Prospettive
assistenziali, n. 8-9, ottobre 1969-marzo 1970
EDITORIALE
Il 21 aprile
Finalmente
è entrata nel vivo la battaglia diretta ad ottenere una completa
ristrutturazione del settore dell'assistenza sociale.
La raccolta delle firme per la presentazione con iniziativa
popolare della proposta di legge «Interventi per gli
handicappati psichici, fisici, sensoriali ed i disadattati sociali» ha avuto
una rispondenza da parte dei cittadini superiore ad ogni aspettativa (1).
Sul
piano parlamentare è da segnalare la presentazione alla Camera dei Deputati,
avvenuta il 7 luglio 1969, da parte dell'On. Foschi e di altri
117 deputati della proposta di legge n. 1676 recante il Titolo «Organizzazione
del settore dell'assistenza sociale e interventi per le persone in condizione o situazione di incapacità e, in particolare,
per i disadattati psichici, fisici, sensoriali e sociali».
Anche
se siamo un po' imbarazzati nell'esprimere la nostra vivissima soddisfazione
per la presentazione della proposta di legge Foschi, in quanta essa è stata
elaborata sulla base di uno schema, redatto
dall'Unione italiana per la promozione dei diritti del minore, non si può
disconoscere che l'iniziativa rappresenta il primo
tentativo di dare una soluzione globale al settore dell'assistenza sociale.
La
proposta di legge dà una risposta concreta alle istanze
che da anni sono avanzate da tutti coloro che operano nel settore
assistenziale.
Propone
inoltre l'attuazione della norma contenuta al paragrafo 91
della legge 27 luglio 1967, n. 685 (Approvazione del programma economico nazionale
per il quinquennio 1966-1970) in cui è affermato: «La revisione
dei criteri di assistenza sarà accompagnata da un riassetto istituzionale a cui
si provvederà mediante presentazione di un'apposita legge-quadro».
La
proposta di legge n. 1676 e quella di iniziativa
popolare non sono concorrenti fra di loro. Anzi la loro
impostazione è uguale. Vi sono delle differenze, ma si tratta,
nell'economia generale delle soluzioni proposte, di dettagli, anche se alcuni
di essi rivestono una non indifferente importanza.
La
differenza più importante fra le due proposte è costituita dal vertice assistenziale. In quella di iniziativa
popolare è previsto il Ministero dell'Assistenza Sociale (mentre per esprimerne
più efficacemente le funzioni, sarebbe stato preferibile chiamarlo dell'azione
sociale); nella proposta 1676 è prevista la trasformazione del Ministero della
Sanità in Ministero della Sanità e dell'assistenza sociale.
La
differenza non è significativa a patto che il settore sanitario
orienti decisamente - e non solo a parole - i suoi interventi dando preminenza
alla prevenzione e cioè alla eliminazione delle cause socio-ambientali disadattanti.
Ma per ottenere che la priorità passi
dagli aspetti curativi a quelli preventivi, decisivo sarà l'apporto dei
cittadini e degli operatori sociali. Vi è infatti - ed
è uno degli aspetti emersi nella campagna per la raccolta delle firme - il
grosso pericolo che i tecnici continuino nella loro azione che conducono da
anni e che è diretta - in buona o in mala fede - a impedire che i cittadini
prendano coscienza dei loro problemi e partecipino alla loro soluzione.
Occorre
che i tecnici (assistenti sociali, psicologi, insegnanti, medici, responsabili di associazioni) assumano un nuovo ruolo e nel prossimo
numero tratteremo l'argomento sui piani teorico e pratico.
Non
vogliamo scendere, in questa sede, ad un esame particolareggiato della proposta
di legge 1676, tanto più che, come lo stesso Foschi ha affermato, essa deve
essere considerata soprattutto uno strumento provocatorio per aprire un
dibattito serio e concreto sui problemi assistenziali.
Numerose sono state le adesioni alla proposta di legge Foschi; riteniamo
tuttavia utile indicare le prese di posizione negative, anche perchè la gente
conosca gli oppositori ed i loro motivi.
In
questo numero pubblichiamo il testo integrale del parere del
Ministero dell'interno.
Da
segnalare anche la violenta e negativa presa di posizione dell'U.N.E.B.A., ente che afferma di
raggruppare dodicimila istituzioni di assistenza quasi tutte religiose (2) e dell'Istituto cattolico di assistenza sociale (3).
Giova
notare che le tre posizioni negative partono da uguali presupposti e che nei
motivi non vi è una sola affermazione che indichi che la proposta di legge 1676
non soddisfa le esigenze delle persone in situazione
di incapacità.
Certo
è che lunga sarà la battaglia per ottenere la ristrutturazione completa del
settore assistenziale.
Le
prime reazioni confermano però che la strada intrapresa è quella giusta e che
ormai sono superati i tentativi di riforme parziali, di coordinamento degli
enti attuali e le iniziative settoriali.
(1) Si segnala, fra
l'altro, la costituzione del Comitato nazionale di intesa fra le associazioni,
gruppi e persone interessati ai problemi degli handicappati, dei disadattati e
della ristrutturazione del settore «assistenziale» e del Consiglio
interregionale Piemonte-Valle d'Aosta per i problemi
sociali.
Sono disponibili i
verbali delle riunioni finora tenute dai due Consigli.
Altri Comitati
regionali sono in via di costituzione.
(2) «Azione Assistenziale», n. 10, ottobre 1969.
(3) M. GIORDANO, Un
progetto per la riforma dell'assistenza sociale, in «Orientamenti Sociali»,
11-12, 1969, pp. 809-820.
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