Prospettive assistenziali, n. 8-9, ottobre 1969-marzo 1970

 

 

DIBATTITI

 

RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA TRASMISSIONE TELEVISIVA «I FIGLI DI TUTTI» DI MANUELA CADRINGHER, TRASMESSA DA TV7 IL 4 LUGLIO 1969

 

 

Commento

Questa donna si chiama Laura Longhi: ha denunciato un mese fa un atroce caso di crudeltà di cui si parla ancora in tutta Italia. Lavorava come insegnante nell'Istituto Santa Rita di Grottaferrata. Ha visto 27 bambini subnormali vivere una vita di torture e di fame ed è riuscita a salvarli.

 

LAURA LONGHI

Io la notte non vedevo che succedeva. Vedevo però la direttrice che li batteva continuamente, li castigava, legandoli a quel famoso bagno, in pieno inverno, nudi, anche per due giorni di seguito, anche tre, senza mangiare.

 

Commento

Grottaferrata, un caso limite si dice. Ma in questi ultimi anni di casi simili a questo ce ne sono stati diversi: a Prato, a Modena, a Napoli, a Catanzaro... Ogni volta suscitano stupore e indignazione, anche se col passare del tempo, tutti tendono a dimenticare. Eppure ci sono in Italia centinaia di migliaia di bambini che vivono affidati a Istituti. Torniamo a chiederci: come possono avvenire queste cose?

 

LAURA LONGHI

D. Come è riuscita a fare queste denunce, cioè, quali difficoltà ha dovuto incontrare?

R. In un primo luogo non sapevo a chi rivolgermi, perchè la direttrice si vantava sempre di avere degli appoggi altissimi, e quindi avevo un po' di paura. Poi, dati i precedenti... i precedenti... che erano state fatte parecchie denunce, seguite da parecchie irruzioni da parte della polizia, da parte dell'ONMI, e sempre la direttrice era avvertita pre­ventivamente...

 

Commento

Negli ultimi quindici giorni, solo nella provincia di Roma, sono stati chiusi altri due Istituti per bambini: questa volta la ragione principale è stata la carenza igienico-sanitaria, come qui a Torvaianica. Fatti del genere aprono una serie di domande alle quali si deve dare, finalmente, una risposta. Perchè solo dopo Grottaferrata si sono decisi questi ed altri interventi?

Le domande si allargano a tutto il settore: come funzionano gli Istituti, come gestiscono il denaro, da chi e quanto ne ricevono? Insomma, come è organizzata l'assistenza ai minori in Italia?

Prima di tutto i controlli. Sembra quasi incredibile che solo l'irruzione improvvisa, nel cuore della notte, come a Grottaferrata, riesce a portare alla luce ciò che accade in molti istituti. A chi è affidata e come funziona la sorveglianza dall'esterno.

 

Sen. MARIA PIA DAL CANTON (Commissione Italiana UNESCO)

D. Chi è preposto, allora, al controllo di questi istituti?

R. A parole sono molti, cioè, secondo una certa legge istitutiva, sono molti che sono preposti. C'è il giudice tutelare o il pretore del luogo; vi è l'ONMI che offre istituzionalmente questo compito; poi vi sono gli uffici.., gli uffici assistenza della Prefettura, con i vari ispettori, che dovrebbero esistere; poi vi sono anche altri... l'Ente del fanciullo, anche, che dovrebbero avere questa attività, ispettiva, nominalmente.

 

Dott. LIVIA POMODORO (Giudice Tutelare - Milano)

Si capisce bene che dove ci siano 80-90 istituti, in un solo distretto, e pare che altrove ce ne siano addirittura 400 in un solo distretto, l'atti­vità del giudice tutelare deve essere un'attività frenetica, per riuscire a raggiungere tutti questi istituti e a controllarli adeguatamente. Ma la cosa più grave non è tanto il fatto che si debbano... si debba andare a questi istituti e che si debba visitare, è il fatto invece che il giudice tu­telare non ha degli strumenti idonei ad effettuare validamente questo controllo.

 

MARIO TOMMASINI Assessore Assistenza Igiene e Sanità di Parma)

D. In base a quali norme, lei, in qualità di assessore all'assistenza di una provincia, può effettuare un controllo sui minori ricoverati negli istituti di assistenza? E per quali la provincia paga una retta?

R. Dunque, norme... nessuna norma. Noi, le visite le facciamo di rado, sono così, in modo sciolto dalla preoccupazione delle amministrazioni: non tanto perchè abbiamo dei compiti speciali.

 

Prof. TOMMASO MARTELLI (Direttore Ufficio Igiene e Sanità - Roma)

Bisogna dire che i controlli sugli istituti di assistenza, tanto sugli istituti pubblici che privati, sono demandati dall'Opera Nazionale Mater­nità e Infanzia, per la legge del 1934. Le autorità sanitarie ministeriali entrano, vorrei dire, nei controlli collaterali. Noi ci preoccupiamo che l'edi­ficio, l'istituto, che dovrà ospitare un determinato numero di bambini, abbia quei requisiti igienici ambientali che la nostra legislazione richiede. Successivamente noi possiamo entrare in questi istituti, ma soprattutto per ciò che riguarda la prevenzione delle malattie infettive, la profilassi delle malattie infettive. Non tutti gli istituti passano sotto il nostro con­trollo, e anche perchè gli Enti, anzi soprattutto perchè gli Enti erogatori di assistenza, in Italia, sono numerosissimi: il che offre una difficoltà o addirittura una impossibilità di un controllo effettivo, periodico ed effi­cace su questi istituti stessi, su queste istituzioni stesse.

 

On. ANGELA GOTELLI (Presidente ONMI: Opera Naz. Maternità e Infanzia)

D. Onorevole, in base a quali norme l'ONMI ha un potere di controllo e vigilanza nei riguardi degli istituti di assistenza e beneficenza, sia di enti pubblici che privati?

R. Ma è chiaro, è l'articolo 5 della legge: «L'Opera Nazionale è investita di un potere di vigilanza e di controllo su tutte le istituzioni pubbliche e private, per l'assistenza e protezione della maternità e dell'infanzia». Però prosegue affidando non all'ONMI, ma ad altre amministrazioni competenti, le esecuzioni del potere di vigilanza e di controllo. Con­tinua la legge «nell'esercizio di tale potere, ha la facoltà di provocare dalle competenti autorità governative provvedimenti d'ufficio eventual­mente necessari: sospensione, chiusura, ecc.».

D. L'ONMI è stata costituita circa 40 anni fa. Due anni fa, alla fine del '66, c'è stata una riorganizzazione di questo Ente. Secondo lei, i comitati che vengono prescritti da questo regolamento e da questa...

- legge:

- ... del '66, da questa legge del '66, hanno effettivamente funzionato?

R. La costituzione di questi comitati è molto laboriosa: una serie di designazioni; quindi vanno costituendosi, e, mi lasci dire, purtroppo, non sono entrati in funzione in province che hanno più acuto bisogno, mentre sono al lavoro - provinciali e comunali - in province dove il bisogno è meno acuto. Però, creda, il fatto che non ci sia mai sfug­gito nessun fatto grave, mai, dimostra che questo contatto, anche perchè l'ONMI è a contatto con la popolazione materna e infantile - sono milioni di visite all'anno che noi facciamo ai bambini, alle mamme italiane - quindi c'è veramente un contatto con la vita locale che fa conoscere, prima che lo sappiano le autorità, forse cui compe­tono provvedere, quali sono i casi gravi e meno gravi.

 

Sen. MARIA PIA DAL CANTON

D. In pratica questi controlli vengono effettuati? Sono efficaci?

R. Direi che non vengono effettuati. Perchè la divisione assistenza della Prefettura, che dovrebbe avere il controllo assistenziale, non ha chi mandare in giro a controllare; l'ONMI, che l'ha istituzionalmente, non ha il coraggio di andare, perchè in certe zone veramente non paga la retta e quindi non ha il coraggio di andare a vedere gli istituti dove sono ricoverati i bambini che essa dovrebbe aiutare o che aiuta; il medico provinciale non ha il personale da mandare che in qualche raro istituto od in qualche provincia più fortunata; il giudice tutelare fa il pretore e non può interessarsi dei minori. Non esiste un controllo che sia efficace; a volte non esiste neppure un controllo nor­malmente desiderabile.

 

Commento

Il controllo, insomma, non deve servire soltanto per impedire i ver­gognosi casi di crudeltà e di sevizie. Una scrupolosa sorveglianza po­trebbe migliorare il funzionamento di tutti gli istituti, anche di quelli gestiti con buona volontà. Il controllo dovrebbe stroncare innanzitutto l'abuso dei ricoveri: sarebbero sufficienti un piccolo aiuto ai parenti e un poco di buon senso per far restare molti bambini in famiglia. Ma con­trolli potrebbero anche evitare che gli istituti si trasformino in depositi dove si abbandonano i bambini per disfarsene, senza tenere in alcun conto le loro necessità o le loro malattie. In altre parole, senza preoccu­parsi di recuperarli in qualche modo a una vita normale, con cure partico­lari e personale qualificato.

Qui siamo in provincia di Cremona, a Sospiro, dove sorge un grande istituto che accoglie 1500 ricoverati: vecchi e bambini che sono qui, tutti insieme, perchè hanno bisogno di cure e di assistenza.

L'Istituto di Sospiro è stato denunciato dalla provincia di Parma che pagava le rette per alcuni ricoverati.

 

MARIO TOMMASINI (Assessore Assistenza Igiene e Sanità di Parma)

Noi a Sospiro abbiamo ritirato dei ragazzi della Provincia di Parma perchè, in una visita che abbiamo fatto, sono stati trovati in un modo che... è indescrivibile. Questi ragazzi erano in uno stanzone, in uno stanzone nudo: ragazzi nudi, in mezzo a un... in mezzo a dello sterco, a dell'urina, coperti solamente da uno straccio. Questi ragazzi erano... avevano i piedi gonfi dal permanere su questo pavimento continua­mente lurido e mangiavano lì, in quel posto, come... come... degli ani­mali. Noi siamo arrivati a vedere queste cose dopo una... uno scontro violento, anche, con i dirigenti di questo istituto, perchè non volevano... non volevano lasciarci entrare in questi reparti. Siamo entrati in questo reparto, chiamato dal medico il reparto dei sudici. Erano irrecuperabili. Diceva che stare vestiti non potevano perchè si laceravano, tener le scarpe se le sarebbero tolte, e non avevano nessuna capacità né di inten­dere né di volere. Beh, a un anno e mezzo di distanza, questi sono i ra­gazzi che erano a Sospiro: Francesco... poi chi c'era? Giorgio, Massimi­liano. Addirittura, Massimiliano dicevano che era sordomuto, invece è un bambino che poi, in un ambiente diverso, ha incominciato a parlare; ed altri ragazzi che in questo momento sono a lavorare. A Ficarolo di Rovigo, dove abbiamo ritirato dei nostri ragazzi, se lei vedesse l'orga­nico di questo istituto, sembra l'organico del più grande istituto... del più perfetto istituto che mai si sia visto; se poi vede nella realtà, non c'è niente. A Ficarolo, i ragazzi sono ammassati come tante bestie.

 

Commento

L'Istituto di Ficarolo di Rovigo è stato anche esso denunciato più volte. L'ultima denuncia l'ha resa nota ieri il pretore per queste ragioni: sovraffollamento e preoccupanti condizioni di promiscuità.

Le contraddizioni e gli sprechi si moltiplicano: Enti, associazioni e privati forniscono danaro per istituti spesso lontani tra loro. Abbiamo visto che la provincia di Parma pagava rette che andavano dalle 1500 alle 3000 lire per bambini ricoverati negli istituti di Cremona e Rovigo. Vi sono cioè migliaia di minori che vengono assistiti lontano dalle loro famiglie, facilitando così il distacco e rendendo più difficile i controlli. Intanto, in molti casi, l'istituto si trova ad essere il padrone dei minori che ospita: in questa condizione il lavoro può perdere il valore di stru­mento di riabilitazione o per imparare un mestiere. Può servire invece a non far spendere all'istituto parte della retta che privati o enti elargi­scono per il mantenimento dei ricoverati.

 

Questa madre è stata per 18 anni insieme ai suoi quattro figli nell'Istituto di Sospiro. Ne è uscita due mesi fa.

 

MADRE

D. Quante ore al giorno lavorava?

R. Dalla mattina alle 7 e mezzo, fino alle 6 la sera, sei e mezzo, le 18. D. E quanto veniva pagata per questo lavoro?

R. Quattromila lire.

D. Come, quattromila lire...?

R. All'ultimo...

D. Al giorno?

R. Quattromila lire al mese! Mica al giorno! Quattromila lire al mese, mi davano!

 

Commento

Quanti sono in Italia gli enti, le associazioni, gli uffici che si occu­pano di assistenza ai minori? Date un'occhiata a queste sigle. Non sono che una piccolissima parte. Una pubblicazione ufficiale del Ministero del Bilancio dice che ne esistono oltre 40 mila. Questa galassia di sigle è il risultato di vecchie leggi che permettono a tutti di operare senza limiti né coordinamento nel settore dell'assistenza all'infanzia. Nessuno riesce neppure a sapere con esattezza quanti istituti esistano, né quanti minori vi siano ricoverati.

Così le iniziative si incrociano, si sovrappongono, si intralciano.

 

Sen. MARIA PIA DAL CANTON

D. Quali sono le conseguenze più gravi per i minori in questa foresta di Enti e Associazioni che agiscono tutti in questo settore?

R. Che sono affidati completamente al senso di responsabilità dell'Ente che li ricovera, che li ospita. Se questo senso di responsabilità c'è, se c'è una coscienza pedagogica, una preparazione psicologica, tutto va bene per i minori che sono ospitati, perchè poi ci sono quelli che non sono ospitati perchè mancano i soldi per ospitarli; ma per quelli che sono ospitati va bene; se invece questo non c'è, come purtroppo avviene, come purtroppo abbiamo avuto anche recentemente le prove, allora sono guai; allora poi si sa quando le cose sono capitate, e cose gravissime, come quelle che sono capitate.

D. Ma non esiste un coordinamento di questa assistenza?

R. A parole sì, in realtà no.

D. Chi paga per i bambini negli istituti? e quanto paga per ogni bambino?

R. Per i minori paga la provincia o paga il comune o paga l'ONMI o pa­gano le prefetture o paga il Ministero dell'Interno; parecchi sono gli enti che pagano per i minori. E quanto pagano: la retta è diversissima. Ci sono rette di 6000 lire al giorno per i minori ricoverati negli istituti di assistenza, nei brefotrofi; ci sono rette di 500 lire al giorno o anche meno, per i minori ricoverati... in orfanotrofi della Calabria. E allora vengono presi da questi privati, che, per opere assistenziali, aprono la loro casa, aprono il loro cuore, poi abbiamo i guai che abbiamo. Anche per questo... anche questo fatto, naturalmente, favorisce le cose che sono successe.

D. Si può parlare allora, di una vera e propria industria dell'assistenza?

R. Quella parola è grossa, però io direi che si potrebbe usarla. E mi pare che gli ultimi fatti ce ne danno motivo di usarla. Industria cosciente o incosciente, responsabile o irresponsabile, non faccio la diagnosi: certo, industria.

 

LAURA LONGHI

D. Cosa mangiavano i bambini al Santa Rita?

R. Mangiavano... una brodaglia con tante cose strane dentro, non lo so! Avanzi, finiture di fagioli, un po' di patate, roba del genere, e basta; pane... ma non secco, il pane era fresco, il pane era fresco e a vo­lontà, solo quello.

D. Quanto prendeva per ogni bambino, per ogni iscrizione provinciale?

R. Dunque, da quel poco che ho potuto vedere, dalle 2500 alle 3000 lire al giorno.

 

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