Prospettive
assistenziali, n. 20, ottobre-dicembre 1972
DOCUMENTI
COME
SI EMARGINANO GLI ALUNNI NELLA PROVINCIA DI TORINO
Da una indagine dell'A.A.I. sulle
classi speciali e differenziali della Provincia di Torino
Dall'indagine
dell'A.A.I. sull'entità del fenomeno del
disadattamento in Torino e Provincia, che pubblichiamo, risulta fra l'altro
che:
-
l'incremento del numero delle classi differenziali e speciali è stato notevole:
da 64 che erano nel dicembre 1964 sono passate a 490 nell'anno scolastico
1969-70 con un aumento di 426 classi, pari al 765%;
-
la media generale per Torino e provincia dei ragazzi frequentanti le classi
differenziali e speciali è notevolmente alta (3,5% del
totale) con una preoccupante dispersione (e concentrazione) delle percentuali
da zero a ben il 20%;
-
circa un terzo delle Direzioni didattiche in modo esplicito (ma in realtà
sarebbero molto di più), segnalano di avere più alunni accolti in classi
differenziali e speciali che non alunni segnalati come veri «disadattati»;
-
l'invio dei ragazzi in classi differenziali e speciali è deciso spesso senza
l'intervento delle équipes medico-psico-pedagogiche in violazione alle leggi
vigenti e, in particolare, del D.P.R. 11-2-61 n. 264 e
22-12-67 n. 1518 sulla medicina scolastica;
-
manca qualsiasi piano programmatico da parte del Ministero della pubblica
istruzione, del Provveditorato agli studi di Torino e dei comuni.
Nonostante
che la ricerca dell'A.A.I. indichi chiaramente che molti ragazzi sono inviati
alle classi differenziali e speciali per motivi inammissibili
e spesso anche illeciti, per l'anno scolastico in corso i posti di
classi differenziali sono rimasti uguali all'anno precedente e quelli di
classi speciali sono stati addirittura aumentati di 20, e non c'è stato il
decentramento richiesto da associazioni e comitati di quartiere.
Ciò
è avvenuto nonostante che l'assessore all'istruzione del Comune di Torino,
nella sua relazione tenuta al Consiglio comunale il 22-3-71, avesse affermato
che «non si ritiene di dover potenziare l'istituzione di nuove scuole
speciali; si reputa invece necessario riesaminare, in collaborazione con
l'autorità scolastica, la ridistribuzione delle
classi speciali nelle scuole normali, in quanto nei plessi dove le stesse
hanno funzionato si sono ottenuti positivi risultati
educativi».
Non
risulta però che l'assessore abbia preso pubblicamente
posizione contro l'ultima grave iniziativa dell'autorità scolastica.
Caratteristiche
e sviluppo del lavoro
Il lavoro è, essenzialmente, un'indagine
conoscitiva sulle «strutture» scolastiche a livello di Scuola Elementare
esistenti nella Provincia di Torino, sorte e funzionanti come risposta al disadattamento
dei minori.
Pertanto, si sono prese in
considerazione le seguenti istituzioni:
1) Scuole e classi speciali
elementari
2) Classi differenziali elementari.
Tutti i dati si riferiscono all'anno scolastico 1969/70.
Come unità-base della ricerca si è scelto il Circolo didattico, la
struttura amministrativa di base appunto della scuola elementare, retta da una Direzione didattica, con
a capo il Direttore didattico.
Il Circolo didattico è tuttavia assai vario: nella città di
Torino raggruppa uno o più «plessi» scolastici; in alcuni grossi Comuni del
Nell'anno scolastico 1969/70 i Circoli didattici della Provincia di
Torino erano
Gli strumenti conoscitivi della
ricerca sono stati sostanzialmente due:
1) I dati ufficiali, forniti dal Provveditorato agli Studi, che riassumono
le singole situazioni dei vari Circoli didattici e degli Ispettori scolastici
della Provincia, sempre relativamente all'anno
scolastico 1969/70, e riferiscono in particolare:
- il numero delle classi normali, differenziali e
speciali, suddiviso per Comuni, Circoli didattici e Ispettorati scolastici;
- il numero degli alunni accolti nelle classi normali,
differenziali e speciali, suddiviso solo per Circolo didattico e Ispettorato
scolastico.
2) Una scheda-questionario, studiata dal gruppo
di ricerca, per rilevare il numero, le tipologie e altre notizie sui minori
disadattati, sulle strutture e sul funzionamento delle stesse.
La scheda ha subito varie modifiche
dalla stesura originale alla stesura finale «concordata» col Provveditorato
agli Studi, il quale, d'altra parte, ha assunto
ufficialmente l'incarico di richiedere ai propri dipendenti Direttori
didattici la compilazione della scheda-questionario, associandosi
all'iniziativa dell'A.A.I., come risulta dalla doppia
intestazione della scheda stessa: «Provveditorato agli Studi - Amministrazione
Attività Assistenziali Italiane e Internazionali -
Torino».
La scheda-questionario doveva essere compilata per ciascun «plesso» scolastico,
anche molto piccolo (piccoli Comuni, frazioni, pluriclassi).
Essa si apriva con un'avvertenza
molto importante: «Frequentano le classi
del plesso alunni che, secondo l'indagine dell'équipe
o il parere del medico scolastico, risultano
disadattati secondo la minorazione sottoelencata».
Con ciò si chiedeva
appunto all'organo scolastico di pronunciarsi, in collaborazione con organi tecnici competenti, l'équipe m.p.p. o almeno il medico
scolastico, sul numero e sulla tipologia degli alunni disadattati. Purtroppo
non tutti i questionari risulterebbero compilati con
la consultazione degli organi tecnici indicati. Il fatto più grave è che in
alcuni casi si tratta di Circoli didattici
in cui funzionano classi differenziali e speciali. Ad esempio, una
Direzione didattica di Torino annota su tutti i questionari, in cui fornisce i
dati dei suoi plessi: «né l'équipe né il medico scolastico hanno potuto compiere
l'indagine», donde la domanda che ci dovremo porre più volte in questa indagine e che qui si affaccia la prima volta: «Ma gli alunni delle classi speciali e delle
classi differenziali, funzionanti nello stesso Circolo didattico, da chi e con
quali garanzie sono stati reperiti e avviati a tali
classi?».
In altre parole, l'osservazione
fondamentale a proposito dei dati raccolti con la scheda-questionario è la
seguente: se non sempre raggiungiamo dei dati sicuri e oggettivi, sempre
trapelano delle indicazioni di fatto non meno interessanti dei dati oggettivi
stessi.
Dopo l'avvertenza iniziale, nella
scheda segue un prospetto tipologico che si è cercato di rendere estremamente chiaro sia dal punto di vista concettuale sia
dal punto di vista tipografico. Va tuttavia rilevato che tale prospetto nella
stesura definitiva contiene un errore: sono collocati sotto la tipologia degli
insufficienti mentali i «casi limite» (Q.I. 75-85).
In realtà si trattava in origine di un quadro tipologico così concepito:
-
Disadattati psichici (o dell'intelligenza):
a) Insufficienti mentali gravi (Q.I.
da
b) Insufficienti mentali medio-lievi (Q.I. da
c) Soggetti-limite
o casi limite (Q.I. da
-
Disadattati sensoriali gravi
-
Disadattati fisici gravi.
Dalla tipologia si sono esclusi
volutamente i «caratteriali», sia per
la difficoltà oggettiva di definire in sede scolastica tali soggetti, sia per
il pericolo che in tale tipologia troppo facilmente
venissero inclusi dei soggetti che, per altre cause, soprattutto sociali, sono
in qualche modo di «disturbo» nella scuola.
Alcune Direzioni hanno tuttavia
aggiunto di loro iniziativa tale tipologia o vi hanno
fatto cenno nelle lettere di accompagnamento: va notato che si tratta di poche
Direzioni, ma tutte aventi nei propri
Circoli delle classi differenziali e speciali. Su questo aspetto
molto significativo torneremo più avanti, per cogliervi, fra l'altro, forse
anche la preoccupazione di giustificare
le classi differenziali e speciali esistenti.
La seconda parte della
scheda-questionario aveva lo scopo di raccogliere dati sul funzionamento
effettivo delle istituzioni speciali: in realtà, nella stesura finale, risulta così ridotta da costituire una fonte di notizie
molto irrilevanti, salvo pochi dati sulla provenienza e il trasporto degli
alunni.
Punti di riferimento
Prima di passare all'elaborazione
dei dati raccolti, ai vari confronti possibili e ai relativi commenti, occorre
premettere alcune considerazioni sui «punti
di riferimento» di questa indagine.
1) Abbiamo già accennato alle due
serie di dati rilevati:
a) ai dati ufficiali del Provveditorato agli
Studi sul numero degli alunni e delle classi normali, differenziali e speciali
della Provincia;
b) ai dati delle singole Direzioni didattiche sul numero dei «disadattati»
presenti nella scuola.
2) Un altro dato importante è l'incremento che hanno subito le classi
differenziali e speciali nel
Un'espansione di tali dimensioni, in
un settore estremamente complesso e delicato, presupponeva
da parte delle autorità centrali e periferiche della scuola un piano
programmatico, che invece è mancato del tutto.
3) Un altro punto di riferimento
molto importante sono le norme vigenti in materia, e in particolare:
- la circolare del Ministero della
Pubblica Istruzione n. 4525 del 9/7/1962, avente per oggetto: «Scuole speciali e classi differenziali»;
- la circolare del Ministero della
Pubblica Istruzione n. 934 del 2/2/1963, avente per oggetto: «Funzionamento delle scuole elementari
speciali e delle classi differenziali»;
- il D.P.R. n. 1518 del 22/12/1967: «Regolamento dei servizi di medicina
scolastica» (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 6 giugno 1968) ;
- le circolari annuali del Ministero
della Pubblica Istruzione circa il funzionamento
delle équipes medico-psico-pedagogiche
nelle scuole speciali e classi differenziali.
In mancanza di precise norme di
legge in proposito, le due prime circolari costituirono per vari anni, in
pratica fino all'anno scolastico 1968/ 69 quando entrò
in vigore il citato D.P.R., le uniche norme
amministrative in materia. Tuttavia, come norme «interne», furono sempre
vincolanti per i funzionari scolastici, e la loro violazione può dar luogo a
sanzioni amministrative nei confronti dei funzionari stessi, e può anche integrare
quel vizio di legittimità degli atti amministrativi che è denominato eccesso
di potere (nel senso di uso della potestà
amministrativa in modo e per fini non conformi a quelli prescritti dalle
norme).
In seguito gran parte
delle norme amministrative contenute nelle due circolari furono assunte
nel D.P.R. n. 1518 del 22/12/1967 sul regolamento di medicina scolastica, e
diventarono norme di legge a tutti gli effetti.
Rispetto all'anno
scolastico 1969/70, oggetto di questa ricerca, le due circolari ministeriali
hanno una certa preminenza rispetto al D.P.R., sia
perché emanate in precedenza sia perché si rivolgono più direttamente ai
funzionari scolastici che non il regolamento di medicina scolastica. Qui di
seguito, quindi, ci riferiamo in particolare a dette circolari. Esse pur
essendo in qualche punto contraddittorie, e quindi
suscettibili di interpretazioni divergenti, di cui alcune lesive degli
interessi degli alunni (1), nel loro insieme e nella loro ispirazione sono
abbastanza positive e comunque costituivano un primo orientamento per i
direttori e gli insegnanti, se fossero state veramente osservate. Il dubbio che
emerge invece da tutta la ricerca è quello che siano addirittura sconosciute o
volutamente ignorate, e per nulla richiamate dalle autorità superiori all'attenzione
della scuola.
I punti positivi
delle due circolari ministeriali sono i seguenti:
a) Netta distinzione fra intervento educativo, anche individuale e di
ricupero, da attuarsi in classe normale e intervento educativo specialistico
per i casi veramente bisognosi, da attuarsi in istituzioni particolari, classi
differenziali e scuole speciali:
«La selezione degli educandi dovrà
essere accuratissima, e tale, in ogni caso, da escludere gli scolari che
possono trarre profitto da un buon insegnamento individualizzato nella scuola
comune».
«È da escludere, in ogni caso, la
destinazione alla classe differenziale, allorché il lieve squilibrio tra età
anagrafica ed età mentale, o l'anomalia del carattere possano
essere opportunamente eliminati nella scuola comune, attraverso l'attenta e
vigile azione educativa, nonché mediante un insegnamento adeguatamente
individualizzato».
b) Di conseguenza: netta caratterizzazione
delle classi differenziali e delle scuole speciali come istituzioni
specialistiche, e quindi come eccezionali e ben distinte, rispetto ad
altri interventi educativi della scuola comune, ossia destinate per veri disadattati.
c) Inoltre si
richiedono garanzie abbastanza precise e
sicure di diagnosi preventiva: ogni alunno da avviare a classe
differenziale e a scuola speciale deve essere sottoposto a visita specialistica, e fornito di una cartella clinica:
«La selezione degli educandi dovrà
essere accuratissima...».
«Reperimento.
Per quanto riguarda il reperimento degli alunni le SS.LL. vorranno, in linea
di massima, tener presenti i seguenti criteri:
La segnalazione della minorazione
sarà fatta dall'insegnante, con relazione scritta al direttore didattico, il
quale, dopo che le competenti autorità sanitarie (medico scolastico o
ufficiale sanitario o medico condotto) avranno accertato il tipo della minorazione, avvierà l'alunno alla scuola
corrispondente.
In ogni caso è consigliabile che
l'accertamento della minorazione sia demandato ai locali centri medico-psico-pedagogici, qualora
vi siano. Laddove non esistano i centri, sarà
opportuno che le SS.LL. nominino
una commissione provinciale, d'intesa col medico provinciale, di cui facciano
parte, possibilmente uno specialista in neuropsichiatria infantile, un
insegnante specializzato in ortofrenia, un pediatra, e, secondo la circostanza,
un oculista o un otolaringoiatra».
«Alunni.
Il Ministero ha preso atto delle assicurazioni fornite circa il regolare
reperimento degli alunni si ritiene peraltro opportuno suggerire che, nei casi in cui gli esami medici non siano conclusi con una diagnosi precisa, gli alunni siano
sottoposti ad ulteriori accertamenti, allo scopo di stabilire con esattezza il tipo di istituzione alla quale
devono essere avviati. È appena il caso di richiamare la loro attenzione
sulla necessità che tali ulteriori accertamenti si
svolgano al più presto e, comunque, non oltre il decimo giorno dalla ricezione
della presente circolare».
«Per ogni alunno dovrà essere curata
la preparazione di una cartella,
nella quale devono essere raccolte le schede con i risultati delle indagini
mediche, psicologiche, ambientali e con le osservazioni degli insegnanti, nonché un giudizio di sintesi sul soggetto».
d) Altro aspetto
importante: chiara qualificazione della classe differenziale come «istituzione
provvisoria», quindi non come «scuola a cicli completi»:
«Come è
noto, nelle classi differenziali devono essere accolti gli alunni che
presentano anomalie tali da prevedere, in seguito a un opportuno periodo di
differenziazione scolastica, il reinserimento nella scuola elementare comune».
e) Assistenza medico-psico-sociale agli alunni e
alle loro famiglie, come è meglio chiarito nelle
recenti circolari sulle équipes e nel Regolamento
sulla medicina scolastica.
Nel Regolamento di medicina
scolastica al Titolo IV (Assistenza
medico-scolastica nelle scuole speciali, classi differenziali, istituti medico-psico-pedagogici, educativi e assistenziali)
si prescrive una procedura molto precisa per il reperimento e il ricupero
degli alunni in difficoltà (art. 31). In particolare si dispone: «In base all'esito degli accertamenti,
l'autorità scolastica competente, presi gli opportuni
contatti con le famiglie interessate, procede all'assegnazione dei
soggetti alle scuole speciali e alle classi differenziali». E l'art. 33 prescrive la tenuta di «un fascicolo personale per ogni alunno assegnato alle scuole speciali
e alle classi differenziali».
Oltre a questi
importanti chiarimenti, rispetto alle circolari ministeriali, il Regolamento di
medicina scolastica introduce ex-novo
l'istituto del ricorso da parte delle
famiglie avverso le decisioni dei tecnici della medicina scolastica e delle
autorità scolastiche.
Tale ricorso è dettagliatamente regolato agli
articoli 31 e 32.
Rielaborazione dei
dati, confronti e prime considerazioni
Non ci è
possibile stabilire il confronto esatto, che pure sarebbe molto utile, fra i bisogni (numero degli alunni
disadattati) e gli interventi scolastici
(classi differenziali e speciali). Non è possibile, perché soprattutto i dati relativi ai disadattati, rilevati con la
scheda-questionario, come si è già accennato, non sono completi o non perfettamente
validi, ai fini di una elaborazione scientificamente e ineccepibilmente
precisa.
Abbiamo allora scelto due vie di approccio ai nostri dati:
1) Siamo partiti da un dato finale,
da cui risulta che nella Provincia di Torino:
- gli alunni accolti in classi differenziali costituiscono
il 2% del totale degli alunni stessi;
-
gli alunni accolti in scuole o classi speciali costituiscono l'1,50%
del totale degli alunni stessi;
-
complessivamente gli alunni accolti in classi
differenziali e speciali sono il 3,50% del totale.
Questa percentuale media è ottenuta
su tutta
A questa percentuale media possiamo
paragonare le percentuali delle varie Direzioni didattiche, non tanto in
assoluto, perché tutte concorrono a formare tale percentuale media, ma piuttosto sotto l'aspetto della diversità o
meglio della «dispersione» delle
percentuali delle singole Direzioni, che vanno dallo 0% fino al 20%!
Abbiamo quindi formato una
graduatoria delle Direzioni didattiche, rispetto alla percentuale di alunni che accolgono in classi differenziali e speciali,
e dal quadro generale di confronto o di «dispersione» che ne risulta abbiamo
tentato alcune spiegazioni e alcune considerazioni; fra queste, come si vedrà,
emergono:
-
l'assenza di un piano programmatico per Provincia e per Ispettorato
nell'istituzione delle classi differenziali e speciali, tanto più grave se si
pensa all'enorme incremento avvenuto negli ultimi cinque anni;
-
alcune «tendenze» di chiara origine sociale, che presiedono all'aumento delle
classi stesse.
2) Si sono poi messi a confronto,
ove era possibile, all'interno di ogni Direzione
didattica:
a) i dati
ufficiali forniti dal Provveditorato agli studi sul numero degli alunni e delle
classi differenziali e speciali;
b) i dati delle
singole Direzioni didattiche sul numero degli alunni «disadattati».
La seconda serie di dati, in questo
confronto, si è rilevata con una «cartina di tornasole», estremamente
efficace, per mettere in rilievo alcuni aspetti della realtà, non espressi
apertamente dai dati stessi.
Intanto alcune Direzioni hanno
avanzato diverse motivazioni per non rispondere sui secondi dati: questa
situazione verrà più avanti illustrata, ma fin d'ora si può dire
che ci conferma sul risultato che segue:
Circa
un terzo delle Direzioni didattiche, in modo esplicito (ma in realtà sarebbero
molte di più), ci rivelano di avere più alunni accolti in classi differenziali
e speciali che non alunni segnalati come veri «disadattati».
Questo dato, molto significativo, anzitutto va a mettere in dubbio che la
percentuale provinciale del 3,50% (di cui al n. 1) sia di effettivi disadattati,
e quindi rende ancor più «relativa» questa percentuale media.
Inoltre questa serie di dati molto
probabilmente mette in rilievo che in molti Circoli didattici vi sono classi
differenziali e speciali in numero superiore ai bisogni reali (e quindi
queste classi sono usate ad altri scopi che non quelli previsti dalle norme
vigenti), oppure che vi sono più alunni
accolti in classi differenziali e speciali di quanti siano i veri disadattati
e quindi vi sarebbero accolti alunni non bisognosi di tali istituzioni,
contrariamente alle norme in materia, e con probabile danno agli alunni stessi.
Vediamo
in dettaglio le due elaborazioni.
I - Percentuali degli
alunni accolti in classi differenziali e speciali
Si è preferito sommare le
percentuali degli alunni accolti sia in classi differenziali sia in classi speciali, per poter mettere a confronto tutte le
Direzioni didattiche (perché non tutte hanno i due tipi di istituzioni), e
perché in pratica in molte Direzioni sembra che le due istituzioni siano
abbastanza interscambiabili fra di loro rispetto ai loro fini.
Si sono ovviamente escluse dal
confronto:
- le Direzioni (di Torino
soprattutto) in cui funzionano «scuole speciali» o classi speciali che
accolgono un numero considerevole di alunni che
provengono anche da altre Direzioni;
- le Direzioni di Provincia nel cui
territorio funzionano Istituti M.P.P.
Il motivo è che in entrambi i casi le percentuali sono molto alte (fino al 100%), ma
evidentemente non rispecchiano la realtà del Circolo didattico.
D'altra parte, proprio lo stesso
fatto per cui molte Direzioni, di Torino soprattutto,
inviano alle «scuole speciali» gli alunni disadattati probabilmente più
gravi, ci induce a mettere in guardia sul valore «relativo» delle percentuali
di molte Direzioni, che risultano perciò in difetto rispetto alla realtà dei
«disadattati» abitanti nel Circolo didattico. Per esempio, la percentuale già
molto alta, anzi la più alta della Provincia, che si riscontra nella Direzione Torino-Cairoli (19,55%) è una percentuale ancora per
difetto, perché alcuni minori abitanti nella zona di competenza della stessa
Direzione frequentano le classi speciali di altre
Scuole, come
Il prospetto della pagina seguente
illustra la graduatoria delle Direzioni
didattiche rispetto alle percentuali di alunni
accolti in classi differenziali e speciali (escluse n°
10 Direzioni per i motivi sopra detti) (2).
Alcune considerazioni su questi
dati:
a) Una prima serie di considerazioni
che emergono da questa grave «dispersione» di percentuali riguarda proprio la
mancanza di un piano organico programmatico nella distribuzione delle classi
differenziali e speciali. Non si spiega diversamente come ben 9 Direzioni, di
cui 3 di Torino, siano totalmente prive di queste
istituzioni: se si può capire il caso di alcune Direzioni di ambiente di
tradizione prevalentemente rurale, come Azeglio o Settimo Vittone,
o il caso di Torino-Alfieri, nel centro della città, non si spiegano i casi
delle Direzioni Torino-Negri e Torino-Margherita di Savoia, che si trovano in
due periferie di Torino. Così all'opposto, è inspiegabile la concentrazione di
classi speciali e differenziali in certe Direzioni che si allontanano dalla
media con delle percentuali veramente abnormi, soprattutto i casi di Venaria Reale, di Torino-Abba (3)
e, il caso estremo, di Torino-Cairoli.
La prassi amministrativa che ha
guidato queste istituzioni sarebbe la seguente:
Graduatorie delle
Direzioni didattiche rispetto alle percentuali di alunni
accolti in classi differenziali e speciali
N. Direzioni didattiche |
Percentuali alunni
accolti in classi differ. e speciali |
Sedi Direzioni
Didattiche |
|
n. 9 D.D. |
con % 0 |
- Azeglio - Cambiano - Castellamonte - Perosa Argentina - Settimo Vittone |
- Vigone - TO/Alfieri - TO/Margherita Savoia - TO/Negri |
n. 12 D.D. |
con % da |
- Bussoleno - Caluso - Cavour - Cuorgné - Lanzo - Pavone |
- TO/Baricco - TO/Battisti - TO/Duca d'Aosta - TO/Mazzini - TO/L. Radice - TO/Sinigaglia |
n. 13 D.D. |
con % da |
- Ciriè I e II - Condove - None - Oulx - Piossasco - Rivarolo |
- Strambino - TO/Allievo - TO/B. Vergine Campagna - TO/Case INA - TO/Gabelli - TO/Vidari |
n. 21 D.D. |
con % da |
- Brusasco - Carignano - Chivasso I e II - Giaveno - Moncalieri I e II - Nichelino I e II - Orbassano - Pinerolo I e II - Pont Canavese |
- Villar Perosa - Volpiano - TO/Ambrosini - TO/Coppino - TO/Manzoni - TO/Muratori - TO/Novaro - TO/Pellico |
n. 21 D.D. |
con % da |
- Carmagnola - Caselle - Chieri I e II - Collegno I e II più Grugliasco - Rivoli I e II - San Mauro - TO/Cena - TO/Collodi |
- TO/ - TO/Gozzi -
TO/Kennedy - TO/M.L.
King -
TO/Leopardi - TO/Pacchiotti - TO/Pestalozzi - TO/Salvemini - TO/Santarosa |
n. 10 D.D. |
con % da |
- Alpignano - Ivrea - Settimo I e II - Susa - TO/Boncompagni |
- TO/Gozzano - TO/Rayneri - TO/Sclopis - TO/Tommaseo |
n. 3 D.D. |
con % da |
- TO/Casati - TO/De Amicis |
- TO/Lessona |
n. 2 D.D. |
con % da |
- Avigliana |
- Gassino |
n. 1 D.D. |
con % 9,64 |
- Venaria Reale |
|
n. 1 D.D. |
con % 17,13 |
- TO/Abba |
|
n. 1 D.D. |
con % 19,55 |
- TO/Cairoli |
|
Ogni Direzione è stata lasciata
arbitra di giudicare la sua situazione scolastica nell'ambito del proprio
Circolo, e di chiedere a suo giudizio il numero che riteneva opportuno di
classi differenziali e speciali (con una certa indifferenza per l'uno o per
l'altro tipo).
Gli Ispettorati scolastici,
nell'ambito della propria Circoscrizione, hanno «raccolto» e «trasmesso» le
richieste delle Direzioni dipendenti al Provveditorato agli Studi, che a sua
volta ha assegnato i posti semplicemente sulla base
delle richieste, e in base alle disponibilità dei posti di classi differenziali
e speciali, di cui il Ministero della Pubblica Istruzione è stato
particolarmente generoso in questi ultimi anni. Come già si è accennato, la
mancanza di un piano e di un coordinamento è tanto più grave in quanto l'incremento di queste classi è stato
veramente enorme in questi ultimi anni.
Un'altra aggravante sta nel fatto
che, anche per mancanza di disposizioni del Ministero, prima si è proceduto alla distribuzione (quanto mai irrazionale) di
questi numerosi posti, e poi con un ritardo di alcuni
anni sono giunte le disposizioni per la stipula di convenzioni per le équipes, mentre questo avrebbe dovuto essere il primo
passo di una seria programmazione.
I dati numerici e le percentuali ci
rivelano indubbiamente all'estremo della scala i casi più gravi, ma vi sono
casi meno clamorosi per le cifre assolute, ma non meno gravi per lo spirito di
«emarginazione sociale» che li ha ispirati e li mantiene in vita: si pensi, per
es., al caso del plesso
Torino-V., dove tutti gli alunni baraccati erano accolti a parte dall'edificio
comune e per di più accolti tutti, indiscriminatamente (o con
discriminazione?), in classi speciali; si pensi al caso della Scuola Torino-O.,
di un quartiere molto signorile, che ha circa il 3% di alunni in classi
differenziali; così pure
b) Una seconda serie di considerazioni
ci porta a rilevare che, in mancanza di una programmazione
unitaria, cioè di una tendenza unitaria e oggettiva, in risposta ai reali
bisogni delle singole Direzioni, si affermano tuttavia alcune tendenze (più o meno avvertite dai
diretti responsabili) che rispondono alla
logica dell'evoluzione del nostro sistema sociale e socio-educativo. In
altre parole: se l'Amministrazione scolastica centrale e periferica non si è
posta una logica di sviluppo, non per questo è sfuggita a
un'altra logica non meno ferrea che l'ha condizionata e l'ha portata a creare
delle strutture con chiara origine sociale.
In particolare, notiamo due serie di
tendenze:
-
dalle percentuali ridotte a 0%, oppure molto basse soprattutto in ambiente di
tradizione in prevalenza rurale, si passa a percentuali molto alte soprattutto
in Direzioni di Torino o della sua «cintura»;
- nella città di Torino un'altra
tendenza evidente è l'aumento enorme
delle percentuali verso alcune Direzioni della «periferia», ma anche un
aumento non indifferente in certe zone
centrali e semicentrali della città, ove l'ambiente socioculturale e socio-economico è in prevalenza basso o anche «misto».
(In particolare nell'ambiente «misto» sembrano prevalere, nelle
motivazioni delle classi differenziali, l'emarginazione degli alunni
di bassa estrazione sociale, al fine di conservare alla scuola una sua
omogeneità o forse un suo prestigio).
Le tendenze rilevate, a un primo esame, potrebbero confermare l'ipotesi che il
disadattamento in genere, e il disadattamento scolastico in specie, aumenta,
se si passa da ambienti di tradizione rurale, ove è irrilevante, all'ambiente
cittadino, soprattutto nelle zone di recente soggette ai fenomeni di rapida
urbanizzazione, industrializzazione e immigrazione, ove il disadattamento è
molto elevato.
Ma le stesse tendenze ci possono
invece indurre ad avanzare un'ipotesi inversa: la
scuola sembra più tollerante e più preparata, nei confronti dei disadattati,
in certi ambienti tradizionali, non sottoposti a grandi e rapide evoluzioni sociali;
la scuola invece sarebbe coinvolta essa stessa nella rapidissima trasformazione
di altre zone, essa stessa sarebbe in crisi di disadattamento, (4) al punto da
diventare fonte e causa o aggravante di disadattamenti, o da apparire meno
accettante e tollerante verso gli alunni che dimostrano un incipiente
disadattamento.
Il ricorso alle classi differenziali
e speciali, in certe zone, sarebbe quindi un sintomo di incapacità
della scuola a risolvere i suoi reali problemi di trasformazione e di
struttura, e a risolvere attraverso vie normali i problemi dei suoi alunni che
presentano delle difficoltà.
Questa ipotesi sarà
confermata dalle considerazioni del punto seguente.
II - Gli alunni
segnalati come disadattati
In teoria, il gruppo di lavoro si
proponeva di ottenere dalle Direzioni didattiche,
tramite la compilazione della scheda-questionario, il numero degli alunni disadattati, cioè il fabbisogno reale di
ogni Direzione, in vista di un confronto con le risorse esistenti, classi speciali
e classi differenziali.
Tale confronto, su scala
provinciale, avrebbe dovuto permettere:
a) in certi casi di scoprire delle carenze istituzionali, cioè classi differenziali e speciali
mancanti o inferiori rispetto al fabbisogno;
b) in altri casi un «equilibrio» fra
bisogno e istituzioni;
c) in altri casi, probabilmente un
«eccesso» di istituzioni rispetto ai bisogni.
Si sarebbe potuto così formulare un
piano di ristrutturazione dei servizi, con proposte di eventuali
creazioni di nuove istituzioni o di trasferimenti delle istituzioni attuali da
plesso a plesso, da zona a zona. Si sarebbe attuato almeno a posteriori quel piano programmatico che
avrebbe dovuto precedere l'istituzione di così numerose classi differenziali e
speciali dal 1965 al 1969.
Inoltre al numero degli alunni
disadattati segnalati da ogni singola Direzione si poteva sommare il numero
dei minori istituzionalizzati, fornito, per ogni singolo Comune,
dall'Amministrazione Provinciale, e si poteva avere così un quadro più preciso
dei bisogni, e procedere anche all'esame della possibilità di istituire classi
speciali e differenziali in esternato, per riportare
il maggior numero possibile di minori nell'ambito familiare e nell'ambito
sociale di origine (non si dimentichi che parte dei minori istituzionalizzati
lo sono ancora, inspiegabilmente, fuori della Provincia).
Invece possiamo in realtà fornire
pochi dati sicuramente oggettivi e ricavati direttamente, salvo per una zona che, per vari elementi concomitanti,
risulta carente di servizi adeguati, la zona facente capo ai Comuni di «Piossasco-Rivalta-Orbassano-Grugliasco»
(5).
I motivi che ci impediscono
l'analisi prospettata sono vari e in parte già segnalati: il rifiuto di alcune
Direzioni a rispondere al questionario; le numerose risposte incomplete o non
del tutto valide; l'impreparazione di malti operatori e la non collaborazione
delle équipes e dei medici scolastici.
In altre parole, non abbiamo
raggiunto che molto parzialmente gli scopi che ci prefiggevamo, tuttavia
abbiamo avuto la possibilità di individuare, sia pure
indirettamente, altri elementi assai rilevanti.
Si è già detto
che la scheda-questionario si è rilevata una
«cartina di tornasole», cioè un reagente assai efficace in una situazione
complessa e poco chiara, il quale ci ha indicato degli aspetti e degli
orientamenti profondi.
Gli stessi rifiuti di alcune Direzioni, le loro giustificazioni e
osservazioni, alcune annotazioni sugli stessi questionari sono estremamente
significativi, sia in ordine ai reali bisogni delle rispettive Direzioni sia
in ordine a posizioni culturali, educative e scientifiche del personale della
scuola.
Riservandoci di esaminare a parte
alcune lettere di Direzioni, qui daremo conto delle elaborazioni più significative eseguite sui dati ottenuti, che sono le
seguenti:
a) Un cenno di graduatoria delle Direzioni rispetto alle percentuali di alunni segnalati come disadattati.
b) Confronto, all'interno delle singole Direzioni, fra il numero degli
alunni accolti in classi differenziali e speciali e il numero degli alunni
segnalati come disadattati.
Vediamoli separatamente:
a) Un cenno di graduatoria delle Direzioni didattiche rispetto alle
percentuali di alunni segnalati come disadattati:
Non è possibile fornire come nel
caso precedente (a pag. 49) una graduatoria completa e molto sicura al
riguardo, per i motivi già segnalati. Tuttavia dai dati più
attendibili emergono anche qui delle «tendenze»
abbastanza analoghe a quelle già riscontrate nella precedente graduatoria.
Ecco, ad esempio, tra le
segnalazioni:
- alcune basse percentuali di alcune Direzioni di ambiente
di tradizione prevalentemente rurale:
Pavone C. 0,38%
Cavour 0,60%
Pont C. 0,64%
Azeglio 0,97%
- alcune alte percentuali di alcune Direzioni della «cintura» di Torino:
Moncalieri (I e II C.) 3,90%
Nichelino (I e II C.) 4,41%
Piossasco 5,06%
Alpignano 5,25%
- le percentuali più alte in alcune
Direzioni di Torino, Torino - Periferia:
Cairoli 12,61%
Leopardi 18,45%
Abba 15,55%
Torino - centro (ambiente misto)
Rayneri 8,36%
Tommaseo 10,00%
In sostanza, anche
questa graduatoria parziale, confermando le stesse tendenze della prima
graduatoria (pag. 49), conferma pure le prime indicazioni e i primi commenti
che abbiamo fatto (pag. 48 e 50).
b) Confronto fra il numero degli alunni accolti
in classi differenziali e speciali, e il numero degli alunni segnalati come
disadattati.
Come si è già detto, si tratta di
due serie di dati fra loro indipendenti all'origine,
cioè:
- i dati sugli alunni accolti in
classi differenziali e speciali sono dati ufficiali, trasmessi ogni anno dalle
Direzioni didattiche al Provveditorato agli Studi che ne raccoglie e ne
registra le entità, insieme ai dati delle classi
normali, a scopo amministrativo;
- i dati sui disadattati richiesti, congiuntamente
dal Provveditorato agli Studi e dall'A.A.I., sono una richiesta occasionale, fatta tra l'altro a
distanza di alcuni mesi dalla precedente, e che per la sua eccezionalità e
specificità ha colto in parte impreparate le stesse Direzioni.
Ma forse proprio per questi e altri
motivi già segnalati, il confronto può risultare fruttuoso.
Dal confronto, il dato più saliente è risultato il seguente: circa un terzo delle Direzioni didattiche della Provincia di Torino
segnala un numero di alunni «disadattati» inferiore e, in alcuni casi, molto
inferiore, rispetto agli alunni che ciascuna Direzione accoglie nelle classi
differenziali e speciali:
Elenco delle Direzioni
didattiche che segnalano un numero di alunni
disadattati inferiore al numero di alunni accolti in classi differenziali e
speciali:
Sedi Direzioni
Didattiche |
Dati
Provveditorato Studi N. alunni in
classi |
Dati D.D./Scheda N. alunni
«disadattati » |
Differenza |
Percentuale alunni disadattati rispetto agli alunni in classi differ. e speciali |
||
diff. |
spec. |
tot. |
||||
None |
24 |
- |
24 |
1 |
- 23 |
4% |
Pont Canavese |
17 |
- |
17 |
4 |
- 13 |
23% |
Rivoli I e II |
106 |
38 |
144 |
42 |
-102 |
30% |
Torre Pellice |
- |
45 |
45 |
13 |
- 32 |
30% |
Caselle |
55 |
10 |
65 |
23 |
- 42 |
35% |
Pavone |
10 |
- |
10 |
4 |
- 6 |
40% |
Chieri I e II |
70 |
45 |
115 |
70 |
- 45 |
60% |
Giaveno |
13 |
10 |
23 |
14 |
- 9 |
61% |
Gassino |
51 |
10 |
61 |
42 |
- 19 |
70% |
Cavour |
7 |
- |
7 |
5 |
- 2 |
70% |
Avigliana |
38 |
26 |
64 |
49 |
- 15 |
76% |
Villar Perosa |
- |
16 |
16 |
13 |
-- 3 |
81% |
Ivrea |
57 |
67 |
114 |
101 |
- 13 |
88% |
TO/Boncompagni |
68 |
6 |
74 |
17 |
- 57 |
23% |
TO/De Amicis |
75 |
- |
75 |
22 |
- 53 |
30% |
TO/Fontana |
41 |
22 |
63 |
24 |
- 39 |
38% |
TO/Gozzano |
77 |
- |
77 |
31 |
- 46 |
40% |
TO/Vidari centr. |
9 |
20 |
29 |
15 |
- 14 |
52% |
TO/Salvemini |
29 |
23 |
52 |
29 |
- 23 |
56% |
TO/Gabelli |
38 |
- |
38 |
24 |
- 14 |
63% |
TO/Cairoli |
102 |
53 |
155 |
100 |
- 55 |
64% |
TO/Collodi |
50 |
10 |
60 |
45 |
- 15 |
75% |
TO/Cena |
43 |
- |
43 |
35 |
- 8 |
81% |
TO/Kennedy |
43 |
- |
43 |
35 |
- 8 |
81% |
TO/Abba differenz. |
72 |
- |
72 |
59 |
- 13 |
82% |
TO/Case INA |
20 |
- |
20 |
17 |
- 3 |
85% |
TO/Casati |
47 |
20 |
67 |
60 |
- 7 |
89% |
TO/Pellico |
28 |
13 |
41 |
37 |
- 4 |
90% |
TO/Lessona |
75 |
- |
75 |
70 |
- 5 |
93% |
TO/King |
31 |
25 |
56 |
54 |
- 2 |
97% |
TO/Pestalozzi |
78 |
- |
78 |
76 |
- 2 |
98% |
A commento della tabella si
dovrebbero ripetere le considerazioni già fatte a pag. 47-
Qui vorremmo aggiungere che questa
tabella e altri dati ci forniscono in via indiretta il rapporto fra bisogni
reali e istituzioni esistenti: è chiaro che nelle Direzioni elencate il bisogno è inferiore, talora molto inferiore, al numero degli alunni accolti in classi
differenziali e speciali.
Ma tale bisogno risulta ancora inferiore, se confrontiamo in ogni Direzione il numero dei
«disadattati» con i «posti-alunno
possibili»: è noto che per disposizioni ministeriali, il numero massimo di
alunni in una classe differenziale è di 15 e in una classe speciale è di 10.
Ora nella tabella seguente mostreremo, prendendo qualche Direzione come
esempio, come la percentuale dei disadattati rispetto
ai «posti-alunno disponibili» scende
ancora a valori più bassi che nella precedente tabella:
Confronto fra alunni
«disadattati» e alunni in classi differenziali e speciali e fra alunni
«disadattati» e «posti-alunno disponibili», in alcune Direzioni didattiche di
cui nella tabella precedente
Sedi Direzioni Didattiche |
classi differenziali |
classi speciali |
Totale cl. differ. + speciali |
N. |
Percentuali per
alunni |
||||||
N. classi |
N. alunni |
N. alunni possibili |
N. classi |
N. alunni |
N. alunni possibili |
N. alunni |
N. alunni possibili |
disadattati segnalati |
reali |
possibili |
|
Pont C. |
2 |
17 |
30 |
- |
- |
- |
17 |
30 |
4 |
23% |
13% |
TO/Boncompagni |
5 |
68 |
75 |
1 |
6 |
10 |
74 |
85 |
17 |
23% |
20% |
Rivoli I e II |
7 |
106 |
105 |
6 |
38 |
60 |
144 |
166 |
42 |
29% |
25% |
TO/Case INA |
2 |
20 |
30 |
- |
- |
- |
20 |
30 |
17 |
85% |
56% |
TO/Kennedy |
4 |
43 |
60 |
- |
- |
- |
43 |
60 |
35 |
81% |
60% |
TO/Collodi |
4 |
50 |
60 |
1 |
10 |
10 |
60 |
70 |
45 |
75% |
64% |
TO/Abba diff. |
6 |
72 |
90 |
- |
- |
- |
72 |
90 |
59 |
82% |
65% |
Ivrea |
5 |
57 |
75 |
6 |
57 |
60 |
114 |
135 |
101 |
88% |
74% |
TO/Casati |
4 |
47 |
60 |
2 |
20 |
20 |
67 |
80 |
60 |
89% |
75% |
Un esempio di lettura e di interpretazione della tabella:
Si prenda, per esempio,
Come si vede, in
alcune Direzioni, si potrebbe anche giungere a proporre la soppressione
di classi differenziali e speciali in eccedenza. Quindi le
due tabelle sono una spia indiretta dei «bisogni reali» delle singole
Direzioni didattiche.
Ma non esistono Direzioni che, al
contrario di quelle segnalate, hanno più alunni disadattati rispetto alle istituzioni? È difficile rispondere con certezza
a questa domanda.
Si può citare
Il caso della Direzione Leopardi può
essere accostato a quello della Cairoli, in zona
ancora più problematica, che presenta il più alto numero di alunni accolti in
classi differenziali e speciali di tutta
Altre Direzioni segnalano dei
bisogni abbastanza consistenti, ma ad esaminare attentamente le tipologie dei
«disadattati» ci accorgiamo che si tratta in prevalenza di «subvedenti»
segnalati in maniera eccessiva: per es.,
A questo punto si è autorizzati ad
avanzare delle riserve di estrema gravità e severità
in merito ai criteri di istituzione e di funzionamento di molte classi
differenziali e speciali. La situazione è aggravata dal fatto che alcune
Direzioni si rifiutano di segnalare i dati richiesti e adducono
delle motivazioni non accettabili, come vedremo esaminando alcune lettere.
Quanto fin qui documentato ed
esposto ci induce a segnalare:
a) si
riscontrano delle gravi violazioni delle norme ministeriali, soprattutto per
quanto riguarda il reperimento degli alunni;
b) esiste il grave pericolo che
alunni normali siano dirottati verso istituzioni che non sono adatte a loro, e
che anzi potrebbero veramente renderli disadattati o peggiorare un incipiente
disadattamento;
c) in particolare, la classe
differenziale, ma in alcuni casi anche la classe speciale, non risulta concepita ed attuata dovunque come una istituzione
eccezionale, specialistica, che richiede criteri particolari di costituzione e
di funzionamento; non è sempre considerata un'istituzione per «disadattati»;
d) le autorità superiori non hanno
indotto i dipendenti a una riflessione su questi
problemi; solo due circolari ministeriali e nessun convegno di studi, ad
esempio, nella Regione piemontese al riguardo; ma, fatto più grave, si è
attuata l'istituzione delle classi differenziali e speciali in un clima di
impreparazione diffuso, in un momento della evoluzione sociale molto delicato,
senza provvedere tutti gli strumenti necessari e preliminari, come le équipes, che solo dal 1969 hanno cominciato a funzionare, e
ancora in modo inadeguato e insufficiente, mentre il boom delle classi
differenziali e speciali risale ad alcuni anni prima.
In pratica sarebbe molto diffusa la
prassi a fare della classe differenziale la
classe dei ripetenti; non meno diffusa la tendenza a farne la classe degli
immigrati (mentre, prima delle classi differenziali, per molti bambini
immigrati vigeva la consuetudine della «retrocessione» di uno
o due anni o classi, al loro arrivo a Torino!) .
Abbastanza diffusa anche la tendenza
a immettere nelle classi differenziali il bambino che
arriva dall'estero, o l'alunno «fuori corso», cioè di età superiore alla
classe che frequenta. Che dire poi delle classi per
«caratteriali»? Sotto questa etichetta
pseudo-scientifica, purtroppo avallata, come si è
visto, nelle circolari ministeriali, troviamo spesso gli alunni che
«disturbano» in qualche modo o provengono da ambienti familiari poco
favorevoli.
Questa situazione in complesso,
considerata solo in rapporto ai minori (perché si potrebbero fare anche altre
considerazioni) , è causa di due serie di danni:
- da una parte sono accolti in
classi differenziali e speciali degli alunni, che, non essendo dei
disadattati, possono ricavare dei seri danni nella condizione di emarginazione in cui vengono a trovarsi, e di convivenza
con veri disadattati (ipostimolazione intellettuale, suggestione di comportamenti
non regolari, ritmo scolastico d'apprendimento rallentato, contenuti culturali
ridotti, ecc...)
- d'altra parte, poiché vi sono dei
«posti-alunno» in queste stesse classi occupati da
non-disadattati, è presumibile che vi siano dei disadattati che non ne possono
usufruire: talora si sente che le scuole rifiutano ancora dei disadattati per
«mancanza di posti» o avviene che si istituzionalizzano i minori, magari fuori
Provincia, per lo stesso motivo.
Le lettere di alcune Direzioni didattiche
Come si è già accennato, alcune
Direzioni didattiche si sono rifiutate di compilare la schedaquestionario per
la segnalazione dei disadattati, altre Direzioni hanno
risposto in modo incompleto, altre hanno fatto alcune annotazioni o
aggiunte sulla stessa scheda. Prenderemo qui in esame le lettere di accompagnamento di alcune Direzioni, o le lettere
giustificative del loro rifiuto a rispondere, o le annotazioni o le aggiunte o
i chiarimenti trasmessi.
Come si vedrà, tutte queste lettere
e annotazioni sono senz'altro da considerarsi, non un
aspetto secondario, ma una parte
integrante della nostra ricerca. Se è vero che, più che su dati strettamente oggettivi, essa si è
spostata sulle tendenze emergenti da una situazione,
queste lettere nell'insieme di tutta la ricerca possono essere un indice di
cultura professionale e di costume amministrativo da esaminare con molta cura,
se non altro perché è ben nota l'influenza gerarchica dall'alto verso il basso
nella scuola. D'altra parte vi è pure da considerare un'influenza dal basso
verso l'alto: gli insegnanti, nella loro piuttosto scarsa preparazione
specifica nel settore, trovandosi in una struttura
scolastica non adeguata alle nuove trasformazioni sociali, premono verso l'alto
e richiedono le uniche soluzioni che l'Amministrazione ha in serbo: classi
differenziali e speciali.
In altre parole, noi crediamo che le
lettere nell'insieme di tutta la ricerca possono
rispecchiare un orientamento (e spesso un disorientamento) non solo della
classe dirigente scolastica, ma di riflesso anche degli stessi insegnanti.
La considerazione fondamentale che
ancora emergerà sarà quella già accennata:
le classi differenziali, ma anche le classi speciali, non sono interpretate né
attuate (come vorrebbero le norme vigenti) come istituzioni educative specifiche e particolari per «disadattati»
in genere e per «disadattati scolastici» in particolare, e come tali da
inquadrarsi in un'azione che oltre al personale
scolastico coinvolga anche le famiglie, la società, e soprattutto un gruppo di
specialisti, come medici, psicologi, assistenti sociali.
L'istituzione delle classi
differenziali e speciali non sembra rispondere a una logica dei bisogni reali, cioè degli
alunni veramente disadattati, ma ancora una volta, come in molte altre
circostanze, alla logica degli enti,
delle strutture, nel nostro caso, della scuola che si trova in crisi in una
società in trasformazione, e in particolare della scuola della Provincia di
Torino, che risulta
Veniamo all'esame di
alcune lettere più significative:
1) Ecco per prima la lettera della
Direzione didattica di «A» - I Circolo - (cittadina
della «cintura» di Torino), che dice:
«(...) Si trasmettono i dati relativi alle classi speciali, compilati in base alle
indagini dell'équipe psicomedica
della Provincia.
In questo Circolo funzionano n° 4 classi differenziali per un totale di 61 alunni.
L'inserimento
di questi ultimi è stato effettuato senza
consultazione di personale medico. (...)».
Quindi n° 4
classi differenziali per n° 61 alunni funzionano in «A», per espressa ammissione del
2) Prendiamo in esame un gruppo di
lettere di Direzioni, che pur non essendo esplicite come la precedente, ci inducono alle stesse conclusioni: si tratta di quattro
lettere di altrettante Direzioni che non forniscono i dati richiesti,
giustificandosi di «non essere in grado» di compilare la scheda-questionario.
Purtroppo il fatto grave è che tutte queste Direzioni hanno classi
differenziali e speciali funzionanti da anni e si trovano in zone probabilmente
bisognose di interventi specialistici, e
precisamente:
- B - Il Circolo - con 3 classi
differenziali;
- C - Il Circolo - con 1 classe
differenziale e 2 classi speciali;
- Torino - D - con 4 classi
differenziali
- Torino - E - con una classe
speciale.
3) Un'altra lettera da segnalare è
quella della Direzione di «F», che non trasmette alcun dato sui «disadattati»,
pur avendo nel suo Circolo ben n° 6 classi speciali.
Essa è grave, perché sembra sfuggire
all'indagine se vi siano o no nella sua scuola delle
garanzie sufficienti che gli alunni accolti nelle classi speciali siano veramente dei disadattati bisognosi di tale
istituzione, e perché lascia nel dubbio che il criterio di selezione per tutti
o per parte dei circa 70 alunni delle
classi speciali non sia stato quello voluto dalle norme vigenti, ma piuttosto
quello, ad esempio, dell'insuccesso scolastico,
della ripetenza,
su cui la lettera si diffonde. Ecco il testo:
Mentre
si assicura la più completa disponibilità per una efficace
collaborazione al lavoro che l'A.A.I. intraprende in favore dei minori subnormali,
si chiedono chiarimenti in merito alla compilazione del modulo inviato. In
particolare appare di dubbia competenza della scuola la classificazione di
«insufficienza mentale» tanto più se essa è riferita ad una tipologia
abbastanza precisa (come appare dal modulo stesso), del resto indispensabile
per una indagine statistica attendibile. Nel prospetto
in parola si fa, è vero, riferimento alle risultanze
di indagini dell'équipe o al parere del medico
scolastico, ma l'équipe, dove funziona, si limita
all'esame dei casi di emergenza, mentre il medico scolastico, quando c'è,
pratica vaccinazioni, indaga sulla carie, ecc.
Più
propriamente, nella scuola, si riscontra un «insuccesso scolastico»:
insufficiente profitto, ripetenze, ecc. Potrebbe
forse utilmente essere compilato un quadro relativo agli
alunni in normale corso di frequenza ovvero con ritardo di uno, due, più anni.
Le cause del ritardo dovrebbero costituire poi l'oggetto di studio del gruppo
di lavoro che appunto dichiara di volersi occupare
della diagnosi e del trattamento dei minori subnormali.
Se
veramente esistesse la possibilità di inviare compilati entro il 12/5 p.v. i moduli, ciò significherebbe che il gravoso problema
del reperimento dei minori in difficoltà sarebbe ormai giunto a compimento e
che si posseggono addirittura le classificazioni tipologiche.
Poiché
il problema degli alunni in difficoltà è tuttora aperto e grave, si sarà, come
già detto, ben lieti di collaborare allo studio promosso dall'A.A.I., qualora siano richiesti
dati sui quali si possa rispondere responsabilmente e con sicurezza.
4) Rispecchiano e denunciano
apertamente una situazione di fatto due lettere di due
Direzioni, una di «G» e una di Torino - «L» -. Si tratta di due Direzioni in
zone che presentano gravi problemi sociali e quindi anche problemi scolastici.
La prima Direzione non trasmette i
dati sui disadattati e denuncia che «neppure
gli alunni delle classi speciali del suo Circolo, seguiti da anni dal C.I.M., sono stati tutti visitati
dall'équipe: ben 41 su 91 non sarebbero mai stati sottoposti
a reattivi mentali». A «G» esistono 7 classi differenziali e 7 classi
speciali: è evidente che il loro funzionamento cade sotto la
responsabilità non solo della équipe, ma anche
della Direzione didattica. Ecco il testo:
Per
il rilevamento di cui all'oggetto la sottoscritta non è in grado di fornire i
dati richiesti per i motivi sotto elencati:
Nel
Circolo di G. quest'anno sono stati fatti gli esami
psicologici individuali a carico dell'équipe
provinciale soltanto a 13 bambini di classe prima.
Dei 91 alunni delle classi speciali, ben 41 non sono
mai stati sottoposti a reattivi mentali; quanto agli altri, non sono stati più
sottoposti a tests dal 1965 o dal 1966; nella
migliore delle ipotesi dal 1967.
Degli
alunni di classi normali (che assommano a 1800) e classi differenziali (gli
allievi delle differenziali sono 85), soltanto una
quindicina sono stati sottoposti quest'anno a tests
di intelligenza e non ancora a quelli proiettivi, per cui non si è ancora
giunti a classificarli in modo adeguato.
Circa
la possibilità di suddividere i disadattati sensoriali in sordastri, logopatici ed ambliopici, le équipes della Provincia hanno
esaminato soltanto le capacità uditive dei bambini della classe terza, ma tali
esami non sono a tutt'oggi ultimati: infatti alcuni
alunni sono stati convocati per ulteriori accertamenti. Non si è in grado
inoltre di ricostruire i risultati delle visite audiometriche
degli anni precedenti.
Pur
non sapendo quanti sono i minori disadattati che frequentano le scuole,
dipendenti da questa Direzione didattica, si può asserire che tutti provengono
dal Comune di G. e nessuno proviene da internati, inoltre, tutti coloro che abitano lontano usufruiscono di autotrasporto o
a carico del
Stando
così le cose, la sottoscritta avrebbe dovuto inventare le cifre da trascrivere
nei prospetti inviati dal Comitato Provinciale Minori
Disadattati e non si è sentita di farlo.
Anche la lettera della Direzione di
Torino - «L» -, ove funzionano n° 5 classi differenziali, denuncia
un'analoga situazione piuttosto grave:
Nell'inviare
gli allegati prospetti, relativi alla indagine
conoscitiva sui minori disadattati frequentanti le Scuole Elementari, si fa
presente quanto segue:
a)
Non è mai stata eseguita nessuna seria indagine su tutti gli alunni, per cui i dati riferiti sono relativamente attendibili.
b)
I dati riferentisi agli insufficienti mentali sono
incompleti, mancando il referto di n° 59 visite psicomediche eseguite nel corrente anno dall'équipe dell'E.N.P.M.F.
c)
Mancano i dati relativi agli alunni ritardati nel
prospetto della Scuola N., in quanto nel predetto plesso non si è fatto il
relativo reperimento.
d)
I dati riguardanti i disadattati sensoriali gravi
sono stati forniti dagli Insegnanti.
5) Piuttosto sconcertante è la lettera
della Direzione «M», che non fornisce dati sui
disadattati, pur avendo 3 classi
differenziali, e si scusa con una lettera che rispecchia un «vero allarme»,
nel timore di qualche inchiesta o di qualche protesta
da parte dei genitori, forse perché non si possono offrire pubbliche e aperte
garanzie sulla selezione degli alunni avviati alle classi differenziali. Si
nota, in apertura della lettera, come faccia probabilmente capolino il criterio
di selezione, che sarebbe il giudizio del Direttore stesso: «so per mia scienza
quali sono gli alunni disadattati del Circolo...».
Ecco il testo:
In
riscontro alla lettera ad oggetto, comunico:
So
per mia scienza quali sono gli alunni disadattati del Circolo, ma «l'Equipe Psico-MedicoPedagogica» non mi ha ancora fatto pervenire
le relazioni relative agli esami individuali
effettuati nel corso dell'anno. Perciò, in mancanza delle pezze di appoggio, mi astengo dal compilare l'elenco richiesto.
Aggiungo però che sarà mio scrupoloso dovere inviarlo non appena tali
documenti, del resto già ripetutamente sollecitati, saranno a mia disposizione.
Non
posso, d'altra parte, rimettermi al giudizio degli insegnanti, perché essi sono
troppo inclini a considerare disadattati tutti gli alunni irrequieti e
pesanti.
Chiedo
venia, ma il mio atteggiamento deve essere interpretato, dati i tempi che
corrono, come precauzione tendente a tutelarmi contro proteste e reazioni
inconsulte da parte delle famiglie, le quali finiscono sempre con il sapere
tutto. Non si tratta perciò da parte mia di indisciplina
o, peggio, di rifiuto di obbedienza.
Aggiungo,
a titolo di anticipo, che i disadattati veri e propri
sono molto pochi e nel Circolo non raggiungono il numero di dieci, per gli
altri si tratta di disadattamenti riflessi, di crisi che derivano da famiglie
mal strutturate.
In attesa mi si voglia benignamente
considerare scusato.
6) Il problema dei «caratteriali».
Alcune lettere o aggiunte sui
questionari da parte delle Direzioni ci propongono il problema dei
«caratteriali». Abbiamo già detto il motivo per cui
non abbiamo ritenuto opportuno introdurre questa tipologia nella
scheda-questionario, perché difficile da individuare e perché molto pericolosa
ed esposta a molti «abusi» (ved. pag.
45). D'altra parte le circolari ministeriali vi fanno
cenno (ved. pag. 45 nota n° 1). Alcune Direzioni vi fanno
dunque ricorso per «giustificare» il funzionamento delle classi differenziali
e delle classi speciali. Vi fanno esplicito ricorso,
aggiungendo la tipologia «caratteriali» sulla scheda-questionario:
-
-
Vogliamo credere che facciano
riferimento indiretto alla stessa tipologia dei «caratteriali» le seguenti due
Direzioni:
-
-
Una lettera molto significativa
è invece quella della Direzione del Circolo di «R», posto in un'estrema
periferia di Torino, decisamente depressa sotto
l'aspetto socio-ecomonico e socio-culturale. Presso
questo Circolo funzionano molte classi differenziali e speciali che lo pongono
ai primissimi posti per l'alto numero di alunni
accolti in dette classi.
La parte essenziale della lettera è
una garbata critica all'A.A.I. perché non trascuri il problema dei «caratteriali»
e in particolare quello dei «caratteriali» di origine ambientale e sociale:
«Si precisa che i dati si riferiscono però soltanto ai casi che sono stati segnalati
dagli Insegnanti perché presentavano problemi gravi di disadattamento.
Si segnala anche l'opportunità che
chi si occupa di problemi concernenti “la diagnosi, il trattamento e
l'avviamento al lavoro” dei ragazzi disadattati prenda in considerazione
particolarmente (sic) il
disadattamento dovuto a problemi ambientali e sociali; disadattamento che ha
sovente manifestazioni caratteriali assai gravi che la scuola attualmente non risolve».
A questa lettera, che contiene
alcune affermazioni anche giuste, ma contraddittorie,
e che in fondo ammette che la creazione di classi differenziali e speciali non
risolve il problema dei «disadattati sociali», possiamo rispondere con le parole
conclusive della ricerca che l'E.I.S.S. ha condotto
proprio nella stessa zona della Scuola «R», nonché in
altre scuole delle zone limitrofe (6):
«Sembra possibile concludere
che le principali tendenze individuate nel corso dell'analisi, giustificano
la proposta di uno schema esplicativo del
ritardo scolastico come conseguenza di una contraddizione nel rapporto tra
processo educativo e struttura sociale.
Infatti, rilevare che il fenomeno
del ritardo scolastico va fatto risalire essenzialmente alle
condizioni socio-economiche, in quanto ha un'incidenza
proporzionalmente assai maggiore tra i ragazzi appartenenti a famiglie con
basso status socio-economico che tra quelli appartenenti a famiglie con
status elevato, significa ammettere che la
scuola non corrisponde ai bisogni ed alle capacità dei ragazzi delle classi
inferiori, non è fatta per loro. Il ritardo appare insomma essere la
conseguenza di un mancato adattamento della scuola alla reale situazione della
popolazione scolastica».
Quanto si dice qui del «ritardo»
vale anche per il «disadattamento»: ricordiamo la citazione già fatta di
Balconi e Berrini (ved. pag. 51 nota n° 4).
Ma occorre aggiungere: nella
rapidissima trasformazione della società, e della società torinese in
particolare, se è giusto chiamare in causa la scuola per mancato adattamento alla realtà sociale,
è anche doveroso chiamare in causa i diversi organismi, dagli Enti locali al
potere economico e ai privati, che questa trasformazione hanno consentito o
prodotto in modo caotico, disordinato, disumano, sulla pelle dei cittadini e
in particolare dei cittadini più indifesi, fra cui gli alunni ed i bambini.
(1) Vi si legge, fra
l'altro: «Sono da avviare alle classi differenziali gli alunni con lievi
anomalie del carattere, per cause non costituzionali, o gli alunni scarsamente
dotati, con un quoziente di intelligenza di poco
inferiore a quello normale (a titolo meramente indicativo, al di sotto di 1 e
non inferiore a 0,75)». Sono gravi precisazioni che aprono la porta ai casi
assai dubbi dei «caratteriali», attraverso la quale
possono entrare soggetti di tutt'altra tipologia; ma
soprattutto suscita gravissime perplessità e dissensi il limite superiore
indicato per il Q.I. (1 = 100). Limitandoci a pure ragioni statistiche, diremo che nell'area indicata (Q.I. 75-100) si raggruppa,
secondo gli esperti, oltre il 40% della popolazione scolastica!
Tuttavia
questo criterio sembra corretto, come riferiamo citando sopra le circolari, da
un altro criterio propriamente
pedagogico: esso sembra in ogni caso essere il più raccomandato, ove si
dice: «attenta e vigile azione educativa nella scuola comune» e «insegnamento
adeguatamente individualizzato».
Molto più
chiaramente le norme francesi in materia, oltre all'indicazione del Q.I., pongono un chiaro criterio
pedagogico per la scelta degli alunni, quando prescrivono al limite superiore
«un livello tale che il bambino non possa seguire, sia pure con un margine d'indulgenza, il ritmo
della scuola comune» (Cfr. Prospettive Assistenziali, 1969, n. 5-6,
pag. 84).
Nel regolamento di
medicina scolastica, fortunatamente, non si fa più cenno a simile
quantificazione tramite il Q.I.
(2) Nel prospetto si
sono raggruppate alcune Direzioni dello stesso Comune in un'unica unità, e nel
caso di Collegno e Grugliasco
si sono raggruppate tutte le scuole di tali due Comuni che hanno molte
affinità, e contiguità territoriale.
(3) Per
- differenziali:
classi n. 6, alunni n. 72;
- speciali: classi
n. 18, alunni n. 186 di cui solo 69 sono della zona e 117 di altre
Direzioni;
- totale
alunni della zona Torino-Abba in classi
differenziali e speciali n. 114, che messo in rapporto col totale degli alunni
(823) dà il 17,13%.
(4) M. BALCONI e E.
BERRINI in uno studio del disadattamento scolastico fanno queste
osservazioni assai importanti (in «L'analisi del disadattamento dell'alunno normodotato
nel corso degli studi elementari», in G. BOLLEA, Disadattati e minorati, Bari, Laterza, 1964, p. 57):
«In questa
situazione la scuola, che appare spesso sopraffatta
essa stessa dalle nuove realtà sociali, non sembra purtroppo inserirsi come un
elemento che possa offrire al bambino un centro di vita collettiva, vivificante
e formativo, tale da attenuare i danni derivanti dall'attuale assetto della
vita cittadina. La scuola infatti sembra riproporre
gli stessi motivi di disturbo che siamo venuti elencando: il superaffollamento
delle classi e il troppo rapido mutarsi di insegnanti e di supplenti (specie
nella I classe) con la difficoltà quindi di un rapporto individualizzato e
diretto fra insegnante e alunno; la mancanza di verde e di attrezzature
ricreative e sportive all'interno e a lato della scuola; un metodo didattico
che non favorisce a sufficienza le attività di gruppo ed espressive; il ritmo
troppo rapido di insegnamento imposto al bambino sin dal suo ingresso a scuola;
i rapporti spesso troppo formali ed artificiosi fra scuola e famiglia
improntati a volte a schemi che, pur nuovi, finiscono presto per farsi
convenzionali».
(5) In questa zona,
che, com'è noto, ha subito di recente un grande insediamento industriale (con
gravissimi problemi sociali), risultano almeno 33 bambini disadattati senza
assistenza scolastica nel proprio ambiente: 21 sono in Istituti M.P.P. e 12 sono autotrasportati
ogni giorno a classi speciali di Rivoli o di Torino.
(6) Ente Italiano di
Servizio Sociale (E.I.S.S.), Il problema del ritardo scolastico nelle scuole dell'obbligo,
Schema per una ricerca sociologica sulle determinanti strutturali del ritardo,
Ipotesi di lavoro e primi risultati dell'indagine, a cura del gruppo di ricerca
di sociologia, presso l'istituto di Scienze Politiche «Gioele
Solari», Università di Torino, 1968.
www.fondazionepromozionesociale.it