Prospettive
assistenziali, n. 22, aprile-giugno 1973
EDITORIALE
CAMPAGNA DEL
GIORNALE «
Dunque,
in modo molto esplicito,
In
tal modo continuerebbero ad essere conservati gli attuali privilegi, i centri
di poteri, gli aspetti selettivi e soprattutto non verrebbero
messe in discussione le cause reali della emarginazione.
Iniziativa del
giornale «
In
linea con la posizione suddetta si colloca l'iniziativa de «
Nei
confronti di questa iniziativa hanno preso una
posizione critica con distinti documenti:
- le segreterie provinciali di Torino CGIL, CISL e UIL
con un comunicato stampa e un volantino;
-
le A.C.L.I., l'Associazione
nazionale famiglie adottive e affidatarie, il Gruppo Giovani di Moriondo, il Centro Maran Atà, l'E.N.A.I.P., l'Unione
italiana per la promozione dei diritti del minore e per la lotta contro l'emarginazione
sociale, i Comitati di quartiere Cit-Turin e Vanchiglia-Vanchiglietta;
- la Commissione diocesana per la pastorale
dell'assistenza della diocesi di Torino.
Posizione dei
Sindacati
Osservano giustamente i Sindacati nel loro comunicato
stampa del 20 aprile 1972:
«L'iniziativa del padronato, che non
vuole riforme sostanziali in grado di cambiare realmente le cose, fedelmente
recepita e attuata da “
Occorre
inoltre rilevare che l'iniziativa de «
Posizione delle A.C.L.I.
Nel
documento inviato il 26-4-1973 dalle A.C.L.I e da
altri organismi veniva rilevato che l'iniziativa era
stata lanciata da «
Questa
considerazione veniva confermata dall'assemblea dei
genitori dei bambini spastici, dei giovani spastici e del personale del centro A.I.A.S. tenutasi il 6-5-1973.
Infatti 35 sono stati i voti
favorevoli alle proposte avanzate dalle A.C.L.I. e dagli altri organismi (2) mentre solo 17 sono state le adesioni al centro proposto da «
Inoltre
vi è da osservare che, oltre a non pubblicare la lettera inviata dalle A.C.L.I., i direttori de «
Forse
questo rifiuto è dovuto alla scarsissima conoscenza
che «
Si
osservi inoltre che
Responsabilità della
Regione Piemonte, del Comune e della Provincia di Torino
Certamente
l'iniziativa de «
Ma
questa attuazione ha un passaggio obbligato: il
decentramento dello Stato, l'autonomia amministrativa del Comune e degli Enti
locali, un processo di rinnovamento che muova dalle piccole entità territoriali
e non sia mortificato da limitazioni di competenze o da controlli burocratici,
un rinnovamento che si deve svolgere con chiarezza, in un quadro che esalti e
non comprima le autonomie locali. Il vuoto culturale, la concezione burocratica
che informa
Comunicato della
Commissione diocesana per la pastorale dell'assistenza
Il 5 maggio 1973 la Commissione diocesana per la pastorale dell'assistenza di Torino ha emesso in merito
all'iniziativa de «
I. La Commissione diocesana per la
pastorale dell'assistenza, preoccupata di confrontare i problemi assistenziali con l'insegnamento evangelico e di tradurne
le indicazioni in proposte operative, ha orientato la propria azione di
promozione e di sensibilizzazione verso nuove forme assistenziali rispondenti
alle esigenze di chi vive in stato di bisogno e tendenti a creare quello
spirito e quella realtà comunitaria che coincidono con l'essenza stessa del
Cristianesimo.
I principi fondamentali di carattere
pastorale a cui ispirarsi nell'azione assistenziale
sono:
- assumersi in
carico i problemi comuni senza delegarli a pochi e senza ritenerli risolti con
le sole prestazioni specialistiche;
- rispondere da parte della comunità
e nella comunità alle necessità esistenti all'interno di essa,
affrontando in modo partecipato lo studio e la soluzione dei problemi;
- realizzare l'intervento tecnico
come un momento dello sviluppo globale della persona;
- permettere alla
persona di scoprire e di realizzare il proprio ruolo sociale senza costringerla
in ruoli preordinati;
- promuovere la crescita dell'uomo relativamente alla sua realtà naturale e non proponendosi
come meta una normalità intesa in senso efficientistico;
- superare il
concetto del «recupero» per affermare il massimo sviluppo delle possibilità
individuali e l'accettazione della diversità.
In
altri termini: riconoscere il valore dell'individuo in quanto persona - membro
della comunità - responsabile della propria realizzazione naturale e soprannaturale.
II. Questi principi trovano
particolare applicazione nell'affrontare i problemi degli handicappati e devono
ispirarne le concrete soluzioni.
La questione è attuale data
l'iniziativa del quotidiano «
In questo, come in altri casi
analoghi, l'opinione pubblica è portata a valutare esclusivamente gli aspetti
superficiali del problema, quali il realizzare comunque
qualcosa, il dare una risposta tempestiva ad un bisogno esteso e drammatico,
l'offrire prestazioni tecnicamente avanzate con un servizio altamente
specializzato.
L'opinione pubblica può essere
invece indotta a non tener conto degli aspetti più generali che
l'intervento specialistico, erroneamente proposto come risolutivo, non
affronta e finisce anzi di far dimenticare completamente.
Tali aspetti sono:
- la necessità di una modifica delle
strutture scolastiche (personale, programmi,
metodologia, edilizia, ecc.) affinché vi trovino collocazione i soggetti «non
recuperati» o «diversamente recuperati» che sono sempre la maggioranza di
quelli che possono fruire di cure, anche le più assidue;
- in particolare
l'esigenza della formazione di tutto il personale insegnante e
dell'inserimento nelle comunità scolastiche di personale specializzato per gli interventi
terapeutici continui e prolungati, indubbiamente più risolutivi e accessibili
di quelli ambulatoriali;
- la necessità di una coeducazione precoce fra handicappati e nonhandicappati,
come prima e fondamentale tappa per realizzare una mentalità comune di accettazione e di integrazione di tutti nel
riconoscimento del valore della diversità;
- l'esigenza di
cambiamento sociale inteso come superamento di una visione economicistica
ed efficientistica, causa prima dei meccanismi di
selezione e di esclusione.
III. La Commissione diocesana per la
pastorale dell'assistenza segnala che soluzioni alternative e coerenti ai
principi e alle esigenze esposte, sono possibili e già esistono per altre forme
di handicap come, ad esempio, quelle realizzate dal
Comune di Torino nell'ambito dei servizi per le scuole materne.
Bambini handicappati (insufficienti
mentali, logopatici, caratteriali) sono accolti in
scuole materne dove si sperimentano e si realizzano i criteri di inserimento nel contesto normale, assicurando un
intervento individualizzato anche terapeutico.
Il personale specializzato costituisce gruppi permanenti di studio per la verifica costante
della sperimentazione e per la formazione di altro personale
specializzato da destinarsi gradualmente ad un numero sempre maggiore di scuole
materne.
La Commissione suggerisce che una
soluzione analoga venga adottata anche per gli spastici,
realizzando ad esempio una scuola pilota che attui la integrazione degli
spastici in ambiente normale e prepari e aggiorni il personale specializzato
per gli interventi terapeutici da destinarsi anche nelle scuole dei vari
ordini.
(1)
(2) Nel documento
veniva precisato che «I fondi raccolti dovrebbero essere destinati a coprire le
spese per la istituzione di un asilo nido e/o di una
scuola materna in cui siano accolti bambini spastici insieme a bambini non
handicappati e in cui siano forniti i trattamenti specialistici per gli
spastici frequentanti e per gli altri ragazzi handicappati del quartiere. Nel
caso in cui rimangano delle somme a disposizione esse
potrebbero essere utilizzate per le spese di adattamento e di arredamento per
la creazione di aule di fisioterapia, di logopedia nelle scuole comuni e per la
creazione di comunità alloggio per spastici privi di sostegno familiare».
«Inoltre i fondi
raccolti potrebbero essere utilizzati per contribuire alla realizzazione della scuole per la formazione dei terapisti della
riabilitazione».
(3) «Specchio dei
tempi» è una rubrica del giornale
www.fondazionepromozionesociale.it