PROSPETTIVE ASSISTENZIALI n.8-9
EDITORIALE
Sono state raccolte
finora altre 130.000 firme per le successive presentazioni.
Finalmente
è entrata nel vivo la battaglia diretta ad ottenere una completa
ristrutturazione del settore dell'assistenza sociale.
La
raccolta delle firme per la presentazione con iniziativa popolare della
proposta di legge «Interventi per gli handicappati psichici, fisici, sensoriali
ed i disadattati sociali» ha avuto una rispondenza da parte dei cittadini
superiore ad ogni aspettativa (1).
Sul
piano parlamentare è da segnalare la presentazione alla Camera dei Deputati,
avvenuta il 7 luglio 1969, da parte dell'On. Foschi e di altri 117 deputati
della proposta di legge n. 1676 recante il Titolo «Organizzazione del settore
dell'assistenza sociale e interventi per le persone in condizione
o situazione di incapacità e, in particolare, per i disadattati psichici,
fisici, sensoriali e sociali».
Anche
se siamo un po' imbarazzati nell'esprimere la nostra vivissima soddisfazione
per la presentazione della proposta di legge Foschi, in quanta essa è stata
elaborata sulla base di uno schema, redatto dall'Unione italiana per la
promozione dei diritti del minore, non si può disconoscere che l'iniziativa
rappresenta il primo tentativo di dare una soluzione globale al settore
dell'assistenza sociale.
La
proposta di legge dà una risposta concreta alle istanze che da anni sono
avanzate da tutti coloro che operano nel settore assistenziale.
Propone
inoltre l'attuazione della norma contenuta al paragrafo 91
della legge 27 luglio 1967, n. 685 (Approvazione del programma economico nazionale
per il quinquennio 1966-1970) in cui è affermato: «La revisione
dei criteri di assistenza sarà accompagnata da un riassetto istituzionale a cui
si provvederà mediante presentazione di un'apposita legge-quadro».
La
proposta di legge n. 1676 e quella di iniziativa
popolare non sono concorrenti fra di loro. Anzi la loro impostazione è uguale.
Vi sono delle differenze, ma si tratta, nell'economia generale delle soluzioni
proposte, di dettagli, anche se alcuni di essi rivestono
una non indifferente importanza.
La
differenza più importante fra le due proposte è costituita dal vertice
assistenziale. In quella di iniziativa popolare è
previsto il Ministero dell'Assistenza Sociale (mentre per esprimerne più
efficacemente le funzioni, sarebbe stato preferibile chiamarlo dell'azione
sociale); nella proposta 1676 è prevista la trasformazione del Ministero della
Sanità in Ministero della Sanità e dell'assistenza sociale.
La
differenza non è significativa a patto che il settore sanitario orienti
decisamente - e non solo a parole - i suoi interventi dando preminenza alla
prevenzione e cioè alla eliminazione delle cause socio-ambientali disadattanti.
Ma
per ottenere che la priorità passi dagli aspetti curativi a quelli preventivi, decisivo
sarà l'apporto dei cittadini e degli operatori sociali. Vi è
infatti - ed è uno degli aspetti emersi nella campagna per la raccolta
delle firme - il grosso pericolo che i tecnici continuino nella loro azione che
conducono da anni e che è diretta - in buona o in mala fede - a impedire che i
cittadini prendano coscienza dei loro problemi e partecipino alla loro
soluzione.
Occorre
che i tecnici (assistenti sociali, psicologi, insegnanti, medici, responsabili
di associazioni) assumano un nuovo ruolo e nel prossimo numero tratteremo
l'argomento sui piani teorico e pratico.
Non
vogliamo scendere, in questa sede, ad un esame particolareggiato della proposta
di legge 1676, tanto più che, come lo stesso Foschi ha affermato, essa deve
essere considerata soprattutto uno strumento provocatorio per aprire un
dibattito serio e concreto sui problemi assistenziali. Numerose sono state le
adesioni alla proposta di legge Foschi; riteniamo tuttavia utile indicare le
prese di posizione negative, anche perchè la gente conosca gli oppositori ed i
loro motivi.
In
questo numero pubblichiamo il testo integrale del parere del
Ministero dell'interno.
Da
segnalare anche la violenta e negativa presa di posizione dell'U.N.E.B.A., ente che afferma di
raggruppare dodicimila istituzioni di assistenza quasi tutte religiose (2) e dell'Istituto cattolico di assistenza sociale (3).
Giova
notare che le tre posizioni negative partono da uguali presupposti e che nei
motivi non vi è una sola affermazione che indichi che la proposta di legge 1676
non soddisfa le esigenze delle persone in situazione
di incapacità.
Certo
è che lunga sarà la battaglia per ottenere la ristrutturazione completa del
settore assistenziale.
Le
prime reazioni confermano però che la strada intrapresa è quella giusta e che
ormai sono superati i tentativi di riforme parziali, di coordinamento degli
enti attuali e le iniziative settoriali.
(1) Si segnala, fra
l'altro, la costituzione del Comitato nazionale di intesa fra le associazioni,
gruppi e persone interessati ai problemi degli handicappati, dei disadattati e
della ristrutturazione del settore «assistenziale» e del Consiglio
interregionale Piemonte-Valle d'Aosta per i problemi
sociali.
Sono disponibili i
verbali delle riunioni finora tenute dai due Consigli.
Altri Comitati
regionali sono in via di costituzione.
(2) «Azione
Assistenziale», n. 10, ottobre 1969.
(3) M. GIORDANO, Un
progetto per la riforma dell'assistenza sociale, in «Orientamenti Sociali»,
11-12, 1969, pp. 809-820.