Prospettive
assistenziali, n. 5-6, gennaio-giugno 1969
NOTIZIE
CONVEGNO SUGLI HANDICAPPATI E SUI DISADATTATI SOCIALI
Il giorno 27 ottobre 1968 si è
svolta a Torino una giornata di studio organizzata dall'Unione Italiana per la promozione dei diritti del minore. La giornata è stata
dedicata alla discussione della proposta della bozza di
proposta «Interventi
per gli handicappati psichici, fisici, sensoriali ed i disadattati sociali».
Erano presenti numerosi esperti e
rappresentanti di enti e associazioni.
L'Avv. Oberto, presidente della
Provincia di Torino, ha preso la parola a nome
dell'Unione delle Province d'Italia esprimendo l'interesse di questo organismo
per i problemi affrontati dalla bozza di proposta di legge.
L'Avv. Oberto ha poi manifestato il
suo pieno accordo al progetto di legge a proposito dell'opportunità di un solo organismo centrale.
Altro punto d'accordo col progetto è
quello dell'attribuzione alle Regioni dei compiti regolamentari
nell'ambito della legge quadro, senza funzioni operative. I compiti operativi
devono essere 'attribuiti in modo particolare ai Comuni in quanto sono gli enti
più vicini agli assistiti, ed hanno maggiore possibilità di esaminare e sentire
i problemi. Alle Province il compito altissimo dell'assistenza tecnica per l'attuazione dei servizi comunali o consortili.
L'Avv. Alberto Premoli,
consigliere nazionale dell'Associazione Nazionale Famiglie
Fanciulli Subnormali, ha dichiarato che i progetti precedenti erano
molto limitati, mentre il presente appare veramente completo non limitandosi al
solo periodo dell'età evolutiva, ma estendendosi lungo tutto l'arco della vita
dell'handicappato.
Il Prof.
Don Gutierrez si associa a quanto affermato in linea
generale dal consigliere dell'ANFFaS. Vi sono istanze validissime nel progetto di legge, che rispondono
alle esigenze che in questo momento la psicologia presenta al riguardo degli
handicappati e disadattati.
Questo progetto va
sostenuto con molta energia.
La riconosciuta priorità della
famiglia sugli istituti è principio validissimo da sostenere e portare avanti.
Altro elemento positivo è costituito dall'estensione
dei provvedimenti lungo tutto l'arco della vita.
Sempre a proposito della priorità
che si deve dare agli interventi che consentano all'handicappato di restare in
famiglia, il dottor Palmonari di Bologna fa notare
che attualmente negli interventi sociali a favore
degli handicappati, si identifica il trattamento di questi soggetti con
l'istituzionalizzazione. Questo è uno dei parametri
di fondo più deleteri nell'interpretazione dell'assistenza, quando è dimostrato
che proprio l'istituto in sé è un fattore negativo, che genera distorsioni
della personalità, portando verso qualche tipo di disadattamento. Infatti influisce negativamente sullo sviluppo intellettuale,
sulle capacità di adattamento al mondo reale, ecc. In particolare, i
subnormali istituzionalizzati, proprio per questo fatto, assumono determinate
caratteristiche. Finora la teoria psicologica ha discusso
molto su un certo tipo di personalità del subnormale, identificando questa
personalità con forme di disadattamento da istituzionalizzazione. E' dimostrato
che ragazzi subnormali non istituzionalizzati hanno una personalità totalmente
differente, correlata con quella che è la loro storia personale.
Il dr. Miano
ha portato un contributo specifico per una migliore elaborazione di molti
articoli della bozza, riguardanti soprattutto i disadattati sociali.
Altri contributi sono stati portati
dagli interventi sopra citati e da Passerini Tosi, Henry, Don Ellena, Don Allais,
Elia, Gaboardi, Bocca, Torelli, Loreti
Ricci, Profumo, Appiano, Guantini e Suor Lualdi. Di tutti questi interventi, relativi ai singoli
articoli, si è tenuto conto nella stesura definitiva del progetto che verrà presentato
d'iniziativa popolare, come da decisione dell'assemblea degli intervenuti.
TELEGRAMMA AL MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA
Unione Italiana Promozione Diritti
Minore plaude iniziativa costituzione direzione generale
tutela minori primo passo per assicurare effettiva applicazione principi
costituzionali protezione infanzia nonché autonomia sviluppo et azione moderna efficace istituzioni minorili. (Inviato il 17 febbraio 1969).
UNA INIZIATIVA D'AVANGUARDIA
Dovendo allontanare sette fratelli
(da uno a sette anni) dalla famiglia d'origine, il
Comitato provinciale dell'ONMI di Milano non ha voluto seguire la facile via di
affidarli ad un istituto o di distribuirli fra istituti diversi, ma ha ricercato
una famiglia educativa.
La retta che l'ONMI
è disposto a corrispondere è di L. 350.000..
Un articolo per la ricerca di una idonea famiglia educativa è stato pubblicato sul
Corriere della Sera del 23 febbraio 1969.
Le risposte pervenute sono oltre
trenta e l'équipe dell'ONMI di Milano sta provvedendo
alla selezione delle famiglie.
La encomiabile decisione dell'ONMI di
Milano costituisce una svolta nella prassi assistenziale italiana e ci
auguriamo che analoghe iniziative vengano assunte da altri enti.
CONTRO IL BLOCCO DELLE ASSUNZIONI DI
ASSISTENTI SOCIALI POSTO DAL MINISTERO DELL'INTERNO
In data 24 gennaio
La legge 5 giugno 1967 n. 431
sull'adozione speciale ha, com'è noto, la finalità di dare una valida e
definitiva famiglia alle migliaia e migliaia di bambini privi di assistenza materiale e morale da parte dei genitori o dei
parenti tenuti a provvedervi.
Inoltre la legge su citata dispone
che il tribunale per i minorenni impartisca ai genitori dei minori in
situazione di parziale abbandono prescrizioni idonee a garantire l'assistenza
morale, il mantenimento, l'istruzione e l'educazione
(art. 314/8 c.c.).
Sia nel caso in cui sono impartite
le prescrizioni, sia nel caso in cui è disposto l'affidamento
preadottivo, il tribunale per i minorenni deve
stabilire «periodici accertamenti da eseguirsi direttamente o avvalendosi del
giudice tutelare o di persone o di servizi specializzati» (artt.
314/8 e 314/20 c.c.).
I tribunali per i minorenni affidano
questi compiti ai servizi sociali degli enti pubblici di assistenza,
sia nella considerazione che permangono all'ente pubblico di assistenza le competenze
assistenziali fino alla pronuncia dell'adozione speciale o fino al definitivo
inserimento del minore nel suo nucleo familiare di origine, sia nella
constatazione, confermata dall'esperienza, che si tratta in effetti non di un
controllo fiscale sull'adempimento delle prescrizioni o sull'adattamento
reciproco del minore e dei coniugi adottanti, ma di un'azione di sostegno.
In particolare sono chiamati a
svolgere le funzioni suddette i servizi sociali delle Province
alle quali è affidata dalla legge l'assistenza ai minori figli di ignoti o
riconosciuti dalla madre, da cui proviene la stragrande maggioranza dei minori
adottabili.
Inoltre la presenza del servizio
sociale è indispensabile per il reperimento dei minori privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei
parenti tenuti a provvedervi o in situazione di parziale abbandono.
Occorre infatti,
per ciascun minore - sia egli ricoverato direttamente in un Istituto provinciale
per l'infanzia, sia egli stato affidato dalla Provincia ad un istituto
assistenziale privato - che la sua situazione ed i suoi rapporti con i genitori
siano attentamente vagliati per la segnalazione all'autorità giudiziaria per
l'inizio del procedimento di adottabilità.
E' evidente che questo lavoro, come
avviene in tutti i paesi civilmente progrediti, deve essere svolto da
personale specializzato, in particolare da assistenti sociali e psicologi.
Oltre ai preminenti aspetti umani ,e sociali che riguardano oltre duecentosessantamila minori,
sono pure rilevanti le conseguenze economiche.
Il costo di un assistito è di almeno
lire mille al giorno e cioè lire seimilionicinquecentosettantamila
per un periodo di diciotto anni.
E' pertanto sufficiente che un
assistente sociale faccia uscire dall'assistenza un
minore ogni anno perchè il suo stipendio sia ampiamente compensato. Ora si può
ritenere che un assistente sociale possa compiere in
media almeno cinquanta affidamenti ogni anno.
Le economie realizzabili dalle
Province sono dunque notevoli, senza considerare i rilevanti vantaggi dovuti
alla non costruzione di istituti.
Ciò premesso e considerato che gli
studi e le ricerche scientifiche hanno accertato i deleteri effetti della carenza di cure familiari che incidono negativamente
(delinquenza, prostituzione, asocialità) sulla edificazione della personalità
dei minori ricoverati in istituti anche ritenuti ottimi, questa.
Unione rivolge pressante istanza alle SS.LL. affinché vogliano almeno autorizzare
1e Amministrazioni Provinciali ad assumere il personale specializzato
indispensabile per l'applicazione della legge 5.6.67 n. 431
sull'adozione speciale o, preferibilmente, invitino le Province a compiere
dette assunzioni.
L'Unione
Italiana per
Poiché conosciamo e apprezziamo la particolare sensibilità della S.V. nei confronti dei bambini
handicappati e disadattati, avendo seguito con viva soddisfazione
In primo luogo risulterebbe
che in numerosi casi, forse con maggior frequenza nella città capoluogo, non
vengono integralmente applicate le norme contenute nelle circolari ministeriali
del 9-7-1962, n. 4525, e del 2-2-1963 n. 934/6 circa il reperimento degli alunni. Risulterebbe, infatti, che sono avviati a
classi differenziali e anche a classi speciali alunni
che non sono stati sottoposti ad alcun accertamento medico-psico-pedagogico,
ma che risultano solo genericamente un po' difficili o ripetenti o di bassa estrazione
sociale o immigrati di recente o abitanti in determinati quartieri socialmente
depressi. Inoltre non sarebbe attuato l'invito pure
contenuto nelle stesse circolari: «La selezione degli educandi sarà accuratissima, e tale, in ogni caso, da
escludere gli scolari che possano trarre profitto da un buon insegnamento individualizzato nella scuola comune (...) . E' da escludere, in ogni caso, la destinazione alla
classe differenziale, allorché il lieve squilibrio tra età anagrafica ed età
mentale, e l'anomalia del carattere possano essere opportunamente eliminati nella scuola
comune, attraverso l'attenta e vigile azione educativa, nonché mediante un
insegnamento adeguatamente individualizzato».
I criteri di selezione e di
destinazione alle classi differenziali e speciali attuati in vari casi sembrano
richiamane, invece, alla mente le severe parole del prof. Volpicelli
per il quale certe selezioni di alunni per tali
classi sono «le selezioni dei poveri».
Le garanzie di selezione indicati nelle circolari ministeriali, nonché l'appello al ricupero
in scuola comune tramite l'insegnamento individualizzato, hanno a nostro
parere un duplice scopo:
1) di venire
incontro ai reali bisogni dei vari alunni ipodotati,
che sono all'incirca il 2% della popolazione infantile come adatti a classi
speciali e in percentuale non precisabile, ma forse non inferiore per classi
differenziali; mentre oggi risulterebbe che alunni bisognosi non trovano posto
in tali classi, perché i loro posti sono presumibilmente occupati da alunni
non bisognosi;
2) predisporre un ricupero che è indispensabile
per i veri bisognosi, ma che risulta dannoso per i non
bisognosi; secondo le osservazioni del prof. Volpicelli,
con simili metodi si aggraverebbe la situazione degli alunni che si trovano
in qualche difficoltà, poiché sembra certo che «una parte di alunni differenziati diventano differenziati per varie
ragioni durante il corso dell'obbligo scolastico»: tale situazione viene
anche riferita dal professor Volpicelli agli atteggiamenti
degli insegnanti di scuola comune che non di rado stentano ad accettare e a
prendere veramente a carico gli alunni che presentano un qualche anche minimo
problema.
Al danno recato agli alunni si deve
aggiungere anche il trattamento non equo verso certe famiglie,
specialmente verso quelle famiglie che, essendo incompetenti o analfabete o
depresse dal punto di vista socio-culturale, non riescono a far valere le loro
ragioni e le ragioni dei loro figli nei confronti della scuola.
D'altra parte, è opinione corrente
che le classi differenziali più opportunamente sono
adatte per alunni lievi ipodotati e meno opportunamente
adatte per alunni «caratteriali», specialmente se di intelligenza normale o
quasi: per questi ultimi gli specialisti indicano piuttosto altre soluzioni,
come osserva, ad esempio l'ispettrice ministeriale francese P. MEZEIX: «Bisogna
opporsi a quella pratica, che si constata talora, che consiste
nell'avvîare alle classi di perfezionamento (equivalente delle nostre differenziali
e speciali) tutti i bambini insopportabili di una scuola, anche quando il loro
livello mentale è normale. I bambini difficili, d'intelligenza media o
normale, devono, di massima, essere mantenuti nelle classi che corrispondono
al loro livello d'istruzione e disseminati in qualche
modo nella scuola, e sé occorre provvedere per essi istituzioni speciali,
meglio è avviarli a piccoli internati di tipo familiare».
Sembra invece che la raccolta di alunni «difficili» in classi differenziali sia pratica
abbastanza diffusa, con grave danno degli alunni e gravissimo disagio degli
insegnanti.
Oltre a questi gravi inconvenienti
circa la selezione degli alunni, ci vengono segnalati
altri inconvenienti non meno gravi sull'organizzazione e il funzionamento
delle classi differenziali e speciali. Vi sarebbero casi in cui il numero per
classe differenziale sale fino a 20-25 alunni difficili e ipodotati,
in contrasto con le indicazioni ministeriali e con ogni criterio pedagogico
(in questi casi sembra effettuarsi quella selezione di
tipo «sociale» già segnalata). Altre volte le classi differenziali contemplate
in organico non funzionano nella realtà (perché, ad esempio, trasformate in
classi normali), con grave disagio degli alunni bisognosi e delle loro famiglie
che non ne possono usufruire.
Mentre l'attenzione rivolta dalle
Autorità e dalla S.V. a queste classi dovrebbe
incitare gli organi dipendenti alla massima cura in questo settore;
risulterebbero invece gravi lacune sia nei locali destinati a queste classi (si
tratta spesso di aule di fortuna, di piccoli locali adattati alla meglio,
anche di negozi, lontani e isolati dall'edificio della scuola comune), sia negli
orari (anche le classi speciali e differenziali sono talora sottoposte ai
doppi turni, con alternamento di due classi nella
stessa aula), sia nell'organizzazione della refezione e del doposcuola, che
sono elementi essenziali per il ricupero degli alunni ipodotati
e che spesso non esistono per dette classi o esistono in modo indifferenziato e
quindi non adeguato con le altre classi comuni.
Ma il fatto più grave è lo spirito
di segregazione e di isolamento che sembra gravare su
queste classi, con riflessi negativi sugli alunni, sulle loro famiglie, sugli
stessi insegnanti che spesso si sentono «a parte». E' in discussione se le
classi speciali debbano o no essere istituite presso
plessi di scuola comune (l'esperienza francese fin dal
Ora sarebbero avvenuti casi di isolamento e di segregazione preoccupanti: dal direttore
che giunto per trasferimento in un plesso comune con classi speciali (istituito
e bene organizzato da oltre un decennio) avrebbe chiamato «legione straniera»
alunni e insegnanti di dette classi, fino al caso-limite di un grande comune
della cintura in cui si sono segregati in un edificio a parte non solo gli
alunni di classi speciali, ma anche di classi differenziali.
Anche la stampa specializzata
comincia a richiamare l'attenzione su simili fatti: l'Educatore italiano, dopo
altri precedenti interventi, nell'ultimo numero del 1° ottobre 1968 segnala i
pericoli dell'attuale situazione che non si risolve
come dovrebbe a beneficio che alunni bisognosi, ma che sembra perseguire altri
scopi meno nobili e meno umanitari.
Mossi solo dal superiore interesse
dei fanciulli e delle loro famiglie, per i quali questa Unione
è sorta e lavora, abbiamo portato a Sua conoscenza questi dati, che vorremmo
concludere con alcune proposte. Sarebbe molto opportuno da parte della S.V.
impartire al proposito agli organi dipendenti alcuni essenziali richiami,
almeno quelli contenuti nelle citate circolari ministeriali. Un'accurata e
continua ispezione e un coordinamento sul funzionamento di dette classi darebbe probabilmente alla S. V. un quadro esatto della
situazione. Sarebbe inoltre auspicabile che anche in Piemonte, come già in
molte altre Regioni, fosse organizzato dal Ministero
della P.I. un corso di aggiornamento per dirigenti scolastici sulle classi speciali
e differenziali.
TAVOLA ROTONDA SULLA GIOVENTU' DISADATTATA
Il Consiglio Nazionale delle Donne
Italiane, presieduto dalla Dr. Teresita Sandeschi Scelba, in data 16
marzo
Sono intervenuti come oratori il dr.
Celso Coppola, la dr. Maria Sofia Spagnoletti
Lanza, la dr. Marta Prandi ed il dr. Filiberto Zarattini.
Sono stati
trattati aspetti di politica generale riguardante il fenomeno del
disadattamento ed il numero dei disadattati: la legislazione attuale e la pluralità
degli istituti; la diversità di disadattamento maschile e femminile con i
problemi del trattamento di semilibertà; ed infine è stato illustrato il metodo
educativo degli istituti «Domus Nostra».
E' stata evidenziata la crescente
presa di coscienza da parte della società del problema del disadattamento ed
il sorgere delle nuove tecniche riabilitative in contrasto con l'arcaica organizzazione
esistente a livello di istituzioni e la caotica
legislazione inerente all'assistenza. Infatti, per i servizi sociali in
genere, lo Stato spende circa mille miliardi all'anno
(escluse le spese per il personale e gli enti privati) senza riuscire, con i
suoi 40.000 enti, a dare adeguata e soddisfacente assistenza ai 3 milioni circa
di disadattati esistenti in Italia.
Illustrando le diversità tra il disadattamento
maschile e quello femminile, si è insistito sulla inadeguatezza
dei rimedi offerti dagli attuali istituti chiusi che non sono di aiuto né ai
soggetti passivi, né ai soggetti ribelli in quanto in quel tipo di esperienza
non si riesce a responsabilizzarli né a socializzarli. Da favorire invece i
focolari o pensionati di semilibertà la cui struttura,
indubbiamente vantaggiosa per i disadattati, è problematica per il personale
educativo che è soggetto a maggiori tensioni e responsabilità e riceve tutte
le proiezioni negative da parte dei soggetti; infatti mentre l'istituto
tradizionale ha il vantaggio della difesa della struttura, il focolare si regge
sulle forze proprie di ciascun educatore che viene ad assumere un ruolo
responsabilizzato nuovo in una situazione diversa e strutturalmente debole.
Date queste caratteristiche viene auspicato un lavoro di coordinamento e di aiuto
reciproco tra i vari focolari per riuscire a superare con più facilità i
problemi che via via si presentano, e una rotazione
del personale educativo da un ruolo ad un altro per non sottoporlo ad un logorio
irreversibile e dannoso anche per i soggetti da educare.
Si evidenzia la necessità di una
scelta oculata del personale, scelta che va fatta a livello di personalità ed
atteggiamento piuttosto che a livello culturale e
metodologico.
L'ultimo oratore si è soffermato sul
metodo pedagogico introdotto negli istituti «Domus Nostra»
che si basa su una assistenza di tipo familiare a
livello di affettuosa comprensione tra educandi ed educatori.
CONVEGNO SULLA RIFORMA DELL'ASSISTENZA SOCIALE
La riorganizzazione del sistema di assistenza sociale, oggi gravemente carente dal lato
tecnico e pratico, come dal lato amministrativo e organizzativo, è stata l'oggetto
della riunione tenuta il 21 Novembre
E' indispensabile, tuttavia, che la
strutturazione unitaria auspicata non venga attuata
in modo rigido e fisso, ma in modo tale da consentire una perfetta adeguazione
alle necessità proprie di ogni singolo caso, necessità che pur nella loro
varietà debbono essere pienamente intese per consentire il reinserimento
dell'individuo nella società attiva.
Per ottenere tale scopo è necessaria
una organizzazione autonoma dell'assistenza sociale ai vari livelli statali,
Governo, Regioni, Province, Comuni, che consenta ai cittadini assistiti, il cui
peso politico è, in confronto ad altri settori, debole e
pressoché nullo di esprimere voce in capitolo. Si auspica dunque la
formazione d'un Ministero dell'assistenza sociale, cui non dovrebbero
far capo competenze operative, salvo gli interventi relativi all'assistenza
degli italiani all'estero, ma soltanto i compiti di assicurare l'indirizzo
unitario dell'assistenza sociale: di promuovere inchieste e ricerche per
accertare le necessità dei cittadini impossibilitati e le relative cause; di
amministrare i fondi stanziati dal bilancio dello Stato e di curarne l'assegnazione
agli enti gestori, esercitando il controllo sugli stessi; di definire, infine,
gli «standards» assistenziali minimi a cui devono
attenersi gli enti gestori. Alle Regioni dovrebbe essere attribuita la
competenza di legiferare in materia di assistenza
sociale nell'ambito della legge quadro dello Stato, mentre dovrebbe esser vietata
ad esse la facoltà di creare enti assistenziali.
Ancora alle Regioni dovrebbero
essere affidati compiti della ricerca dei bisognosi e delle cause relative,
mentre alle Province dovrebbero spettare i compiti di aggiornamento
del personale specializzato e di assistenza tecnica ai Comuni e ai Consorzi
dei Comuni. I Comuni, infine, dovrebbero provvedere alle prestazioni economiche
temporanee e alla gestione dei servizi sociali con
mezzi finanziari propri e con quelli forniti dal Ministero dell'assistenza sociale,
con eventuale creazione di Consorzi tra Comuni inferiori ai 50.000 abitanti.
Tale distribuzione dell'assistenza
pubblica si affiancherebbe all'assistenza privata, la
cui opera d'azione deve essere limitata all'uso di mezzi propri e strettamente
privati e non all'uso di contributi dello Stato, tendenti a creare una specie
di beneficenza pubblica. La creazione di un Ministero dell'assistenza sociale,
come organismo autonomo, sanerebbe il problema sia dell'incoerenza del sistema
attuale di assistenza intesa più come beneficenza
pubblica che come diritto di ogni cittadino in condizione e stato di necessità,
sia di dar voce agli organismi assistenziali che ora non ne hanno.
La sfera d'azione della sicurezza
sociale è stata invece l'oggetto dell'intervento dell'assistente
sociale Scevola, il quale ha classificato nell'ambito
assistenziale i settori sanitari, previdenziali e assistenziali. Di essi, il settore previdenziale assicura ai lavoratori la
sicurezza sociale, mentre il settore assistenziale deve provvedere ai bisogni
atipici e tipici dell'uomo, rispettivamente identificati con quelli determinati
dall'indigenza assoluta e quelli relativi a coloro che non sono lavoratori o
hanno perduto tale caratteristica, cui si aggiungono gli inabili, gli emigrati,
e, in modo discusso, gli handicappati. Tale assistenza si può applicare
secondo l'articolo 3 della Costituzione a tutti i cittadini,
ma particolari categorie, maternità, infanzia, gioventù, minorati, sono
individuati come stati particolari cui occorre garantire la sicurezza sociale.
In questo raggio d'azione delle competenze
della sicurezza sociale, il problema focale - ha detto l'oratore - è stabilire
prima il minimun vitale e successivamente
le forme in cui va dato. Occorre tener presente che un minimun
vitale deve essere determinato su basi dinamiche che tengano conto del livello
di vita della nazione e delle singole città o paesi o
zone, e deve esser calcolato sul potere di acquisto della moneta.
Una buona organizzazione
dall'assistenza deve dunque stabilire un minimum vitale oggettivamente
valido, sottraendo la sua determinazione alle considerazioni delle
disponibilità di mezzi dell'ente.
Un grave e urgente problema del
sistema assistenziale è poi stato messo in luce da molti interventi: la
mancanza nell'organizzazione assistenziale di
personale specializzato e ben preparato, indispensabile per sanare realmente le
carenze degli assistiti e per far sì che l'assistenza diventi un servizio
umano e non burocratico, tale che tenga conto di tutte le componenti fisiche,
psichiche, intellettuali, sociali del soggetto e delle sue esplicazioni nella
famiglia, nell'ambiente, nel lavoro, nella scuola. La sola assistente sociale
è insufficiente a tale compito; occorre un intervento articolato in varie specializzazioni che tuttavia rispetti l'unità del soggetto
e si mantenga di conseguenza al livello di un lavoro di équipe.
Su tale problema, di
urgente soluzione, si è quindi chiuso il dibattito.
CORSO DI AGGIORNAMENTO PER EDUCATORI
Segnaliamo l'ottima iniziativa della
Provincia di Milano che ha organizzato un corso di aggiornamento
per educatori addetti ad istituti medico-psico-pedagogici.
Riportiamo il programma del corso,
tenuto dal Pastore Hermann Wintsch
e introdotto dal
Giovedì - 17 ottobre
1968
Introduzione: La società e gli insufficienti
mentali
TIPOLOGIE CLINICO-EDUCA
TIVE DELLE MINORAZIONI MENTALI E CLASSIFICAZIONI DIAGNOSTICO-PROGNOSTICHE
- tempi e metodi di valutazione del grado e della natura
delle minorazioni
- il significato di determinate classificazioni in senso educativo
oltre che psichiatrico e psicologico
- metodologia dell'osservazione
- esperienze e metodi del Kinderheim
Schürmatt
- proiezioni
- discussione: esperienze e metodi
Venerdì - 18 ottobre
1968
Introduzione: Condizioni d'una vita normale e insufficienza mentale
CLASSIFICAZIONI, TEMPI
E METODI DI TRATTAMENTO
- sezione di adattamento
- sezione di esperienza
- sezione di attività scolastica
- caratteristiche delle tre sezioni e criteri di appartenenza
- possibilità di passaggio da una sezione all'altra
- esperienze e avvenire della sezione di adattamento
nel Kinderheim Schürmatt
- proiezioni
Giovedì - 14 novembre
1968
Introduzione: Problemi educativi e
il mondo del lavoro (agricoltura, industria)
PROSPETTIVA
EVOLUTIVA DELL' APPRENDIMENTO
- attività scolastica e laboratori
- categorie, metodi, passaggi, valutazione del progresso
- tempi di integrazione tra attività
pratica ed attività scolastica
- esempi dell'attività scolastica e laboratori
- proiezioni
Giovedì - 16 gennaio
1969
Introduzione: I subnormali dopo il tempo della scuola
FUNZIONE
DEL LABORATORIO SCUOLA ED IMPOSTAZIONE E FUNZIONAMENTO DEL LABORATORIO
PROTETTO
- condizioni e organizzazione del laboratorio protetto
- il personale:
educativo
insegnante
tecnico
(preparazione, funzioni, attività)
Venerdì - 17 gennaio
1969
Introduzione: I subnormali come partecipi della nostra società.
PROBLEMA UMANO E
SOCIALE DEL MINORATO PSICHICO
- come si percepisce il minorato psichico
- le attività del tempo libero
- il problema sessuale
- le necessità di successo e di corsi di ripetizione
- le attività di socializzazione
- il minorato attempato
Giovedì - 13 febbraio
1969
Introduzione: Il minorato tra l'indipendenza e la dipendenza
per tutta la vita
IMPLICANZE DELL'ISTITUTO
DELLA FAMIGLIA
DELLA
SOCIETA'
- previdenza
- collaborazione con associazioni delle famiglie dei fanciulli subnormali
- vita in famiglia
- vita in istituti
- numero di minorati e organizzazione generale per
l'integrazione
- proiezioni
Le dispense sono disponibili presso l'Amministrazione
Provinciale di Milano, via Vivaio 1, 20122 Milano.
CONVEGNO SULL'ADOZIONE
Alla presenza del Sottosegretario di
Stato Renato Dell'Andro, si è svolto in Roma il 17
dicembre 1968 un convegno sull'adozione organizzato dall'Associazione del Mondo
Giudiziario.
I lavori sono stati introdotti dal
Presidente dell'Associazione e dalla Dott.ssa Anna Tabili Brusca ed è stato proiettato il documentario scientifico
della Dott.ssa Aubry «La carenza di cure materne».
Nella relazione, il Cons. Emilio Germano ha deplorato che da qualche parte si continui a fare confusione fra adozione speciale e adozione
tradizionale, permettendo che bambini di età inferiore gli anni otto privi di
assistenza materiale e morale da parte dei genitori continuino ad essere
adottati con il vecchio istituto, spesso da persone inidonee.
Rilevato che in tutta Italia i
magistrati che lavorano a tempo pieno nei 24 tribunali e nelle 24 procure per i minorenni sono 54 (a tempo parziale 49) e cioè
«assurdamente e paradossalmente insufficienti», l'oratore si è chiesto «se non
sarebbe il caso di dichiarare in primo luogo in stato di abbandono gli uffici
tutele, i tribunali e le procure per i minorenni!».
E' seguito un interessante dibattito
che ha messo in luce l'urgente necessità di adeguare gli uffici giudiziari
minorili ed i servizi sociali degli enti che assistono i minori.
INCONTRO SULL'ADOZIONE
La sezione ligure dell'Unione ha
organizzato in data 10 gennaio 1969 un incontro sull'adozione.
Di particolare importanza sono state
le dichiarazioni pubbliche del Presidente della Provincia di Genova che ha
riconosciuto la non validità del nuovo istituto provinciale per l'infanzia, inaugurato
nel settembre 1968 dal Presidente della Repubblica ed avente una capienza di
500 posti.
Il Presidente della Provincia di
Genova ha inoltre annunciato la costituzione di due équipes formate da assistenti sociali, psicologi e neuropsichiatri infantili per il reperimento dei minori adottabili,
lo studio della loro situazione,
la selezione degli aspiranti adottanti e per l'abbinamento bambini-adottanti.
SEMINARIO PER
Uno dei problemi più importanti per
risolvere l'attuale situazione in materia di adozione
è certamente la preparazione del personale.
Particolarmente utile è l'iniziativa
del Comitato provinciale dell'O.N.M.I. di Milano, il cui programma è il
seguente:
24 gennaio 1969 - ore 14,30/19
D.ssa M. Luisa Cassanmagnago
Presidente del Comitato Provinciale O.N.M.I. di Milano
«La politica dell'ente in relazione alla
legge sull'adozione».
Dr. Michel Soulé
Neuro-psichiatra dell' Hospital
S. Vincent de Paul di
Parigi
«Assistenza al nucleo familiare di origine
in riferimento all'accettazione del ruolo materno e paterno».
21 febbraio 1969 - ore
14,30/19
Dr. Michel Soulé
«Valutazione dello stato di abbandono
- problemi e soluzioni».
28 marzo 1969 - ore 14,30/19
Dr. Luigi d'Orsi
Presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano
«A quasi due anni dall'entrata in
vigore della legge sull'adozione speciale: esame della medesima ed eventuali
proposte di modifica».
Padre Giacomo Perico
«Aspetti umani e morali dell'adozione».
18 aprile 1969 - ore 14,30/19
Dr. Michel Soulé
«Selezione e preparazione delle
famiglie adottive».
16 maggio 1969 - ore 14,30/19
Dr. Michel Soulé
«Studio del bambino con particolare
riguardo ai grandicelli. L'abbinamento e l'affidamento preadottivo».
20 giugno 1969 - ore 14,30/19
Dr. Michel Soulé
seguito del tema precedente.
Ad ogni relazione seguirà la discussione in riunioni di
gruppo.
www.fondazionepromozionesociale.it