Prospettive assistenziali, n. 14, aprile-giugno 1971

 

 

DOCUMENTI

 

IL CENTRO NEUROLESI GIULIANO GIULIANI

GRUPPO SPERIMENTALE LG (1)

 

 

Il Centro Neurolesi Giuliano Giuliani (dal nome di un medico prema­turamente scomparso) opera nel campo delle anormalità mentali, perse­guendo scopi di:

a) ricerca scientifica

b) assistenza tecnica

c) inserimento sociale degli handicappati

d) addestramento del personale tecnico.

Il Centro non dipende da alcun ente o istituto pubblico o privato; non ha alcun colore politico; non riceve sovvenzioni; non accetta beneficenze o donazioni. Si autogestisce.

Esso è in attesa di riconoscimento giuridico; ha già ottenuto parere favorevole al riconoscimento da parte del medico provinciale e della pre­fettura di Milano.

L'organo tecnico-scientifico del Centro Neurolesi è il Gruppo Speri­mentale LG, diretto dal dott. Bruno Lucisano e composto da trenta studiosi e tecnici di varia estrazione culturale e precisamente:

10 laureati (in medicina, pedagogia, lettere, lingue, matematica, farma­cologia, ingegneria elettronica);

11 studenti universitari (di medicina, psicologia, biologia, lettere, in­gegneria, filosofia);

9 diplomati di scuola media superiore e magistrale.

Fra questi sono in possesso di diploma speciale:

2 logopediste; 2 fisioterapiste; 3 psicometriste; 4 educatori speciali.

Oltre la metà del personale laureato o diplomato che svolge attività di rieducazione, non è in possesso di diploma speciale, ma è stato adde­strato all'interno del gruppo.

Il gruppo è sorto spontaneamente nel 1966, ponendosi come scopo uno studio dello sviluppo dell'intelligenza e del linguaggio, in particolare in bambini anormali mentali da cause neurologiche e psicologiche.

Successivamente il gruppo ha elaborato una nuova metodologia di rieducazione del bambino anormale mentale.

Tale metodologia prevede:

1) l'intervento precoce sul bambino (a partire dal terzo mese di vita)

2) intervento precoce sulla famiglia (di ordine psicologico)

3) addestramento della mamma del bambino (terapista del proprio figlio)

4) mantenimento del bambino nell'ambiente normale (famiglia e scuola normale)

5) trattamento ambulatoriale del bambino (un'ora al giorno o a giorni alterni)

6) massima individualizzazione del programma di rieducazione

7) tecniche di rieducazione particolari secondo il metodo LG.

Attualmente la ricerca del Gruppo è indirizzata sui seguenti temi:

a) scala di livello mentale da 0 a 50 mesi

b) studio del prelinguaggio verbale e non verbale in oligofrenici

c) indagine sul rapporto madre-figlio e sul rifiuto inconscio

d) studio del linguaggio in bambini autistici

e) istruzione programmata per oligofrenici mediante l'impiego di elaboratori.

Attualmente il Gruppo segue, a scopo di ricerca e di assistenza tecnica, cento bambini, l'ottanta per cento dei quali di età inferiore a sei anni. Il bambino più giovane ha 4 mesi. Essi, in base alla sindrome patologica, sono così suddivisibili:

42 mongoloidi

31 insufficienti mentali da cerebropatia

21 psicotici da cerebropatia

7 autistici primari.

In base alla gravità della sindrome:

il 22% è costituito da oligofrenie e psicosi gravi

il 67% da oligofrenie o psicosi medio-gravi

l'11% da oligofrenie o psicosi medio-lievi

Questi bambini sono figli di:

16 operai generici o braccianti

20 operai specializzati

18 impiegati non laureati

11 impiegati laureati o insegnanti

9 piccoli commercianti

10 liberi professionisti

16 industriali e dirigenti d'azienda.

L'attività è gestita direttamente dai tecnici e dalle famiglie degli utenti. Le famiglie si sono tassate in rapporto alle proprie disponibilità econo­miche. Parte del personale non è retribuito.

Il bilancio del gruppo si aggira sui quattro milioni mensili. Di tale som­ma, in media, un milione viene speso per la gestione dei servizi; due mi­lioni e mezzo per il personale; mezzo milione per la ricerca. La media della spesa individuale dell'utente è quindi di lire 40 mila mensili.

Grazie alla distribuzione delle spese in rapporto alle capacità econo­miche degli utenti, il trentasei per cento di essi paga una quota non superiore a ventimila lire mensili.

Qualora vi fosse un intervento pubblico, da noi richiesto, il costo indi­viduale dell'utente potrebbe essere portato a zero; e al tempo stesso po­trebbe essere inquadrata quella parte di personale tecnico che attualmente offre la propria collaborazione gratuitamente.

Ciò darebbe un maggiore impulso alla ricerca che, nonostante il disa­gio economico del gruppo, già può essere considerata una ricerca di avan­guardia. Infatti abbiamo già realizzato la base per l'impiego di elaboratori elettronici per formulare programmi di lavoro per ciascun bambino. Tale base può essere estesa potenzialmente anche a bambini seguiti da altri centri o da istituti. Per lo studio e la verifica di questa metodologia che consentirebbe una diminuzione del costo del recupero di oltre il 70%, il nostro gruppo avrebbe bisogno di un centro di calcolo elettronico di media potenza; ma attualmente per ragioni economiche siamo costretti a servirci del piccolo centro di calcolo di una industria privata.

Dopo aver elaborato una metodologia più avanzata e meno costosa di recupero, il Gruppo si è posto altri tre obiettivi:

1) la prevenzione del rifiuto familiare, causa prima del disinseri­mento sociale del bambino handicappato

2) una alternativa alla scuola speciale

3) una alternativa ai laboratori per anormali.

Nel 1968 abbiamo affrontato il primo problema mediante:

a) l'assistenza psicologica della famiglia

b) l'addestramento della mamma

c) coinvolgendo le famiglie nell'attività del gruppo

d) facendo assistere le mamme direttamente o indirettamente al lavoro che i tecnici svolgono con i loro figli

e) programmando il lavoro che le famiglie devono svolgere con il proprio bambino.

Questo costante dialogo fra tecnici e famiglie rappresenta non soltanto un ottimo strumento per sdrammatizzare situazioni di gravi tensioni fami­liari, ma anche un reciproco stimolo per aggiornare continuamente situa­zioni che altrimenti rischierebbero di rimanere statiche. Su cento mamme, ottantotto sono diventate ottime collaboratrici del proprio bambino e del gruppo. Di dodici non siamo ancora soddisfatti. Si tratta per la maggior parte di mamme o di famiglie i cui bambini hanno più di sei anni o che sono in scuole speciali.

Nel 1970 abbiamo cominciato un'esperienza di alternativa alle scuole speciali. Già precedentemente avevamo fatto alcuni sporadici esperimenti di inserimento di bambini mongoloidi o cerebropatici in scuole normali. Sulla base di questi primi successi, abbiamo inserito 34 bambini in scuole materne o elementari normali e precisamente: 14 mongoloidi; 7 cerebro­patici; 2 oligofrenici lievi; 11 psicotici. La metà di essi proveniva da scuole o istituti speciali; gli altri sono alla loro prima esperienza scolastica.

I risultati che stiamo ottenendo con bambini inseriti in scuole normali sono per il momento superiori ad ogni previsione, ma riteniamo prematura qualsiasi conclusione in proposito. Possiamo soltanto dire che questi bambini sono stati pienamente accettati dagli altri bambini; discretamente accettati dalle insegnanti, specialmente da quelle sulle quali interveniamo continuamente con suggerimenti pratici.

I miglioramenti dei bambini sono per ora eccezionali sia sul piano della socializzazione che sul piano intellettivo. Continuiamo comunque con essi un lavoro individualizzato di recupero, a livello di doposcuola o ambula­toriale.

La terza esperienza è cominciata nell'ottobre del 1969 in un laboratorio di legatoria che accoglieva ragazzi disadattati e subnormali. In questa strut­tura, col consenso e la collaborazione degli istruttori del luogo, abbiamo cominciato a smistare trentasette ragazzi dai 14 ai 18 anni in laboratori di avviamento professionale di meccanica, elettrotecnica e tipografia e oggi essi imparano un lavoro fra ragazzi normali.

Abbiamo diviso i cinquanta ragazzi rimasti in legatoria in sei gruppi di livello con istruzione differenziata e interventi di rieducazione indivi­dualizzata.

Essi svolgono con gli istruttori del posto, insegnanti e tecnici del nostro gruppo due ore di laboratorio al giorno; due ore di cultura gene­rale; due ore di attività differenziata (psicoterapia di gruppo, psicomotri­cità, gestualità, ecc.). Alle 16 vanno a casa propria.

Il nostro scopo è di indirizzarli gradatamente a laboratori di attività più avanzata e attuale; al tempo stesso contiamo di trasformare la inutile e superata legatoria in un laboratorio di attività più moderna (cartotecnica; plastica) aventi un riferimento nella attività industriale.

Nonostante gli ottimi risultati che stiamo conseguendo in questo set­tore riteniamo che sia prematuro avanzare proposte definitive.

 

Conclusioni

1) Il nostro gruppo ha elaborato una nuova metodologia di recupero per bambini in età prescolare già verificata e che può essere definita più avanzata rispetto a quelle attuali italiane e straniere.

2) Le esperienze a livello di scuola normale e di laboratorio normale sono ancora in una fase iniziale e, per quanto entusiasmanti e ricche di promesse, hanno bisogno di una verifica nel tempo.

3) L'autogestione e il tipo di lavoro svolto consentono di ridurre fortemente il costo del recupero.

4) L'autogestione di per sé è insufficiente a coprire il costo del lavoro di un gruppo quale il nostro che si pone non soltanto scopi di assi­stenza ma soprattutto di ricerca.

5) Un intervento dell'ente pubblico è indispensabile per consentire al gruppo di portare avanti il suo discorso scientifico e sociale, prima che esso si logori o sia strumentalizzato da privati.

 

 

(1) Via Aristotele 50/4, 20128 Milano, tel. 25.75.373.

 

www.fondazionepromozionesociale.it