Prospettive
assistenziali, n. 7, luglio-settembre 1969
DOCUMENTI
INDAGINE
CONOSCITIVA SUGLI ISTITUTI DI RIEDUCAZIONE PER MINORENNI ESISTENTI IN ITALIA
La
gravità della situazione risultante dall'indagine condotta dal Dr. Giovanni Senzani sugli istituti
di rieducazione per minorenni operanti in Italia, spinge questa rivista a
richiedere il sollecito intervento delle Autorità politiche, giudiziarie,
amministrative, al fine che vengano accertati i fatti
segnalati e predisposti gli opportuni, urgentissimi provvedimenti.
Si
richiama l'attenzione sulle nefaste conseguenze umane, sociali ed economiche
derivanti dalla carenza o inidoneità di interventi nel
settore minorile, e sui principi contenuti nella Dichiarazione Universale dei
Diritti del Fanciullo, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il
20 novembre 1959 e in particolare sul principio secondo: «Il fanciullo
deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e di
facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere
in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico, intellettuale,
morale, spirituale e sociale, in condizioni di libertà e di dignità.
Nell'adozione delle leggi rivolte a tal fine, la considerazione determinante deve essere il superiore interesse del
fanciullo».
Dell'inchiesta sugli istituti di
rieducazione hanno riferito ampiamente, fra
altri:
-
- Regno Attualità del 1° maggio 1969;
- L'Espresso del 4 maggio 1969;
- Il Giorno del 25 maggio 1969;
- Oggi del 4, 11 e 18 giugno 1964;
- L'Ora del 26 giugno 1969;
- Paese Sera del 14, 26, 29 giugno e del 12
luglio 1969;
- Note informative di politica economica
regionale del 7 agosto 1969.
1. Ambito e modalità dell'indagine
L'indagine è stata svolta
dall'aprile 1968 al febbraio
L'indagine è stata autorizzata dal
Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione Generale degli istituti di
prevenzione e di pena, Ufficio IV, con lettera del 20-9-67,
prot. IST/4/C.
Il materiale raccolto nel corso
dell'indagine è costituito da:
- un questionario
di 10 pagine inviato a tutti gli istituti di rieducazione; - documentazione
fotografica con oltre 6000 fotografie e diapositive sui singoli istituti
visitati;
- documenti scritti e registrazioni (50
ore effettive) di dichiarazioni dei ragazzi ricoverati e del personale di istituti visitati;
- relazioni delle visite ai singoli
istituti.
2. Rilievi generali
sugli istituti e sui minori
Gli istituti di rieducazione per
minorenni oggi esistenti sono 118 ed accolgono 6278 minori (al 30 giugno 1968).
40
istituti sono statali, 78 sono convenzionati e 47 di essi
sono affidati a enti religiosi.
Su
32 istituti femminili 1 è statale, tutti gli altri sono convenzionati e 26 sono
affidati a suore.
La media delle presenze nei 118
istituti raggiunge i 53 minori per istituto.
Nonostante la disposizione della legge che prevede più tipi di
istituto (di osservazione, casa di rieducazione, istituto medico-psico-pedagogico, pensionato), su 6278 minori soltanto 191 (diconsi 191)
sono ricoverati in piccoli istituti con un massimo di 20 ragazzi.
3. I minori in
istituto
Il problema dell'assistenza ai
bisognosi troppe volte viene confuso con il problema
della rieducazione.
Nel meridione molti ragazzi, che non hanno fatto nulla e non sono
assistiti dagli organi competenti, acquistano la possibilità di essere
assistiti con un decreto del tribunale che li definisce disadattati e ne ordina il ricovero in orrende «prigioni».
Ad
Ostuni (Brindisi), nell'istituto di rieducazione
«Villa Nazareth», sono rinchiusi più di 80 bambini dai 6 ai 12 anni (in
maggioranza dai 6 ai 9 anni), con un decreto di ricovero del tribunale. Finite le scuole elementari vengono trasferiti in altri
istituti di rieducazione, spesso fino all'età di 21 anni.
La legge non stabilisce un'età minima
per dichiarare disadattato un ragazzo e, a
norma di regolamento, il tribunale può giudicare disadattati (cioè irregolari per condotta o per carattere) i minori da
zero a 18 anni.
4. Caratteristiche
degli istituti
Soltanto
il 23% degli istituti di rieducazione è stato appositamente costruito per
minori, il 77% è costituito da vecchi edifici adattati (soprattutto conventi,
carceri, ospedali, edifici vari), il cui mantenimento è oltre
tutto costosissimo.
La maggioranza degli istituti sorge
in zone isolate o in piccoli paesi che non offrono alcuna possibilità di
relazioni e di lavoro, gli altri hanno sede nelle periferie più povere e più squallide delle città.
4.1. Alcuni
casi scandalosi
L'istituto di rieducazione maschile
di Deliceto (Foggia), ex convento, si trova a
L'istituto di rieducazione maschile di Alberobello è situato a
Il nuovissimo istituto di S.
Leonardo di Santu Lussurgiu
(Sassari) è un ex preventorio antitubercolare e si trova in un deserto: il
paese di Santu Lussurgiu è
a
L'istituto di rieducazione maschile
«A. Gabelli» di Roma, è stato costruito nel 1775 da papa Clemente XII e non ha
subito alcuna modificazione. Nella sala
«Clementina» sono stipati più di 100 ragazzi in 40 celle in tre gironi
sovrapposti. I servizi sono costituiti da due gabinetti e da due
lavandini in condizioni disgustose.
Nonostante l'esistenza di apposite sezioni di custodia per minori in attesa di
giudizio, vi sono numerosi casi di sezioni minorili presso carceri per adulti:
A
Palermo, al carcere dell'«Ucciardone» c'è una sezione
per minori difficili, nonostante l'esistenza della sezione di custodia dell'istituto di rieducazione.
A
Napoli, nonostante l'esistenza dell'istituto di rieducazione «Filangieri», 30 ragazzi si trovano al carcere di Poggioreale. La stessa cosa succede nei carceri di Catania,
Messina, Trapani, Reggio Calabria.
Questa
prassi è inammissibile, perchè sottopone i ragazzi alla vita dei carcerati e li
pone in contatto con la vera delinquenza.
4.2. Fondi
dello Stato malamente utilizzati
Lo Stato spende cifre enormi per
rinnovare od ampliare edifici vecchissimi e cadenti, di fatto intrasformabili. Ad esempio:
- 150 milioni ad Avigliano (Potenza) dove si sta ampliando l'antico
riformatorio, anche se il luogo è assolutamente inadatto, per il suo isolamento, ad un
trattamento rieducativo;
- 100 milioni a Verbania - Pallanza per abbellire
lo spaventoso carcere e trasformarlo in una sezione di custodia «modello».
I pochi istituti nuovi («Ai Colli Aminei» di Napoli, «Castel dei marmi» di Roma, ecc.) sono stati costruiti con
sperperi giganteschi.
Nell'istituto di Napoli vi sono
saloni di rappresentanza, campi di calcio, di tennis, di palla a volo,
giardini. Vi è persino un appalto con la società «Sgaravatti
sementi» per la cura dei prati e degli alberi. Si dice
che per ogni ragazzo ricoverato in istituto si spendano sulle 20.000 lire al
giorno.
5. Il cosiddetto
trattamento rieducativo
Nella stragrande maggioranza degli
istituti, un vero trattamento rieducativo non esiste:
a) per l'impreparazione del personale;
b) per il sovraffollamento degli
istituti;
c) per l'inadeguatezza degli ambienti.
Invece
di un trattamento individualizzato, di cui necessitano
i disadattati, viene applicato un trattamento di massa, che umilia l'individuo,
lo inimica all'ambiente e, di conseguenza, lo costringe all'antisocialità.
Negli istituti i minori sono divisi
in gruppi di 20-30 ragazzi, le ragazze anche di 30-40, affidati rispettivamente
ad un solo agente o ad una sola suora per cui, di
fatto, è impossibile il trattamento rieducativo.
I gruppi famiglia (cioè piccoli gruppi omogenei di 10-12 ragazzi, affidati a un
educatore) sono realizzati in pochissimi istituti.
5.1. Bambini
di 6 anni rinchiusi con ragazzi di 18 anni
Bambini
piccoli (anche di 6 anni) spesso sono a contatto con ragazzi grandi (anche di
18 anni) e da loro imparano le tecniche della delinquenza e subiscono
prepotenze di ogni genere (violenze fisiche e morali).
Molti
sono i ragazzi che hanno avuto relazioni omosessuali e non
rari sono i prostituti, i ragazzi che si
prestano a saputa di tutti (compagni e personale) per una o due sigarette.
5.2. Istituti
femminili
Le ragazze «traviate» vengono chiuse dentro gli istituti (su 32, 26 sono ex conventi)
e sono costrette ad una vita severa uguale a quella delle suore.
La loro giornata è divisa tra
preghiere e i lavori «donneschi» (come li definisce il regolamento delle case
di rieducazione del 4 aprile 1939 n. 721) di ricamo,
maglieria, cucito, lavori di cucina, confezioni di fiori di plastica, di
rosari, di piccoli lavoretti affidati da ditte esterne.
Non
si pensa alla preparazione professionale delle ragazze («Mi basta che non facciate peccati», dicono i cartelli appesi in vari
istituti).
Per l'impreparazione delle suore viene spesso chiesta la dimissione per irrecuperabilità
o il trasferimento delle ragazze non docili (che è la stessa cosa della dimissione
per la mancanza di posti), così le ragazze stesse sono costrette, per sopravvivere,
a darsi alla prostituzione.
5.3. I
minori deboli dell'intelligenza
551
minori (442 ragazzi e 109 ragazze) deboli dell'intelligenza con un Q.I. da
All'Istituto medico-psico-pedagogico di Volterra sono ricoverati
195 deboli mentali (in maggioranza gravi) e non esistono trattamenti ed
attrezzature adeguati: manca addirittura il minimo indispensabile.
5.4. Attività dell'istituto
Tutte le attività (scuola, corsi
professionali, tempo libero) sono svolte nell'interno
degli istituti.
I rari contatti dei ragazzi con l’esterno
sono predisposti dal personale e quindi i rapporti con le persone esterne sono
fittizi: in tal modo i ragazzi sono totalmente isolati dalla società in cui, in
conseguenza del «trattamento rieducativo», l'istituto
ha la «pretesa» di reinserirli.
In alcuni istituti (come ad esempio
a Boscomarengo e a Verbania)
non c'è ancora la scuola media nonostante che la maggior parte dei ragazzi abbia superato i 16 anni.
5.5. Corsi
professionali non finalizzati all'inserimento socio-lavorativo
I corsi professionali, organizzati
in molti istituti a cura di diversi enti di istruzione
professionale, hanno (o dovrebbero avere) lo scopo di qualificare i ragazzi per
l'industria. Non viene però tenuto conto delle loro attitudini ed aspirazioni.
Spesso i ragazzi vengono
specializzati in lavori che non possono esercitare dopo la dimissione perchè
ritornano nelle zone di provenienza che sono prive delle possibilità lavorative
a cui i ragazzi sono stati «preparati».
Ciò si verifica
specialmente per i ragazzi che ritornano a vivere in campagna, come avviene
quasi sempre nel Meridione.
5.6. Punizioni
Il sistema rieducativo
attuale è in gran parte un sistema punitivo, basato su mezzi di correzione
ingiustificabili e illeciti.
Nella
maggior parte degli istituti maschili ci sono celle di rigore, in cui sono
isolati per 5-10 giorni (anche se la legge fa divieto
di prolungare l'isolamento oltre i 5 giorni) i ragazzi che hanno commesso
qualche mancanza, che può essere anche futile (a Boscomarengo,
per esempio, per avere rotto un vetro con il pallone).
Le celle di rigore sono insani
cubicoli spesso illuminati da una feritoia di
Sovente í ragazzi devono dormire sul pavimento o sul
tavolaccio di legno.
Fuori ci vanno un'ora al mattino e un'ora al pomeriggio per prendere «aria».
6. Il personale
Il personale è assolutamente inadeguato,
per preparazione e numero.
6.1. Personale
direttivo
Non
vi è un ruolo distinto tra direttori di carceri per adulti e direttori di istituti minorili: direttori di ergastoli diventano
direttori di istituti di rieducazione per minorenni senza alcun esame e senza
alcuna selezione attitudinale. Attualmente 9 istituti minorili
sono affidati a direttori di carcere (persino l'unico istituto statale
femminile) e gli 11 direttori interdistrettuali dei centri di rieducazione per
minorenni (circoscrizioni raggruppanti istituti minorili di una o più regioni)
provengono tutti dalla carriera carceraria.
6.2. Personale
degli istituti statali
Per i 40 istituti statali ci sono:
154 educatori di ruolo;
800
agenti di custodia, di cui 475 sono agenti semplici, provenienti spesso
direttamente dai penitenziari per adulti; tutti sono privi di una preparazione
specifica.
Gli
agenti di custodia sono considerati a tutti gli effetti personale militare ed
assoggettati agli obblighi della qualifica: divieto di matrimonio fino a 28 anni, abitazione in
caserma se scapoli, rientro dalla libera uscita entro
le 23,30.
Il
lavoro è massacrante:
otto ore continuate con i ragazzi (dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22, e a
turno, dalle 22 alle 6) e otto ore spezzate (dalle 7 alle 8,30,
dalle 12,30 alle 15, dalle 17,30 alle 21: cioè gli agenti sono liberi quando i
ragazzi sono occupati; alla notte dormono nel gruppo e alla domenica sono
sempre in servizio perchè i ragazzi sono liberi).
Il
trattamento economico è inadeguato ed identico per tutti gli agenti, prescindendo dalle qualifiche e
dai titoli di studio. Parte da lire 21.000 per i primi sei mesi e arriva a lire
93.000 (fino a un massimo, 110.000 lire, dopo 10 anni
di servizio).
6.3. Personale
degli istituti convenzionati
Nei
78 istituti convenzionati, il personale è ancora meno qualificato e meno
numeroso che negli istituti statali.
Non
esiste, a quanto risulta, un elenco neppure approssimato del personale degli
istituti convenzionati. Non si sa quanti sono gli educatori e quale qualifica abbiano.
Gli
istituti femminili si avvalgono di personale totalmente religioso femminile, in
massima parte non qualificato.
Le uniche persone laiche che entrano
negli istituti sono gli insegnanti delle scuole e dei laboratori.
Gli
istituti convenzionati maschili assumono giovani studenti senza alcuna
qualifica che vengono retribuiti in modo irrisorio e
prestano una attività assolutamente precaria, accessoria ai loro studi e solo per la durata degli
studi.
6.4. Scuola
del Ministero di Grazia e Giustizia
Si limita a svolgere dei corsi di aggiornamento molto costosi e poco utili, perchè
generalmente i diplomati abbandonano la professione per una sistemazione più
dignitosa appena è possibile.
L'altro corso della stessa scuola,
di durata maggiore, ma insufficiente (fino a nove
mesi), è frequentato da un numero limitatissimo di allievi.
7. Rette degli
istituti
Un
ragazzo in qualsiasi istituto statale costa allo Stato in media lire 6.000 al giorno.
Un
ragazzo in qualsiasi istituto convenzionato deve costare invece un terzo (1/3)
di quello statale,
perchè la retta che lo Stato paga pro capite si aggira in media sulle 2.000
lire giornaliere.
All'istituto
di rieducazione maschile «Montalbetti» di Reggio
Calabria, lo Stato paga per ogni ragazzo 1150 (diconsi millecentocinquanta) lire giornaliere, tutto
compreso.
Alle suore che gestiscono quasi tutti gli istituti femminili, lo Stato paga da lire
Soltanto gli istituti convenzionati
dell'ENAIP godono di una retta elevata (3500-4500 lire
giornaliere pro capite), con altri vantaggi particolari (edifici e attrezzatura
professionale completamente forniti dallo Stato).
Gli istituti convenzionati sono 78
su 118 e per tutti esistono difficoltà economiche, che si ripercuotono sui
ragazzi costringendoli ad abitare in luoghi indecenti, a mangiare poco e male,
ad essere educati da giovincelli inesperti e mal pagati.
7.1. Convenzioni
Sono necessari una più oculata
selezione degli enti convenzionati ed un maggior controllo statale sulla loro
gestione, in modo che gli istituti non siano isole inaccessibili e «misteriose»
pure per gli organi statali competenti.
Non è ammissibile che la convenzione
sia un contratto con condizioni diverse, spesso dipendenti dalla diversa forza dell'ente che stipula la convenzione.
E'
pure arbitraria la durata annuale o biennale della convenzione, come impone lo
Stato, che, non garantendo una continuità di lavoro agli enti, blocca le iniziative
a lungo termine poiché si teme che lo Stato non
rinnovi la convenzione alla scadenza.
8. Alcuni casi
Si segnalano alcune situazioni
riscontrate nel corso dell'indagine.
8.1. Istituto
Ferante Aporti di Torino
Verbale d'ispezione sopralluogo
dell'Ufficio del Medico Provinciale di Torino: «Il
giorno 22 gennaio 1969 il sottoscritto Dr. Clemente Messana,
Medico Provinciale di 1ª classe, in servizio presso l'Ufficio del Medico
Provinciale di Torino, ha ispezionato il Centro di Osservazione
presso l'Istituto "Ferrante Aporti" sito in
corso Unione Sovietica
«La
cucina appare molto umida perchè interrata; manca un isolamento con servizi
igienici propri. Si consiglia di diminuire il numero dei ricoverati, in attesa di una ristrutturazione radicale dell'edificio da
attuarsi nel più breve tempo possibile» F.to Messana.
8.2. Istituto
Buon Pastore di Torino
Torino. Istituto di rieducazione
femminile «Buon Pastore».
Nell'istituto sono rinchiuse 180
ragazze, distribuite in padiglioni diversi.
Un vero e proprio ghetto che accoglie bambine che nulla
hanno fatto, ragazze in rieducazione, ragazze madri, persino una ventina di
vecchiette in pensione. E' l'unico istituto di rieducazione femminile del
Piemonte e della Liguria e tutte le ragazze segnalate dai genitori o dalla
polizia finiscono lì dentro anche se non c'è posto.
8.3. Istituto
Filangieri di Napoli
Napoli. Istituto di rieducazione
maschile «Filangieri».
Dal
1° gennaio al 30 settembre 1968 sono entrati nell'istituto 2730 ragazzi, con una affluenza giornaliera di 6 ragazzi. I ragazzi entrano nell'istituto, si
riposano, ingrassano, fanno nuove amicizie e preparano nuovi
piani. Dopo quattro, cinque mesi escono. Dopo un mese di libertà rientrano di
nuovo («Nell'istituto si mangia tutti i giorni» dicono).
Nell'istituto ci sono 4 o 5 celle
singole, nelle altre sono stipati anche 6 o 7 ragazzi di età
diversa, chiusi tutta la notte.
Devono
fare i loro bisogni in presenza dei compagni e fino al
mattino non possono vuotare l'unico bugliolo esistente nella cella.
Il
cortile è troppo piccolo per 180 ragazzi, così i ragazzi ci
vanno (divisi in due gruppi) a giorni alterni.
I laboratori sono stanzoni
seminterrati ed umidi: sono completamente vuoti, anche se ufficialmente
esistono corsi professionali per elettricisti, tornitori ecc.
8.4. Istituto
Nave Scuola Garaventa
Genova. Istituto di rieducazione maschile
«Nave Scuola Garaventa».
In una vecchia nave da guerra
ancorata nella parte più maleodorante del porto di Genova sono rinchiusi più di
80 ragazzi (dai 9 ai 14 anni).
La nave scuola è l'unica «casa di
rieducazione maschile» della Liguria.
La
disciplina è dichiaratamente militare, così pure l'addestramento. I ragazzi in
divisa fanno addestramento formale, imparano a salutare la bandiera, sono
costretti ad orari e a ritmi da caserma. Le punizioni sono severissime.
8.5. Istituto
Buon Pastore a Genova
Genova. Istituto di rieducazione
femminile «Buon Pastore».
L'istituto è stato
chiuso circa un anno fa per disordini.
Sette ragazze dell'istituto di osservazione (tutte le presenti al momento dei fatti) per
un mese si sono ribellate alle suore, perchè volevano andare alla passeggiata
domenicale; dopo trenta giorni le più grandi sono state trasferite al carcere
per adulti di Marassi, dove sono rimaste per 27 giorni.
9. Esposti inviati
alle Procure della Repubblica
Sono stati inviati in data 26 aprile
1969 sei esposti alle Procure della Repubblica competenti, per fatti di cui si
è avuta conoscenza durante l'indagine, perchè accertino
se le notizie raccolte corrispondono a fatti realmente accaduti:
- Alla Procura della Repubblica di Novara, per notizie di fatti che
sarebbero accaduti nell'istituto di rieducazione maschile di Verbania (dichiarazioni autografe e dichiarazioni
registrate riguardanti percosse, maltrattamenti, abuso di mezzi correttivi).
- Alla Procura della Repubblica di Alessandria,
per notizie di fatti che sarebbero accaduti nell'istituto di rieducazione
maschile di Boscomarengo (dichiarazioni autografe e
dichiarazioni registrate riguardanti percosse, maltrattamenti su ragazzi da
parte di più assistenti).
- Alla Procura della Repubblica di Bologna,
per notizie di fatti che sarebbero accaduti nell'istituto di rieducazione
maschile di Bologna (dichiarazioni autografe riguardanti percosse,
maltrattamenti, abuso di mezzi di correzione).
- Alla Procura della Repubblica di Genova,
per notizie di fatti che sarebbero accaduti nell'istituto di rieducazione
maschile «Nave Scuola Garaventa» (dichiarazioni
registrate riguardanti abusi di mezzi di correzione per ragazzi chiusi per
10-20 giorni nel gabinetto).
- Alla Procura della Repubblica di Catanzaro,
per notizie di fatti che sarebbero accaduti nell'istituto di rieducazione
maschile di Catanzaro (dichiarazioni autografe e registrate riguardanti abusi
di mezzi di correzione - 17 ragazzi tutti rinchiusi nella stessa cella di
rigore, un ragazzo per 36 giorni rinchiuso in celle di rigore).
- Alla Procura della Repubblica di Catania, per notizie di cui si è
avuta conoscenza nella prigione scuola di Acireale
(dichiarazioni registrate riguardanti abusi di mezzi di correzione (ragazzi
nudi in cella di rigore) e dichiarazioni registrate riguardanti sevizie della
Polizia e dei C. C. sui ragazzi per farli confessare: sale in bocca, scarafaggi
sulla pancia).
Gli originali delle dichiarazioni
autografe e registrate sono depositati presso un notaio di Genova.
10. La rieducazione
dei minorenni e il Ministero di Grazia e Giustizia
Gli istituti di rieducazione per
minorenni dipendono dal Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione Generale
degli istituti di prevenzione e di pena, Ufficio IV.
L'ufficio IV è stato costituito nel
1962 nell'ambito della Direzione Generale per sovraintendere
alla rieducazione dei minorenni.
Inizialmente, ha rivoluzionato il
sistema punitivo in vigore (di fondamentale importanza, fra l'altro,
l'istituzione e l'azione del servizio sociale), poi si è scontrato con la
rigida mentalità carceraria della Direzione Generale stessa, che di fatto detiene ancora il potere.
Attualmente ad un'équipe
dell'Ufficio IV di Roma composto da persone preparate e ad un gruppo di validi
collaboratori periferici, si oppone la maggioranza dei funzionari «vecchia
maniera» imposti dalla Direzione Generale (ad esempio quasi tutti gli 11
direttori distrettuali e i 9 direttori di istituti trasferiti da carceri per
adulti).
L'Ufficio IV controlla direttamente
appena 154 operatori (gli educatori di ruolo); tutti gli altri operatori
dipendono da altri uffici della Direzione Generale.
Nel gennaio 1969 il Ministro di grazia e giustizia On.le Silvio Gava ha
preannunciato l'istituzione di una Direzione Generale per gli affari giudiziari
concernenti i minorenni, totalmente indipendente dalla Direzione Generale per
gli adulti.
L'iniziativa,
certamente lodevole nei principi ed urgente data la situazione attuale, è piena
di pericoli, perchè potrebbe portare alla costituzione di una Direzione Generale analoga a quella per adulti, con funzionari
totalmente privi di preparazione in materia minorile. Potrebbe essere un esautoramento, de iure, degli
operatori dell'Ufficio IV e una vittoria dei «carcerari».
11. Conclusioni
Dall'indagine
risulta che la situazione rieducativa
in Italia è tragica: si può dire che l'attuale sistema, invece di rieducare i
ragazzi irregolari per condotta e per carattere, li porta alla delinquenza.
Almeno un terzo dei ragazzi
ricoverati si trovano chiusi in istituti inadeguati e con una qualifica di irregolare per condotta e per carattere soltanto perchè
non hanno una casa in cui abitare e dei genitori che li assistano.
Per loro qualsiasi istituto, anche
il peggiore, è un luogo fortunato, perchè possono mangiare tre volte al giorno e dormire in un letto.
La situazione è ancora più tragica
per l'impreparazione dei personale e per
l'insensibilità al problema della Direzione Generale degli istituti di
prevenzione e di pena.
L'istituto
male organizzato diventa una comunità sadica, in cui l'isolamento e il
condizionamento reciproco trasformano gli «educatori» in aguzzini e i ragazzi
in belve. Ognuno sfoga sull'altro le sue forze represse: i ragazzi sugli
ambienti e sugli arredamenti che sembrano bombardati, gli educatori sui ragazzi,
il direttore sugli educatori, che sono tanti schiavi
che devono ubbidire ed eseguire gli ordini. Manca qualsiasi collaborazione,
persino la voglia di collaborare tra tutte le persone (minori e adulti)
dell'istituto.
12. Proposte
Alcune proposte di soluzione.
2. Una netta
separazione tra personale per adulti e personale minorile ed una
differenziazione delle carriere rispettive.
3. La preparazione di personale adeguato attraverso la costituzione di apposite scuole per educatori specializzati
(eventualmente presso
Si osserva che in Italia ci sono
soltanto due scuole per educatori specializzati, una a Milano (ESAE) e una a
Torino (SFES, aperta nel 1968); i pochi educatori
preparati da queste scuole vengono assorbiti totalmente dagli istituti di
assistenza.
4. Una più
illuminata politica edilizia, che porti ad una distribuzione più sensata del
denaro e a soluzioni più pedagogiche (abbandono dei vecchi carceri e conventi
al posto del loro costoso restauro e costruzione di nuovi istituti).
5. Una
nuova legge organica sul disadattamento minorile, che abroghi il regolamento
del 1939 ancora in vigore sulle case di rieducazione e riordini la moltitudine
di leggi esistenti e non coordinate, in
modo che da un sistema punitivo fascista si passi ad un sistema pedagogico
democratico.
Una
possibilità di soluzioni differenziate, che non
abbiano in comune la rigidità dell'internamento, ma siano dettate dalla validità
pedagogica dell'intervento.
Quindi un trattamento in libertà tutte le
volte che sia possibile ed utile:
a) affidamenti famigliari, a famiglie
selezionate e preparate, in grado di sostituire le famiglie inesistenti o
inidonee.
L'affidamento famigliare dovrebbe
essere regolamentato giuridicamente e favorito economicamente, come in molti
altri paesi;
b) il massimo favore alla costituzione di focolari, in cui i ragazzi
possano vivere a stretto contatto con l'ambiente
esterno, frequentandone le scuole, i laboratori professionali, i luoghi di
lavoro e di divertimento;
c) la riduzione al minimo del ricovero in internato sia come numero sia
come durata.
Dovrebbero essere vietati i ricoveri
in grossi istituti (con capienza superiore ai 50 posti).
Gli istituti dovrebbero favorire il
più possibile l'inserimento dei ragazzi nella comunità esterna, al fine di
prepararli al definitivo reinserimento nella società;
d) quando non possibile il trattamento in famiglia o in focolari, il
ricovero in istituti specializzati dei minori deboli dell'intelligenza,
abolendo l'assurdità di un istituto-medico-pedagogico
di «rieducazione» in cui vengono ammassati i ragazzi
meno dotati.
Gli istituti per deboli
dell'intelligenza non dovrebbero dipendere dal Ministero di grazia e giustizia
per la tipicità degli assistiti; in futuro tutta la rieducazione dovrebbe
essere affidata al settore assistenziale (vedansi gli
atti del citato Convegno dell'Associazione Internazionale dei magistrati per
minori);
e) uno studio ed una nuova
ristrutturazione della rieducazione femminile, in modo che le ragazze cosiddette traviate non siano più rinchiuse nei
conventi affidate alla beneficenza delle suore, ma a personale preparato,
appositamente selezionato ed istruito.
Infine
una attività rieducativa
volta (nella teoria e nella realtà) al recupero dei ragazzi «disadattati» e al
loro inserimento nella società, in modo che la dimissione non sia soltanto un
atto amministrativo.
www.fondazionepromozionesociale.it