costruzione di centri culturali e ricreativi.

9. Un lavoro di ricerca sulle attività di tempo libero dell’insufficiente mentale venga intrapreso da parte di équipes multidisciplinari in collabora­zione con le famiglie.

10. Gli organismi internazionali si preoccupino di favorire la ricerca, le realizzazioni e gli scambi d'informazione sugli studi e sulle esperienze in cor­so in questo settore.

 

 

Commissione III

 

IMPEGNO DELL’INSUFFICIENTE MENTALE NELLA VITA AF­FETTIVA E SESSUALE

 

Considerando che:

1. Le attuali conoscenze sulla vita affettiva e sessuale dell’insufficiente mentale, fondate su esperienze ancora limitate ma tuttavia sicure, non giustificano un ottimismo incondi­zionato. Tuttavia, risulta che è possibile, per alcuni insuffi­cienti mentali, una vita sessuale ed affettiva vissuta nel celi­bato, nel matrimonio o nella vita religiosa, considerando ognuna di queste prospettive in rapporto alla scelta persona­le dell'insufficiente mentale in ordine ai suoi bisogni ed ai suoi desideri.

2. Questa possibilità è realiz­zabile sola attraverso un'azio­ne congiunta dei genitori e delle équipes medico-educati­ve, azione intrapresa assai pre­cocemente e perseguita con costanza allo scopo di aiutare il soggetto a raggiungere tutta la maturità affettiva e sessua­le di cui è capace.

3. Affinché un insufficiente mentale possa «impegnarsi» in uno dei diversi «stati di vi­ta», sono apparse come auspi­cabili alcune disposizioni per­sonali:

- capacità di scelta e di «reciprocità»;

- capacità di un amore di predilezione costante e fedele;

- capacità di comprendere il valore di un impegno;

- capacità di ordinare la propria genitalità ad una vita relazionale soddisfacente;

- capacità di assumere una responsabilità in una comunità (società, famiglia, ecc.) così da far prevedere che saranno assunte delle responsabilità, particolarmente riguardo alla procreazione e all’educazione dei figli.

 

Di conseguenza:

 

I. DIRITTI DELL’INSUFFICIENTE MENTALE IN QUANTO PERSO­NA UMANA

 

La commissione ha ritenuto necessario prendere posizione su alcuni problemi relativi alle possibilità di sviluppo umano che si devono concordemente riconoscere agli insufficienti mentali.

1. Va respinto qualsiasi atteg­giamento degli educatori che implichi una restrizione defi­nitiva alle possibilità di svilup­po e di progresso dell'insuffi­ciente mentale. Sarebbero de­leteri per esempio: il ripiega­mento della famiglia su se stes­sa intorno al soggetto insufficiente mentale; per una col­lettività, il riunire un numero troppo elevato di soggetti; il rifiuto radicale di ogni rappor­to fra i due sessi, ecc.

2. La sterilizzazione chirurgica definitiva, qualunque ne sia la tecnica, e indipendentemente da implicanze morali, va con­siderata:

- sul piano individuale come un traumatismo fisico e più an­cora, forse, psichico; la sterilizzazione è un rimedio solo per l’inquietudine dei respon­sabili legali, ma non risolve il problema dell'aggressività sessuale o della ricerca di soddi­sfacimenti sessuali;

- sul piano sociale rappre­senta un fondamentale oltraggio alla libertà e integrità della persona, oltraggio che coin­volge gravemente la colletti­vità in quanto si tratta di mi­sure che offendono l'integrità della persona in se stessa.

 

 

II. L’IMPEGNO NEL CELIBATO

 

La commissione constata che:

1. Il celibato, cioè l'assenza di vincoli coniugali, è la sorte del­la maggioranza degli insuffi­cienti mentali. Questa assenza di vincoli coniugali può essere vissuta sia nella continenza, imposta dalle circostanze o dall'ambiente, sia nella castità che costituisce una forma di superamento di sé. Può anche avvenire che l'insufficiente mentale celibataria si dedichi ad attività sessuali la cui valutazione morale, psicopatica o sociopatica dovrebbe essere fatta conservando il massimo rispetto per la persona del sog­getto.

2. Il celibato non potrebbe es­sere una soluzione di comodo per l'insufficiente mentale, né dovrebbe essere considerato come tale dai suoi eventuali tutori.

3. Sul piano pratico si stanno sperimentando alcune iniziati­ve, e molte altre restano da studiare e promuovere; grazie ad esse la vita affettiva dell'insufficiente mentale potrà svolgersi liberamente: vita co­munitaria in «focolari» per adulti di numero volutamente limitato, presenza contempora­nea dei due sessi nel lavoro e nelle attività di tempo libe­ro, ecc.

 

 

III. L'IMPEGNO NELLA VITA CONIUGALE

1. La commissione ha espresso il timore che, paradossalmen­te, alcune disposizioni legisla­tive destinate a proteggere gli insufficienti mentali che aspi­rano al matrimonio, ne limitino la libertà. Essa auspica che vengano studiati in modo più approfondito i vari livelli che intercorrono tra capacità e incapacità giuridica.

2. Le iniziative di aiuto e di assistenza ai nuclei familiari fondati da insufficienti mentali dovranno ispirarsi alla costan­te preoccupazione che questa assistenza venga liberamente accettata. Queste iniziative so­no ancora ad uno stadio speri­mentale e consistono in piccoli «focolari protetti» o in gruppi in cui le coppie sono invitate ad iscriversi (Associazioni di ex-ospiti di un istituto, ad esempio).

3. Il clero parrocchiale dovreb­be essere meglio preparato ad apprezzare la validità del con­senso al matrimonio degli in­sufficienti mentali. La pubbli­cazione di nozze dovrebbe rap­presentare un mezzo reale per consultare la comunità parroc­chiale.

4. Gli insufficienti mentali che credono in un Creatore dovreb­bero essere aiutati ad aprirsi alla presenza di Dio garante dell'unità dei coniugi. Quelli che credono nel Cristo dovreb­bero essere aiutati a corrispon­dere alla grazia del Sacramen­to, segno dell'amore fedele e incondizionato di Gesù per l'umanità è pegno dell'unità degli sposi.

 

 

IV. L'IMPEGNO NELLA VITA RELIGIOSA CONSACRATA

 

La commissione ritiene che:

1. Se vi sono fra gli insufficien­ti mentali vocazioni alla vita consacrata, anche se in nume­ro limitato, queste debbono essere considerate con asso­luta obiettività ed incoraggiate il più possibile se trovano con­ferma da un punto di vista re­ligioso. A questo scopo si do­vranno stabilire dei criteri spe­cifici che non si riducano ad attitudini di ordine psicologico.

2. Se l'insufficiente mentale può essere chiamato, come ogni uomo, ad una vita di unio­ne con Dio secondo i precetti evangelici e se, a questo pro­posito, vi è anzi una predile­zione di Dio per il povero, di fatto esistono poche comunità che possano rispondere all'i­stanza dell'insufficiente men­tale. Di conseguenza è auspi­cabile che si proceda all'ade­guamento delle strutture esi­stenti ed alla creazione di co­munità nuove che permettano all'insufficiente mentale di rea­lizzare la propria vocazione.

 

Rilievo importante:

La commissione desidera sot­tolineare che questo lavoro rappresenta solamente una tap­pa della sua riflessione e au­spica:

1. altri elementi di informazio­ne su questo argomento,

2. uno studio più approfondito delle idee e dei fatti riguar­danti in particolare le tre for­me di impegno,

3. una conferenza ulteriore de­dicata esclusivamente a questo tema.

 

 

Commissione IV

 

IMPEGNO DELL'INSUFFICIEN­TE MENTALE NELLA VITA DI FEDE (1)

 

Considerando che:

Poiché Dio ci ha amati per pri­mo e ci ha salvati attraverso suo Figlio, ogni uomo si tro­va, per ciò stesso, chiamato da questo amore personale di Dio.

2. Se, sul piano della Fede, si è in grado di intuire le dimen­sioni della relazione personale dell'insufficiente mentale con Dio, sul piano psico-pedagogi­co, invece, non è possibile de­terminare la qualità di una re­lazione che si può tuttavia pre­sumere.

3. Poiché l'amore oblativo in­tegra l'amore captativo, nell'impegno del credente verso il suo Dio coesistono l'amore per gli altri e la legittima ricerca di sé. Non sarà dunque possi­bile né auspicabile richiedere all'insufficiente mentale un a­more oblativo mitico che si op­porrebbe al necessario amore verso se stesso.

4. La Chiesa intera deve pren­dere coscienza della sua re­sponsabilità e deve offrire all'insufficiente mentale condi­zioni favorevoli al consolida­mento e allo sviluppo della sua vita di Fede, rispettando l'originalità di ciascun indivi­duo e del suo cammino verso Dio.

 

La commissione auspica che:

1. L'educatore (genitore, edu­catore specializzato, catechi­sta, pastore) manifesti con la sua presenza l'amore premuro­so di Dio: testimoniando Cri­sto presso l'insufficiente men­tale, aiutandolo a cogliere i se­gni della presenza di Dio nell'universo. In questo modo, l'insufficiente mentale si trove­rà in una situazione favorevole per accedere, al momento op­portuno e secondo le sue pos­sibilità, ad una prima adesione a questo amore.

2. Si faccia tutto il possibile affinché la Chiesa, in ciascuno dei suoi membri, prenda co­scienza della vastità del pro­blema dell'insufficienza menta­le nel mondo e delle sue riper­cussioni sulla vita di Fede di ogni cristiano (informazioni statistiche, testimonianze di­rette di esperienze pastorali ed educative, ecc.).

3. Venga approfondita, da un punto di vista teologico, la vo­cazione dell'insufficiente men­tale nel piano di Dio.

4. Nello spirito del Concilio e del messaggio pontificio rivol­to ai partecipanti al congresso di Montpellier (1967) il clero, i laici militanti e le comunità religiose riconsiderino la loro missione nei riguardi dell'insuf­ficiente mentale.

5. Si perseguano gli sforzi già intrapresi per una partecipazio­ne più ampia dell'insufficiente mentale alla vita liturgica.

6. La vita sacramentale sia re­sa più accessibile all'insuffi­ciente mentale, in particolare per quanto riguarda il sacra­mento dell'Eucarestia (canone 854). Una tale apertura non deve, comunque, sopprimere l'esigenza di un'iniziazione sa­cramentale il più possibile ap­profondita. La commissione ricorda che i sacramenti sono in rapporto con gli altri segni at­traverso i quali l'insufficiente mentale si impegna nella fe­de.

7. Si favorisca la partecipazio­ne dell'insufficiente mentale a tutta la vita della Chiesa.

La commissione, ritenendo che il dialogo tra le Chiese a pro­posito dell'educazione alla Fe­de dell'insufficiente mentale è di natura tale da far progredi­re l’ecumenismo, auspica che il lavoro avviato possa inte­grarsi al movimento ecumeni­co attuale.

 

 

 

(1) La commissione ha constatato co­me il concetto di impegno, e so­prattutto di impegno nella Fede, venga variamente concepito:

- secondo le interpretazioni e i si­gnificati nelle diverse lingue,

- secondo i diversi punti di vista im­plicati dalle discipline e dalle fun­zioni di ciascuno,

- secondo le scelte pastorali, le une impegnate a sottolineare soprattutto la dimensione intellettuale e le strut­ture istituzionali, le altre più preoc­cupate di accostarsi alla persona nella totalità del suo essere, del suo dinamismo e del suo ambiente,

- secondo le scelte pedagogiche, le une di tendenza più direttiva, le altre maggiormente impegnate a cammina­re con il giovane.

 

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