Prospettive assistenziali, n. 22, aprile-giugno 1973

 

 

NOTIZIARIO DELL'UNIONE ITALIANA PER LA PROMOZIONE DEI DIRITTI DEL MINORE E PER LA LOTTA CONTRO L'EMARGINAZIONE SOCIALE

 

 

APPROVAZIONE DEL DISEGNO DI LEGGE PER LA CREAZIONE DELL'ISTITUTO-CENTRO REGIO­NALE DI SERVIZI PSICO-MEDICO-PEDAGOGICI

 

Lettera inviata il 17-4-1973 ai Consiglieri regio­nali della Valle d'Aosta.

 

Questa Unione protesta vivamente per l'appro­vazione da Lei data al disegno di legge in og­getto.

Infatti, al di là delle Sue intenzioni che confi­diamo siano diverse, il progettato Istituto-Centro regionale rappresenta in concreto lo strumento per la emarginazione sono solo degli handicappa­ti fisici, psichici o sensoriali, ma addirittura di tutta la popolazione infantile che sarà ritenuta non normale dai tecnici del suddetto Istituto­-Centro regionale.

Lo conferma la relazione allegata al disegno di legge approvato che precisa a chiare lettere che «saranno poi le strutture medico-psico-peda­gogiche che stabiliranno chi è normale, chi è han­dicappato e quali siano gli interventi psicologici e pedagogici dei quali sia i soggetti normali, sia i patologici avranno bisogno».

Pertanto gli handicappati sono stati considera­ti degli esseri inutili e dannosi e non si è bada­to a spese per metterli ai margini: la spesa pre­vista è di ben L. 600 milioni per l'istituzione del centro e ammonterà a qualche decina di milioni all'anno per la gestione.

Nell'approvare il disegno di legge in oggetto, alcune forze politiche non hanno nemmeno te­nuto conto che isolando gli handicappati dai co­siddetti normali si favorisce la conservazione dei contenuti selettivi degli attuali servizi o in parti­colare della scuola.

Inoltre vi è da osservare che l'Istituto-Centro regionale non è inseribile nelle future Unità lo­cali dei servizi gestite dai Comuni e dai loro con­sorzi.

In alternativa si propone:

1) che il territorio della Valle d'Aosta venga diviso in zone omogenee (le future unità locali dei servizi) ;

2) che le suddette zone coincidano in tutta la misura del possibile con le comunità montane;

3) che i servizi siano inseriti in ciascuna futu­ra unità locale dei servizi in modo che il biso­gno venga soddisfatto nel territorio in cui si ma­nifesta, fatto che rende possibile la reale parteci­pazione dei cittadini alla impostazione e gestio­ne dei servizi;

4) che i tecnici siano inseriti nei servizi pre­scolastici o scolastici, come previsto giustamen­te, per quarto concerne la scuola materna dalla legge dell'art. 5 Regione autonoma della Valle d'Aosta 22 del 3-8-1972.

Tale principio andrebbe esteso anche agli asi­li nido o alla scuola dell'obbligo, come consenti­to dai D.P.R. 11-2-1961 n. 264 e 22-12-1967 n. 1518 concernenti il servizio di medicina scolastica che obbliga i comuni e i loro consorzi ad istituir­lo. In tal modo sarebbe reso possibile l'inseri­mento degli handicappati nelle classi comuni o in classi di rotazione.

5) che siano previsti, per i minori che hanno difficoltà a rimanere nella propria famiglia o che devono essere allontanati, soluzioni alternative all'istituto quali, a seconda dei casi, l'aiuto eco­nomico e sociale alla famiglia d'origine, l'adozio­ne, l'affidamento familiare a scopo educativo, le micro-comunità alloggio di 6-8 posti.

6) che l'alta specializzazione venga assicura­ta da sedi ospedaliere e universitarie.

Le soluzioni sopra elencate renderebbero, se attuate, del tutto superato il progetto Istituto­-Centro Regionale e sarebbero un avvio concreto e non emarginante alla creazione concreta delle unità locali dei servizi.

Si gradirebbe conoscere il Suo parere in meri­to e quali iniziative Lei intende intraprendere per­ché appena rieletto, il Consiglio regionale inter­venga per l'abrogazione della legge in oggetto e per la creazione di idonei servizi.

 

 

COSTRUZIONE DI NUOVI CARCERI MINORILI

 

Lettera inviata alle autorità nazionali e locali il 16-2-1973.

 

La Sezione di Brescia dell'Unione per la pro­mozione dei diritti del minore e per la lotta con­tro l'emarginazione sociale, ha appreso con viva preoccupazione lo stanziamento (G.U. del 26-4­1972) di circa 16 miliardi (500.000.000 per Brescia) per la costruzione di sezioni di custodia per i minori in quanto il provvedimento denota l'esistenza d'una politica minorile che è del tut­to contraria all'interesse dei minori della società stessa, che dovrebbe tendere al recupero di tanta energia sociale e che invece con inter­venti di tale tipo va perduta e destinata a costi­tuire un grave peso per la società tutta.

Anziché interventi di carattere carcerario ver­so i minori, seguendo cioè leggi e mentalità non più consone ai tempi, si dovrebbe poter dare ai minori, che provengono dagli strati più poveri e indifesi, la possibilità di svilupparsi in ambienti e condizioni idonee evitando tutti quegli inter­venti emarginanti (ricoveri in istituti, esclusio­ne dalla scuola ecc.) che portano fatalmente al riformatorio e al carcere. Una repressione che si aggiunge ad un'altra repressione, come se la povertà e l'abbandono fossero una malattia in­quietante da mettere in isolamento, mentre lo diventano solo in conseguenza di interventi inop­portuni e sbagliati.

La Sezione coglie l'occasione per sottolineare la tendenza emarginante della nostra società, che si accentua ancor più verso i minori soli, gli handicappati psico-fisici, gli anziani, i malati di mente, i carcerati, verso tutti coloro che per ave­re delle «tare» presunte (anche l'essere meri­dionale nel settentrione) o reali avrebbero più bisogno dell'aiuto fraterno per restare nel conte­sto sociale.

Afferma che è improrogabile l'attuazione di ri­forme di struttura dell'assistenza che tengano conto delle ormai costanti conclusioni scientifi­che, congressuali e pratiche dalle quali si ricava che non con la emarginazione, cui si giunge quan­do si cerca di porre rimedio agli effetti senza ba­dare alle cause, si può sperare di risolvere uma­namente e senza deterioramenti, quindi con mag­giori benefici sul piano sociale, il problema dei minori soli, handicappati ecc. Che s'innestino del resto nel filone di pensiero della nostra co­stituzione che non ha certamente voluto creare cittadini di prima, seconda o terza scelta, ma portatori di uguali diritti nella buona e nella cat­tiva sorte.

Auspica che i problemi dell'assistenza diven­gano patrimonio comune di tutti i consociati per portarli così con spirito comunitario alla loro so­luzione in senso veramente democratico e civile.

 

 

SERVIZIO DI AFFIDAMENTO FAMILIARE

 

Mozione inviata il 9-3-1973 al Presidente della Provincia di Torino, al Sindaco di Torino, agli Assessori all'assistenza della Provincia e del Co­mune di Torino, ai Capi gruppi consiliari della Provincia e del Comune di Torino, ai Presidenti e Consiglieri dell'E.C.A. di Torino, dell'ONMI e dell'ENAOLI.

 

Premesso che:

- il servizio di affidamento di minori a scopo educativo a persone, famiglie e comunità allog­gio, istituito dalla Provincia di Torino con delibe­ra del 17-5-71 ha concluso la fase sperimentale;

- l'attuale équipe non può effettuare altri af­fidamenti familiari essendo già sovraccarica di lavoro (22 minori affidati) ;

- occorre che l'équipe non svolga solamente attività in materia di affidamenti familiari ad evi­tare fra l'altro ogni settorializzazione degli inter­venti;

- i minori affidati hanno avuto miglioramen­ti che potrebbero essere ancora più marcati se l'équipe potesse seguire effettivamente anche il minore nelle sue attività extra-familiari (soprat­tutto nella scuola) e i rapporti con la famiglia di origine;

- per i motivi suddetti e anche in base a quanto previsto nella delibera istitutiva è necessario e urgente provvedere al decentramento fun­zionale dell'équipe;

- che l'équipe attualmente dipendente dal CIM si è dichiarata disponibile a lavorare nel quartiere Vanchiglia-Vanchiglietta, dove il Comu­ne di Torino ha deciso di decentrare alcuni servi­zi (assistenza domiciliare, assistenza economi­ca, segretariato sociale, servizio sociale poliva­lente) .

Tutto ciò premesso, i sottoscritti firmatari chie­dono al Presidente della Provincia di Torino, al Sindaco di Torino, agli Assessori all'assistenza della Provincia e del Comune di Torino e ai Pre­sidenti e Consiglieri dell'ECA di Torino, dell'ONMI e dell'ENAOLI, che, per quanto di loro competenza:

- decentrino nel quartiere Vanchiglia-Vanchi­glietta l'équipe del servizio di affidamento che, nello svolgimento delle altre competenze oggi effettuato a livello centrale dal CIM, assicuri la continuità degli interventi nei confronti degli affidamenti in atto;

- decentrino in altri quartieri di Torino o in altre zone del territorio provinciale (nell'ambito delle future unità locali dei servizi) altre équi­pes le quali, con le modalità sopra indicate, as­sumano mano a mano a carico gli affidamenti fa­miliari della zona di competenza e eventualmen­te anche delle zone limitrofe con accordi da sta­bilire di volta in volta;

- propongono che sia consentito al persona­le degli Enti non elettivi (ECA, ONMI, ENAOLI, ecc.) di potersi volontariamente decentrare in zona al fine di dare concreto avvio alla realizza­zione delle Unità locali dei servizi;

- chiedono un incontro entro il mese di mar­zo al fine di poter discutere le proposte avanza­te e la loro attuazione.

 

-  Famiglie affidatarie, educatrici del focolare di v. Luisa del Carretto e équipe del Servizio di Affidamento familiare della Amministrazione Provinciale di Torino

-  Associazione Famiglie adottive e affidatarie

-  Comitato di quartiere Vanchiglia-Vanchiglietta

-  Centro Maran Atà

-  Unione Italiana per la promozione dei diritti del minore e per la lotta contro l'emargina­zione sociale.

 

www.fondazionepromozionesociale.it