Prospettive
assistenziali, n. 10, aprile-giugno 1970
ATTUALITÀ
REAZIONI ALLA
PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE E. FOSCHI (N. 1676)
Come è stato riferito nel numero precedente
il 21 aprile
Purtroppo non da tutti sono state
comprese le finalità delle proposte di legge di iniziativa
popolare (1) e cioè:
- provocare un dibattito sui
problemi degli handicappati e dei disadattati e della ristrutturazione del
settore assistenziale;
- vincere l'indifferenza dei poteri
legislativo ed esecutivo e l'assoluta passività dei partiti, dei sindacati,
dei gruppi politici nei confronti delle persone
emarginate o segregate;
- unire nella
lotta gli handicappati ed i disadattati e le persone interessate superando la separazione
delle «categorie».
E' doloroso affermare che nel mondo politico l'unico che abbia pienamente compreso lo
spirito della proposta di iniziativa popolare sia
stato il Ministero dell'Interno, che ha messo in atto, e con estrema
sollecitudine, misure difensive.
Proposte di legge del
Ministero dell'Interno
Infatti scoprendo improvvisamente la sua «vocazione
assistenziale» (2) il Ministero dell'Interno ha presentato nel giro di pochi
giorni ben quattro proposte di legge:
- 13-1-1970
- Senato n. 1054 - «Aumento del contributo dello Stato a favore dell'Ente nazionale
per la protezione e assistenza dei sordomuti e delle
misure dell'assegno di assistenza ai sordomuti»;
- 14-1-1970
- Camera n. 2190 - «Disposizioni in materia di assistenza
ai ciechi civili»;
- 14-1-1970
- Camera n. 2191 - «Conversione in legge del D.L. 14-1-1970,
n. 2, concernente provvidenze a favore dei mutilati e invalidi civili»;
- 21-1-1970 - Camera n. 1069,
riguardante il passaggio al Ministero dell'Interno della vigilanza sull'Unione
italiana ciechi, vigilanza oggi di competenza della
Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Ministero dell'Interno ha infatti compreso da molti, troppi anni, che la società si
può manipolare come si vuole a condizione di poter dominare il settore
dell'esclusione: infanzia abbandonata, handicappati e disadattati, malati,
anziani, e cioè le persone non produttive.
Il Ministero dell'Interno ha in definitiva compreso l'importanza politica del settore
assistenziale, mentre gli altri gruppi politici, in particolare quelli della
sinistra, si sono disinteressati totalmente o quasi del settore
dell'esclusione (3).
Non stupisce quindi che la proposta di iniziativa popolare abbia colto di sorpresa e molto
impreparati i partiti politici, e in particolare quelli della sinistra che non
solo non ne hanno compreso lo spirito e le finalità, ma hanno appoggiato le
reazionarie contromisure del Ministero dell'Interno. Ne è
prova significativa l'approvazione da parte di tutti i gruppi parlamentari
avvenuta il 19 maggio 1970 della proposta di legge sui ciechi civili che, come
è stato detto, è stata presentata dal Ministero dell'Interno il 14 gennaio
1970. Si noti che, a causa delle crisi di Governo, le Commissioni Interni della
Camera e del Senato hanno sospeso la loro attività praticamente
dal 10 febbraio al 20 aprile. Pertanto, caso assolutamente eccezionale e forse
unico, la proposta di legge sui ciechi civili è stata approvata dopo appena
trenta giorni di attività parlamentare (4).
Appare evidente lo scopo del
Ministero dell'Interno di continuare a tenere divise,
dominandole, le varie «categorie» di handicappati e di imporre gli E.C.A.
quali unità socio-assistenziali locali (5).
Tale azione può condurre sia a
resistenze per il trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di assistenza sociale (l'articolo 117 della Costituzione
prevede la delega alle Regioni della beneficenza pubblica), sia, per il
rafforzamento degli enti di categoria (Unione italiana ciechi, Ente nazionale
sordomuti, ecc.), la costituzione di enti regionali per ciascuna «categoria» di
handicappati.
Ciò avrebbe come conseguenza il
perdurare della esclusiva visione settoriale e
«terapeutica» dei problemi degli handicappati in particolare e degli.esclusi in generale e
non potrebbero essere attuati concreti interventi diretti a responsabilizzare
la comunità, la cui partecipazione verrebbe ad essere praticamente resa impossibile
(6).
Infatti com'era stato rilevato nella
riunione della segreteria per la raccolta delle firme svoltasi il 14 dicembre 1969,
«è necessario soprattutto che i cittadini siano messi in condizione di
rendersi conto che l'inserimento sociale degli handicappati e dei disadattati
dipende anche dalla loro accettazione (ad esempio, la frequenza delle classi speciali
presso le scuole comuni diventa positiva solo se i genitori dei bambini normali
accettano gli handicappati; l'inserimento nel lavoro normale diventa possibile
solo se i lavoratori non handicappati accettano quelli handicappati; i gruppi
famiglia di handicappati possono sorgere nelle comuni abitazioni se tutti gli
inquilini li accettano, ecc.)».
Altre reazioni di
«destra»
Particolarmente significativa
la presa di posizione contro la proposta 1676 da parte dell'U.N.E.B.A. (Unione Nazionale Enti di Assistenza e
Beneficenza), che asserisce di raggruppare 12.750 enti di iniziativa o natura
privata e quasi tutti diretti da religiosi.
Nell'articolo «Una
amara sorpresa» apparso sul numero 10 del 1969 dell'organo ufficiale
dell'U.N.E.B.A. «Azione assistenziale»,
viene attaccata violentemente la proposta Foschi n. 1676 soprattutto con il
solito vecchio e trito argomento del rispetto delle volontà dei fondatori
degli istituti di assistenza.
Da osservare che nell'articolo non
vi è una sola parola di critica alla proposta di legge
Sono inoltre note le richieste degli
Enti Comunali di Assistenza (E.C.A.) che vorrebbero,
pur essendo una dei più inefficienti organi assistenziali, accrescere le loro
competenze, come risulta dal Convegno di Salerno del 1969 della loro
associazione di categoria (A.N.E.A.).
Le posizioni di cui sopra
(dell'UNEBA e dell'ANEA) coincidono - evidentemente non a caso - con quella
del Ministero dell'interno.
Al riguardo è utile segnalare che il
Dr. Belisario, Direttore generale dell'Assistenza
pubblica del Ministero dell'interno, intervenendo a
nome del Ministro Restivo al Convegno dell'UNEBA
svoltosi a Roma dall'11 al 13 maggio 1970, dopo aver affermato che gli istituti
religiosi per minori e per anziani sono ottimi, ha dichiarato che se vogliono
salvare il loro patrimonio ideale (e forse o soprattutto non solo quello
ideale), essi devono seguire le direttive del Ministero dell'interno!
Reazioni di «sinistra»
Non sono mancate le reazioni del
settore della sinistra (7).
Ci sembra che queste reazioni
derivino da un forte senso di colpa degli ambienti che si sono sempre
proclamati i difensori dei più deboli e che mai si erano occupati seriamente
degli emarginati e dei segregati.
La mancanza di conoscenza del
problema sembra anche dimostrata dalle prese di posizione contraddittorie sulle
due proposte di legge.
Sono significative
le affermazioni contenute nel documento «Per un sistema di sicurezza sociale.
Bozza provvisoria di documento di una Commissione di
studio del Gruppo di Lavoro per la sicurezza sociale della Direzione del P.C.I.»,
maggio
«Abbiamo constatato che un notevole
numero di amministratori, proprio per la debolezza
dell'elaborazione ideologica e politica, avevano onestamente recepito certi
indirizzi pseudo-scientifici, tutt'altro
che neutri, e li avevano ritenuti validi. Essi si erano affidati ai “tecnici” nella
gestione dell'universo assistenziale, diventandone i portavoce e battendosi
per rafforzare le istituzioni di ricovero, le classi differenziali, le scuole
speciali nonché la proliferazione di équipes medico-psico-pedagogiche,
ecc. e concretamente rafforzando il potere del gruppo dei tecnici.
«Così abbiamo assistito ad una
pandemia di posti-ricovero, ad una frammentazione eccessiva e ad una specializzazione esasperata dell'intervento sociale; un
indirizzo che tendeva a razionalizzare, a costruire la "gabbia d'oro"
dell'esclusione.
«Oggi occorre rivedere autocriticamente come si è operato anche sulla base delle
spinte che vengono da quel gruppo di operatori sociali
che vivono il dramma del loro ruolo di "emarginatori
sociali", e riconoscere che l'unica via di lavoro e di lotta consiste nel
restringere al massimo l'area dell'intervento istituzionalizzato».
Per quanto concerne l'Astrolabio, si rileva che nel numero del
23 novembre 1969, Bandinelli dopo aver confermato le
aspre critiche mosse alla proposta di legge n. 1676, affermava di ritenere che
«molto utile sia invece la raccolta di 50.000 firme promossa dall'Unione
italiana per la promozione dei diritti del minore
attorno al suo progetto di legge sugli handicappati».
In relazione agli articoli su L'Avanti ci sembra sufficiente rilevare, a dimostrazione della
scarsa maturazione sull'argomento, che l'edizione del 30 aprile 1970 portava
pomposamente in rilievo che il compagno socialista Corona presidente della Commissione
interna della Camera dei Deputati, si era attivamente adoperato per
l'approvazione della proposta di legge sui ciechi civili presentata dal
Ministero dell'Interno! A questo riguardo si deve osservare che la proposta
stessa è stata approvata con i voti favorevoli di parlamentari di tutti i
partiti, compresi quelli di sinistra.
Lo scherzo di cattivo
gusto dell'On. D'Aquino
L'On. D'Aquino
e altri deputati del M.S.I.,
senza aver interpellato alcuna associazione o persona che si era interessata della
stesura della proposta di legge di iniziativa popolare o della raccolta delle
firme, hanno presentato in data 19 gennaio 1970 alla Camera dei Deputati la
proposta di legge n. 2208 «Provvedimenti legislativi per i minorati psichici,
fisici, sensoriali, per i disadattati sociali, spastici o comunque
subnormali» (e già il titolo denota una ben scarsa conoscenza del problema).
La proposta è stata copiata per il
95% dal testo della proposta di legge di iniziativa
popolare e per il 5% sono state apportate modifiche. Si noti che dove la
proposta è stata copiata ciò è stato fatto senza molto riflettere tanto che la
proposta del M.S.I. comprende anche la definizione delle competenze alle
Regioni in materia di interventi per gli handicappati
ed i disadattati!
E' però significativo
notare che uno dei punti centrali della proposta di legge di iniziativa
popolare è stato modificato. Pretende infatti la proposta D'Aquino che le funzioni operative non siano
affidate in esclusiva ai Comuni o consorzi di Comuni ma contemporaneamente alle
provincie ed ai comuni, senza però che sia chiaro chi
dei due organi sia tenuto a provvedere.
Poiché l'On. D'Aquino
e altri hanno presentato al Parlamento un testo di legge di cui si sono appropriati senza essere richiesti, chiediamo che
ritirino la proposta «non loro» n. 2208, e invitiamo
Osservazioni
conclusive
Gli attacchi di sinistra alle due
proposte di legge hanno evidenziato la necessità di affrontare
le cause ambientali e soprattutto quelle sociali del disadattamento.
Nella relazione della proposta di
legge di iniziativa popolare avevamo scritto al punto
5.4: «Molte ricerche confermano che condizioni socio-economiche,
socio-culturali e igienico-sanitarie sfavorevoli
(zone depresse, rioni popolari non integrati, baraccati, immigrati, profughi,
ecc.) sono la fonte di numerosi disadattamenti e di alcune forme di handicap.
Molti casi di ritardi intellettivi, che spesso giungono ad avere conseguenze
analoghe all'insufficienza dell'intelligenza, sono dovuti
a queste condizioni. In questi casi l'azione sociale non può limitarsi a provvedere
ai soggetti colpiti, ma deve intervenire per rimuovere le cause del
disadattamento al fine soprattutto di prevenire ulteriori
vittime.
I pubblici poteri hanno il dovere,
nell'elaborazione degli interventi sociali, di dare priorità assoluta alla
rimozione delle condizioni disadattanti e di
impostare le nuove iniziative (costruzione di case popolari, redazione di
piani urbanistici, nuovi insediamenti industriali, ecc.) tenendo conto in
primo luogo delle esigenze della persona umana e della famiglia».
Ci sembra però evidente che sia
illusorio ritenere che una legge, comunque formulata,
possa rimuovere le cause del disadattamento che è una conseguenza - come è noto
- della politica socio-economica.
Né d'altra parte si può sostenere
che poiché i disadattati sono la conseguenza di cause
sociali disadattanti, essi devono essere abbandonati
a loro stessi. Sarebbe come sostenere che al colpito di silicosi non si devono
assicurare prestazioni, poiché è sull'ambiente di lavoro che occorre
intervenire.
Le proposte di legge sono state
presentate salo per assicurare il diritto a determinate prestazioni, creare
strutture che facilitino la partecipazione dei cittadini alla gestione dei
servizi, abolire tutti gli Enti che frazionando gli interventi non danno in
definitiva alcuna valida prestazione.
Ma soprattutto le due proposte di
legge hanno lo scopo di aprire un dibattito nel paese sui problemi degli
handicappati e dei disadattati che renda tutti
consapevoli sull'urgente necessità di adeguati interventi legislativi e sul
fatto che l'approvazione di una legge, pur perfetta che sia, non risolve i
problemi fondamentali della sua applicazione e naturalmente quello della
rimozione delle cause.
(1) Uguali
considerazioni possono essere fatte a riguardo della proposta di legge Foschi
n. 1676/Camera.
(2) Si osservi che la
«vocazione assistenziale» del Ministero dell'Interno è quella indicata nella
relazione da esso redatta per il Parlamento in occasione della presentazione
del bilancio dello Stato del 1963 (e non del 1869), che così si esprime:
«L'assistenza pubblica ai bisognosi (...) racchiude in sé un rilevante
interesse generale in quanto i servizi e le attività assistenziali
concorrono a difendere il tessuto sociale da elementi passivi e parassitari
(...)».
Vedasi anche la
relazione redatta dal Ministero dell'interno contro la proposta di legge n.
1676, che è stata riportata nel numero precedente di questa rivista.
(3) Il solo settore in
cui è stata sviluppata una analisi politica è quello psichiatrico, soprattutto
per l'azione condotta dall'Associazione per la lotta contro le malattie
mentali.
(4) La proposta di
legge sui ciechi civili ha lo scopo di annullare i contrasti fra l'Unione
Italiana Ciechi e l'Opera Nazionale Ciechi civili, per cui è stata decisa la
soppressione di quest'ultimo ente e il passaggio del personale al Ministero
dell'Interno, che acquisisce maggiori poteri anche per il fatto che
l'accertamento del diritto alla pensione è stato affidato a Commissioni
prefettizie (e non sanitarie) e l'erogazione della stessa è fatta dal Ministero
dell'Interno ai prefetti e successivamente da questi agli E.C.A. (e non
dall'organo che eroga la pensione sociale).
(5) Vedasi la
relazione del Ministero dell'Interno contro la proposta Foschi n. 1676.
(6) Da notare che «La
settimana del sordomuto» organo dell'Ente Nazionale dei Sordomuti
ha affermato nel numero del 18 aprile 1970:
«Per quanto poi in
particolare attiene i sordomuti d'Italia dobbiamo
ribadire che per legge essi sono rappresentati dall'Ente Nazionale Sordomuti
che è la loro Associazione di categoria, da loro stessi voluta e sostenuta ed
è pertanto più che evidente che nessuno all'infuori dell'ENS medesimo può
perorare e tutelare i diritti dei sordomuti ed ancora più arrogarsi la facoltà
di proporre sostanziali modifiche alla legislazione vigente senza neanche aver
interpellato l'ENS in via preventiva.
«D'altra parte, e
con ragione, la categoria dei sordi per tradizione vuole mantenersi
indipendente da qualsiasi altra categoria non per un sentimento di vano orgoglio
o per un eccessivo senso di amor proprio, ma esclusivamente
perchè vuole decidere del proprio destino, risolvendo i problemi che la
riguardano nella piena consapevolezza del proprio dovere e della propria
responsabilità, come già ha sempre fatto per il passato».
(7) L'Astrolabio del 2 e del 23 novembre
1969, dell'8 febbraio e del 3 maggio, Rinascita
del 10 aprile, l'Unità del 22 aprile,
L'Avanti del 7 e del 9 maggio 1970.
Si noti che l'Unità aveva in
precedenza appoggiato la proposta di legge di iniziativa popolare, L'Avanti anche quella Foschi n. 1676.
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