Prospettive
assistenziali, n. 24, ottobre-dicembre 1973
NOTIZIE
LAGER CON TRIPLI SERVIZI
In questi ultimi anni si è andato
intensificando il dibattito politico e culturale sulla emarginazione.
Parallelamente sono state avviate iniziative concrete contro il ricovero dei
minori negli istituti a carattere di internato.
Fra di esse citiamo l'affidamento
familiare, l'adozione, le comunità alloggio. Per quanto concerne gli handicappati, positivi e spesso insperati risultati
si sono avuti con il loro inserimento nelle normali strutture prescolastiche,
scolastiche, di formazione professionale.
L'iniziativa presa dalla sezione di
Torino dell'ANFFAS (associazione nazionale famiglie di fanciulli
subnormali) per costruire a Rivarolo (
La costruzione del villaggio del
subnormale può favorire una inversione di tendenza
delle attuali positive iniziative in corso, iniziative ottenute dopo anni di
dura lotta. Ricordiamo soltanto che nel 1966
CONVEGNO DI AOSTA CONTRO
Organizzato dai Sindacati CGIL,
CISL, SAVT, UIL, dall'A.N.M.I.C.,
dal Movimento di cooperazione educativa e dall'Unione italiana per fa promozione
dei diritti del minore si è svolto ad Aosta il 20-21 ottobre 1973 il convegno «Nuove
esperienze e prospettive sui servizi sociali».
Numerose sono le iniziative prese dalla Regione della Valle d'Aosta per emarginare minori handicappati
e anziani: un istituto medico-psico-pedagogico per
50 insufficienti mentali a Sarre, un ospedale geriatrico ad Aosta di 400 posti, una casa di riposo a Perloz di 200 posti.
Il dibattito si è incentrato
soprattutto sulla legge della Regione Valle d'Aosta n°
25 del 23 maggio 1972 che prevede la costruzione dell'istituto medico-psico pedagogico, legge purtroppo approvata da
tutti i gruppi politici.
L'istituto, portato avanti
dall'assessore regionale alla sanità Benzo, è stata appoggiato soprattutto dal Prof.
Bollea (1).
Esso dovrebbe avere i seguenti campi
di attività: diagnosi, ricovero temporaneo e cura,
ricovero permanente, preparazione del personale.
È bene però ricordare che l'istituto
è stato proposto nella prospettiva della psichiatrizzazione di tutta la popolazione infantile (2).
Tutte le forze politiche e sociali
presenti (ad esclusione di un consigliere del gruppo democratico-popolare, presidente della locale sezione dell'A.N.F.Fa.S.) hanno criticamente preso posizione contro le
iniziative sopra elencate.
Riportiamo le conclusioni del
convegno.
Il Comitato
organizzatore prende atto con profonda soddisfazione del pieno successo
ottenuto dal Convegno e per la partecipazione diretta ed efficace della
cittadinanza, e per le validissime indicazioni emerse, tanto sul piano della elaborazione delle tesi di massima, quanto
su quello delle proposte concrete di immediata o più lontana attuazione.
Dalla profonda
analisi condotta dal Convegno sulle cause della emarginazione
ad ogni livello, che ben sono state individuate nei mali endemici del
profitto, della produttività e del consumismo da cui è afflitta l'attuale
società, è scaturito il concetto base della assoluta necessità di una politica
che abbia al suo centro la persona umana,
come depositaria di valori ben precisi, indipendentemente dalle sue maggiori o
minori capacità di produrre.
Ne consegue che per
affrontare correttamente il problema specifico degli handicappati occorre
inserirlo in quello più generale della creazione di un vasto sistema di sicurezza sociale.
Su tale impostazione
e sull'urgenza di non procrastinare oltre il processo di attuazione
della sicurezza sociale si sono dichiarati d'accordo tutti coloro che hanno
una più avanzata sensibilità sindacale, politica, religiosa.
Si
impone
pertanto come determinante il discorso sulle riforme sanitaria, previdenziale, assistenziale, scolastica, ecc.
Nel frattempo, in attesa che ognuna di esse possa diventare una realtà
concreta, emerge la necessità che ogni iniziativa dell'Autorità statale e, per
quel che ci riguarda più da vicino, dell'Autorità regionale non sia più frammentaria,
disunita, miope; ma si muova all'interno di un disegno organico anticipatore e
preparatore delle riforme stesse.
Risulta altrettanto
evidente che ogni piano di riforma non potrà prescindere da taluni elementi
fondamentali e caratterizzanti:
- il decentramento territoriale attraverso la
costituzione dei servizi territoriali sanitari e sociali, che sono i soli
capaci di soddisfare adeguatamente i bisogni del cittadino;
- l'autogestione del gruppo sociale facente
capo all'istituzione locale di base, attualmente
costituita dal Comune e dalla Comunità montana.
La gestione di tali
servizi, delegata dalla Regione alle comunità di base, dovrà essere
effettivamente affidata alla popolazione dei quartieri, delle zone, dei
Comuni, delle Comunità montane, perché soltanto una partecipazione diretta
alla risoluzione dei singoli problemi concreti pub sensibilizzare i cittadini
al complesso delle questioni sociali.
Se l'istituzionalizzazione
e i provvedimenti che portano a forme di netta emarginazione alterano,
impoveriscono, interrompono i rapporti tra i portatori di qualche handicap e
gli altri, non possiamo certo risolvere questi gravi problemi fermandoci alle
conferenze e alle discussioni.
La ricostruzione di
legami umanamente più ricchi e validi può avvenire
soltanto accettando coraggiosamente l'handicap del singolo come handicap della
comunità stessa. Il cittadino deve potersi occupare dei problemi del disoccupato, dell'anziano, della casalinga, del
lavoratore in fabbrica, dell'handicappato, nella raggiunta convinzione che,
soltanto nel soddisfacimento dei bisogni della collettività e nella
salvaguardia dei diritti di tutti i suoi componenti compresi i più deboli,
egli stesso potrà essere ragionevolmente tutelato nei suoi diritti e riceverà
la risposta alle proprie esigenze.
Alla luce
dell'impostazione delineata, la cui validità è ampiamente confortata:
-
dall'attuale indirizzo del Sindacato unitario (prevenzione dei rischi da
lavoro, tutela dell'ambiente di lavoro, inquadramento unico, ecc.);
- dalle politiche
avviate in altre regioni d'Italia ove l'avanzato processo di smantellamento
delle strutture emarginanti costituisce un significativo
esempio;
- dalle iniziative
assunte in campo socio-assistenziale da cattolici più coerenti;
appare quanto mai inopportuno
il provvedimento di Legge regionale 23-5-1973, n°
25, che prevede la costruzione di un «Istituto-centro
regionale di servizi psico-medico-pedagogici»
in Comune di Sarre.
Né è sufficiente a
giustificarlo la relazione che accompagna il testo di legge, ricca di sani
concetti innovatori che sono in contraddizione con la creazione dell'Istituto,
e priva di dati statistici atti ad illustrare la situazione degli handicappati
in Valle d'Aosta.
Si evidenzia
pertanto la necessità perentoria di una revisione del provvedimento da parte del consesso
deliberante e della riapertura di un dibattito sulle soluzioni date ad alcuni
problemi in materia sanitaria e socio-assistenziale.
Altrettanto
perentoria emerge l'urgenza di una accurata e corretta indagine conoscitiva
con l'indicazione di precisi dati statistici sulla situazione in Valle d'Aosta
degli handicappati (psichici, fisici, sensoriali, caratteriali, ecc.), degli
invalidi, degli anziani; indagine da sottoporre alla verifica delle forze
sindacali e politico-sociali. La conoscenza della realtà in cui si opera è il
presupposto indispensabile per l'attuazione di un qualsiasi programma a
contenuto socio-sanitario.
In considerazione
del fatto che i provvedimenti che assume l'Amministrazione regionale investono
direttamente come soggetto destinatario la popolazione valdostana, si ribadisce l'opportunità della partecipazione diretta dei cittadini e delle forze sociali alla
elaborazione delle decisioni e alla gestione dei servizi.
I fondi stanziati
per la costruzione dell'Istituto psico-medico-pedagogico
potranno essere più adeguatamente utilizzati accedendo
a soluzioni alternative che prevedono strutture flessibili e decentrate di
facile attuazione e di costo notevolmente ridotto.
Tali soluzioni, che
presentano inoltre la qualificante caratteristica di inserirsi nel futuro
piano delle riforme, sono contenute nelle seguenti
proposte:
- realizzazione dei servizi di
assistenza domiciliare (che potranno comprendere aiuti in denaro
alle famiglie di handicappati con maggiori difficoltà economiche, dell'ordine
anche di L. 100 mila mensili) agli handicappati, agli
invalidi, agli anziani, estensibili a tutto il contesto sociale. Ciò renderà
possibile il rientro in famiglia, ove la situazione del nucleo familiare lo consenta, dei minori e degli adulti portatori di handicap
non particolarmente gravi.
- Affidamenti familiari retribuiti per
quei casi in cui il minore, per motivi particolari, non può
rimanere nella famiglia di origine.
- La costituzione nei maggiori Centri della
Valle (Aosta, Morgex, Châtillon, Verres, Pont St. Martin,
ecc.) e nelle zone in cui la indagine conoscitiva ne
avrà rilevato una particolare esigenza (di qui la necessità di suddividere in
zone, sulla base delle Comunità montane, il territorio valdostano), di micro-comunità alloggio, in appartamenti di comune
abitazione, per 5-6 handicappati afflitti da forme anche molto gravi, per i
quali non sia effettivamente possibile evitare il ricovero per cause familiari
e fisiche. Gli stessi criteri potrebbero essere usati per i dimessi dagli
ospedali psichiatrici e da altri istituti nell'ambito di apposite
comunità. Alle comunità dovrà essere garantita, oltre alla presenza degli
educatori interni alla comunità stessa, l'assistenza di operatori
sociali, di personale medico e paramedico specializzato.
- L'abolizione delle classi speciali e differenziali.
L'inserimento nella scuola dell'infanzia ed in quella dell'obbligo dei minori
handicappati, anche in considerazione dal fatto che ormai un numero crescente
di educatori del
pieno con l'impegno di
estenderla a tutta la scuola dell'obbligo.
-
Il reperimento di personale medico e
paramedico specializzato, sia con soluzioni esterne alla Valle che attraverso
borse di studio per studenti e operatori sanitari valdostani. Per il
personale scolastico si può puntare sulla formazione polivalente sul piano
didattico e di specializzazione, e incoraggiando la partecipazione a corsi e stages specifici per esempio presso l'istituto Mainero di Torino e
L'attuazione delle
proposte formulate prevede quale condizione determinante
la responsabilizzazione dei Comuni e
delle costituende Comunità montane, attraverso il decentramento a quel livello della direzione e gestione democratica
dei servizi sociali, sanitari e assistenziali, con particolare riguardo a quelli
concernenti gli handicappati (micro-comunità,
assistenza sanitaria domiciliare e scolastica, ecc.), con l'assunzione da
parte della Regione degli oneri relativi.
Dare l'avvio alle
soluzioni prospettate vuol dire, fra l'altro, porre le prime basi per la
«zonizzazione» della Valle d'Aosta; formare il personale specializzato necessario
alla Unità locale dei servizi socio-sanitari, ai
distretti, alle Unità di base; vuol dire responsabilizzare i cittadini e cioè
prepararsi alla realizzazione delle riforme.
Considerata la
validità delle conclusioni scaturite dal Convegno, il Comitato organizzatore
ritiene doveroso sottoporle alla attenzione degli
Amministratori ed alla verifica dell'intera Comunità della Valle. Si rivolge
alle forze politiche, sindacali, sociali e religiose, perché su questa base, si
muovano costruttivamente per la realizzazione in tempi brevi di un piano
organico di servizi sociali, sanitari e assistenziali.
IL COMITATO
ORGANIZZATORE
- per il Movimento di Cooperazione Educativa: Sergio BOSONETTO
- per l'Unione Italiana per la promozione
dei Diritti del Minore: Caterina VIGNA FRASSY
- per l'Associazione Nazionale Mutilati Invalidi Civili
del
- per
(1) Vedasi al riguardo
G. BOLLEA, Le strutture portanti ed
operative di base per una organizzazione della
neuropsichiatria infantile a livello regionale, in Neuropsichiatria
infantile, n° 129, gennaio 1972, pag. 76 e segg.
Relazione tenuta al Convegno di Aosta del 27-3-1971 indetto dall'Assessorato
regionale alla sanità.
(2) Vedasi
l'editoriale di questo numero.
www.fondazionepromozionesociale.it