Prospettive assistenziali, n. 27, luglio-settembre 1974

 

 

ATTUALITÀ

 

CHIUSO IL BREFOTROFIO DI PARMA

 

 

Da anni ripetiamo che esistono valide alternative agli istituti e la chiu­sura del brefotrofio di Parma è una conferma concreta. Gli ostacoli alla chiusura dei brefotrofi e degli istituti non sono di natura tecnica, non deri­vano cioè dalla mancanza di alternative, ma sono chiaramente di natura politica.

Dalla pubblicazione della Provincia di Parma «Fine di un brefotrofio», riportiamo la presentazione dell'Assessore Tommasini.

 

 

FINE DI UN BREFOTROFIO

 

Oggi, dicembre 1973, il brefotrofio di Parma, fondato con decreto ducale il 12 settembre 1817 come «ospizio degli esposti» per accogliere le incinte clandestine, è stato soppresso per «man­canza» di bambini ricoverati.

Tutti i bambini tornano nel sole, coi nuovi ami­ci, lungo le strade, nelle mani generose delle fa­miglie dei lavoratori parmensi.

È un risultato civile molto importante, una tap­pa fondamentale che qualifica l'Ente locale quale espressione della nostra comunità per avere po­sto al centro dei suoi interventi l'istituzione fa­miliare e, su questo, avere fatto esprimere la so­lidarietà appassionata ed attiva dell'Opera pia, degli operatori e delle famiglie.

A Parma, in questi ultimi quattro anni, dal bre­fotrofio sono passati settantasette bambini. Po­chissimi sarebbero ritornati nella loro vera fami­glia o in una nuova, se fosse mancato questo in­tervento. Questi bambini avrebbero ingrossato il numero degli altri illegittimi (ottantaquattro nel 1969 già trasferiti in altri istituti per avere com­piuto il terzo anno di età) .

Così si festeggiavano un tempo i compleanni degli illegittimi.

E non si sa quando sarebbero usciti. Forse a 20-25 anni, come quelli che l'Amministrazione provinciale ha riportato alla luce dall'istituto di Sospiro, da altri istituti e dai manicomi.

In questi ultimi quattro anni l'Amministrazione provinciale, il Consiglio di amministrazione dell'istituto per gli illegittimi e gli operatori dell'isti­tuto stesso hanno dato una famiglia ai bambini del brefotrofio e hanno ritirato dagli altri istituti cinquantasei ragazzi.

L'unico rammarico è di non aver potuto essere più veloci nel farlo.

Ne sono usciti e non vi rientreranno perché la comunità parmense, in questi anni, ha acquisito la nuova cultura del rifiuto dell'emarginazione, ha riscoperto operativamente i valori della solidarie­tà umana quale patrimonio degli operai, dei con­tadini, degli artigiani, degli imprenditori e delle loro organizzazioni.

Gli ultimi tre bambini dimessi dal brefotrofio, dove sono nati, sono: Paolo di 3 anni mongoloide, Oreste di 2 anni mongoloide, Luca di 4 anni afasico.

Sembrava difficile, quasi impossibile, per que­sti bambini trovare una famiglia; invece anche lo­ro hanno avuto un destino familiare.

Paolo ha trovato l'amore e la solidarietà di una famiglia operaia della bassa parmense. Da tre mesi è parte importante di questa famiglia.

L'altro ieri la «nuova mamma» di Paolo, men­tre ci mostrava il bambino, diceva che egli «ca­pisce tutto», è sempre più allegro, gioca ed è sereno. Prima non stava in piedi, ma grazie all'impegno della «mamma» che ha imparato a fargli i massaggi e che lo fa tanto camminare, og­gi Paolo riesce a stare in piedi. E piange alla mat­tina perché vuole andare nel letto dei «genitori».

Diceva inoltre la «mamma» che Paolo ha porta­to maggiore unità e serenità in famiglia.

Oreste è stato affidato ad una famiglia con­tadina.

Anche lui in questi tre mesi è completamente cambiato: è sereno, affettuoso e giocherellone, a differenza di quando era al brefotrofio. Non stava seduto, ora sì.

Luca è stato affidato alla famiglia di un maestro elementare del reggiano. In questi giorni entrerà, come tutti i bambini, nella scuola materna del suo paese.

Questa è una dimostrazione pratica che di im­possibile al mondo non c'è niente; basta avere fiducia negli uomini, chiara coscienza ideale, e volontà politica unita ad una giusta linea am­ministrativa.

Oggi, dicembre 1973, le istituzioni democrati­che di Parma mettono fine al secolare calvario infantile degli illegittimi e festeggiano questa data. Il nostro punto di riferimento era e rimane l'istituzione familiare.

Per questo lavoro abbiamo realizzato un primo nucleo di servizio composto da:

- 2 assistenti sociali;

- 1 infermiera professionale già particolarmen­te esperta in questo campo, per la quale chie­deremo una convenzione agli Ospedali Riuniti;

- 1 consulente pediatra che ci auguriamo riman­ga la dr.ssa Bovi, già responsabile del brefo­trofio;

- 1 consulente psicologo.

Questo servizio dovrà integrarsi con gli altri servizi territoriali nei consorzi socio-sanitari che, quale premessa delle unità locali dei servizi sa­nitari e sociali, anche a Parma in questi giorni co­minciano a funzionare concretamente.

Il servizio dovrà sensibilizzare e attuare un in­tervento volto a prevenire le difficoltà economi­che, umane e sociali conseguenti al1a nascita dei «bambini soli», dando tutte le possibili risposte ai bisogni della ragazza madre e, quando proprio sarà inevitabile e indispensabile, dovrà accelera­re il processo di adozione con il concorso respon­sabile del tribunale per i minorenni e, contempo­raneamente, estendere e qualificare sempre più l'affidamento familiare.

Queste scelte sono diventate patrimonio della commissione consiliare di sanità della Provin­cia, la quale con voto unanime ha fatto suo un do­cumento che presentiamo e che chiarisce meglio i principi secondo i quali gestiremo insieme que­sta politica.

È doveroso riconoscere che le forze regionali­ste hanno fatto loro queste scelte e, proprio per l'autorevolezza dell'istituto regionale, questi in­terventi hanno ora una possibilità più concreta di realizzarsi compiutamente nella nostra realtà politica e sociale.

 

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