Prospettive assistenziali, n. 18,
aprile-giugno 1972
EDITORIALE
L'ASSISTENZA
VERSO NUOVE FORME DI ESCLUSIONE
Riforme o cambio di etichetta
Nel
n. 1/72 della rivista dell'ONPI (Opera Nazionale Pensionati d'Italia), la cui
veste lussuosa contrasta con la miseria da fame di milioni di pensionati,
leggiamo che d'ora innanzi gli istituti per anziani
non dovranno più chiamarsi case di «riposo» ma di «soggiorno».
«Casa
di soggiorno» si chiamerà infatti la nuova casa di
riposo per 300 anziani costruita dall'ONPI e inaugurata dal Ministro del
lavoro, On. Donat Cattin,
il 16 aprile
L'ONPI,
ente pubblico sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro, trae conforto alla sua azione, da questa presenza del Ministro, e
per bocca del suo presidente, Sen. Molinari, chiede che (1) «una casa di soggiorno, con adeguato numero di posti, possa essere
istituita in ogni Provincia d'Italia». Naturalmente (naturalmente per l'ONPI) «il
numero delle case di soggiorno dovrebbe essere aumentato in ogni Provincia in relazione al numero di pensionati residenti o di
circostanze particolari».
Tutto
ciò implica un impegno finanziario e «naturalmente», prosegue il Sen. Molinari, «l'ONPI è
disposta, dal suo conto, a promuovere ogni provvedimento atto a studiare tale
collaborazione nei suoi diversi aspetti» con lo Stato, le Regioni e gli
organismi pubblici e privati.
Ma non basta. Nella stessa rivista si
avanza la proposta per «un turismo per gli anziani».
Al riguardo viene richiesto all'Alitalia
di «mettere a disposizione dell'ONPI 20-30 biglietti aerei gratuiti per i
viaggi dei pensionati» facendo presente che questo dono «costituirebbe un
provvedimento di vasta portata sociale» e non mancando di sottolineare che «i
riflessi si ripercuoterebbero a vantaggio stesso della Società»!
Non
è ancora tutto. Nello stesso numero viene pubblicata
una lettera di un ospite di una casa di riposo inviata al Presidente dell'ONPI
nella quale lo si ringrazia per aver dato «a noi beneficiari una palese
espressione della particolare sensibilità del suo cuore ed un segno tangibile
della sua comprensione » abrogando la norma del regolamento di ospitalità (!)
n con la quale si disponeva il temporaneo trasferimento ad altra casa di riposo
degli ospiti in procinto di sposarsi».
La
politica di emarginazione dell'ONPI è riconosciuta
dagli stessi operatori interni. Scrive infatti W. Bellandi Giassanti (2): «Fino ad oggi l'intervento prevalente dell'ONPI in questo campo è
avvenuto attraverso il ricovero in istituti delle persone in difficoltà, senza
una precisa diagnosi della situazione di bisogno, molto spesso in sostituzione di altre forme di aiuto» (3).
Servizi alternativi
Quello
che non compare nella rivista dell'ONPI è
l'indicazione di servizi alternativi, esclusa la ormai generalizzata richiesta
dell'assistenza domiciliare. Però anche questo servizio non viene
richiesto per tutte le famiglie e le persone che ne avrebbero bisogno, ma solo
per gli anziani
(4).
Razionale segregazione
Dovunque
è tutto un fiorire di iniziative, ampiamente
pubblicizzate, per una razionale segregazione degli esclusi.
A
Vimercate (Milano) viene
inaugurata il 27-11-71 una nuova «residenza» dell'ECA per anziani; vi
partecipano il Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Colombo, e le massime
autorità civili e religiose. L'istituto è anch'esso imponente: è costato cinque miliardi ed ospiterà 750 anziani! Gli
anziani non hanno di che lamentarsi poiché, come ha affermato il Presidente
dell'ECA, Crippa, nell'area del complesso (40.000
mq.) saranno realizzati ampi parchi «che permettono all'ospite comode
passeggiate».
Sempre
in linea con una ben precisa politica di segregazione
Con
il disegno di legge n. 2039 presentato al Senato il
17-12-71 dai Sen. Russo, Terracini,
Gatto Simone,
Inoltre,
un articolo apparso su l'Unità del 17-5-72 annuncia la
prossima presentazione di una proposta di legge per la «istituzione in tre anni
di almeno 300 centri specializzati per il ricupero e la formazione dei minori
handicappati in età evolutiva».
A
Bologna viene inaugurata la «nuova e splendida sede»
(sono parole de l’Unità) dell'ospedale
geriatrico «Malpighi» per
1100 anziani (spesa 6 miliardi e mezzo).
A
Vercelli prosegue la costruzione del nuovo brefotrofio per 72 bambini e 16
madri e gestanti nubili (spesa un miliardo), e
Le
Province di Bolzano e di Trento hanno allo studio la costruzione di due
istituti medico-psico-pedagogici
per subnormali. In entrambi i casi l'area scelta si
trova lontana dalla città, a una decina di Km., per cui, con il vecchio alibi
dell'aria buona, i bambini vengono allontanati dal contesto sociale come
contagiosi.
Gli operatori sociali
infantili all'attacco
Un
disegno di legge presentato nella scorsa legislatura al Senato dal Sen. Ossicini (n. 1750 dell'8-6-71) prevede l'attribuzione di amplissimi poteri agli operatori sociali infantili. Viene proposta infatti una struttura destinata alla «assistenza
medico-psico-pedagogica dei soggetti in età evolutiva
e prevenzione dei disturbi neuro-psicologici».
Da
nessuna parte è stata avanzata alcuna critica al disegno di legge nonostante
che esso sia molto, ma molto più arretrato di quello
da noi redatto nel 1968 «Interventi per gli handicappati fisici, psichici,
sensoriali e per i disadattati sociali» (5), pubblicato
nel n. 5/6, gennaio-giugno 1969, di
Prospettive assistenziali. Speriamo che l'omissione sia dovuta a motivi
tattici (Ossicini è un indipendente di sinistra) e non ad un arretramento di
posizioni sul problema (6).
Il
disegno di legge Ossicini:
-
limita gli interventi ai minori e nulla prevede per gli adulti;
-
affida i poteri esclusivamente ai tecnici (servizio medico-psicopedagogico
comprendente il centro medico-psíco-pedagogico, il
centro diurno di osservazione e di trattamento, il
centro diurno di riabilitazione motoria o psicomotoria per minori affetti da
paralisi cerebrali infantili);
-
i servizi medico-psico-pedagogici non sono soggetti a
nessun controllo politico e nessuna funzione viene
attribuita ai Comuni, alle Province, alle Regioni, o ad altro organismo
politico. Anzi il coordinamento dei servizi è affidato ad una direzione
regionale per la tutela della salute mentale e l'assistenza psico-pedagogica e psichiatrica.
I
tecnici potranno dominare tranquillamente sotto tutti i punti di vista, dal momento che compete alle strutture medico-psico-pedagogiche
(così è scritto nella relazione) stabilire «chi è normale, chi è handicappato e
quali sono gli interventi psicologici e pedagogici dei quali sia i normali che
i patologici hanno bisogno».
La selezione ai
tecnici della neuropsichiatria (7)
Da
una uguale impostazione tecnocratica parte Bollea per proporre una organizzazione assistenziale di
neuropsichiatria infantile
(8) anche se l'accento maggiore è portato
non sui centri medico-psico-pedagogici come la
proposta Ossicini, ma più specificamente sui neuropsichiatri
infantili ai quali viene riservata una posizione di assoluto dominio in materia
(9). Bollea infatti sostiene che, «sia a livello di
organizzazione regionale sia a livello di operatività periferica l'Unità
sanitaria locale debba avere una sezione di neuropsichiatria per l'adulto ed
una per l'età evolutiva».
Alla
sezione di neuropsichiatria dell'età evolutiva (funzionante in modo autonomo,
anche se collegata con la sezione adulti e diretta da
un neuropsichiatra infantile), dovrebbero essere «affidati
i compiti di diagnosi, di terapia, di intervento nelle famiglie, asili nido,
scuole materne, collegi normali, focolari, affidi, adozione, centri di recupero
per ciechi e sordomuti, ed anche la diagnosi, la terapia e gli interventi nei
vari tipi di scuola in ogni forma di disadattamento, di blocco o difficoltà di
apprendimento, di aggressività incontrollata o di crisi epilettiche o di atti
asociali o antisociali». Insomma ogni 30/50.000 abitanti vi dovrebbe
essere un nume tutelare (o poliziotto moderno) rappresentato dall'equipe
classica pediatra-psicologo-assistente sociale.
Altra
struttura di base proposta da Bollea è l'istituto medico-psicopedagogico (provinciale o regionale a seconda della densità della popolazione) per gli
insufficienti mentali gravi, gli spastici, i caratteriali (nei particolari
momenti di crisi comportamentale), gli handicappati fisici che abitano fuori
dei centri principali, i plurihandicappati, per
rispondere alla «necessità di offrire alla famiglia dei disadattati un ricovero
breve e nello stesso tempo tecnicamente rassicurante» e infine per «essere sede
di formazione e di aggiornamento dei tecnici di ogni grado e tipo che debbono
operare nella periferia».
Non
ci resta quindi che sperare che con una autocritica
analoga a quella con cui ha rifiutato oggi le classi differenziali da lui
stesso propugnate
(10), Bollea rifiuti domani l'attuale proposta di psichiatrizzazione totale delle strutture comunitarie e
riconosca che nella maggior parte dei casi vi è un'origine sociale nei disturbi
individuali, fatto che richiede una impostazione dei servizi completamente
diversa da quella da lui progettata.
(1) Editoriale del n.
2/72 della rivista dell'ONPI.
(2) W. BELLANDI GIASSANTI, La
struttura del Servizio sociale dell'ONPI, in Rivista ONPI, n. 3, 172, pag.
84 e segg.
(3) L'ONPI provvede
anche all'educazione ed istruzione dei figli minorenni dei pensionati. Tale
intervento è prevalentemente svolto con il ricovero in istituto.
(4) Circa la nostra
posizione sul problema, essa è stata espressa più volte e in particolare nel n.
17 di Prospettive assistenziali alle
pagine 93 e segg. in cui sono
stati riportati il documento sul problema degli anziani e la carta
rivendicativa.
(5) Coloro che seguono
Prospettive assistenziali avranno
certamente notato che non condividiamo più alcuni punti della proposta stessa,
sia perché la nostra linea è avanzata su nuove posizioni, sia perché
l'istituzione delle Regioni a statuto ordinario offre nuovi e diversi spazi
operativi.
(6) Segnaliamo che il
7-4-71 è stata presentata alla Camera dei Deputati dall'On. Maria Cocco e da
altri 41 deputati D.C. la proposta di legge n. 3259 «Norme per l'assistenza
specializzata all'infanzia e alla gioventù minorata psichica, fisica,
sensoriale e disadattata sociale», proposta che sotto molti aspetti è meno
retriva del disegno di legge Ossicini.
(7) Une pratique sélective, exclusive, enfermante
sur le fond de laquelle vous voyez se bâtir des pratiques et des discours
juridiques, psychologiques (MICHEL FOUCAULT, Table ronde sur réclusion et capitalisme, Esprit, n. 4-5, 1972).
(8) G. BOLLEA, Le strutture portanti ed operative di base
per una organizzazione della neuropsichiatria
infantile a livello regionale, Neuropsichiatria infantile, n. 129, gennaio
1972, pag. 76 e segg.
(
(10) Vedasi G. BOLLEA, Classi differenziali,
classi speciali e scuola integrata, in Neuropsichiatria infantile, n.
116-117, 1970, pp. 893-916.
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