Prospettive assistenziali, n. 18, aprile-giugno 1972

 

 

DOCUMENTI

 

CGIL, CISL, UIL

INIZIATIVE DELLA REGIONE PIEMONTE IN MATERIA DI ASSISTENZA E DECRETO DELEGATO SULLA «BENEFICENZA PUBBLICA» (1)

 

 

Le segreterie regionali CGIL, CISL, UIL hanno preso atto con soddisfazione delle osservazioni e proposte di emendamenti allo schema di de­creto delegato in materia di «beneficenza pub­blica», approvate dal Consiglio regionale pie­montese il 14-10-71:

sottolineano in particolare che dette osservazio­ni e proposte corrispondono in larga misura a quelle presentate da queste Organizzazioni nella consultazione indetta dalla Regione Piemonte, sia per quanto concerne i singoli articoli sia e soprattutto in merito alle condizioni e interventi per il superamento dell'intervento assistenziale;

tenuto conto anche di quanto espresso all'una­nimità dal Convegno promosso dalla Regione Lombarda il 5-6 febbraio 1972 (documento con­clusivo della seconda commissione «program­mazione») ;

chiedono:

1. Che la Regione Piemonte, avendo ormai la­sciato scadere il termine di 30 giorni concesso per richiedere direttamente l'incostituzionalità del decreto delegato sulla beneficenza pubblica (e le Organizzazioni sindacali non possono che rammaricarsi dell'assenza di questo atto preciso col quale la Regione avrebbe dovuto esprimere una precisa volontà politica), presenti tramite le dovute vie legali alla Corte Costituzionale «ri­corso adesivo» ai ricorsi presentati in tempo utile dalle regioni Lombardia e Emilia-Romagna.

Il mancato trasferimento di tutte le competen­ze assistenziali esercitate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, da tutti i Ministeri (in particolare dal Ministero dell'interno), dagli enti pubblici e privati nazionali, ultra regionali e lo­cali, dal Comitato provinciale di assistenza e beneficenza pubblica, è infatti assai grave e tale da impedire la radicale riforma del sistema as­sistenziale che riteniamo necessaria e indila­zionabile.

Il ricorso alla Corte Costituzionale (preannun­ciato anche da altre Regioni) viene richiesto non solo come atto giuridico della Regione, ma an­che quale impegno politico per la costituzione dei servizi sociali non emarginanti.

2. La caotica situazione esistente nell'assisten­za e le negative e spesso irreparabili conse­guenze su migliaia di persone non consentono che, nell'attesa della presentazione del ricorso e della pronuncia della Corte Costituzionale, tutto rimanga così com'è o che vengano solo apportati dei semplici miglioramenti.

Queste organizzazioni, richiamandosi anche a quanto scritto al punto 1, chiedono che la Regio­ne Piemonte, in tutta l'ampiezza consentita dalle attuali competenze, con la massima urgenza e la più sollecita gradualità possibile, provveda, usando l'intero spazio dei nuovi poteri costitu­zionali, al superamento dell'attuale sistema assi­stenziale.

La gestione sociale aperta, organica ed unita­ria dei servizi sociali richiede un reale coinvol­gimento dei lavoratori; in particolare per quelli addetti alle strutture esistenti si richiede la crea­zione urgente di strutture democraticamente con­trollate che consentano la loro formazione, ag­giornamento e riqualificazione.

A questo scopo devono venire utilizzati appie­no i poteri conferiti alla Regione dal decreto de­legato sull'istruzione professionale.

Devono essere iniziate sperimentazioni non isolate in materia di servizi sanitari e sociali dando particolare impulso alla prevenzione den­tro e fuori la fabbrica e garantendone la conti­nuità con la cura e la riabilitazione.

La liquidazione delle attuali strutture e servizi emarginanti abbia inizio appena la Regione sarà in possesso dei suoi poteri costituzionali (1-4­72), superando ogni tentazione tecnocratica e sviluppando il massimo impegno democratico nei rapporti con l'opinione pubblica, le ammini­strazioni locali, i sindacati, le organizzazioni so­ciali sia in merito alla situazione attuale, sia in relazione alle iniziative che la Regione intende prendere a livello legislativo e amministrativo in modo che siano attuati i principi di partecipa­zione espressi dallo statuto della Regione Piemonte.

Perché avvenga questo è necessario che sia data immediata regolamentazione alle funzioni già trasferite alla Regione.

Per iniziare ad attuare concretamente una nuo­va politica nel campo dell'assistenza si richiedo­no intanto iniziative immediate a tutti i livelli rivolte a:

- accertare le cause del ricovero per la pro­gressiva eliminazione delle istituzionalizzazioni (ospedali psichiatrici compresi);

- bloccare la costruzione e l'acquisto di nuo­vi istituti per minori, anziani, handicappati (ge­rontocomi, psicogerontocomi, convitti per spa­stici, per subnormali, per ciechi, ecc.);

- istituire servizi alternativi non dopo ma contestualmente allo sviluppo coordinato dei ser­vizi sociali di base, assicurando la continuità delle prestazioni necessarie: e cioè

a) garanzia del necessario economico per vivere;

b) assistenza domiciliare per minori, anzia­ni, handicappati;

c) abolizione delle classi differenziali e del­le scuole speciali fatto che richiede ad esempio la piena applicazione dei D.P.R. sulla medicina scolastica;

d) promozione, a seconda dei casi, dell'ado­zione e dell'affidamento familiare a scopo edu­cativo dei minori;

e) applicazione non emarginante delle nuo­ve leggi (casa, asili nido, ecc.) prevedendo fo­colari per minori e pensionati per anziani inseriti in modo sparso nelle comuni case di abitazione;

f) creazione di servizi culturali, ricreativi, sportivi, di tempo libero aperti a tutti i cittadini;

g) utilizzo dell'istituto della delega agli enti locali, soprattutto ai Comuni, ai consorzi di co­muni in vista della creazione delle unità locali dei servizi;

h) riconoscimento dei comitati di controllo democratici con rifiuto di ogni tentativo di co­gestione;

i) progressivo assorbimento da parte degli enti locali delle funzioni oggi svolte dalle altre istituzioni (ONMI, ONPI, Patronati scolastici, ECA, IPAB, case di rieducazione per minorenni, centri di assistenza ai carcerati e alle loro fami­glie, ecc.). In particolare a queste superate isti­tuzioni non dovranno essere attribuiti altri finan­ziamenti che quelli obbligatori per legge.

 

 

 

(1) Documento presentato dalle Segreterie regionali piemontesi CGIL, CISL, UIL alla Presidenza, agli Assessori e ai Capi gruppo della Regione Piemonte l'11 aprile 1972.

 

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