Prospettive
assistenziali, n. 21, gennaio-marzo 1973
NOTIZIARIO
DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE FAMIGLIE ADOTTIVE E AFFIDATARIE
L'ADOZIONE E GLI ALUNNI DELLE SCUOLE ELEMENTARI DELLA
PROVINCIA DI BARI
L'articolo
che pubblichiamo a firma del prof. Luigi Gigante,
presidente della Sezione di Puglia dell'A.N.F.A.A.,
offre diversi motivi di discussione. In genere, infatti, si ritiene che la
battaglia per l'adozione speciale si sia conclusa con
l'approvazione della legge 431 da parte del Parlamento italiano ed, in
genere, si trae conforto per questa tesi mettendo in rilievo il gran numero di
famiglie aspiranti adottive. Di fatto nessuno può negare che ciò sia vero,
tuttavia al tempo stesso non si deve sottacere come l'adozione speciale non sia
ancora considerata, nella nostra società, a 6 anni dall'entrata in vigore della
legge costitutiva, nella sua più giusta e vera collocazione
sia in termini sociologici che politici. Adottare significa aprire la famiglia
e farne strumento di vita comunitaria; in molti casi, tuttavia, non si deve e non si può adottare, ma anche in questa
eventualità la famiglia e i servizi sociali possono sempre intervenire
aprendosi all'affidamento. Però, e questo alcuni
ragazzini di Bari l'hanno capito benissimo, è importante, anzi fondamentale,
comprendere perché ci sono bambini soli e che cosa si può fare per evitare che
lo diventino.
Dallo
svolgimento dei temi proposti a Bari emerge che la problematica di questi
bambini, nelle sue varie estrinsecazioni, stia trovando, almeno
tendenzialmente, una sua positiva collocazione nell'atteggiamento culturale della gente. Ma vi è ancora
bisogno di un approfondito lavoro di sensibilizzazione e di «provocazione» a
questo riguardo, perché tali atteggiamenti si trasformino
da materia di cultura a materia di politica. Per tali motivi concordiamo con quanto
preannunziato dal prof. Luigi Gigante che intende rinnovare l'iniziativa a
livello di scuola media, con lo scopo da un lato, di approfondire l'analisi
sociologica degli elaborati in termini non solo quantitativi ma anche
qualitativi, e, dall'altro, di sviluppare,su questa
prima piattaforma di informazioni, una più vasta operazione di coinvolgimento
dell'opinione pubblica senza la quale si rischia di limitare l'istituto adozionale a mero strumento di beneficenza.
Nel Congresso mondiale sull'adozione
(Milano 16-19 settembre 1971), la signora NAKHOODA affermava tra l'altro: «Non
è facile cambiare tradizioni e pregiudizi vecchi di secoli. Non basta cambiare
la legge: ciò che deve mutare è l'opinione pubblica».
E per ottenere ciò, bisogna cercare
di sensibilizzare ai nostri problemi tutti gli strati sociali. Per questo, a
noi della sezione Anfaa di Puglia, sembrò opportuno sfruttare un'idea degli
amici di Senigallia e portare il discorso sull'adozione e l'istituzionalizzazione
in tutte le scuole della provincia di Bari.
Si desiderava una partecipazione
attiva da parte delle scolaresche e l'argomento ci sembrava oggettivamente
interessante, perché le tematiche affrontate toccavano da vicino la
sensibilità, l'attenzione, la disponibilità psicologica, l'interesse degli
scolari, invitati a riflettere sulla base di
esperienze concrete.
Ma c'era un grosso ostacolo da
superare: l'autorizzazione del Provveditore agli Studi. Lo trovammo
disponibile al di là di ogni più rosea previsione e
la sua fu una collaborazione oltremodo gradita, oltre che concreta: di questo
gli siamo molto grati. In tal modo potemmo ottenere che gli alunni delle classi
III - IV - V elementare svolgessero a casa (e ciò allo scopo di proporre il
problema anche alle loro famiglie) uno dei due temi seguenti a loro scelta:
- Vorresti dividere la tua mamma con
un bimbo senza mamma?
- Come pensi che sia, come vorresti
che fosse la vita di un bimbo senza genitori?
Gli alunni di I
e II, invece, furono invitati a rappresentare con un disegno il tema: - Io ed i
miei genitori, un bimbo senza genitori. L'occasione scelta per l'assegnazione
dei temi fu quello della «Festa della mamma». Nel giro di un mese e mezzo ci
trovammo letteralmente sepolti sotto una valanga di migliaia di
elaborati. Per la precisione giunsero 677
disegni e 1608 temi. Di questi ultimi, 859 (il 53,4%) trattarono il I tema, mentre 749 svolsero il II.
La lettura degli elaborati è stata
tanto ricca di spunti, che ci è sembrato giusto
esporre in questa sede una breve analisi delle opinioni espresse e riportare
alcune frasi che più ci hanno colpito. È anche significativo
precisare che, al di là dell'argomento scelto per lo svolgimento, molti scolari
hanno trattato, nello stesso elaborato, un po' l'uno, un po' l'altro argomento.
In relazione al II tema svolto (Come pensi...) la
considerazione più evidente è che i ragazzi hanno inteso la
istituzionalizzazione dei bambini solo come conseguenza della morte dei genitori:
si parla infatti di orfani o di bambini senza genitori. Così, ad esempio, dice
Paola Giannone (V c - Scuola M. D'Azeglio
- Barletta):
-
Io penso che la vita di uno di questi bimbi orfani sia piena di pianto e di
solitudine. Credo che questi bimbi non sorridono come noi (gaiamente, spensieratamente), ma nascondono sotto il sorriso un pianto
infinito.
mentre precisa Concetta Forte (V c -
Scuola A. Manzoni - Molfetta)
:
-
... le suore sono come le mamme per questi bambini. che
non hanno avuto la fortuna di avere la loro mamma. Ma la suora non può mai
sostituirsi alla mamma, inoltre ella ha tanti bambini
a cui badare e non può pensare sempre a lui.
Solo eccezionalmente qualcuno ha
descritto in termini diversi la situazione. Terribile e lapidario nello stesso
tempo è stato Francesco Palmisano (IV B Scuola
Redentore - Bari) il quale ha detto:
-
La gente povera, non potendo mantenere i propri figli per questioni economiche,
li abbandona.
In ogni caso tutti sono stati
concordi nell'affermare che la vita in istituto è molto triste e va
considerata negativamente.
Dice Angela Bonvino
(V C - Sc. D'Azeglio - Barletta):
-
Ho letto su un giornale che i bimbi orfani sono spesso ritardati mentalmente
perché sono cresciuti senza il calore dei genitori.
e Angela Sabatelli
(V B - Sc. Morea - Alberobello) aggiunge:
-
Si chiudono in un mondo a parte e non riescono a comunicare né coi grandi, né coi piccoli: essi si sono costruito un mondo
migliore e non vogliono tentare di entrare in quello reale, che non è così
bello.
La nota più sostenuta, che comunque riassume il pensiero generale è quella di
Margherita Attolini (V B - Conv.
Naz. D. Cirillo - Bari) che dice:
-
Non dovrebbero esserci bimbi soli, perché questa è la più grande
vergogna della nostra società.
Gli 859 ragazzi che hanno svolto il I tema, hanno risposto in grandissima maggioranza positivamente
al quesito proposto (Vorresti dividere...): 790 (il 91,96%) hanno detto di sì,
mentre solo 69 hanno dato una risposta negativa.
Prescindendo dal prevedibile ed
oleografico panegirico in onore della mamma, si può ritenere interessante sottolineare alcune espressioni con le quali è stato
manifestato il gradimento all'ingresso in famiglia di un bambino solo.
-
Io pregherò perché mamma possa adottare un bambino orfano, anche se lavorerà un
po' di più. Vuol dire che l'aiuterò per mostrarle che
lo desideravo tanto. Sapete, ci sono tanti bambini al mondo che hanno bisogno di affetto.
Anna Carmela Manera
- III C Sc. «Seminario» Molfetta:
-
Ogni famiglia che potesse, numerosa o no, dovrebbe prendersi cura di questi
orfani e farne figli tra i propri figli, figli a cui
donare amore e fiducia.
Eva Adriana Jozzi
- IV B Sc. S. Lioce - Bari.
Le
offerte più toccanti sono venute da coloro nei cui riguardi non è che la sorte
sia stata particolarmente benigna:
-
Noi siamo una famiglia numerosa, ma se potessi io dividerei
volentieri la mia mamma con un altro bimbo senza mamma. Forse tra gente più
povera c'è più aiuto.
Francesco Carella
(IV C - Sc. S. G. Bosco - Bari)
Tra le voci contrarie, meritano un
cenno particolare Barile Maria (V B Molfetta) che
afferma:
-
Io penso che ogni bambino debba avere la sua vera mamma e non una estranea perché il bene e l'affetto non si possono
comprare: queste cose le può dare solo la vera mamma.
o Guida Arcangela (III D - Sc. Garibaldi - Bari):
-
Io vorrei che i bimbi senza genitori fossero rinchiusi in collegio, che
imparassero un lavoro e che non dicessero parolacce.
È interessante sottolineare
il modo con il quale guardano l'adozione coloro che rispondono negativamente.
Essi tentano di giustificare almeno in parte il loro atteggiamento, escludono
le loro famiglie, ponendo in evidenza che vi sono
molti coniugi senza prole nelle cui famiglie i bimbi soli ben possono
inserirsi. È un chiaro tentativo di deresponsabilizzazione
dal quale emerge anche una visione sostanzialmente negativa dell'adozione,
considerata in funzione dei genitori e solo come un modo di supplire alla
mancanza dei figli naturali.
Un discorso particolare va fatto per
i figli unici. È risultato infatti che dei 69 ragazzi
che hanno risposto negativamente, ben 30 (43,48%) appartengono a quest'ultimo
gruppo. D'altro canto, dei 790 sì, solo 18 sono stati di
figli unici e di questi 18, gran parte ha motivato il consenso con
giustificazioni di natura egoistica, quali - soprattutto - l'esigenza di un
compagno di gioco.
-
Se i miei genitori fossero disposti ad accettare un bimbo orfano, io non lo
caccerei, perché in casa comandano i genitori, ma
sarei gelosa di lui e non gli vorrei tanto bene.
Ciani Gaetanello V B - Trani
-
Nemmeno se avessi tutte le ricchezze del mondo
dividerei l'affetto di mia madre con un altro bimbo.
Lucio Magnifico V B Conv. Cirillo - Bari
A conclusione del nostro discorso,
ci sembra interessante sottolineare due importanti
circostanze che emergono dall'esame degli elaborati: da un lato un modo nuovo
di considerare con il loro nome i genitori:
-
... è madre anche quella persona che alleva, aiuta a crescere un bambino, lo
educa, lo ama, lo protegge e non solo la persona che lo mette al mondo.
Teresa Maiorano
(Classe V - S. Spirito)
e dall'altro i rilievi critici mossi
alla situazione che viene descritta e le precise condanne rivolte alla società
che, particolarmente in questo campo, ha molte colpe da farsi perdonare. Dice Maria Vittoria Rota (V B Cirillo - Bari) :
-
... si dovrebbe evitare che queste persone abbandonino i propri figli. La causa
dovrebbe essere studiata ed eliminata: forse queste mamme non sono assistite
bene nella loro educazione, così si vedono senza mezzi e abbandonano i loro
piccoli.
Lo
Stato, come fa le strade e le scuole, dovrebbe
assistere anche ogni cittadino nel momento del bisogno.
E ci pare non occorra altro commento.
LUIGI GIGANTE
UFFICI DI VOLONTARIATO PER LE ADOZIONI
L'Associazione Nazionale Famiglie
Adottive e Affidatarie (1)
denuncia
all'opinione pubblica, al Consiglio
Superiore della Magistratura, al Ministro di Grazia e Giustizia e ai
responsabili degli enti locali
gli aspetti negativi e pericolosi della
costituzione presso alcuni Tribunali per i Minorenni di cosidetti
«uffici di volontariato» per le adozioni, infatti:
1) L'affidamento a privati non
investiti di pubbliche funzioni di rilevanti adempimenti che attengono a
servizi pubblici fondamentali, come quelle dell'assistenza all'infanzia, è un
fenomeno da ripudiare in uno Stato che ritiene suo dovere attuare un sistema di
sicurezza sociale per la soddisfazione degli essenziali bisogni di ogni persona.
2) Ciò inoltre contrasta con la
tendenza in atto che vede nell'ente locale (unità
locale dei servizi) il punto di riferimento per la gestione dei servizi
sociali destinati a tutti i cittadini e da essi gestiti.
3) L'assistenza all'infanzia
richiede - inoltre - una particolare competenza tecnica, un collegamento fra i
diversi aspetti dei problemi trattati, una costanza e continuità d'impegno che
il volontariato, per definizione, non può garantire.
4) Salvo lodevoli eccezioni queste
forme di volontariato prescindono dalla ricerca di un sistema di
partecipazione dei cittadini alla gestione dei
servizi sociali, generalmente auspicata anche per dare attuazione ai principi
di democrazia sanciti dalla Costituzione.
5) L'uso dei locali e della
denominazione del Tribunale per i Minorenni ingenera pericolose confusioni
presso i cittadini, che gli organi pubblici non
possono avallare.
6) Nessuna iniziativa
simile a quella sui cosiddetti Uffici di Volontariato per le Adozioni è mai
stata assunta da altri organi giudiziari quali, ad esempio il Tribunale
Ordinario, in tema di separazione, divorzio etc.
7) Infine sussiste la necessità di salvaguardare il segreto d'ufficio nell'interesse dei
minori e delle altre parti in causa.
L'Associazione Nazionale Famiglie
Adottive e Affidatarie è ben conscia che
l'applicazione della legge sull'adozione speciale affida ai Tribunali per i
Minorenni funzioni del tutto particolari, senza peraltro dotarli delle
necessarie strutture e del personale occorrente.
Questa situazione, se non giustifica
il ricorso a soluzioni inaccettabili come quella degli uffici di volontariato,
non consente di rinviare la concreta attuazione della legge 5-6-67,
n. 431, al momento in cui nuove disposizioni porranno i Tribunali dei
Minorenni in grado di assolvere pienamente a tutti i compiti loro affidati
dalla legge e rinnoveranno la disciplina sulla gestione dei servizi sociali.
Ad avviso di questa Associazione è perciò necessario
concretamente che i Tribunali per i Minorenni - allo stato attuale - possano
ricorrere a tutti quei mezzi che già ora il nostro ordinamento prevede e che
risultano atti e formalmente corretti per il potenziamento delle loro
funzioni.
auspica
che, per l'attuazione dei compiti
affidati in particolare dalla legge 5-6-67 n. 431 ai Tribunali per i Minorenni
in tema di adozione speciale, si preveda il ricorso più ampio e qualificato:
- alla nomina di periti e consulenti
sollecitando l'impegno degli Enti pubblici
assistenziali e in particolare dei Comuni e delle Province
- alla collaborazione tecnica «di
persone esperte e di istituti specializzati»
per l'approfondimento dei casi per i
quali può essere dichiarato lo stato di adottabilità
per l'esame dei casi di minori che
possono essere dati in affidamento preadottivo
per l'esame delle domande dei coniugi
che aspirano alla adozione per le valutazioni circa le possibili proposte di
abbinamento minore/adottanti
per seguire l'andamento dell'affido preadottivo;
- ad una più oculata nomina del
Tutore per i singoli minori in stato di abbandono, per
garantire la concreta possibilità di un effettivo svolgimento della funzione
ed il costituirsi di un reale rapporto fra tutore e minore per la tutela degli
interessi e diritti di quest'ultimo
- alla nomina di Vice-pretori
Onorari per il potenziamento dell'Ufficio del Giudice Tutelare, in particolare
per il censimento degli istituti di assistenza e
protezione dell'infanzia, per la vigilanza sull'obbligo di riferire sulle
situazioni di abbandono (art. 314/5 2° comma) e di trasmettere gli elenchi
trimestrali (stessa norma, ultimo comma), per l'esame delle situazioni dei
minori, per i contatti e le segnalazioni al Tribunale dei Minorenni.
MOZIONE DELLA SEZIONE DI VENEZIA
L'assemblea degli iscritti alla
sezione di Venezia dell'Associazione Nazionale Famiglie Adottive
e Affidatarie riunita il giorno 27 gennaio
mentre considera tuttora valida
l'impostazione dell'azione associativa volta a stimolare lo Stato ad una
radicale riforma del sistema assistenziale in modo da assicurare servizi
sociali e tempestivi interventi di aiuto alla famiglia idonei a prevenire
l'abbandono dei minori,
riafferma la convinzione della persistente necessità
di dare piena attuazione alla legge 5 giugno 1967 n. 431 istitutiva
dell'adozione speciale, fondata sul pieno diritto del minore di avere l'assistenza
materiale e morale, necessaria ad un sano sviluppo della sua personalità, da
parte di una famiglia adottiva quando la famiglia d'origine non sia in grado
di provvedervi;
si propone di promuovere inoltre una
politica assistenziale diretta a diffondere l'affidamento familiare dei minori,
in luogo del ricovero in istituto, in tutti i casi in cui non sia possibile o
non sia opportuno il distacco del minore dalla famiglia d'origine;
riconosce al Tribunale per i Minorenni di
Venezia e ai Giudici Tutelari di Venezia e di Mestre, pur nelle difficili
condizioni in cui operano per carenza di personale e di mezzi, di essersi impegnati
a dare attuazione alla volontà popolare espressa nella legge sull'adozione
speciale;
denuncia all'opinione pubblica e a tutti gli
organi giudiziari e politici responsabili l'atteggiamento della Sezione
Minori della Corte d'Appello di Venezia, la quale - disattendendo sistematicamente
l'opera del Tribunale per i Minorenni - ha dimostrato la sua contrarietà alla
legge sull'adozione speciale, che si esprime soprattutto in una cieca difesa
del vincolo biologico secondo una concezione materialistica del rapporto familiare,
nell'insensibilità per la situazione del minore privo di assistenza e
nell'indifferenza per i gravissimi traumi arrecati a minori già affidati a
scopo di adozione dalla restituzione alla famiglia d'origine;
avverte che l'ingiustificata difesa del
vincolo di sangue e la concezione dell'adozione - sottintesa nelle decisioni
della Corte d'Appello - come un furto della classe borghese a danno delle
classi disagiate costituiscono una faziosa distorsione degli scopi perseguiti
dal legislatore con la legge istitutiva dell'adozione speciale e soprattutto
presuppongono la concezione del minore come oggetto di possesso e di
sopraffazione da parte di coloro che lo hanno generato invece che come persona
con autonomi diritti sanciti dagli artt. 3, 30 e 31
della Costituzione;
incarica il Presidente di inviare copia
della presente mozione al Consiglio Superiore della Magistratura, agli organi
giudiziari locali, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro di
Grazia e Giustizia e alla stampa.
La presente mozione è stata
approvata dall'unanimità dei presenti all'assemblea.
(1) Il presente
documento è stato inviato al Ministro di grazia e giustizia, ai componenti del
Consiglio Superiore della Magistratura, ai Presidenti e ai Giudici dei
tribunali per i minorenni e ai Procuratori della Repubblica presso i tribunali
per i minorenni.
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