Prospettive
assistenziali, n. 13, gennaio-marzo 1971
LIBRI
GIOVANNI SENZANI: L'esclusione anticipata, Ed. Jaca Book (Via Saffi 19, 20123 Milano) L. 1800.
«Calci nella faccia ti hanno dato?».
«Eh sì... ma sono sciocchezze». «Specialmente gli occhi, fanno due occhi così
poi prendono gli scarafaggi li mettono sulla pancia, il bicchiere sopra, quelli
non prendono aria e tirano sangue, poi acqua e sale ce la fanno bere, ma noi
non vogliamo bere, e dicci prima quello che hai fatto, ma non ho fatto niente,
allora ti diamo l'acqua, uno naturalmente deve dire cose
che non ha fatto».
Il lettore amante del bello scrivere
ci perdoni: «L'esclusione anticipata», di Giovanni Senzani
(Ed. Jaca Book) non è un libro piacevole, ma un preciso, atroce
rapporto fatto per riempirci di rabbia e di rimorso. L'autore ha visitato le
centodiciotto case di rieducazione italiane e ha registrato le voci dei
ragazzi che la società vi ha escluso e segregato. Pochi commenti accompagnano
questa processione dolorosa: poche parole dell'autore e le testimonianze di educatori, agenti, direttori, familiari. Un paesaggio
aspro, soffocante, una denuncia che ci chiama tutti in causa, a rispondere
delle torture inflitte ingiustamente a più di seimila giovani, colpevoli
soltanto di essere nati in una famiglia sbagliata.
Uno di loro ha scritto una poesia: «Cosa
ci fate / istinti d'odio / e di violenza / in un povero
animo / di un povero animo / che lotta con se stesso / per non piangere / della
vita». E noi che cosa facciamo a questi ragazzi? Ecco:
«...Loro cominciarono a picchiarmi, con dei manrovesci, calci, pugni e allora io sperando che qualcuno li facesse smettere, mi
misi ad urlare, non l'avessi mai fatto, arrivò di corsa un brigadiere che mi
prese a calci e pugni dove capitava, io dal male mi ero piegato in due così
arrivò un calcione nel petto che mi portò via anche la pelle...». I
maltrattamenti sono la regola e la ferocia più brutale
si scatena assurdamente contro giovani senza difesa, che questi istituti avrebbero
il compito di «rieducare».
Ma la sostanza del problema non è in
queste crudeltà estreme. La denuncia che emerge dal libro (parole vive di
cento testimoni) smaschera un meccanismo di esclusione
sociale precoce che non è possibile ridurre alle sue manifestazioni più
esplicite e clamorose. Disciplina rigida, orari regolati
al secondo, monotonia, consuetudini militaresche, sporcizia, celle di
isolamento, punizioni corporali, vitto pessimo, custodia assillante, sono
vecchi e odiosi attrezzi che (ci assicurano) presto verranno eliminati. Ma
anche in questa prospettiva ottimistica rimarrà la
profonda ingiustizia di una società che si vendica dei propri difetti
escludendo i deboli, i poveri, gli indifesi e segregandoli perché non
inquietino la coscienza tranquilla dei «normali».
Una simile ingiustizia non si sana
costruendo gabbie dorate per i «ragazzi disadattati», ma eliminando ogni
ipotesi di esclusione e cancellando per sempre dai
nostri luoghi comuni l'idea che essere poveri o «diversi» sia un delitto.
Comunemente si crede, infatti, che i ragazzi delle case di rieducazione siano
dei delinquenti precoci, dei piccoli mostri da rinchiudere
perché pericolosi per sé e per gli altri.
Non è così: nella maggioranza dei
casi si tratta di giovani abbandonati dalle famiglie, denunciati per una fuga
da casa («Mia madre per darmi una lezione mi fece mettere in un istituto di osservazione dove a sentir parlare la gente qui dentro ci
sarebbe la feccia della società»), allontanati perché incomodi o svogliati,
ripudiati perchè testimoni e vittime di situazioni familiari imbarazzanti. La
miseria pianta ansie e inquietudini nei nuclei sociali emarginati, crea
ribellioni, fabbrica individui predestinati all'esclusione, «disadattati» nei
confronti di una scuola, di una disciplina che sembrano fatte apposta per
allontanarli.
Molti bambini entrano in istituto a
sei anni e ne escono a ventuno. Molti, di ribellione
in ribellione, proseguono in carcere una carriera
iniziata con un furto di frutta o con una bocciatura. Eppure
le case di rieducazione sono (teoricamente) collegi per ragazzi che circostanze
avverse hanno reso più «difficili» degli altri: più bisognosi d'affetto, più
ansiosi, più indifesi. Gli istituti dovrebbero insegnargli a scegliere, a essere più liberi, ad aver fiducia in se stessi e nel
prossimo. Invece avviene il contrario: i giovani
apprendono la violenza e l'odio e la legge del più forte, nelle loro prigioni
per innocenti. Imparano a loro spese che la libertà è un lusso per
privilegiati, e per loro un delitto: i più fortunati si
«riadattano», capiscono che la passività e l'obbedienza cieca sono le loro uniche
speranze. Gli altri si ribellano: pochi ragazzi hanno già commesso reati quando entrano in istituto: quando ne escono (privi,
in genere, di una seria prospettiva di lavoro) sono, in gran parte, disposti
al crimine, pronti per la esclusione perpetua.
Era questo l'obiettivo della
società? Probabilmente sì, se è vero che le case di rieducazione
custodiscono e non «rieducano», esasperano i rancori e non liberano
(dall'ignoranza, dalla paura, della differenza) la personalità dei giovani
reclusi. Le testimonianze raccolte nel libro di Senzani
sono schiaccianti: «In questo istituto non c'è
divertimento, non c'è niente, sembriamo bestie là dentro». «Sono o non sono una
persona umana? Allora mi domando se questo istituto mi
ritiene tale...». «Questo anno per la
disorganizzazione dei corsi è morto un ragazzo, si chiamava Adriano...».
L'esclusione anticipata è un
panorama di dolore senza fine, una galleria di soprusi perpetrati con la
complicità della legge e della colpevole indifferenza
dell'opinione pubblica. Decine di personaggi frequentano, in questo libro, la
sofferenza dei ragazzi reclusi, con incoscienza, con crudeltà, con ottuso
egoismo. I genitori: «Egregio direttore, con la presente vengo a domandarle se
è possibile avere quel che resta della mesata di mio figlio Leandro...» (la mesata è la paga mensile).
La suora: «Canzonissima dipende, l'hanno veduta, poi
insomma c'è stata qualche cosa. Ci sono alcune si infatuano
troppo... dei balletti più che altro, non è il caso insomma». Il
vice-direttore: «Pare che il ragazzo abbia tentato di impiccarsi, dal suo fascicolo
personale appare che già da piccolo aveva tentato di
impiccarsi, ma sempre per motivi di esibizionismo, non per altro». L'agente: «Chi
sbaglia, non so, oggi nella vita pure che sbaglia può sempre rimediare lo
sbaglio, ma soltanto deve pagare, pagando il
contributo». Dal diario di un censore: «B.B. non
lavora metterlo in cella. Se T.
non lavora e fa storie sia messo in cella».
«Fatemi uscire non
ci resisto più ho provato pure a togliermi la vita per non soffrire più»:
l'appello di questo ragazzo rinchiuso nell'istituto di Volterra è rivolto a
tutti noi. È l'invocazione che migliaia di esclusi («disadattati»,
vecchi, malati di mente...) gettano in faccia alla società, dai ghetti dove
scontano la colpa di essere poveri, improduttivi, «diversi».
GIULIANO ZINCONE
(per
gentile concessione del Corriere della Sera che ha pubblicato questa recensione l'8 agosto 1970).
A. FARRACE - F. SANTANERA - A. M.
MACCOTTA CECCARELLI - V. CHIMEZ DI GIACOMO, Servizi Sociali: Nuove prospettive per gli Enti Locali, Quaderno n.
19 della Fondazione Zancan (Riviera Tito Livio, 17 -
35100 Padova) L. 2000.
L'istituzione delle regioni porterà
innovazioni reali nei servizi di base per i cittadini: servizi scolastici, assistenziali, sanitari?
La nostra società saprà utilizzare
questa occasione storica per realizzare una rete efficiente di servizi
sociali che coprano veramente i bisogni reali di tutti
i cittadini, che partano dai più svantaggiati, che evitino discriminazioni ed
emarginazioni, che consentano la effettiva partecipazione di tutte le forze
della comunità?
Nel terzo
seminario dell'unità locale dei servizi (Malosco
settembre '70) promosso dalla Fondazione «E. Zancan»,
sono stati presentati alcuni importanti contributi teorici che meritano di
essere divulgati.
Sono:
- una sintesi della
elaborazione teorica intorno all'unità locale dei servizi, fino al seminario
del 1970 curata dall'Ufficio Studi A.A.I.
- Un contributo per una riforma
generale del settore assistenziale, presentato in un
documento elaborato dall'Unione Italiana per
- Una diagnosi sulla situazione
attuale degli enti locali, formulata dal C.S.O.S.
(Centro Sviluppo e Organizzazione Sociale) di Torino.
- Un'analisi
critica della scuola di fronte al decentramento amministrativo condotta da un
assistente sociale presso la scuola magistrale ortofrenica Montesano
di Roma.
I quattro documenti presentati in
questo quaderno sono di particolare attualità e
interesse in questo momento in cui le Regioni stanno facendo i primi passi e
le autonomie locali dovrebbero prendere vigore e concretezza con forme nuove
e innovative.
Non costituiscono un punto
definitivo di arrivo, ma un contributo al dibattito
ed alla ricerca per il rinnovamento dei servizi sociali.
PEPPINO ORLANDO, Scuola di Servizio Sociale: Etica e
Partecipazione, Quaderno n. 18 della Fondazione Zancan
(Riviera Tito Livio, 17 - 35100 Padova) L. 2900.
Da qualche tempo negli ambienti del servizio sociale si sente spesso parlare di crisi.
Crisi del servizio sociale non è momento di frustrazione: è un «passaggio»
storico che porta precise domande e gravosi impegni da affrontare con
lucidità e coraggio.
Non è una moralistica e generica
condanna del passato, ma consapevolezza critica di una
storia affidata all'intelligenza e alla responsabilità umana.
Nel Quaderno n. 18 sono sviluppati 3
temi: Persona e Alienazione, Autorità e Potere sembrano essere essenziali per
il corso di etica nelle scuole di servizio sociale e
che costituiscono un ripensamento critico di notevole interesse e valore sui
punti focali dai quali è partita la crisi del servizio sociale e sui quali si
innesta il suo futuro sviluppo.
In prima appendice il Quaderno
contiene i verbali stesi durante l'esperienza del monitorato collettivo
avvenuta nel 1967/68 con il II anno di una Scuola di
Servizio Sociale.
Si tratta di un riferimento alla
realtà scolastica, che costituisce un indispensabile confronto con la
trattazione teorica dei temi presentati dall'autore al seminario
sull'insegnamento dell'etica nelle scuole di servizio sociale (Abano-Terme 3-5 gennaio 1970).
In seconda appendice contiene
integralmente i verbali stesi durante il seminario.
A.A.I., La programmazione sociale: Documentazione italiana ed estera,
1969.
Con questo volume
- che costituisce il secondo della serie «Indagini e documentazioni sociali» - l'A.A.I. ha
inteso dare un ulteriore contributo
all'approfondimento nel nostro Paese dei temi della programmazione sociale.
Come è detto nella presentazione del volume,
questo vuole costituire un «ulteriore stimolo per un allargamento del
dibattito sui temi della programmazione sociale, ma soprattutto si prefigge di
porre un utile materiale di documentazione a disposizione di quanti,
direttamente o indirettamente, si occupano del tema; dai responsabili a
livello nazionale, agli esperti del settore, ai componenti i Comitati regionali
per la programmazione economica, agli operatori sociali, ai responsabili della
politica, della organizzazione e della conduzione dei servizi sociali».
Superando il pericolo sempre latente
in pubblicazioni del genere, di affastellare documenti, notizie, senza un
ordine logico e una impostazione unitaria, i
compilatori dell'ampia documentazione si sono innanzitutto preoccupati di dare
un filo logico al volume che fosse coerente con la finalità ultima più sopra
evidenziata, di offrire realmente un utile strumento di consultazione.
In una prima parte sono stati presentati così testi e contributi di più
immediato interesse ed attualità e più direttamente capaci di costituire un
richiamo concreto per i lettori; particolare rilievo assume in questa parte un
ampio stralcio dei capitoli dei vari schemi regionali di sviluppo economico
riguardanti il settore dei servizi sociali e sanitari ma tutta la documentazione presentata si ispira comunque all'intento di concentrare
l'attenzione su aspetti concreti di lavoro, su quanto è già entrato o deve
entrare nel meccanismo della programmazione dei servizi sociali e
dell'articolazione regionale dei servizi stessi.
Dall'esame in particolare degli
schemi di sviluppo è possibile individuare ad esempio le tendenze fondamentali
seguite dai Comitati regionali per la programmazione in materia di assistenza e di servizi sociali. Tali posizioni, alle
quali corrisponde un diverso grado di sensibilizzazione ai problemi sociali ed
un corrispondente, diverso impulso dato agli studi in questo campo, possono in linea di massima enuclearsi: nella mancata
considerazione, talora, dei problemi dell'assistenza, talora assoluta, talora
temperata dall'inquadramento di particolari servizi nell'ambito di altri
settori sociali, in particolare quello sanitario; in una impostazione
tendente, da un lato, all'analisi della situazione attuale dei servizi sociali,
da un altro all'individuazione delle grandi linee direttrici dell'intervento
futuro, da un altro ancora alla denuncia degli ostacoli che oggi rendono
impossibile o inutile il passaggio alle fasi successive e più concrete della
programmazione regionale; in una impostazione, infine, di carattere non soltanto
descrittivo ma tendente a delineare un primo programma assistenziale di
dimensioni regionali fondato sulla valutazione dei fabbisogni per tipo di
servizio, sull'individuazione di obiettivi settoriali e, in qualche caso, sul
calcolo della spesa necessaria in base alle risorse regionali destinabili a
questo tipo di impieghi.
La seconda parte della pubblicazione ospita a sua volta gli stralci di alcuni piani di sviluppo stranieri che trattano di
materie in qualche modo connesse a problemi sociali, assistenziali, sanitari,
previdenziali.
I Paesi rappresentati sono il
Belgio,
In questa stessa parte vengono
quindi presentati numerosi documenti delle Nazioni Unite che trattano di
programmazione sociale suddivisi in Rapporti, Studi, Conclusioni di seminari
realizzati nell'ambito del Programma europeo di sviluppo sociale.
L'attività delle Nazioni Unite in
campo sociale è stata caratterizzata infatti negli
ultimi anni dal crescente interesse per i problemi della pianificazione,
organizzazione e amministrazione dei servizi sociali nel più ampio quadro della
politica economica e sociale dei vari Paesi, interesse tradottosi in
iniziative di studio, dibattito e rapporto di esperienze che hanno rappresentato
un ragguardevole contributo e stimolo alla comprensione di concetti, metodi ed
obbiettivi di programmazione sociale intesa come parte integrante di una
programmazione organica in cui aspetti economici e sociali vengono considerati
in termini globali e coordinati.
Consapevole della particolare
importanza e significatività di questi documenti, l'AAI ha ritenuto opportuno
includerli nel volume facendoli precedere da una ampia
presentazione illustrativa della più estesa attività delle Nazioni Unite in
tema di programmazione sociale e facendoli seguire da una articolata
bibliografia sull'argomento.
La pubblicazione è corredata infine
da una Appendice
nella quale confluisce materiale che può costituire una utile fonte di
consultazione: in essa è presente, in particolare, una parte legislativa in
cui vengono ripresi alcuni principali documenti e testi legislativi di maggiore
rilievo e da una parte bibliografica costituita da una ripresa integrale o in
sintesi, di alcuni articoli pubblicati dalla Rivista «Assistenza d'oggi» sul
tema della programmazione dei servizi sociali e da un elenco bibliografico di opere e di scritti apparsi in Italia negli ultimi cinque
anni (19641968) sullo stesso argomento.
Non a caso il volume si chiude
riportando un ampio stralcio del «Progetto 80» a testimonianza che il
dibattito ma ancor più l'azione in materia di programmazione continua ancora
nel nostro Paese sì che il «Progetto» stesso può oggi costituire la nuova
piattaforma in cui far confluire questo dibattito e questa azione,
arricchiti dalla esperienza di questi ultimi anni.
È da augurarsi che anche questo ulteriore contributo di studio e di documentazione
offerto dall'AAI di tali temi non resti al livello delle pur importanti
acquisizioni di carattere teorico ma sia tale piuttosto da stimolare all'azione
e alla traduzione degli obiettivi ideali in concreti programmi di lavoro.
www.fondazionepromozionesociale.it