Prospettive assistenziali, n. 14, aprile-giugno 1971

 

 

DOCUMENTI

 

IL COORDINAMENTO IN MATERIA DI PASTORALE DEGLI HANDICAPPATI E DISADATTATI

 

 

CONCLUSIONI E VOTI DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE DI ESPERTI ORGANIZZATA DALLA COMMISSIONE MEDICO-PEDAGOGICA E PSICO-SOCIALE DEL BUREAU INTERNATIONAL CATHOLIQUE DE L'ENFANCE FRIBURGO (SVIZZERA), 23-26 SETTEMBRE 1970

 

Riuniti nell'Università e al Salesianum di Fri­burgo (Svizzera) dal 23 al 26 settembre 1970, per iniziativa della Commissione Medico-Pedagogica e Psico-Sociale del Bureau International Catholi­que de l'Enfance, 35 specialisti di 9 nazioni diver­se (Belgio, Canadà, Cile, Francia, Inghilterra, Ita­lia, Spagna, Stati Uniti, Svizzera) hanno studiato assieme i problemi del coordinamento a riguardo della pastorale dei ragazzi e degli adolescenti handicappati e disadattati (fisici, psichici e so­ciali). Presidente della Conferenza fu l'abbé Marc Lecavalier. Segretari Generali furono l'abbé Hen­ri Bissonnier (Francia), la sig.na Marie-Hélène Mathieu (Francia) e l'abbé Euchariste Paulhus (Canadà). I partecipanti sono giunti alle seguenti conclusioni, presentate le mozioni e fatte le rac­comandazioni che seguono:

 

I. - Considerazioni

1) I problemi si pongono sempre più su scala mondiale e ciò richiede l'elaborazione di prin­cipi generali ma che non dimenticano le par­ticolarità regionali.

2) Il problema dell'infanzia e della gioventù han­dicappata e disadattata riguarda attualmente un bambino o un adolescente su quattro e ha un riflesso sull'ambiente familiare e sociale.

3) I Vescovi desiderano, per completare la loro missione di servire la comunità cristiana, di essere informati delle necessità da una parte, e dall'altra parte, delle risorse disponibili per ciò che riguarda i bambini e gli adolescenti handicappati e disadattati.

4) La pastorale non si limita alla catechesi ma la congloba come pure la liturgia e la vita cari­tativa.

5) La pastorale deve comprendere tutto il vissu­to umano e cristiano dei bambini e degli ado­lescenti handicappati e disadattati.

6) La conferenza di Friburgo si è volontariamen­te limitata, nel vasto campo della pastorale dei giovani handicappati e disadattati, al pro­blema del coordinamento diocesano, naziona­le e internazionale.

7) I partecipanti hanno, in questa circostanza, preso coscienza delle realizzazioni pastorali che, pur essendo insufficienti, non sono meno considerevoli come qualità e come quantità ma che richiedono effettivamente più legame e più coordinamento.

 

II. - Voti e raccomandazioni

A) Sul piano nazionale (provinciale o regionale)

È auspicabile che, in ogni nazione, venga crea­to un organismo incaricato del coordinamento pa­storale dell'infanzia handicappata e disadattata. Le funzioni di questo organismo sarebbero le seguenti:

1) assicurare con un responsabile, particolar­mente competente in questo campo, una pre­senza costante presso la Conferenza Episco­pale nazionale; la presenza di questo respon­sabile e la sua effettiva collaborazione sa­rebbero richieste per tutto ciò che riguarda la pastorale unitaria e non unicamente per le questioni che si riferiscono specificatamente all'infanzia e alla gioventù handicappata e di­sadattata; in effetti, nessun settore di evan­gelizzazione è estraneo a questo problema;

2) assicurare il legame con tutti i settori di evan­gelizzazione che possono riferirsi ai ragazzi e ai giovani handicappati e disadattati;

3) assicurare:

a) che ci siano in tutte le diocesi, dei respon­sabili incaricati della pastorale dell'infan­zia e della gioventù handicappata e disa­dattata;

b) il coordinamento del lavoro pastorale d'in­sieme di questi responsabili diocesani;

c) la loro formazione pastorale specializzata nel campo dell'infanzia handicappata e di­sadattata;

4) promuovere la ricerca e l'informazione in que­sto campo, organizzando corsi, seminari, grup­pi di studio interdisciplinari, servizi di docu­mentazione, ecc.;

5) animare e stimolare le comunità cristiane, af­finché prendano coscienza delle loro respon­sabilità a riguardo dei ragazzi e dei giovani handicappati e disadattati e li riconoscano co­me membra capaci non solo di ricevere ma anche di dare;

6) stabilire e mantenere le relazioni con i servizi ufficiali.

B) Sul piano diocesano

È auspicabile che il responsabile diocesano dell'infanzia e della gioventù disadattata abbia lo statuto di un vicario episcopale o che sia, se lai­co, in rapporto diretto con un vicario episcopale che l'appoggi effettivamente con la sua autorità. Questo responsabile, sacerdote o laico, go­drebbe sul piano diocesano dello stesso tipo di responsabilità che il responsabile nazionale:

1) presenza effettiva presso le istanze diocesa­ne e specialmente presso il Consiglio Pasto­rale;

2) legame tra gli organismi esistenti nella Dio­cesi;

3) ricerca, formazione, informazione e diffusione (in modo particolare attraverso la stampa dio­cesana);

4) sensibilizzazione delle comunità cristiane;

5) relazione con i servizi ufficiali del posto.

C) Sul piano della Chiesa universale

È auspicabile:

1) che presso la Santa Sede venga creato un or­ganismo che assicuri il legame e il coordina­mento tra le Congregazioni Romane per tutto ciò che riguarda l'infanzia handicappata e di­sadattata;

2) che gli esperti facenti parte di questo organi­smo siano consultati sulle questioni proprie della loro competenza;

3) che questo organismo abbia come missione più specifica di studiare e di promuovere le modifiche necessarie affinché la legislazione ecclesiastica riconosca totalmente i ragazzi e i giovani handicappati e disadattati come membra della Chiesa.

 

III. - Raccomandazioni alla Commissione medico­pedagogica e psico-sociale del B.I.C.E.

La Conferenza raccomanda alla Commissione:

a) la formazione di un comitato abbastanza vario che abbia come scopo:

1) di collegare gli organismi centrali di ogni nazione in materia di pastorale dei giova­ni handicappati e disadattati;

2) di assicurare la visione d'insieme e gli orientamenti essenziali;

3) di favorire l'informazione, la diffusione di documenti, la comunicazione e gli scambi;

4) di fornire in modo particolare bibliografie, schemi e programmi;

5) di assicurare direttamente o indirettamen­te la formazione di specialisti e di esperti e ciò, in particolare, con gruppi di studio, con seminari, di scuole e di corsi.

b) l'invio a tutte le conferenze episcopali nazio­nali:

1) dei voti e delle conclusioni di questa con­ferenza;

2) dei nomi delle nazioni partecipanti;

3) di una nota informativa che attiri l'atten­zione sull'importanza del problema unita a statistiche;

4) l'invio, per le conferenze episcopali le cui nazioni sono state rappresentate, dell'elenco dei partecipanti di questa nazione.

 

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