Prospettive assistenziali, n. 24, ottobre-dicembre 1973

 

 

NOTIZIARIO DELL'UNIONE ITALIANA PER LA PROMOZIONE DEI DIRITTI DEL MINORE E PER LA LOTTA CONTRO L'EMARGINAZIONE SOCIALE

 

 

TENDA DI DENUNCIA E PROPOSTE SUL DISA­DATTAMENTO E SULLA DELINQUENZA M1­NORILE

 

Nelle ultime settimane alcune vicende hanno riproposto in Piemonte in modo drammatico il problema del disadattamento minorile: cinque ragazzi di Tortona (Alessandria) internati per il furto di un melone, violenze subite dai ragazzi rinchiusi nell'istituto di Torino «Ferrante Apor­ti», una bambina di 13 anni rinchiusa nel carcere per adulti «Nuove» di Torino per il furto di po­che lire.

Si noti che nel caso della bambina il giudice ha proceduto all'invio in carcere in violazione della legge. Infatti l'art. 57 del codice penale sta­bilisce «Non è punibile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto i 14 anni».

Tale violazione dimostra la gravità della situa­zione.

Per reagire a questi fatti, un gruppo di associa­zioni e comitati di quartiere hanno organizzato dal 29 settembre al 14 ottobre a Torino, nei giar­dini prospicienti la stazione ferroviaria di Porta Nuova, una tenda di denuncia e proposte (1).

La tenda è composta da una serie di pannelli che illustrano la tragica situazione degli istituti italiani di rieducazione (case di rieducazione, ri­formatori, prigioni scuola, sezioni di custodia preventiva), mettendo in risalto le cause econo­miche e sociali che provocano il disadattamento minorile (immigrazione, carenze di servizi, man­canza di case, selettività della scuola, lavoro mi­norile, ricoveri in istituti di assistenza e caratte­re di internato).

Infine altri pannelli illustrano le proposte a breve, medio e lungo termine.

Per quanto concerne la situazione di Torino, vi sono tre istituzioni che si possono definire «fabbriche della delinquenza».

Queste «fabbriche» sono:

1) il Ferrante Aporti, casa di rieducazione in cui vi sono circa 40 ragazzi dai 14 ai 18 anni che il Tribunale per i minorenni ha ritenuto che ab­biano, anche senza aver commesso reati, dato «manifeste prove di irregolarità della condotta e del carattere»; possono pure esservi rinchiusi minori «i cui genitori abbiano una condotta pre­giudizievole per i minori stessi»; cioè se i tuoi genitori non sanno educarti, devi essere punito tu, sembra voler dire la legge.

Si tratta per la maggior parte di ragazzi che hanno subito dei ricoveri spesso numerosi nei cosiddetti istituti di assistenza dove la loro per­sonalità a poco a poco è stata distrutta. Gli isti­tuti quando non hanno più potuto «sopportarli» li hanno sbattuti sulla strada, senza che nessuno degli innumerevoli enti preposti all'assistenza e all'educazione intervenisse nei loro confronti.

2) il Ferrante Aporti, sezione di custodia pre­ventiva e riformatorio giudiziario, per ragazzi dai 14 ai 18 anni, arrestati ed in attesa di giudizio per delitti loro attribuiti, si compone di 23 celle, ciascuna di m. 2,50 x 3,80; ogni cella ha tre letti, tre ragazzi in mq. 8 circa, dalla sera alla mattina. Per la vita diurna i ragazzi dispongono di una sa­la per refezione di circa mq. 40, e di un cortile per la passeggiata o l'aria; questo cortile è di m. 15 x 15; negli ultimi mesi la presenza media giornaliera nel carcere minorile è stata di 65 ele­menti con punte massime di 92. Il che significa che in detto cortile di mq. 225 ci sono di rego­la 65 ragazzi.

In questo luogo di sofferenza fisica, di esclu­sione, di umiliazione di ogni esigenza dei ragazzi ci sono, come si è detto, gli imputati in attesa di giudizio. Ci sono quelli che forse sono ladri, ra­pinatori, scippatori.

E allora dovremmo dire come tanti, che sta lo­ro appena bene: anche se questi ragazzi hanno solo 15 anni debbono soffrire, debbono avere in­cubi notturni, debbono subire le violenze inevi­tabili di una comunità di topi in gabbia.

Chi sono questi delinquenti? Chi sono i ragaz­zi esaminati dal Tribunale per i minorenni? In un giorno preso a caso, nel mese di febbraio 1972, in sezione di custodia c'erano 54 ragazzi, di que­sti ben l'89% non aveva finito la scuola dell'ob­bligo, ed il 26% non aveva finito nemmeno le ele­mentari. Dei loro genitori il 46% non aveva finito le scuole elementari, il 64% non aveva finito la scuola dell'obbligo, ed il 26% non aveva finito nemmeno le elementari. Dei loro genitori il 46% non aveva finito le scuole elementari, il 64% proveniva dal Sud e dalle isole. Questi ragazzi quindi provengono dalle classi sociali più pove­re. E non si tratta di un caso.

Esaminando 309 casi di ragazzi seguiti nel '71 dal Tribunale per i minorenni per irregolarità di condotta si trovavano le percentuali suddette che dimostrano che le cause che provocano il disadattamento sono soprattutto di responsabi­lità sociale e non tanto di natura individuale.

Questo è dunque il ragazzo «tipo» del Tribu­nale per i minorenni.

Non gli è stata data la scuola come non è sta­ta data ai suoi genitori: la sua famiglia si è spo­stata qui a Torino perché dov'era la sua casa non c'era lavoro. La sua famiglia è povera perché manca il lavoro oppure il lavoro non essendo qua­lificato è mal pagato: la sua casa è una baracca o in un ghetto (Vallette, V. Artom). Questa si­tuazione non è solo di oggi.

Da una relazione ufficiale del ministero della giustizia dell'anno 1922, 1° dell'era fascista, cin­quant'anni fa, risultano dati sintomatici identici; i ragazzi in riformatorio per l'87% venivano da famiglie di lavoratori manuali, per il 90,3% non avevano finito la scuola dell'obbligo (che allora consisteva nella sola scuola elementare), ed il 40% erano analfabeti.

La storia e la cronaca si ripete. Si ripete sem­pre sulle spalle della stessa gente, degli stessi ragazzi, nel '22 come nel '72.

Ragazzi che sono bocciati nelle prime classi solo perché disturbano e non sono tranquilli e at­tenti, che incominciano a lavorare a 12 e 13 anni e la loro vita trascorre da una Grottaferrata all'altra e poi finiscono al tribunale per i minori.

3) Vi è infine il Buon Pastore, casa di rieduca­zione in cui sono rinchiuse ragazze dai 14 ai 18 anni, che hanno la stessa provenienza sociale dei maschi.

 

Proposte

 

Le proposte hanno come riferimento generale un diverso modello di società in cui lo sviluppo economico e sociale renda tutti partecipi di tut­to. Vengano pertanto rivendicate le riforme del­la scuola, della casa, della sanità, dell'assisten­za, la piena occupazione da attuarsi soprattutto mediante lo sviluppo del Mezzogiorno, il pieno trasferimento alle Regioni di tutte le competenze previste dalla Costituzione, la valorizzazione del­le autonomie locali (Comuni e Province) e la soppressione dei 40.000 enti di sottogoverno.

È richiesto inoltre che il piano dei servizi del Comune di Torino elimini la speculazione delle aree e stabilisca le necessarie strutture sociali.

Sul problema specifico del disadattamento mi­norile gli obiettivi di fondo indicati sano:

- elevare l'imputabilità dei ragazzi dai 14 ai 18 anni.

- sopprimere tutte le misure carcerarie e so­stituirle, per i casi gravi, con interventi educati­vi e non più punitivi.

- sottrarre al Ministero di Grazia e Giustizia ogni competenza sui minori dei 18 anni e attri­buirle alle Regioni, ai Comuni (e transitoriamen­te anche alle Province).

- limitare gli interventi dei tribunali per i mi­norenni alle competenze civili (provvedimenti re­lativi alla patria potestà, adozione, casi conten­ziosi) e sopprimere ogni competenza nei setto­ri penale e rieducativo.

- partecipazione della comunità (forze sin­dacali, sociali, quartieri, ecc.) alla programma­zione e gestione dei servizi sociali, scolastici, sa­nitari ecc.

 

Gli obiettivi a breve termine indicati sono:

- creazione da parte dei comuni dei necessa­ri servizi sanitari, sociali, abitativi, culturali, ri­creativi, ecc. (Per molti di questi servizi vi è l'obbligo di legge di attuarli, ma la legge viene violata senza che la magistratura intervenga. Ve­di il servizio di medicina scolastica) ;

- creazione da parte di Comuni e Province di comunità chiuse per 15 ragazzi al massimo che sostituiscano l'attuale sezione di custodia pre­ventiva del Ferrante Aporti e i carceri minorili;

Tali comunità, pur essendo chiuse a causa del­le leggi vigenti, devono essere inserite nel con­testo sociale e avere una conduzione non repres­siva ma educativa;

- provvedimenti legislativi della Regione per il finanziamento di affidamenti familiari a scopo educativo e di comunità alloggio per 6-8 ragazzi in sostituzione delle case di rieducazione. Pro­mozione e attuazione di affidamenti a famiglie e a comunità alloggio da parte dei Comuni (e tran­sitoriamente anche delle Province) ;

- creazione di attività di formazione del per­sonale educativo da parte degli Enti locali.

 

Le richieste immediate comprendono:

- apertura del Ferrante Aporti alla collabora­zione esterna di gruppi, in particolare di quelli giovanili;

- dibattiti politici sul problema del disadatta­mento minorile in Parlamento e nei Consigli Regionali, Provinciali e Comunali per la realizzazio­ne di idonei interventi;

- inizio di corsi di formazione professionale (questi ultimi devono essere istituiti dalla Regio­ne Piemonte in base al D.P.R. 15-1-1972, n. 10) in­terni alla sezione di custodia;

- frequenza dei ragazzi delle case di rieduca­zione (Ferrante Aporti e Buon Pastore) delle scuole pubbliche esterne;

- finanziamento e sostegno tecnico delle co­munità alloggio «volontarie» oggi esistenti da parte degli Enti locali;

- decentramento nei quartieri degli attuali servizi sanitari, scolastici, sociali, culturali, ri­creativi in modo che la partecipazione dei citta­dini possa concretizzarsi e che le esigenze delle persone siano soddisfatte con immediatezza e in modo valido;

- annullamento della decisione di costruire un nuovo Ferrante Aporti e limitazione delle ri­parazioni alla sede attuale, in modo da utilizzare le somme disponibili per le strutture alternative;

- inserimento di educatori (assunti da Co­muni o da Province) al Ferrante Aporti e al Buon Pastore.

 

Organizzatori:

- ACLI

- A.I.M.C. Regione Piemonte

- ARCI - UISP

- Associazione famiglie adottive e affidatarie;

- Comitati di quartiere: Basse Lingotto, Cit Turin, Lingotto Ippodromo, Vanchiglia Vanchiglietta;

- Commissione Diocesana per la pastorale dell'as­sistenza;

- Ente italiano di Servizio Sociale

- Gruppo Abele

- Unione italiana per la promozione dei diritti dei mi­nori e per la lotta contro l'emarginazione sociale.

 

 

 

(1) In occasione della Tenda è stato distribuito l'opuscolo «Disadattati non si nasce ma si diventa», che è dispo­nibile su semplice richiesta degli interessati alla redazione di Prospettive assistenziali.

 

www.fondazionepromozionesociale.it