Prospettive assistenziali, n. 19, luglio-settembre 1972

 

 

ATTUALITÀ

 

COME NON VIENE EROGATA OGGI L'ASSISTENZA

 

 

Riceviamo dal Consiglio di zona 14 di Milano una indicativa testi­monianza sulle carenze assistenziali nella città più «progredita» d'Italia.

 

Giorno 5-4-1972

La giovanissima Signora Anna, 17enne, sepa­rata dal marito e madre di un bambino di 11 mesi, pressata da molteplici difficoltà, in un momento di sconforto tenta di togliersi la vita.

Chiamata dai vicini interviene la Croce Rossa e la polizia la quale accompagna la giovane in Ospedale e prega i vicini di occuparsi momenta­neamente del bambino promettendo di interessa­re l'Assistente Sociale della Polizia Femminile.

 

Giorno 6-4-1972

Nessuno si fa vivo per vedere il bambino.

Si segnala il caso all'ONMI ritenendolo di sua competenza in quanto il bambino è figlio legit­timo.

L'ONMI risponde affermando che il bambino può riprendere a frequentare il nido (era stato allontanato perché la madre non aveva pagato la retta concordata in L. 2.500) da lunedì 10/4, per­ché venerdì erano in sciopero, sabato non era il caso e poteva restare dov'era, domenica è festa.

 

Giorno 9-4-1972

Si trova una famiglia in Zona disposta a tene­re il bambino per tutto il periodo che la madre deve restare in Ospedale, onde evitare che il piccolo venga istituzionalizzato.

Viene chiesto all'ONMI che istruisca una pra­tica per un affidamento familiare temporaneo re­tribuito. L'ONMI accetta di buon grado questa proposta, senza tuttavia accertare le capacità della famiglia, né la situazione psico-fisica del bambino. Il bambino frequenta il nido durante il giorno e alla sera torna nella famiglia che lo ospita.

 

Giorno 10-4-1972

Si va in Ospedale a trovare la madre.

I medici tramite la stessa esprimono il deside­rio di parlare con qualche familiare. La ragazza a Milano ha solo due fratelli minorenni pure loro.

 

Giorno 13-4-1972

Ci si interessa presso l'Assistente Sociale dell'Ospedale sullo stato di salute della ragazza e sulla durata della degenza, data l'impossibilità di trovare una persona qualificata a dare queste in­formazioni durante l'orario delle visite dei pa­renti. L'Assistente Sociale dice che dovrebbe es­sere dimessa abbastanza presto in quanto l'in­tossicazione non era grave.

 

Giorno 16-4-1972

La ragazza viene dimessa. La si accompagna dalla famiglia che ospita il bambino, ma è chia­ro che non è in grado di prendersi cura di lui e le si propone di lasciarlo ancora una settimana affinché lei possa riprendersi. Ci si preoccupa pure che il datore di lavoro le conservi il posto essendo assunta in prova.

 

Giorno 18-4-1972

Viene mandata una lettera all'ONMI affinché predisponga che una Assistente Sociale prenda

ATTUALITA

contatto con la ragazza e che analizzi il tipo di aiuto che serve, in modo che madre e bambino possano riprendere a vivere assieme un po' più serenamente.

 

Giorno 21-4-1972

Anna si dimostra più immatura dei suoi pur pochi 17 anni e sorgono dubbi sul come compor­tarci. Viene deciso di andare all'ONMI e far pre­sente queste perplessità. L'Assistente Sociale fa notare che fra le varie soluzioni possibili quel­la che il bambino resti con la madre magari anche se poco matura è ancora la migliore.

Siamo d'accordo con l'Assistente Sociale, ma vorremmo che qualche «esperto» seguisse que­sta ragazza e non la lasciasse in balia di se stes­sa con i suoi problemi.

Delusione. Non è possibile perché ci sono due sole assistenti sociali fisse a sobbarcarsi tutti i casi assistiti dall'ONMI in Milano.

 

Giorno 23-4-1972

Anna si riprende il bambino.

La difficoltà che emerge subito è la disparità di orari fra quelli del nido e quelli della fabbrica. Altro problema è quello della casa. Occupa due abbaini dichiarati inabitabili e ha lo sfratto.

 

Giorno 12-5-1972

Anna perde il posto di lavoro.

 

Giorno 19-5-1972

In tutto questo frattempo nessuno ha preso contatto con la ragazza. Dietro consiglio di una assistente del nido si torna all'ONMI.

Viene avanzata la richiesta che il contributo erogato in un primo tempo alla famiglia che ave­va in affidamento il bambino venga temporanea­mente passato alla ragazza per aiutarla a supera­re questo momento di difficoltà e darle la possi­bilità di trovarsi un lavoro e una casa decente e civile.

Niente da fare. La richiesta non viene presa in considerazione perché la ragazza non è inabile al lavoro e se l'ONMI avesse dato il contributo (la cifra stabilita per la famiglia era di L. 42.000 mensili) la ragazza non avrebbe più cercato un lavoro trovando comodo vivere con il contributo. Al massimo l'Assistente Sociale si è dichiarata disposta ad aprire una pratica per un contribu­to una-tantum (20-30.000 lire), ma con una ri­chiesta ben motivata da parte dell'asilo nido e con tanto di relazione.

Chi poi avrebbe dovuto fare la relazione non l'abbiamo capito.

Quello che abbiamo capito e amaramente con­statato è che si fa un gran parlare di assistenza, ma che in pratica si possono chiamare «privile­giati» o «fortunati» quelli che riescono ad usu­fruirne.

Abbiamo perso un sacco di tempo a correre da una parte all'altra e in sostanza non abbiamo combinato niente. Anna ha ancora intatti i suoi problemi e i suoi guai; continua a chiederci con­sigli che non siamo in grado di dare, ma che pensiamo sarebbero abbastanza facili per una persona che svolga un certo tipo di lavoro.

Non abbiamo capito con quale criterio e in ba­se a che cosa una persona venga definita un «ca­so di assistenza», visto che quanto abbiamo pro­spettato all'ONMI è risultato assolutamente e tranquillamente un menage normale!!

Una cosa però è certa, se invece di preoccu­parci che il bambino restasse nella comunità, lo avessimo lasciato andare in istituto, ci sarebbe senz'altro stato qualcuno che avrebbe pagato sen­za tante storie la relativa retta.

 

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