Prospettive
assistenziali, n. 23, luglio-settembre 1973
EDITORIALE
LEGGE
QUADRO DI RIFORMA DELL'ASSISTENZA E INIZIATIVE IMMEDIATE
I
tre maggiori partiti politici (D.C.,
P.C.I., P.S.I.) hanno finalmente espresso la loro
posizione sulla legge quadro di riforma dell'assistenza. Sulla proposta del
P.C.I. abbiamo manifestato il nostro parere nell'editoriale del n. 20 di Prospettive
assistenziali (1).
Conosciamo
ora le posizioni della D.C. e del P.S.I., le cui proposte di legge di riforma dell'assistenza sono
le seguenti:
-
n° 142 presentata alla Camera dei Deputati dagli On.li Signorile
e Magnani Noya del P.S.I. il 30 maggio 1972 (2):
- n° 1609 presentata alla
Camera dei Deputati dall'On. Foschi e da altri parlamentari della DC il 1°
febbraio 1973. Una proposta di legge identica è
stata presentata con il n° 830 al Senato dalla Sen. Falcucci e da altri
parlamentari DC in data 2 febbraio 1973;
- n° 843 presentata al Senato
della Repubblica dai Sen. Signorello e Dal Canton della D.C. in data 12 febbraio 1973.
Tre giorni dopo, il 15 febbraio 1973, una proposta identica è stata presentata
con il n° 1674 alla Camera dei Deputati dall'On. Artali del P.S.I.
Proposta di legge
dell'A.N.E.A.
Dall'esame
della proposta di legge Signorello-Dal Canton e Artali si deduce che
essa ha lo scopo ben preciso di conservare e potenziare gli enti comunali di assistenza (3), modificandone
solo la denominazione in centri di assistenza sociale, e ciò nonostante la loro
totale inefficienza (4). Va osservato
che i presentatori delle proposte di legge ricoprono le seguenti cariche nell'A.N.E.A.:
-
Sen. Signorello, presidente nazionale,
-
Sen. Dal Canton,
consigliere nazionale,
-
On. Artali, Vice direttore nazionale;
e che la proposta dell'A.N.E.A. si discosta notevolmente dalle altre proposte
presentate da parlamentari della D.C. e del P.S.I. per la sua finalità
essenziale, che è quella di prevedere una separazione netta dell'assistenza
dagli altri interventi sociali e di porsi contro il concetto innovatore dell'Unità locale dei servizi. Per
cui è chiaro ad ognuno che la logica dell'ente,
con tutto quel che comporta, ha addirittura prevalso, in questo caso, sulla
logica dei partiti D.C. e P.S.I.
Impedendo
l'aggregazione delle competenze sanitarie,
scolastiche, abitative e la partecipazione dei cittadini e delle forze
sociali, la proposta di legge dell'A.N.E.A., in
sostanza, tende a rendere impossibile il collegamento fra interventi sui
bisogni immediati e interventi sulle cause socio-economiche che provocano i
bisogni stessi ed è pertanto diretta alla pura e semplice razionalizzazione
dell'emarginazione.
Si
comprende allora perché la proposta di legge dell'A.N.E.A.
ricalchi nell'impostazione e nella sua articolazione la vecchia bozza del
Ministero dell'interno che abbiamo riportato in Prospettive assistenziali,
n° 15, luglio-settembre
1971, pag. 10 e segg.
Il
fatto che le segreterie della D.C. e del P.S.I. non siano riuscite ad impedire
che propri parlamentari presentassero la proposta di legge dell'A.N.E.A., che è in contrasto con
quelle elaborate nelle rispettive sedi di partito, è una prova delle enormi
difficoltà che si frappongono alla riforma del settore assistenziale.
Proposte di legge D.C., P.C.I. e
P.S.I. e loro differenze
Le
proposte di legge della D.C.,
del P.C.I. e del P.S.I. non si differenziano molto. Infatti
esse prevedono:
-
la creazione delle unità locali dei servizi;
- l'attribuzione alle regioni delle funzioni
legislative e amministrative in materia di servizi sociali;
- la competenza dei comuni singoli o associati per la
gestione dei servizi;
-
lo scioglimento degli enti nazionali di assistenza.
Vi
sono sì delle differenze, ma non sostanziali, che si riferiscono:
- al vertice nazionale. La proposta di legge del P.S.I. prevede la
trasformazione del Ministero della sanità in Ministero dei servizi sociali e
della sanità; la proposta di legge del P.C.I. non contempla alcun vertice
nazionale; la proposta di legge Foschi-Falcucci
prevede invece la istituzione del Ministero della
sicurezza sociale che dovrebbe assorbire «le competenze dell'attuale Ministero
della sanità e quelle già spettanti ad altri Ministeri in materia di previdenza
sociale e di assistenza sociale» (5);
- al ruolo dell'assistenza privata. La proposta di legge del P.S.I. non ne fa
cenno; quella del P.C.I. prevede la possibilità di «convenzioni con istituzioni
private di assistenza capaci di erogare prestazioni
conformi a quanto stabilito dalla normativa regionale, con esclusione assoluta
di quelle che agiscono a scopo di lucro». La proposta di legge della D.C.
garantisce invece «la libertà di costituzione e di attività
delle associazioni, fondazioni e altre istituzioni con finalità di assistenza e
di servizio sociale promosse da
privati, da enti ecclesiastici e da enti assistenziali di ogni confessione
religiosa»;
- alle I.P.A.B., la cui soppressione
è prevista dalla proposta di legge del P.C.I., mentre
la proposta di legge della D.C. stabilisce espressamente la loro conservazione.
La proposta di legge del P.S.I. prevede invece la soppressione delle I.P.A.B. «a carattere pluriregionale»;
- alle competenze delle province. Le proposte del P.C.I. e del P.S.I. non
prevedono che le province possano svolgere attività in materia di assistenza (escluse quelle svolte dalle province
autonome di Trento e Bolzano); la proposta della D.C. stabilisce invece che «le
province assicurano quei servizi socio-assistenziali che per livello di
specializzazione, tipo di utenza e ambito territoriale non siano utilmente
realizzabili dalle unità locali dei servizi sociali»;
- alla direzione tecnica delle unità
locali dei servizi. Questo aspetto,
apparentemente marginale, non è previsto dalle proposte di legge del P.C.I. e
del P.S.I., mentre la
proposta di legge Foschi-Falcucci stabilisce la nomina
del direttore tecnico dell'unità locale dei servizi sociali da parte del
consiglio comunale o degli organi del consorzio dei comuni.
Approvazione della
legge-quadro e iniziative immediate
Le
differenze fra le tre proposte di legge non sono quindi tali da impedire la
loro fusione in un testo unico. Occorrerebbe però che vi fosse una precisa e forte
volontà politica in tale direzione. Abbiamo già visto
che le segreterie del P.S.I. e della D.C. non sono riuscite ad impedire la
presentazione della proposta di legge dell'A.N.E.A.
Aggiungiamo
che il Governo non ha ancora provveduto a far
conoscere le sue intenzioni al riguardo, né l'accordo fra i partiti di centro
sinistra per la costituzione del Ministero Rumor prevede la riforma
dell'assistenza.
Mentre
quindi da questa parte è molto improbabile che tale riforma venga
varata nel breve periodo, dall'altra parte sono ancora estremamente deboli le
spinte di base (utenti, operatori sociali, sindacati, associazioni).
È infatti illusorio sperare che dall'alto venga elargita una
seria riforma dell'assistenza quando gli interessi in gioco sono molto vasti e
forti. Basti pensare al potere economico, clientelare ed elettorale (6) della miriade di enti pubblici e privati. Ecco
perché riteniamo che, per la riforma dell'assistenza
come per tutte le altre riforme e conquiste, sia necessario da un lato un ampio
movimento di base e d'altro lato la messa in atto di iniziative alternative.
A
questo riguardo una attenzione particolare meritano
tutte le iniziative assunte dai sindacati e riportiamo in questo numero, come
esempio concreto, l'accordo fra le segreterie provinciali di Torino CGIL, CISL
e UIL e
Riteniamo
inoltre che possano e debbano essere approvate nel corso della presente
legislatura le proposte di legge in materia:
-
di affidamento familiare presentata dagli On Foschi e Cassanmagnago, che abbiamo pubblicato nel numero 21 di Prospettive assistenziali;
-
di modifica dell'adozione speciale, con relativa soppressione dell'adozione
tradizionale, presentata dall'On. Cassanmagnago e
altri parlamentari D.C. e che riportiamo
integralmente in questo numero.
Le
proposte di legge suddette infatti, pur consentendo
interventi più idonei nei confronti dei minori, non prevedono tuttavia
cambiamenti di fondo dell'attuale ordinamento giuridico e sociale.
Inoltre
sui problemi dell'adozione e dell'affidamento familiare esistono iniziative
concrete ed è pertanto più facile mobilitare forze politiche e sociali,
amministrazioni regionali, comunali e provinciali, famiglie adottive e
affidatarie.
Tali
forze, oltre che premere per l'approvazione delle suddette proposte di legge,
dovranno anche vigilare affinché i contenuti delle riforme dell'adozione e
dell'affidamento familiare non siano snaturati come vorrebbero certi ambienti
della magistratura e dell'assistenza che richiedono, ad esempio, l'esclusiva o
prevalente competenza del giudice in materia di affidamenti
familiari a scopo educativo e la conservazione dell'adozione tradizionale.
(1) Nello stesso
numero 20 abbiamo riportato il testo e la relazione della proposta di legge del
P.C.I., presentata dall'On. Lodi Faustini.
(2) Questa proposta di
legge è stata resa nota dopo circa un anno dalla presentazione.
(3) Vedasi i numeri
del 1973 di Solidarietà umana,
quindicinale dell'A.N.E.A., associazione che
raggruppa gli E.C.A.
(4) Nel 1968 (ultimo
anno di cui abbiamo i dati statistici) la spesa media sostenuta dagli E.C.A.
per assistito è stata di L. 1.178 al mese!
(5) Osserviamo con
soddisfazione che
(6) Vedasi in questo
numero l'articolo di G. LATTES e F. TONIZZO, Istituti di assistenza
e dati elettorali.
www.fondazionepromozionesociale.it