Prospettive
assistenziali, n. 13, gennaio-marzo 1971
ATTUALITÀ
INCONTRO
CON IL MONDO RIFIUTATO (1)
DUE ESPERIENZE DI UN COLLOQUIO «DIVERSO» TRA BIMBI NORMALI E BIMBI ESCLUSI
Già nella rivoluzionaria esperienza
di un maestro elementare, Mario Lodi, è stata posta in modo concreto la
problematica della formazione della personalità umana ed il suo libro (2) è
molto utile per richiamare ad una analisi della vera
scuola italiana che - per la maggioranza almeno degli italiani - è quella che
è, perché i bambini parlano dell'Inferno con i loro compagni di scuola e perché
i genitori chiedono ai maestri di battere i loro figlioli.
Sono molto lodevoli perciò le
iniziative dell'A.A.I. di Udine che ha sollecitato i
bambini di alcune scuole elementari a discutere e a comprendere i problemi dei
loro compagni esclusi. Per seguire questo dialogo riportiamo alcune
osservazioni di questi bambini e vediamo come e quanto essi
si siano accostati al «mondo rifiutato».
RICCARDO, I classe:
Caro
bambino, ti sono vicino con tutto il mio cuore con affetto.
ROBERTO, II classe:
Molti
giorni fa ho visto un povero e gli ho dato dei soldi, se fosse stato più vicino
a casa gli avrei dato pane ed altre cose perché mi fanno molto
pena.
DINO, V classe:
Io
so che questi bambini non sono normali, mi fanno compassione.
CHIARA, II classe:
Io
dirò qualche preghiera per i bimbi ammalati.
CLARA, II classe:
Io
quando trovo un povero disgraziato lo voglio aiutare
perché voglio fare una buona azione.
Come si vede siamo ancora ad una
partecipazione come aiuto ai bambini bisognosi, pietà,
bontà, protezione, con qualche atteggiamento anche iperprotettivo
o di superiorità come questo:
LORENZA, IV classe:
Un
giorno con la mamma sono andata nel campo degli zingari, ho giocato con i
bambini nomadi e i loro asinelli; io penso che bisogna trattare bene questa
gente e aiutarla a diventare più civile.
ROSSELLA, II classe:
Io
conosco una bambina che non capisce niente, appena le tocco una bambola strilla
e sua mamma la picchia.
Alcuni sono più pensosi e meditano:
ENRICO, III classe:
Quando
vedo per strada un bambino che non assomiglia né a me né agli altri divento
curioso, forse sorrido, mio padre no diventa serio: io
sono un bambino il mio papà fa l'impiegato, penso che nessuno di noi possa far
niente.
In altri c'è una raggiunta
convinzione:
SANDRA, II classe:
Se
io trovassi un rifiutato lo accoglierei come fosse un fratello.
In altri ancora c'è il desiderio di
compiacere il maestro:
MAURO, IV classe:
Il
maestro ci ha parlato dei bambini che non hanno la possibilità di correre e
giocare, noi dobbiamo perciò cercare di aiutarli.
Però le osservazioni più adeguate alla comprensione del problema sono state date da
bimbi che già si sono trovati a contatto con bimbi disadattati (notiamo anche
che il minorato psichico suscita meno facilmente compassione di un minorato
fisico):
PAOLA, II classe:
Nel
mio cortile c'è un bambino che non capisce niente, perciò nessuno vuole che
giochi, quando però ha un giocattolo nuovo tutti gli vanno vicino. Un giorno ha
portato un bell'arco con una freccia e i più grandi
glielo hanno strappato di mano e si sono messi a giocare. Noi lo chiamiamo «tubo» e lui torna a casa piangendo.
ALESSANDRO, II classe:
Da
mia nonna a Cervignano c'è una bambina che è nata con
una gamba lunga e una corta.
PATRIZIA, IV classe:
Io
conoscevo una bambina che si chiamava Daniela ed era nata storta.
MARIA GRAZIA, I classe:
La
mia più grande amica è Donatella è senza un braccio ed
io le voglio bene.
DANIELE, II classe:
Ho
giocato qualche volta con dei bambini sordomuti e nel gioco non mi accorgevo che quelli non sentivano.
Proprio da questa possibilità di
vedere attraverso i giochi con nuovi occhi i bimbi «diversi» attraverso
attività comuni e collaborazioni di gruppi è nata
l'altra esperienza che ha visto sempre impegnata l'A.A.I. di Udine nel tentativo
di unire per il periodo di vacanza bimbi normali e subnormali in un soggiorno
alpino a Lauco nell'estate 1970 (3).
Riportiamo le conclusioni di un
gruppo di tecnici alla fine del soggiorno: (4)
«Questo esperimento
può dirsi riuscito, avendo raggiunto il fine che si era posto: ridare
l'occasione ai bimbi normali e subnormali di trascorrere una vacanza assieme e
offrire loro la più ampia possibilità di reciproca integrazione attraverso la
vita e l'attività in comune. Si ritiene quindi senz'altro valido l'esperimento
e da ripetersi tenendo conto anche delle eventuali possibilità, in base alle
esperienze acquisite, di inserire alcuni medio-gravi».
(1) Il volume è stato
pubblicato dagli organizzatori della manifestazione tenuta a Udine nel dicembre
del 1969 per un colloquio più aperto e rinnovato tra i cittadini e quelli che
essi chiamano i cittadini di secondo grado.
L'Amministrazione
per le Attività Assistenziali italiane e
internazionali ha aderito alla pubblicazione del volume che raccoglie insieme
ad osservazioni di bimbi che qui riportiamo, espressioni grafiche di bambini
disadattati, nell'intento di offrire «una possibilità di conoscenza settoriale
dei fenomeni sociali e delle soluzioni assistenziali in termini moderni».
(2) Il paese sbagliato, ed. Einaudi, 1970.
(3) Il secondo turno
ha ospitato 154 minori di cui 90 maschi e 64 femmine, i bambini subnormali
erano 75 di cui 8 della scuola speciale di Gorizia, 7 bambini provenivano dal
Centro Tutela Minorile di Udine.
(4) La relazione del
soggiorno che ci è stata inviata dall'A.A.I. di Udine e che ci ha dato alcune
utili notizie sul soggiorno è firmata dall'Assistente sociale A.A.I., dalla Direttrice, dalla Coordinatrice dell'Upsi e dall'Assistente alla Direzione.
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