Prospettive assistenziali, n. 15,
luglio-settembre 1971
SPECCHIO NERO
COME SI PUÒ DISTRUGGERE UN BAMBINO
GLI EX EMIGRATI ANZIANI SONO
CONTAGIOSI?
GLI EX EMIGRATI ANZIANI SONO CONTAGIOSI?
I Sen.
Celidonio, Bloise, Formica, Cipellini, Bardi, Catellani,
Sammartino, Avezzano Comes e Mínnocci hanno presentato
al Senato il 22 maggio 1970 la seguente proposta di legge (n. 1235):
«È istituita
Forse che gli ex emigrati anziani
sono contagiosi? Perché ad essi, come agli altri
anziani e alle persone (minori o adulti) in difficoltà non vengono forniti
alloggi o piccoli pensionati (per 8-10 persone) nelle comuni case di
abitazione?
Pubblichiamo anche la relazione che
offre spunti di amare considerazioni sul «seducente
significato» di una casa di riposo esclusivamente per ex emigrati anziani,
sulla proposta di localizzazione della casa di riposo e sulla certezza dei
presentatori di «poter contare sulla solidarietà di tutte le parti politiche
per il benevolo esame del presente disegno di legge»:
«Onorevoli Senatori. - Da sempre, ed
in un clima di comprensibile ed umana suggestione è avvertita dalla massa degli
emigrati all'estero la necessità, nel caso che particolari contingenze lo
consentano, di avvalersi di una casa di riposo, che assumerebbe un seducente
significato: quello di un atto riparatore verso i figli migliori che, spinti
dallo stato di necessità, furono costretti ad evadere dal Paese nell'affannosa
ricerca oltre frontiera - e quasi sempre a duro prezzo
- di un lavoro capace di procurare ad essi i mezzi per la sopravvivenza.
È un problema, che va affrontato e
risolto con immediatezza. La spesa necessaria, sia per la realizzazione
dell'opera, sia per il funzionamento; può essere reperita,
praticando un supplemento anche modesto (il 2 per cento) sui noli di trasporto
aereo e marittimo in parte a carico della stessa Compagnia di navigazione al
cui potenziamento hanno contribuito e tuttora contribuiscono gli emigranti di
ieri e di oggi.
L'opera potrebbe essere localizzata
in Abruzzo - e ciò afferma a solo titolo indicativo - per la sua centralità
geografica rispetto al territorio della Repubblica.
Non si ha dubbio di poter contare
sulla solidarietà di tutte le parti politiche per il
benevolo esame del presente disegno di legge, convinti come siamo della
spontanea carica di simpatia, che l'emigrante italiano ha legittimamente saputo
suscitare, in ogni epoca, simpatia e stima non disgiunta da riconoscenza, per
aver essi, particolarmente essi, dato contenuto e dimensione all'economia del
Paese attraverso la continuità di rimesse in valuta pregiata».
IL COMUNE DI TORINO E GLI ISTITUTI PER ANZIANI
Dice l'avv. Francesco Laudi, Capo
della ripartizione «Assistenza sociale» presso il
Comune di Torino: «Per quanto riguarda gli Istituti (per anziani) attualmente esistenti bisognerebbe chiarire le varie
situazioni amministrative perché la maggior parte dei guai cominciano lì. Il
Comune paga il 90% dei posti disponibili nelle varie Opere Pie, destinando 3 miliardi
di bilancio annuo. Non si sa bene come vengano
impiegati».
da L'informazione
industriale, n. 7, 1971, pag. 9
RAGAZZE IN GABBIA A TORINO
«L'Istituto di cui lei mi parla, è
l'esempio tipico di una situazione molto diffusa. Vi sono ricoverate ragazze
oltre i 14 anni. Di solito non possono pagare la retta, ma la madre superiora
le accoglie lo stesso e le fa lavorare. Ha messo su una specie di laboratorio
dove fanno il rammendo industriale. All'inizio le ragazze non sanno fare
niente, ma dopo un poco diventano abbastanza abili ed
allora lei le sfrutta, facendole lavorare non solo per pagarsi la retta, ma
anche per altro... Dopo qualche mese queste povere ragazze riescono a
scriverci, facendo imbucare la lettera da qualche esterna. Le andiamo a
trovare, ma dobbiamo fare molta attenzione. perché la
madre superiora è scaltrissima e non ci lascia sole con loro». Questo il triste racconto fatto da una assistente del Centro
di tutela minorile.
da L'informazione
industriale, n. 7, 1971, pag. 12
SEI GIOVANI IN MANICOMIO (1)
Qualche giorno fa ho visitato un
amico all'ospedale psichiatrico di S. Maria della Pietà in Roma ed ho constatato
di persona un fatto incredibile. Sei giovani sono stati mandati lì senza avere una qualche malattia di una certa consistenza. Mi sono
informato direttamente da essi e mi hanno detto che
stavano in un istituto assistenziale, in quanto assolutamente privi di parenti.
Poiché l'istituto, una volta che essi hanno compiuto i 21 anni, non è più tenuto
a mantenerli, li ha mandati «provvisoriamente» al manicomio in
attesa di una sistemazione.
Naturalmente, dal punto di vista
formale tutto in regola: i giovani non potrebbero stare fuori perché senza
famiglia e senza un'intelligenza da genio; un'assistente sociale si incarica di cercare chissà quale sistemazione. La
realtà, purtroppo, è che questi giovani stanno a marcire
in un luogo per nulla adatto ad essi da più di un mese e il sospirato benefattore
non arriva...
È questo uno
dei tanti episodi della dolorosa storia degli emarginati, di quelli che non
hanno nessuno e non contano nulla. Possibile che i manicomi siano ancora il
luogo naturale di quelli che non hanno alcuna protezione sociale? È possibile
che un Istituto assistenziale, sovvenzionato dal
denaro pubblico, non debba preoccuparsi del futuro dei suoi assistiti e li
sbatta fuori, sistemandoli provvisoriamente in manicomio?
I cittadini che pagano le tasse non
vogliono la beneficenza dello Stato, vogliono
giustizia, vogliono strutture sociali più umane per tutti, specie per quelli
che non contano nulla.
Chi voglia
approfondire la cosa può andare direttamente al Padiglione 18 dell'Ospedale
Provinciale Psichiatrico di S. Maria della Pietà in Roma. Sarei grato a chi
volesse interessarsi concretamente ai sei giovani, cercando loro un lavoro
qualsiasi, ad esempio anche in qualche comunità o Istituto. Uno di essi ha il diploma di tappezziere.
(1) Lettera di
FERNANDO PATRUZZI, via Aurelia 172, 00165 Roma,
pubblicata da Famiglia Cristiana, n.
26 del 27 giugno 1971, pag. 10.
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