Prospettive assistenziali, n. 13, gennaio-marzo 1971

 

 

DOCUMENTI

 

DISADATTAMENTO SCOLASTICO E SERVIZIO DI MEDICINA SCOLASTICA (1)

 

 

PREMESSA

 

La scuola dell'obbligo

Il termine «scuola dell'obbligo» è una mistificazione, in quanto la legge istitutiva prescrive l'obbligo scolastico fino al 14° anno di età e non fino al conseguimento del diploma di scuola media inferiore.

Scuola dell'obbligo significherebbe invece che ogni ragazzo ha il diritto di fare tutte le classi, ogni anno una classe e che gli si insegnino tutte quelle cose di cui ha bisogno, cercando i sistemi più efficaci ed i metodi più adatti a fargli superare certe difficoltà.

 

SITUAZIONE ATTUALE

 

Le classi differenziali

In realtà, invece, i bambini che presentano particolari difficoltà vengono oggi etichettati ed emarginati, grazie al sistema delle classi differen­ziali e scuole speciali, la cui rapida diffusione non ha come fine quello di assistere in modo individualizzato allievi con particolari carenze di tipo psico-fisico, ma quello di diminuire la «pressione» degli irregolari sulla scuola, senza dover modificare aspetti strutturali del sistema, quali i cicli, i programmi, i libri di testo, gli orari, la formazione del personale, ecc.

 

Disadattamento scolastico

Nella maggior parte dei casi il disadattamento scolastico non è da imputarsi a carenze individuali insormontabili dei singoli bambini, ma è strettamente legato alla struttura scolastica che, non solo non è in grado di rispondere alle esigenze dei minori, ma spesso concorre pesantemente a deformare la personalità in sviluppo.

 

Strutture classiste

Il ritardo scolastico colpisce soprattutto le classi meno abbienti, il proletariato e il sottoproletariato. Inchieste, studi e convegni (fra cui «Psi­chiatria e Enti locali» - Reggio Emilia - 9/5/1970) hanno ampiamente di­mostrato il legame fra le strutture della scuola e l'organizzazione classista della società, in particolare fra gli strumenti selettivi della scuola dell'ob­bligo e l'andamento dell'occupazione negli ultimi anni (1954-1969). Uno dei problemi fondamentali della forza lavoro in Italia è lo scarso numero dei lavoratori disposti ad accettare lavori economicamente e socialmente poco retribuiti: nei paesi a sviluppo capitalistico avanzato questi posti vengono occupati dai lavoratori stranieri (Svizzera, Germania) o dai negri (Stati Uniti), mentre in Italia si vogliono inserire in questo settore dell'occupa­zione la maggior parte dei 70.000 alunni che ogni anno sono inviati dalle prime classi della scuola elementare alle classi differenziali.

 

Le équipes

Gli strumenti generalmente utilizzati per mettere in atto quest'opera di emarginazione sono attualmente le équipes diagnostiche medico-psico­pedagogiche.

Tali équipes presentano oggi gravi carenze che concorrono a farne un acritico strumento del sistema scolastico, utilizzate in realtà solo per etichettare ed emarginare i bambini «difficili»:

- operano esclusivamente sul singolo bambino, a livello diagnostico qualitativo (test, Q.I., ecc.) e con criteri selettivi;

- non danno alcuna indicazione di terapia, non sono partecipi del lavoro di recupero e non controllano mai il risultato delle loro diagnosi;

- non sono coinvolte nella realtà ambientale, che invece concorre a determinare le cause sociali del disadattamento scolastico, ma lavorano a tempo parziale in più scuole;

- hanno pochissimi rapporti con gli insegnanti, i quali vengono anzi deresponsabilizzati dal ruolo autoritario degli «specialisti» delle équipes;

- alcune équipes sono incomplete per cui viene a mancare l'apporto di discipline fondamentali;

- le convenzioni del Provveditorato agli Studi che regala l'attività delle équipes ne determina solo le modalità organizzative senza fissare alcun obbiettivo né contenuto;

- a causa della struttura verticale ed autoritaria dell'équipe e della quasi inesistenza del neuropsichiatra e del direttore didattico, la colla­borazione fra i membri stessi dell'équipe è quasi nulla, e la funzione dei singoli tecnici è mortificata: di conseguenza il giudizio sul bambino non riesce mai ad essere completo e scientificamente attendibile e la conse­guente emarginazione si fonda su basi che una corretta critica a livello psicologico e pedagogico scalzerebbe con estrema facilità.

In queste condizioni di lavoro, prive di contenuti e obbiettivi, le équi­pes si traducono di fatto, al di là della buona volontà dei singoli opera­tori, in uno strumento di emarginazione, mentre invece le équipes stesse sarebbero veramente indispensabili, sia per un trattamento individualiz­zato delle situazioni più problematiche, sia per un apporto specialistico all'opera educativa della scuola verso tutti gli allievi.

 

PROPOSTE

 

Ruolo nuovo delle équipes

Affermiamo che:

- devono cambiare sostanzialmente gli obbiettivi delle équipes, ab­bandonando i criteri selettivi individuali, per puntare alla prevenzione e al recupero di ogni forma di ritardo;

- le équipes vanno intese come un gruppo di specialisti che si affianca al personale insegnante e che viene direttamente coinvolto nell'attività edu­cativa della scuola, coinvolgendo a sua volta gli insegnanti nell'analisi e nel trattamento dei casi particolari; perciò si deve tendere ad una équipe per ogni scuola, abolendo l'attuale dannosa attività a tempo parziale;

- gli specialisti impiegati nella scuola devono far parte degli ope­ratori già impegnati a pieno tempo nella zona territoriale interessata dalla scuola, in quanto i problemi dei ragazzi possono essere risolti solo da in­terventi coordinati a livello di servizi di quartiere, assistenza familiare, or­ganizzazioni di tempo libero, ecc.;

- lo strumento privilegiato di intervento deve essere il continuativo lavoro di gruppo fra insegnanti, specialisti e genitori.

 

Riforma della scuola

In sintesi, questo nuovo tipo di équipes deve porsi come uno degli strumenti che concorrono a fare della scuola una struttura capace di rispon­dere ai bisogni di tutti i bambini, in qualsiasi situazione si trovino, realiz­zando nei fatti il diritto di tutti alla scuola dell'obbligo.

Perciò la riforma della medicina scolastica si inquadra ed ha signifi­cato solo nella più vasta e profonda riforma della scuola. Nel nuovo sistema scolastico che andiamo prospettando non ci sarà bisogno delle classi differenziali, mentre per gli handicappati più gravi (che attualmente ven­gono a torto considerati non scolarizzabili o che semplicemente non pos­sono andare a scuola perchè non ci sono scuole speciali vicine) si devono creare subito classi speciali nelle scuole comuni, non assurdi doppioni delle classi normali, ma strutture dotate della attrezzatura necessaria per met­tere in atto quelle stimolazioni conoscitive che permettono al bambino la graduale acquisizione del massimo livello di autonomia cui l'handicap gli permette di giungere.

 

L'Ente locale

Primo passo della necessaria riforma è un radicale cambio di dire­zione politica: è urgente che tutto il servizio di medicina scolastica sia sottratto alle strutture burocratiche del Ministero della Pubblica Istruzione (le 19 équipes - 7 del Comune di Torino - 8 della Provincia di Torino - 3 dell'EPMF - 1 dell'ONMI - sono attualmente tutte convenzionate con il Provveditorato agli Studi). Con l'istituzione del servizio di medicina sco­lastica gli Enti locali avrebbero possibilità effettive di intervenire sulle scuole e istituti di istruzione pubblici e privati, sulle istituzioni parasco­lastiche e sugli istituti medico-psico-pedagogici, educativi e assistenziali, mettendosi realmente sulla via della costituzione delle Unità socio-assi­stenziali e sanitarie locali, unica reale alternativa di fronte al fallimento dell'ONMI e di tutta l'assistenza minorile. Ciò è permesso, anzi richiesto, dalla legge in base al D.P.R. del 22/12/1967 - 1518 (Gazzetta Ufficiale 43 - 6/6/1968) che impone ai Comuni e ai Consorzi di Comuni (sosti­tutivamente alle Province) l'obbligo di istituire il servizio di medicina sco­lastica con funzione sia igienico-sanitarie, sia medico-psico-pedagogiche.

 

Compito più ampio

La suddetta legge demanda al servizio di medicina scolastica oltre che il compito di istituire classi differenziali e speciali, anche compiti ben più ampi ed efficaci di quelli richiesti dalle attuali convenzioni del Mini­stero della Pubblica Istruzione, quali appunto gli interventi sugli insegnanti, sui minori, le famiglie e l'ambiente, i trattamenti psico-terapici ambulato­riali e presso internati.

 

Partecipazione e controllo democratico

Un semplice trasferimento di competenze dal Ministero all'Ente locale non è di per sé risolutivo, senza una sostanziale modifica di rapporti fra le strutture scolastiche e la comunità. Bisogna ottenere forme nuove di cogestione, controllo democratico e partecipazione di cittadini, comitati di genitori, gruppi di base, organizzazioni di quartiere, ecc. che inseriscano la lotta al disadattamento scolastico nella più grande lotta a ogni forma di emarginazione sociale.

 

 

 

(1) Documento redatto a cura di un gruppo di sindacalisti, psicologi, insegnanti e assistenti sociali di Torino.

 

www.fondazionepromozionesociale.it