Prospettive assistenziali, n. 5-6, gennaio-giugno 1969

 

 

STUDI E DOCUMENTAZIONI

 

L'INSERIMENTO NEL LAVORO NORMALE DEGLI INSUFFICIENTI DELL'INTELLIGENZA MEDI E LIEVI

 

Riassunto delle conferenze tenute a Milano e Torino dalla Signora Dubost sull'esperienza dell'istituto medico-professionale di Lione

 

 

 

Nel giugno 1967 l'Unione Italiana per la Promozione dei Diritti del Minore ha invitato la Signora Maria Dubost a tenere una conferen­za (a Milano e a Torino) per illustrare l'opera svolta da Lei e dai suoi collaboratori nell'Istituto medico-professionale di Gerland (1), dove ven­gono educati e preparati professionalmente dei ragazzi subnormali (insufficienti mentali medi, cioè con un quoziente intellettuale compreso tra 50 e 70) dai 14 anni in su.

Abbiamo ritenuto particolarmente interessan­te questa esperienza pedagogica, perché finora in Italia non si è mai sentito parlare della pos­sibilità di inserire nel lavoro normale e parti­colarmente nella grande industria e quindi nella vita normale della società, i cosiddetti handi­cappati dell'intelligenza. E' importante notare che la Dubost ha tenuto a sottolineare ed è ne­cessario ripeterlo e convincerne l'opinione pub­blica che gli handicappati dell'intelligenza non sono dei malati di mente. Le turbe psichiche, il disadattamento sociale, l'anaffettività ecc. sono le conseguenze di una errata impostazione pe­dagogica e la reazione negativa ad un ambiente ostile. Purtroppo in Italia la situazione è ancora quella che la Dubost ci ha descritto come rela­tiva al 1947 in Francia: dopo la Liberazione, la zona a sud di Lione, Gerland, che era stata gra­vemente colpita dai bombardamenti ed in parte evacuata, aveva una popolazione scolastica mol­to eterogenea, che occorreva conoscere a fondo per far sì che ogni bambino potesse trar profitto dall'insegnamento che gli sarebbe stato dato. La Dubost,e i suoi collaboratori presentarono al­lora alle autorità del Dipartimento la prima do­manda per ottenere il permesso di installare, nella scuola elementare del quartiere, due classi speciali, destinate ai bambini appartenenti alla categoria degli insufficienti mentali medi. Le due classi vennero installate negli stessi locali e sotto la stessa direzione della scuola elemen­tare normale, per permettere a questi bambini di restare in contatto con gli altri. Esse acco­glievano e seguivano i ragazzi handicappati fino ai 14 anni; restava così ancora la preoccupazio­ne del futuro di questi ragazzi che uscivano dal­la scuola a 14 anni senza avere i mezzi per inte­grarsi nella società e prepararsi al lavoro. A que­sto scopo, la Dubost e i suoi collaboratori chie­sero di poter aprire altre classi speciali per adolescenti dai 14 ai 20 anni, col preciso scopo di prepararli al lavoro. Tutte le autorità: Mini­stero della Sanità, Ministero dell'Educazione Na­zionale, Ministero del Lavoro, Comune, diedero la loro collaborazione e si poté così realizzare il primo istituto.

Esso ha alle sue dipendenze medici e psichia­tri infantili, psicologi, e personale specializzato per la rieducazione psicomotoria e sociale: ,essi devono occuparsi, in primo luogo, della scelta dei ragazzi che chiedono in gran numero di es­sere accolti nell'Istituto. Nel 1951 la prima clas­se speciale aperta comprendeva 15 ragazze; oggi l'Istituto accoglie 225 adolescenti, ragazze e ragazzi. Ma, nonostante questi progressi, una scelta è ancor oggi necessaria, perchè i posti non sono sufficienti per soddisfare tutte le ri­chieste, in quanto a Lione esiste soltanto un al­tro istituto di questo tipo, tenuto dalle Suore di San Vincenzo de' Paoli e limitato alle ragazze. Il primo criterio che regola questa scelta è il quoziente intellettuale, che deve essere sempre compreso tra 50 e 70. Inoltre, i medici e gli psi­cologi dell'Istituto fanno per così dire, un «bi­lancio» della personalità di questi ragazzi, della loro motricità, del loro linguaggio, del loro svi­luppo fisico e soprattutto della loro maturità affettiva.

L'impostazione da cui si è partiti nell'organiz­zare l'istituto si basa su considerazioni apparentemente molto semplici, ma in realtà rivoluzio­narie (almeno per la mentalità corrente): prima di tutto bisogna rinunciare ad agire principal­mente sulle capacità intellettuali di questi sog­getti, che sono quelle che sono, e già nelle scuo­le elementari dovrebbero essere state sfruttate al massimo; bisogna invece far leva sulla loro abilità manuale che è possibile esercitare, mi­gliorare, condizionare, e che può permettere loro la padronanza di un determinato mestiere. Si è tenuto presente che nella nostra epoca il collocamento presso l'artigiano è finito: questi infatti è diventato un operaio specializzato ed evoluto e non può più accontentarsi del piccolo aiuto che gli possono dare questi insufficienti mentali. Occorre quindi orientarsi deliberata­mente e fin dall'inizio verso la media e la gran­de industria che offrono attività che, frustranti per gli individui normali, sono invece adattissi­me per gli handicappati. Si tratta di tutti quei lavori che richiedono ripetizione automatica dei gesti, riflessi condizionati e risposte meccani­che. Per questo nell'Istituto sono installati di­versi tipi di laboratori di apprendistato. Per i ragazzi vi sono officine meccaniche con reparti di saldatura, laboratori di falegnameria industria­le, verniciatura, montaggio di calzature; per le ragazze laboratori di confezione, modisteria, sti­ratura industriale, saldatura di sacchetti di pla­stica, confezione in questi sacchetti di merce che deve essere esposta e venduta nei negozi, pelletteria, bigiotteria: tutte queste attività, ol­tre a preparare le ragazze dal punto di vista professionale, le aiutano a sviluppare quelle qualità tipicamente femminili (cura della perso­na, pulizia, buon gusto) che sono indispensabili anche per la loro preparazione alla vita fami­liare. Tutti questi laboratori sono forniti di mac­chine speciali modernissime e le attrezzature sono le stesse adottate dalle industrie. Se in­fatti si usassero materiali di scarto o macchine tecnicamente superate si metterebbero i ragazzi in gravi difficoltà, perchè, al loro ingresso nell'industria, si troverebbero di fronte a materiali e macchine sconosciuti. A questo proposito la dott. Dubost ha raccontato che gli insuccessi registrati all'inizio dell'attività dell'Istituto era­no dovuti proprio al fatto che, per mancanza di mezzi, i laboratori non erano ancora sufficiente­mente attrezzati.

E' interessante inoltre notare che questi labo­ratori lavorano in collaborazione con alcune grandi industrie di Lione, il che permette all'isti­tuto di mantenere l'aggiornamento tecnico e di poter contare su una possibilità di collocamento per questi ragazzi in diversi settori industriali.

Naturalmente un'educazione professionale di questo tipo richiede prima di tutto un'adeguata «educazione del gesto», che viene distinta da quella «psicomotoria» e dalla psicoterapia pro­priamente detta. Infatti si è osservato sistemati­camente come i bambini disadattati sul piano sociale a causa del loro ritardo intellettuale e motorio, lo sono ugualmente sul piano del tono muscolare. Spesso le turbe psichiche causano delle contrazioni muscolari, provocando movi­menti non coordinati, rigidità di parte o di tutto il corpo, specialmente della nuca e degli arti superiori e inferiori. Per ovviare a questi handicaps, l'équipe di Gerland non segue un metodo unico, ma si avvale dell'esperienza di tutti gli studiosi della motricità ed ha perfezionato una serie di esercizi la cui finalità è strettamente collegata con le necessità insite nel lavoro fu­turo. Così gli esercizi di prensione trovano la loro applicazione ad esempio nella piegatura delle camicie da uomo, nel raggruppare oggetti simili, nella confezione degli aghi da iniezione; ecc. Gli esercizi di scioltezza delle articolazioni si ritrovano nella confezione di nodi per lavora­zioni industriali: anelli estensibili, cordami in genere, cordatura delle racchette, ecc. L'acqui­sizione di un ritmo nella educazione del gesto è fondamentale e si ottiene utilizzando mezzi di­versi: l'imitazione, l'uso del metronomo e so­prattutto la musica: la cadenza dei movimenti che interessano la mano, le dita, il polso, l'a­vambraccio, il braccio, tende a creare una specie di sensibilità ritmica della quale molti soggetti subnormali sono privi. Ci sono poi altri esercizi che tendono a diminuire il tempo di reazione, altri ancora che portano ad automatismi che attenuano lo sforzo necessario al rilassamento muscolare. Delle turbe del linguaggio, spesso assai gravi, si occupano gli ortofonisti, affian­cati da una équipe medico-psicologica con una opportuna psicoterapia.

Inoltre l'istituto si avvale dell'opera di mae­stri specializzati per impartire ai ragazzi un insegnamento generale, rivolto non a perfezionare ma soltanto a consolidare le nozioni già apprese nelle classi elementari: infatti la dott. Dubost è convinta che, dopo i 14 anni, questi insuffi­cienti mentali hanno già raggiunto una specie di saturazione delle loro possibilità di conoscen­ze scolastiche teoriche. La maggiore difficoltà viene dal fatto che c'è un notevole divario fra l’età mentale e l'età reale del soggetto; mentre da un punto di vista intellettuale e scolastico gli adolescenti handicappati sono al livello di una scuola elementare, hanno tuttavia gli inte­ressi della loro età reale e i problemi relativi (es. di natura sessuale). Il loro interesse sco­lastico è generalmente scarso, sia per la loro caratteristica difficoltà di concentrazione, sia perchè sanno ormai per esperienza che non riu­sciranno mai a raggiungere il grado di istruzione degli altri ragazzi. Per questo è necessario sdrammatizzare gli insuccessi passati ed evi­tarne di nuovi, con un insegnamento individua­lizzato, che richieda ad ogni alunno solo uno sforzo relativo alle sue possibilità. Esso deve essere inoltre pratico (attraverso uno stretto collegamento tra vita pratica e necessità del lavoro e studio), vivo e attuale in modo da su­scitare nei ragazzi il massimo interesse e la massima attenzione. Ad esempio, per insegnare a questi giovani le nozioni fondamentali dell'arit­metica (le quattro operazioni, i numeri decimali, le frazioni); maestri specializzati dell'Istituto partono dal salario che molti di essi già perce­piscono, per chiarire i concetti di compenso orario, trattenute, contributi per la mutua, ecc. e calcolarli. Lo spunto del salario serve anche per un insegnamento di tipo sociale, poiché per­mette, sempre attraverso esempi concreti e conosciuti dai ragazzi, di insegnare come si deve spendere il denaro e la necessità del risparmio e come, essendo inseriti in una comunità lavo­rativa, ognuno di essi debba sentirsi impegnato a mantenere il ritmo e il rendimento da essa ri­chiesti. Nell'insegnamento della lingua si dà una particolare importanza al vocabolario tecni­co (macchine, utensili, materiali), che servirà loro nel futuro lavoro, il che permette anche di impartire qualche facile nozione di tecnologia.

Un altro compito molto importante affidato ai maestri e agli assistenti sociali è quello di in­segnare ai ragazzi il modo migliore di sfruttare e organizzare il tempo libero, dando loro esempi validi di attività sportive e ricreative che possa­no essere continuate anche quando siano usciti dall'Istituto. E' infatti assolutamente necessario che questi giovani, destinati nell'industria ad un lavoro particolarmente automatizzato e privo di iniziativa, possano trovare un compenso in una vita privata meglio organizzata, varia e interes­sante. Vengono per questo organizzati gruppi sportivi per il calcio e la pallacanestro, giochi vari a squadre e regolari gite mensili realizzate con l'appoggio dell'organizzazione scoutistica francese, partecipazioni a manifestazioni spor­tive o ricreative del quartiere o della parrocchia.

Tutti i ragazzi vengono accolti nell'Istituto secondo la formula dell'esternato: vengono cioè al mattino e tornano alla sera in seno alle loro famiglie. Il programma viene svolto durante l'anno scolastico, che dura dall'8 settembre al 13 luglio, e in un mese di colonia specializzata durante le vacanze estive. L'orario di lavoro è di 40 ore settimanali, 8 ore per cinque giorni alla settimana (esclusi il sabato e la domenica).

Le ragazze lavorano ogni giorno dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18 e i ragazzi dalle 8 alle 12 e dalle 13,30 alle 17,30. Per il pasto di mezzo­giorno tutti usufruiscono del moderno ristorante dell'Istituto, gestito in collaborazione con il Co­mune. Quasi tutti i ragazzi arrivano al mattino da soli, anche se devono prendere due o più mezzi di trasporto; soltanto pochi genitori iper­protettivi, dei quali bisogna cercane di modifi­care la mentalità, accompagnano ancora i figli con l'automobile o con l'autobus. E' questo un esempio particolare dell'opera generale di ap­poggio e di educazione delle famiglie, che si cerca di attuare sia mediante regolari riunioni di genitori organizzate dalla direzione dell'Isti­tuto, sia soprattutto attraverso frequenti contatti personali dei vari membri della famiglia con il personale specializzato dell'Istituto. E' infatti considerato un fattore essenziale per il succes­so dell'opera di rieducazione, conoscere ed even­tualmente indirizzare e migliorare le capacità e le possibilità educative della famiglia e contri­buire a farle accettare la situazione del ragaz­zo handicappato, informandola costantemente dell'evoluzione e degli sviluppi che si verificano durante l'anno scolastico.

Per concludere, l'istituto medico-professiona­le di Gerland non sollecita la pietà o la carità di nessuno nel mondo del lavoro e dell'industria; esso si propone invece, in modo concreto e senza illusioni ottimistiche, di formare dei gio­vani che siano capaci di compiere il lavoro che sarà loro affidato. Infatti la situazione economica attuale non permette più di sollecitare dagli uni o dagli altri una generosità che non può durare sempre e che d'altra parte peserebbe sui ra­gazzi, che verrebbero a trovarsi in una situazione paternalistica e protettiva che diminuirebbe, an­ziché sviluppare, la loro personalità. Per questo deve essere ben chiaro che si deve cercare con ogni mezzo di trasformare questi adolescenti handicappati in giovani capaci di condurre una vita indipendente e quindi anche di svolgere un lavoro corretto e onesto, al livello delle loro possibilità.

La Signora Dubost si è dichiarata a completa disposizione delle persone e enti interessati per visite all'Istituto da Lei diretto e per even­tuali collaborazioni per la preparazione del per­sonale specializzato e per l'auspicata creazione in Italia di istituzioni analoghe.

a cura di Maria Teresa Bertolini Roberti

 

 

L'Istituto medico-professionale diretto dalla Signora Dubost ha sede in Lione, Avenue Jean-Jaures 280, tel. 726532.

Nel corso della conferenza è stato proiettato un interessantissimo documentario girato nell'Isti­tuto di cui illustrava le attività principali di rie­ducazione gestuale e psicomotoria e di adde­stramento professionale. L'Unione Italiana per la Promozione dei Diritti del Minore ha acquistato questo documentario dal titolo «Agir».

L'Istituto di Lione ha realizzato anche un altro documentario sulle attività dei laboratori.

 

 

Istituto medico professionale di Lione

Risultati ottenuti dal 1957 al 1963

 

N. degli

apprendisti

preparati

Collocati

nel settore

professio­nale

Collocati

in

altri settori

Avviati

nei labora­tori protetti

ragazzi     189

168 (88,8%)

13 (7,2%)

8 (4%)

ragazze    195

158 (81,01%)

26 (13,35%)

11 (5,64%)

 

 

 

 

(1) Per Istituti in Francia si intendono non solo gli inter­nati ma anche i semi-internati (con ritorno dei minori in famiglia al sabato e alla domenica e nei periodi di va­canza) e gli esternati (con ritorno in famiglia tutte le se­re) come nel caso dell'istituto medico-professionale di Lione.

 

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