Prospettive
assistenziali, n. 23, luglio-settembre 1973
ATTUALITÀ
IL
VOLONTARIATO FRA ADOZIONI E CANASTE
Il 28 ottobre
Questo per quel
che riguarda Genova.
Vediamo come invece si comportano a Trieste le signore «bene» del Soroptimist. Ce ne parla il mensile friulano di informazione Quattrogatti (2)
in un divertente articolo «Tra una canasta
e l'altra». Pare infatti che tra una canasta e
l'altra sia avvenuto il lancio di
questa iniziativa triestina che purtroppo ha avuto non solo l'appoggio ma anche
un finanziamento dalla Regione. Anche qui il comitato
è ristretto e si costituisce senza troppa pubblicità; solo a cose fatte si
presenta ad un pubblico di notabili e alle autorità perché ne sia sancita
l'iniziativa. Scrive il giornale Quattrogatti: «La presentazione dell'iniziativa mette in
evidenza ancora una volta la connivenza delle autorità e del potere politico
con gli ambienti più reazionari dove la tendenza alle soluzioni verticistiche e paternalistiche al di
sopra della base, appaiono più che naturali»... «A far parte del Centro
verrà chiamata la vice presidente dell'O.N.M.I., responsabile dell'Ente stesso. Sotto la sua
gestione si è avuta una larga fuga di notizie riservatissime su un minore in
stato di abbandono affidato all'O.N.M.I. e che ha
provocato una denuncia penale contro ignoti presentata alla Procura della
Repubblica di Udine e di Trieste da parte dell'A.N.F.A.A.».
Vale poi la pena di meditare le parole del Prefetto di Trieste sempre riportate
dal giornale: «Ci sono dei compiti di contorno affidati alle varie associazioni culturali,
sportive, combattentistiche (!) tutte con scopi nobili e che hanno bisogno di
essere sostenute perché lo stato democratico si affida al conforto, alla buona
volontà dei cittadini».
Contro questo genere di conforto prendono posizione l'U.D.I. di Trieste e un folto gruppo di
operatori sociali che ribadiscono «non doversi usare l'adozione come copertura
di carenza dell'assistenza» e concludendo sull'equivoco dei bambini in istituto
adottabili: «Il numero molto alto dei minori che sono in istituto dipende dalle
scelte di politica assistenziale degli enti per l'infanzia
O.N.M.I., Provincia, E.N.A.O.L.I.
Essi infatti nell'assistere i minori ricorrono in prevalenza al ricovero, il
più delle volte anche in modo indiretto senza assumersene la responsabilità,
pagando delle rette spesso basse ad istituti. Il numero potrebbe invece esser
ridotto con servizi sociali per ragazze madri, alloggi, centri aperti di aiuto psicologico e sociale; per i bimbi, asili nido,
scuole a tempo pieno, mense, centri sociali». Troppo pochi invece i magistrati
che hanno motivato la loro più o meno retta
opposizione, ad un ta1e servizio (quelli di Bologna, Torino, Lecce e Firenze).
Gli altri hanno perso l'occasione per sottolineare che
l'offerta dei Rotary Club va rifiutata in quanto
debbono essere i pubblici poteri a provvedere all'adeguamento degli organici
del personale ausiliario, assistenti sociali, cancellieri, personale
esecutivo. Questa carenza del servizio adozioni sia a
livello di tribunali che a livello di operatori sociali è stato invece sottolineato
dal Presidente del tribunale di Milano dr. D'Orsi per elogiare il Centro
Volontario di Milano qualificandone l'efficientismo ed il professionismo
(quattro anni di esperienze). È completamente
sfuggita al magistrato la dimensione sociale del
problema, che, superando il tema dell'adozione, diventa presa di coscienza del
problema generale dei bambini in Istituto. Quando il
magistrato di Lecce parla dell'emigrazione come causa di sostanziale abbandono
dei bambini nel suo paese sottintende un aspetto politico che il Rotary Club non affronta. E questa posizione privatistica dell'adozione ne fa «uno strumento di
risanamento sociale con il trasferimento di bambini da famiglie economicamente
e culturalmente più misere, a quelle “più desiderabili”, mentre sembra
evidente che lo Stato non può assumere a regola delle proprie azioni un'attività
che si traduce in forme di oppressione di cittadini,
forse colpevoli, ma certamente poco favoriti dalla sorte» (Batistoni).
Riguardo poi alle caratteristiche del volontariato che tali private associazioni si danno, sarebbe bene riportarsi all'origine
di esso. Nato nei paesi riformati come diretta risposta della società ai
problemi posti dallo sviluppo industriale, si sviluppò nell'ottocento soprattutto
in Inghilterra, dove abbandonò, via via l'ideologia
vittoriana con la tradizionale distinzione tra poveri meritevoli ed
immeritevoli sino ad introdurre i principi della responsabilità dello Stato e
originando così un processo irreversibile di interventi
statali (3). I primi anni del '900 segnano infatti in
Inghilterra un momento assai importante nell'evolversi della concezione della
responsabilità statale nei confronti del benessere dei cittadini:
disoccupazione, malattie, causa di povertà e di abbandono sono un problema che
riguarda la società nel suo insieme e che non può esser risolto can la carità
privata. In Germania, Achinger, un noto esponente del
lavoro sociale, sottolineando il bisogno dell'apporto
del volontariato, senza mettere in dubbio il carattere di professionalità che
devono assumere le prestazioni fornite a chi ha bisogno dell'aiuto della
società, così si esprime: «Il volontariato non deve alleggerire i compiti di un
personale dei servizi sociali notoriamente sovraccarico di lavoro»...
«in realtà l'importanza del volontariato sta nel fatto che questa figura costituisce
il tramite per sensibilizzare l'intera popolazione ai problemi sociali, per
dimostrare che tutti siamo parte della stessa società» (4).
Il lavoro volontario quindi non
dall'alto al basso come elargizione di beneficenza o copertura di cattiva
coscienza, ma come presa di coscienza da parte della base della necessità di
mettersi a disposizione delle strutture assistenziali
esistenti per rinnovarle, come primo passo per la gestione diretta da parte
degli utenti dei servizi stessi.
(1) BATISTONI FERRARA,
Sezione ligure dell'Unione italiana per la promozione dei diritti del minore e
per la lotta contro l'emarginazione sociale.
(2) QUATTROGATTI,
Mensile friulano di informazione e dialogo ecclesiale, Via S. Rocco 14/16,
Udine.
(3) BEVINDGE, L'azione volontaria, Comunità. Milano. 1954.
(4) H. ACHINGER, Deutschen
Verens für öffentliche und private Fürsorge,
www.fondazionepromozionesociale.it