Prospettive assistenziali, n. 13, gennaio-marzo 1971

 

 

DOCUMENTI

 

CONFERENZA STAMPA SUI RECENTI AVVENIMENTI RELATIVI ALLA ASSISTENZA DEI MINORI IN ISTITUTO

 

promossa da:

A.C.L.I. DI TORINO - SEGRETERIE PROVINCIALI C.G.I.L. - C.I.S.L. - U.I.L.

 

 

In merito alle indagini svolte dalla magistra­tura sugli istituti di assistenza all'infanzia, che recenti scandali hanno riportato agli occhi sem­pre più sconcertati ed esasperati dell'opinione pubblica, rileviamo che:

a) l'ONMI non ha adempiuto agli scopi per cui era stata costituita. Fra questi scopi c'è quello di:

- vigilare sull'applicazione delle disposizio­ni legislative e regolamentari per la protezione della maternità e dell'infanzia, comprese quella della legge 431 sull'adozione speciale;

- controllare tutte le istituzioni pubbliche e private di assistenza all'infanzia;

- proporre ai prefetti la chiusura degli isti­tuti inadeguati;

- segnalare all'autorità giudiziaria gli isti­tuti privi di autorizzazione a funzionare e quanti non segnalano i minori ricoverati, dimessi o affi­dati.

Se a Roma si è scoperto che l'ONMI non ha svolto i suddetti compiti, si ha fondato motivo di credere che la situazione sia ben più genera­lizzata. Infatti le denuncie di irregolarità presen­tate dall'Unione per la Promozione dei Diritti del Minore riguardano 60 città. Perciò chiediamo che la Magistratura apra una seria inchiesta in tutto il territorio nazionale.

b) La Magistratura Minorile si dimostra assolutamente inadeguata: in particolare gli uf­fici del giudice tutelare (n. 22 a pieno tempo su n. 899 preture) che dovrebbero difendere i diritti di tutti i minori, controllare gli istituti, ricevere le segnalazioni dei minori abbandonati o maltrattati e che invece si limitano, nel mi­gliore dei casi, a svolgere pratiche di natura pa­trimoniale.

c) Infine, le più gravi responsabilità rica­dono sul Ministro degli Interni cui, direttamente e tramite le Prefetture, compete di:

- vigilare su tutte le istituzioni di assi­stenza;

- decretare la chiusura degli istituti inade­guati;

- denunciare all'autorità giudiziaria i fatti contrari alle disposizioni emanate a tutela dei minori.

Le Prefetture non hanno mai svolto questi compiti; addirittura, in molti casi, non hanno dato corso alle denunce dell'ONMI come quelle famo­se degli istituti dei «Celestini» di Prato e di Grottaferrata.

Anche a Torino il recente scandalo della «Ca­sa dei bimbi» di Vernone e della «Casa della Annunziata» di Marcorengo dimostra la volontà precisa dell'ONMI e della Prefettura di mante­nere l'attuale anacronistica e assurda situa­zione.

La grave realtà dei due istituti, fatta di iso­lamento, indecenza di locali, malnutrizione, mal­trattamenti, mancanza di personale, era stata se­gnalata da privati cittadini. Con notevole ritardo l'ONMI aveva accertato (citiamo da una rela­zione ufficiale) «una situazione carente sotto tutti gli aspetti», e aveva chiesto alla Prefettura la chiusura dell'istituto di Marcorengo. Altret­tanto per Vernone.

Alcuni giornali ne avevano parlato, determi­nando interesse ed emozione nell'opinione pub­blica.

Ora si sa che una commissione, costituita da un Vice-Prefetto, il Medico Provinciale e il Direttore Sanitario dell'ONMI, alla insaputa di tutti, ha svolto una inchiesta ed ha sentenziato che tutto va bene nei due istituti, per cui ha ri­tirato ogni addebito.

Noi non crediamo che la gravissima situa­zione di pochi mesi fa si sia completamente sa­nata; denunciamo le manovre politiche che ten­tano di mettere tutto a tacere, come è avvenuto per «Villa Azzurra»; contestiamo una Commis­sione, costituita proprio dai rappresentanti di quegli Enti che hanno le più gravi colpe di ne­gligenza e chiediamo che venga riaperta sui due istituti una inchiesta, alla luce del sole, da parte di una commissione di consiglieri provinciali.

Ancora una volta i colpiti sono figli di lavo­ratori, di emarginati, appartengono alla classe dei «subordinati», di quelli che, di fronte ai so­prusi e alle difficoltà, non hanno sufficienti stru­menti di difesa.

In questo senso tali istituti si inseriscono bene nel quadro sociale attuale, che tende a per­petuare le condizioni di appartenenza alla stessa classe sociale, e compiono sulle spalle dei lavo­ratori questa enorme speculazione; di offrirsi come gestori di servizi e di aiuto educativo ben sapendo di non averne strumenti e capacità.

La presa di coscienza delle forze sociali inte­ressate e dei lavoratori in particolare intorno a questi problemi è ormai un dato di fatto.

I lavoratori, attraverso le loro organizzazioni non intendono che, ancora una volta, l'aver messo in luce questi bubboni dell'assistenza si traduca in un puro episodio scandalistico mo­mentaneo.

Chiedono pertanto che:

- vengano chiaramente individuati i respon­sabili di tali enormità e puniti secondo la legge;

- che l'ONMI, struttura con tante gravi de­ficienze, che si dimostra incapace di svolgere i compiti affidati, perchè strumento burocratico sottratto agli effettivi controlli democratici, sia soppressa;

- siano sottratte le competenze in merito all'assistenza minorile al Ministero degli Interni, cui non possono essere demandati compiti rela­tivi all'assistenza, non essendo questa affare di ordine pubblico ma un ben più complesso feno­meno economico e politico della società civile, i cui utenti, non sono dei «parassiti» da cui la società si deve difendere (tale è invece la con­cezione del Ministero degli Interni) ;

- le denuncie presentate in merito a situa­zioni irregolari dall'Unione promozione dei Di­ritti del Minore abbiano corso e sollecitano per­tanto la Magistratura a farsi carico di questi suoi compiti;

- la creazione in ogni capoluogo di Provin­cia degli Uffici di Giudice Tutelare con adeguato personale a pieno tempo;

- le funzioni ora esercitate dall'ONMI e ogni vigilanza in materia di assistenza minorile, comprese le funzioni ora svolte dal Ministero di Grazia e Giustizia, siano demandate immediata­mente alle Regioni.

I lavoratori, inoltre, sono ben consapevoli che nel quadro delle riforme, va affrontato con asso­luta urgenza anche il problema della assistenza, promuovendo una legge quadro secondo criteri che:

- rompano l'attuale strutturazione burocra­tica, categoriale e accentrata della assistenza, per demandare agli Enti locali il controllo e la gestione delle funzioni in merito alla assistenza, previdenza, sanità e ai servizi sociali in genere;

- prevedano la più ampia partecipazione dei lavoratori a forme di controllo democratico dei servizi istituiti.

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it