Prospettive
assistenziali, n. 19, luglio-settembre 1972
DOCUMENTI
TRIBUNALE PER I
MINORENNI DELL'EMILIA ROMAGNA
DECRETO TUTELA DEI MINORI
RICOVERATI NELL'ISTITUTO VILLA GIARDINI
Trascriviamo
il decreto del Tribunale per Minorenni dell'Emilia e Romagna,
emesso in Bologna il 23 maggio 1972, sulla decisione riguardante l'Istituto «Villa Giardini» di Casinalbo
(Modena). I motivi della decisione che ha ritenuto di concludere
«che attualmente, e cioè come è strutturato in persone e ambienti, l'Istituto
Medico Psico-pedagogico di Villa Giardini, non sia
idoneo per assicurare uno sviluppo armonico e valido dei bambini ricoverati» si
basano sull'intero incarto della perizia d'ufficio. Di questa relazione per
ragione di spazio non possiamo trascrivere tutte le pagine a cui fa riferimento
il decreto; ne riportiamo però alcune tabelle che ci
paiono interessanti per le considerazioni che ne emergono.
Il Tribunale per Minorenni
dell'Emilia e Romagna riunito nelle persone dei
signori:
Cividali dr. Italo, Presidente relatore Lamberto
dr. Sacchetti, Giudice
Bottazzi dr. Giuseppe Giudice Onorario
Biavati dr.ssa Erika Giudice Onorario
sentito il P.M. dott. Morfino
ha emesso il seguente
DECRETO
Premessa
Ritiene anzitutto il relatore,
premettere un dato di fatto indiscutibile e cioè che,
il 4 febbraio 1972, mentre il Collegio emetteva la decisione circa la tutela e
la protezione dei minori ricoverati a Villa Giardini, il 1° febbraio dello
stesso anno, la direzione di quell'Istituto Medico Psicopedagogico
diramava un comunicato in cui si affermava la decisa volontà di chiudere la gestione per l'impossibilità
riscontrata di limitare tutti gli aspetti negativi ivi accertati, dalla
Commissione nominata dal Collegio.
Questo dato di fatto inconfutabile e che anche a seguito degli incontri con
Senonché, va notato che la notizia pervenne
al Tribunale per Minorenni dell'Emilia e Romagna, solo il 16 febbraio 1972, e
cioè quando la prima decisione era già stata formulata.
Il Tribunale potrebbe limitarsi a
prendere atto di ciò, e restituire ogni compito di tutela e protezione
dell'infanzia a chi normalmente spetta per legge. Potrebbe cioè
omettere ogni altra comunicazione e dichiarare
chiuso il procedimento o meglio i vari procedimenti di tutela giurisdizionale
iniziati.
Spetta infatti
da quel momento, e cioè dalla avvenuta comunicazione di chiusura dell'Istituto,
solo agli Enti di Protezione dell'Infanzia, di intervenire nei modi più
opportuni, salvo notiziare
Ciò nonostante, e cioè;
benché non sia giuridicamente obbligato il Tribunale a render nota la sua
decisione, per essere venuto meno il presupposto (la titolarità del non
adeguato e presunto non adeguato esercizio della patria potestà da parte del
gestore privato di Villa Giardini) il Collegio, tuttavia, non può esimersi dal
considerare che molteplici sono gli interessi diretti o indiretti che
gravitano e gravitavano sui minori ricoverati a Villa Giardini sia nel giugno
1971, sia nel marzo 1972.
In questa prospettiva, e proprio
perché è compito del Giudice in generale e del Giudice Minorile in
particolare, di essere «calato» e di innestarsi nella
realtà sociale in cui opera, ritiene doveroso il relatore di comunicare la
intera motivazione del Tribunale Minorenni di Bologna sia perché i vari
operatori possano aver un metro di «valori»
al quale ispirarsi e col quale confrontarsi, e sia per protrarre la
protezione dell'infanzia e di quei minori oltre il confine di Vil
Premesse queste osservazioni, e che spiegano
il perché la redazione della motivazione sia depositata con ritardo, e passando
alle ragioni che convincono il Collegio a ritenere valido l'elaborato dei
periti d'ufficio, si rileva quanto segue:
Motivi della decisione
Con decreto del 25 maggio 1971, il
Tribunale per Minorenni, nominava e delegava per gli accertamenti sui metodi
educativi dei minori ricoverati all'Istituto Medico Psico-Pedagogico
di Casinalbo, una equipe
composta:
1) dalla dirigente il Servizio
Sociale Distrettuale
2) dal prof. Augusto Balloni, neuropsichiatra e
consulente dell'istituto di Osservazione del Tribunale;
3) dalla professoressa Marcella Ruocco pedagogista;
4) dal dott. Giuliano Piazzi,
sociologo e docente dell'Università di Bologna.
L'equipe, o gruppo, come dir si voglia, aveva ricevuto l'incarico da espletare, nel termine
di giorni 90, ma tale periodo si protrasse necessariamente sino al gennaio
1972, essendo andati in appello i Titolari di Villa Giardini, ed essendo insorte
difficoltà di accertamento non previste in precedenza.
Col deposito della relazione
peritale, che fu comunicato a tutti gli Enti, a tutte
le Associazioni, e a tutti gli Organismi di protezione dell'Infanzia,
l'istruttoria relativa all'accertamento sui metodi educativi dei minori di
Villa Giardini, può dirsi esaurita.
Il Tribunale, esaminato infatti l'intero incarto della perizia, e valutato lo
statuto di Villa Giardini, ritiene che gli esperti abbiano lavorato con
serietà e acume, e abbiano raccolto elementi più che seri per concludere che
attualmente e cioè come è strutturato in persone e ambienti l'istituto Medico Psicopedagogico di Villa Giardini, non sia idoneo per
assicurare uno sviluppo armonico e valido dei bambini ivi ricoverati.
Il Tribunale agisce in questo caso
in base all'art. 333 e
Rileva cioè
che ogni qual volta un genitore delega a un Istituto l'educazione,
l'istruzione e il mantenimento del proprio figlio, automaticamente i dirigenti
e i responsabili dell'Istituto esercitano in forma sussidiaria e vicariale la
funzione di genitori e quindi esercitano la patria potestà limitata al periodo
in cui il minore vive e cresce nella loro sfera di influenza.
Se, poi, questo compito educativo ha
un contenuto specializzato (quello di recuperare minori affetti da turbe: di
carattere e di personalità), bisogna partire dal fine che si proponeva l'istituto
e verificare se in concreto tale fine è stato attuato. Nel caso in cui lo scopo
non sia raggiunto con i mezzi concreti che quella
Organizzazione Privata ha messo a disposizione, il responso del Giudice è uno
solo, e cioè consiste nell'invito a tale Istituto di uniformarvisi.
Dice infatti
l'art. 2 dello statuto, che: «Villa Giardini ha lo
scopo di assistere, curare, ed educare minori bisognosi di trattamento medico psicopedagogico ai fini del loro recupero; teso al
raggiungimento dell'autonomia fisica, alla possibilità di vivere in famiglia,
ad obiettivi scolastici, alla possibilità di vivere in società e di adattarsi
a un lavoro generico e qualificato».
L'art. 10 dello stesso Statuto,
specifica poi in cosa consista il trattamento Medico-psico-pedagogico:
«Il trattamento per il recupero dei
minori, viene attuato con le seguenti tecniche:
Mediche generali e specialistiche varie.
Neurologiche (fisioterapia, terapia
occupazionale, terapia psicomotoria, psichiatrica).
Pedagogiche (scuole, occupazione
tempo libero).
Educative generali
e ricreative.
Di addestramento al lavoro-sociali».
L'art. 11 inoltre, così afferma:
«I gruppi di circa venti minori, pur
essendo inseriti nella vita complessiva di ogni
Istituto, costituiscono una unità a se stante, autonoma, raccolta intorno alla
figura dell'educatore stabile e distinta da quella di altri gruppi».
Ancor più significativi
sono inoltre gli art. 8 (che riguarda l'equipe dell'Istituto); l'art. 9 (che
riflette il recupero del minore) ; l'art. 10 che concerne il trattamento
medico psicopedagogico; e l'art. 4 che a proposito
del Servizio Sociale indica come suo preciso compito quello di assicurare i
rapporti fra il minore e la famiglia, e quello di preparare il fanciullo alla
dimissione.
Ciò premesso,
esaminiamo in concreto, come invece era applicato
lo Statuto a Villa Giardini, e se gli scopi di detto Istituto erano veramente
realizzati.
Vale la pena a questo punto seguire
la lunga relazione della Commissione d'inchiesta, perché ci porta a conclusioni
che il Tribunale fa proprie, sia pure con qualche correttivo dovuto alla necessità
di adeguare le strutture dell'Istituto non solo al: «dover essere» ma anche a
ciò che è in media un Istituto di tal genere.
Il discorso qui, si fa arduo e
difficile. Infatti, non vi è dubbio che un Istituto Psicopedagogico
che ospita minori col sistema classico della Istituzionalizzazione
non sia più utile né valido per le moderne teorie tese a un trattamento umano e
familiare. Si deve però anche riconoscere la validità di una scala di valori e di attuazione concreta. Si deve cioè
dire che se la istituzionalizzazione è un male, tra un Istituto e l'altro
corre e ricorre tuttavia una differenza, ed è a tale differenza che è
necessario porre la nostra attenzione.
Dunque, per tornare al tema
trattato, gli esperti, sono giunti alle conclusioni
che sotto riporteremo, attraverso vari strumenti, e cioè:
1° Inviando a tutto il personale una lettera in cui si chiedeva allo stesso la
indicazione della attività svolta in concreto nell'Istituto;
2°) Esaminando le
cartelle cliniche; i documenti sanitari, e vari altri documenti;
3°) Effettuando
numerose visite all'Istituto e prendendo contatto con gli educatori e i minori;
4°) Prendendo
visione del numeroso materiale istruttorio acquisito dal Tribunale per
Minorenni. Tutti
questi strumenti sono stati usati con grande serietà e
obiettività, talché è doveroso analizzarli singolarmente. Anzitutto, ciò che colpisce l'osservatore, sulla non validità dei metodi
applicati dall'Istituto «Villa Giardini», sono i dati
statistici.
Questi dati, se letti con serietà
sono di per sé eloquenti (pag. 11, 12, 13, e 14) perché:
a) il 36% del personale educativo ha
risposto che la propria mansione non è coerente con gli scopi ufficiali
dell'Istituto. Anche ammesso che questa percentuale sia
dovuta ai forti urti e contrasti politici che hanno agitato negli
ultimi mesi la vita dell'Istituto, resta tuttavia il fatto che una gran parte
di tali persone, a contatto con i minori, e benché rischino
di perdere il posto, hanno dato un giudizio negativo sull'Istituto stigmatizzando
il fatto che essi erano più dei guardiani che degli educatori.
Inoltre oltre ai «vigilatori», ha
denunciato il cattivo andamento del Centro Medico Psicopedagogico,
un medico generico (su 3); un'assistente sociale (su 3) e due infermiere (su
5).
Addirittura anche un capo reparto su
quattro, ha risposto in modo negativo e di rifiuto, sugli scopi di Villa
Giardini. Un dato statistico invece, ancora più allarmante
ed eloquente (pag. 17) è quello che riguarda la provenienza dei bambini.
Ebbene, solo 15 minori su 249 hanno la residenza in Emilia, mentre, tutti gli altri, sono distribuiti
nel seguente modo, e cioè:
1) il 12% appartengono al Piemonte;
2) il 12% appartengono alla Liguria;
3) il 30% appartengono alla
Lombardia;
4) il 7,6% appartengono alla
Sardegna;
5) il 6% appartengono alla
Basilicata.
Tutto ciò sta a
significare, senza altri commenti, che non vi è un rapporto fra
Istituto e Comunità (Emilia) ma è l'istituto che fa raccolta di minori da
altre Regioni, facendoli diventare oggetti e non soggetti.
Il legame fra le famiglie si
attenua, e le singole Amministrazioni di provenienza, anziché proteggere i
propri minori, finiscono per essere solo degli organi burocratici di
smistamento.
Altre considerazioni sulle non
idoneità dell'Istituto di Villa Giardini, appaiono e possono apparire inutili
perché quando una organizzazione che deve servire per
recuperare un minore sfavorito dalla sorte, lo allontana dalla propria famiglia
e dal proprio contesto sociale, non fa altro che renderlo permanentemente un
disadattato, e come usa oggi dire, un emarginato.
Su questo termine, spesso abusato
come prodotto di pubblicità bisognerebbe riflettere quanto
sia vero e puntuale a proposito dei minori di Villa Giardini.
Questi esseri, già nati in
condizioni di differenza sociale perché appartengono a famiglie povere, e
perché non hanno risorse di personalità positive,
finiscono per essere etichettati due volte proprio perché i vari organismi di
Protezione dell'Infanzia (O.N.M.I. Amministraz.
Provinciali, Prefetture) anziché promuovere risorse nella loro zona, li
inviano a 500, 600,
Si crea cioè
artificialmente uno stato di abbandono cronico, e questa considerazione è
sufficiente e fa ritenere l'istituto di Casinalbo
non idoneo alla sua funzione. Sinché cioè, si riceveranno i minori di altre regioni, è inutile
parlare di raggiungimento di scopi educativi.
A pag. 16, sono poi riportate le
quantità di tempo in cui ogni persona esercita le
proprie funzioni ed è rilevante osservare come tra i vigilatori sia facile il
cambio e non la stabilità e come, nei medici e nell'altro personale, sia rara
la stabilità del posto.
Ciò sta ad indicare una generale
insoddisfazione del ruolo ricoperto dal personale, e
comunque è un sintomo di qualcosa che non funzionava. Si può del resto
confrontare tale assunto con la pag. 16, e i dati che ne emergono
sono veramente eloquenti.
Gli elementi desunti dalle cartelle
cliniche dei minori (pag. 19 e pag. 43) pongono in luce inoltre che le visite neuropsichiatriche venivano annotate ad intervalli di
tempo superiore ai sette mesi, e che il contenuto dei colloqui veniva riportato in cartella con frequenza superiore ai 15
mesi.
Tutto ciò dimostra che il
trattamento inteso non come diagnosi o test, ma come terapia singola o di
gruppo per elevare la personalità del minore, è scarso e non trova riscontro alcuno talché prevale il carattere di «deposito» e «vigilanza»
su quello di cura.
A questo proposito, è facile
obiettare che il ricovero di 400 o 500 minori con deficit intellettivo non
permette grandi risorse, ma è proprio l'elevato numero degli assistiti e la loro provenienza diversa da quella Emiliana, che rende
inidoneo l'istituto, se non è ristrutturato.
Inoltre, sempre dall'esame delle
cartelle cliniche e dei singoli minori, è facile riscontrare che vi erano
ricoverati minori con un quoziente intellettivo bassissimo, e addirittura
dello 0,50. Ciò è di gravità estrema poiché ha
permesso la convivenza di bambini caratteriali (termine assai vago e che
nulla vuol dire) e come tali ricuperabili alla normalità, con minori invece in
cui la deficienza intellettiva era talmente grave da costituire un pericolo
per sé e per gli altri.
Per quest'ultima categoria di minori infatti, occorrono Istituti appositi e non Istituzioni Psicopedagogiche perché si tratta di veri subnormali con
anomalie irreversibili.
D'altra parte alcuni episodi occorsi
nell'Istituto, evidenziano l'inconveniente di tale commistione, e rendono
superfluo ogni altro rilievo.
A pag. 50 della perizia si fa poi un
altro rilievo che merita particolare attenzione.
Si dice cioè
che il numero elevato di ricorso a medicazioni di pronto soccorso per minori,
manifesta e può manifestare dei fenomeni, e cioè, la poca vigilanza degli
educatori, e la mancanza di una guida educativa ludica e seria.
Il rilievo è esatto, e quindi merita
considerazione perché il 3,48% delle medicazioni risulta effettuata
per ferite o lesioni causate «da superiori». Ciò denota indubbiamente uno
stato di disordine nell'Istituto; una vigilanza superficiale, e una mancanza di
guida educativa.
Anche la
circostanza che le ferite avvenivano prevalentemente nelle ore serali e durante
i periodi di vacanza, è sintomo di una poca vigilanza da parte del personale
al quale i ragazzi erano affidati o meglio è sintomo di uno stato di stanchezza
e di poco impegno.
Fa cioè pensare che i bambini erano custoditi più che
educati e caratterizza una grave deficienza dell'Istituto. Del resto, meglio di ogni altro commento, parlano le dichiarazioni dei
sanitari e così come tra breve esporremo:
Il 28 marzo 1971, il dott. Montepaone annotava: «Si è presentata
la vigilatrice comune C.C. che presenta numerosissimi
ematomi ed escoriazioni sulle braccia, sulle gambe e al capo. Sulle braccia inoltre sono presenti segni di morsi. Dette
lesioni le sono state provocate dalla minore F.F. senza motivo obiettivabile
mentre entrambe assistevano alla proiezione del film».
In altra occasione, registrava che «si
presenta in infermeria con torcicollo M.D. Dichiara che giocando con altro
bambino è stato gettato a terra».
In data 5 maggio 1971, sempre nel
registro di pronto soccorso, vi è un elenco di 14 minori «che si sono
volontariamente feriti con frammenti di vetro».
Il 5 maggio 1971, il dott. Cerreto
annotava: «che la ragazza G.D. era stata medicata per ferite accidentali».
Ora tutti questi episodi (prescindendo da
fatti causati dal personale), sono sintomatici per evidenziare ferite che
potevano essere evitate solo se i minori fossero stati più vigilati e sorvegliati
dal personale, e anche questo elemento è negativo, e tale deve essere
considerato ai fini della valutazione di idoneità dell'Istituto.
Dai risultati poi, peritali, e
riportati a pag. 56-59-60-63 della richiamata perizia, si notano episodi
sconcertanti di dieta insufficiente o addirittura di
somministrazione di cibi avariati. Afferma infatti il
dr. Zanchetta che il 27-4-1971,
fu chiamato e convocato di notte perché molti minori avevano sintomi di dolori
addominali, diarrea, e vomito persistente.
Gli accertamenti successivi (pag.
60) acclararono che i minori avevano mangiato dei residui alimentari
di qualche giorno prima, tanto da subire una vera intossicazione stafilococcica.
Lo stesso giorno il Sanitario
trasmetteva una vibrata protesta alla Direzione poiché
nonostante il precedente episodio di intossicazione infettiva, i ragazzi
ricoverati in Infermeria si erano visti presentare una minestra fredda, dell'affettato
e addirittura della «verdura sotto olio» manifestamente inadeguate per dei malati.
Qualche giorno dopo il medico faceva
altro rapporto (pag. 62) segnalando che nel menù della
cura ai degenti, risultava addirittura della frutta acerba, assolutamente non
digeribile. (pag. 62). E sempre stando ai diari
sanitari, non va sottaciuto l'episodio, descritto a pag.
Non è il caso di
soffermarsi su altri episodi di punizione corporale emersi
dall'istruttoria e ciò per una duplice serie di motivi. Anzitutto, poiché ciò potrebbe essere oggetto di procedimento penale, e
inoltre perché fatti appariscenti potrebbero deviare l'interprete da casi più
profondi e analitici che riflettono il modo con cui dovrebbe essere
ristrutturato l'istituto Medico Psicopedagogico.
A tal fine, tutta la restante
relazione pone in luce la carenza educativa e
pedagogica, che è quasi inesistente quanto ad indirizzo e a strategia, e
soprattutto la mancanza di un lavoro di equipe in cui il parere dell'educatore
si intersechi con quello dello psicologo e del pedagogista.
Manca in sostanza un lavoro
d'insieme che tenda veramente a sviluppare la
personalità del ragazzo, e in questa deficienza (pag. 80, 81, 82 ecc.) ha
risalto il fatto non da sottovalutare, che nessuna ipotesi di alternativa
all'Istituto come adozione, o affidamento familiare, è stata presentata dal
Servizio Sociale dell'Ente o dalla direzione responsabile dell'Ente Villa
Giardini. Altre deficienze (pag. 102, 103, 104) sono da riscontrare nella direzione
sanitaria, nei consulenti neuropsichiatri (le cui
visite erano scarse e comunque avulse dal personale educativo): negli educatori.
A proposito di questi ultimi, appare
giusta la considerazione dei consulenti circa il loro ruolo (pag. 113). Sostengono
costoro, che gli educatori, avendo molti minori a loro affidati, finiscono
non solo per essere incapaci di creare un rapporto; ma
anche di diventare autoritari, e addirittura di maltrattare i minori. Ciò
premesso, occorre ora, pervenire alle conclusioni finali (pag. 131) .
I consulenti concludono
infatti, in questi termini:
a) Se la rieducazione di un minore
anormale psichico deve ricercare nuovi rapporti fra il bambino, la scuola, e
la famiglia, lo scopo dell'Istituto non deve essere diretto a
un adattamento all'ambiente interno, quanto a un buon inserimento nella
società;
b) l'istituto Medico Psico-Pedagogico ha lo scopo di mantenere allevare ed educare i minori che per carenze intrinseche legate alla
struttura della personalità, e per carenze estrinseche legate all'ambiente
familiare, presentano ipodotazioni intellettive e disturbi del carattere non
risolti.
c) Per potere realizzare questa socializzazione, è indispensabile che l'istituto sia
approntato e ristrutturato in piccoli gruppi di dieci bambini, guidati da due
educatori.
A questo proposito rileva la
commissione di inchiesta che il gruppo di minori non
dovrebbe essere superiore a sei, e dovrebbe partecipare alla comunità di Modena
in cui vive e che non dovrebbe esser lontano dalla città. Inoltre l'equipe
dovrebbe essere costituita da uno o più specialisti, neuropsichiatri,
psicologi, pedagogisti, in rapporto al numero degli ospiti e alla loro reale
esigenza e da due educatori e diversi assistenti sociali
che tengono rapporto con la famiglia.
d) Le strutture edilizie
dell'Istituto Villa Giardini secondo le conclusioni non dovrebbero più esistere
o dovrebbero esser cambiate. Questo Tribunale
accettando tutte le conclusioni della perizia per quanto riguarda la
motivazione, ritiene tuttavia opportuno
ridimensionare le richieste a numero 10 bambini, possibilmente della zona, e a
un mutamento della edilizia dell'istituto che l'ONMI curerà per quanto
riguarda la vigilanza. Inoltre dovrebbe esser stabilita la cartella personale
con inchiesta sociale e gli altri esami per ogni minore, e dovrebbe esser assunto
un numero di persone professionalmente qualificate per la funzione di educatore.
P.O.M.
Il Tribunale per i Minorenni
dell'Emilia e Romagna
delibera
di accettare e far proprie le
conclusioni della perizia sull'Istituto Villa Giardini di Casinalbo
con le modifiche riportate in motivazione e cioè: gruppi di bambini di 10
anziché 6; ristrutturazione edilizia secondo il parere dell'ONMI; e conformità
alle altre conclusioni per quanto riguarda l'equipe e gli educatori;
delibera
che l'ONMI e l'Amministrazione
Provinciale effettuino unitamente agli organi tutori (Prefettura e Ministero
della Sanità) l'interessamento di tutte le amministrazioni provinciali che
hanno i bambini ricoverati
invita
e dispone che l'istituto Villa
Giardini nell'esercizio dei suoi valori di educazione, istruzione, mantenimento
e protezione che sono contenuti nella patria potestà si uniformi alle
conclusioni peritali nel termine di giorni 120 riservandosi se decidere o
disporre o meno l'allontanamento dei minori ricoverati attualmente qualora
l'istituto stesso non si sarà uniformato a tale ristrutturazione
dispone
che nessun bambino dovrà esser accolto
prima della ristrutturazione dell'istituto
dispone
che l'ONMI, l'Amministrazione
Provinciale e tutti gli organi tutori controllino che l'istituto si adegui
alle conclusioni peritali così modificate riservandosi di prorogare il termine
se e qualora
dispone
che il provvedimento sia comunicato sia
agli organi giudiziari sia a quelli amministrativi interessati anche per
eventuali azioni penali
dispone
la comunicazione del provvedimento e
della relazione peritale qualora non sia già stata effettuata a tutti gli
organismi precedentemente indicati e precisamente alla Prefettura di Modena,
all'Ufficiale Sanitario di Casinalbo, al Medico
Provinciale di Modena, all'Ente Regione, al Commissariato Regionale, all'ONMI
di Modena, all'ONMI centrale, all'Amministrazione Prov.le di Modena, al Giudice Tutelare.
Delega
l'ONMI di Modena e l'Amministrazione Prov.le di Modena di inviare
l'estratto della relazione peritale a tutte le Amministrazioni Prov.li e altri organismi
d'Italia che hanno collocato i bambini a Villa Giardini, preordinando altresì
un incontro per evitare che l'eventuale collocamento sia effettuato presso
altri istituti medico-psico-pedagogici che non diano
le garanzie di cui alla relazione peritale e cercando invece il collocamento
presso famiglie educative presso gruppi famiglia presso famiglie di origine, o
in adozione come preliminari misure.
Dispone
che sia della relazione che del
provvedimento sia data comunicazione all'Associazione Nazionale Famiglie
Fanciulli Subnormali; all'ANFAS Nazionale; all'Unione Promozione Diritti del Minore
di Torino e di Modena anzi di Bologna
Dispone
la riunione dello stesso collegio per
il 20-6-1972 ore 16 allo scopo di esaminare se i primi adempimenti sono stati
osservati; se il provvedimento è stato comunicato; e per conoscere altresì le
decisioni assunte dagli Organi Pubblici, dando atto altresì che con lettera
circolare del 1-2-1972
Così deciso in Bologna, il 23 mag. 1972.
IL
PRESIDENTE CONS. ITALO CIVIDALI
TABELLE TRATTE DALLA RELAZIONE DI CONSULENZA TECNICA D'UFFICIO
NEI RIGUARDI DELL'ISTITUTO «VILLA GIARDINI» DI
CASINALBO (MODENA) E DEI MINORI OSPITI.
Tab. 3 - Numero dei minori
ospiti a «Villa Giardini» distribuiti secondo la regione di residenza
della famiglia (materiale inviato il 21-7-1971).
Regione M F Totale
Piemonte 22 10 32
Valle D'Aosta 1 - 1
Liguria 29 2 31
Lombardia 55 21 76
Trentino Alto-Adige - 1 1
Veneto 6 - 6
Friuli-Venezia Giulia - - -
Emilia - Romagna 9 6 15
Toscana 6 4 10
Marche 3 1 4
Umbria - 2 2
Lazio - - -
Abruzzi 7 6 13
Molise - - -
Campania 1 - 1
Puglie 10 1 11
Basilicata 14 1 15
Calabria 6 2 8
Sicilia 3 - 3
Sardegna 15 4 19
R.S.M. 1 - 1
Totale 188 61 249
Tab. 4 - Numero dei minori
ospiti a «Villa Giardini» distribuiti secondo la provincia di
residenza della famiglia (materiale inviato il 21-7-1971).
Prov. M F Totale Prov. M F Totale
AG 1 -
1 MN 9 2 11
AO 1 -
1 MS 3 2 5
AP 1 1
2 NU 12 4 16
AR 1 -
1 PC 4 2 6
AT 2 1
3 PE 6 5 11
BG - 2
2 PG - 1 1
BL 1 -
1 PS 1 - 1
BR 1 -
1 PV 5 6 11
BS 1 - 1 PZ 14 1 15
BZ - 1 1 RA 1 - 1
CA 3 - 3 RE 1 - 1
CH 1 1 2 RSM 1 - 1
CS 6 2 8 SA 1 - 1
FO 2 - 2 SO - 1 1
GE 17 - 17 SP 8 2 10
IM 4 - 4 TA 7 - 7
LE 2 1 3 TO - 4 1
LU 2 2 4 TR - 1 1
MC 1 - 1 VC 9 3 12
ME 2 - 2 VR 5 - 5
MI 40 10 50
Totale 188 61 249
N.d.r.: Risulta chiaramente che la deportazione assistenziale è operata
su larga scala: solo 15 su 249 assistiti (pari al 6,20%) hanno la residenza in Emilia-Romagna.
Tab. 5 - Tabella riassuntiva dei risultati ricavati dalle
cartelle cliniche di 25 minori ospiti dell'Istituto
«Villa Giardini».
Mesi di permanenza in istituto in Valore
totale nei soggetti osservati = mesi 707 medio *
numero di visite neuropsichiatriche = 95 7,4
numero di colloqui = 45 15,7
numero di notizie di carattere scolastico = 80 8,8
numero di notizie di carattere sanitario =100 7,1
* Valore medio: periodo di intervallo medio (in mesi) delle voci registrate nel
diario delle cartelle cliniche.
N.d.r.: L'assistenza specialistica nel
febbraio 1968, quando l'Istituto ospitava 487 minori, era affidata a 2 équipes composte la prima da un neuropsichiatra,
da un neuropsichiatra infantile e da un assistente
sociale; la seconda da un neuropsichiatra, da una
psicologa e da un assistente sociale; se ne deduce il carattere di «deposito» e
non di cura dell'Istituto medico psico-pedagogico.
Tab. 7 - Cause che
compaiono nelle diagnosi di ammissioni dei minori
ospiti.
M
F Totale %
Cause V.A.
Soggetto cerebropatico
o epilettico 43 14 57 44,88
Biopatie 11
3 14 11,02
Carenze parentali e ambientali o da
istituzionalizzazione 53
3 56 44,10
Totale 107
20 127 100
N.d.r.: Dall'elenco dei minori si è potuto rilevare che i
riferimenti a carenze parentali ambientali o da istituzionalizzazione compaiono
con una frequenza del 44,10%, quando proprio nella stessa relazione è detto
che su 127 minori (51%), la permanenza a «Villa Giardini» variava entro
limiti di tempo compresi da
Tab. 12 - Operazioni di
pronto soccorso nel periodo 7-2-1971 / 24-5-1971
distinte per le cause che hanno provocato l'intervento.
Cause V.A. %
1) Malattia naturale 35 12,20
2) Ferita accidentale 48 16,73
3) Autolesione 24 8,36
4) Danno o lesione provocato da un
altro compagno 67 23,35
5) Danni attribuiti ad un superiore 10 3,48
6) Ferita, cure generiche e medicazioni 99 34,49
7) Visite a superiori 4 1,39
Totale 287
100
Legenda:
1) malattia naturale (richiesta di
visite specialistiche, ricovero in ospedale, ecc.)
2) ferita accidentale (caduta, chiusura di una finestra, urto contro uno spigolo, contusione nel gioco, dallo
scivolo, caduta da un albero, ecc.)
3) autolesione
4) danno o lesione provocato da un altro compagno (pugno,
calcio, spinta, ustione da sigaretta, ecc.)
5) danno attribuito a un superiore
6) ferita e medicazione senza specificazione, visita e
prestazione medica generica, intossicazione da cibo, ferita da vetro, da filo
spinato della recinzione, ecc.
7) visite a superiori (provocate dall'intervento degli
assistiti)
N.d.r.: Sulla base dei dati della tabella, l'alta percentuale di
ferite accidentali e le lesività che i minori si
producono, possono essere attribuite a carenze di una specifica assistenza.
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