Prospettive assistenziali, n. 27, luglio-settembre 1974

 

 

NOTIZIARIO DEL CENTRO ITALIANO PER L'ADOZIONE INTERNAZIONALE

 

 

CONFERENZA NORDAMERICANA

 

Si è svolta a Washington dal 14 al 17 aprile 1974 la 4ª conferenza nordamericana sui «Bam­bini adottabili».

Abbiamo ricevuto la risoluzione conclusiva del gruppo di lavoro che ha approfondito il tema: «al­ternative per il bambino senza famiglia che vive all'estero» e una risoluzione indipendente delle famiglie indiane d'America.

 

Risoluzione del gruppo di lavoro 4

 

Alternative per il bambino senza famiglia che vive all'estero

Condividendo la dichiarazione dei diritti del fanciullo dell'ONU, dove si afferma che tutti i bambini senza alcuna discriminazione, hanno di­ritto a:

- assistenza e protezione in tutte le circostanze;

- un nome e una nazionalità;

- sicurezza sociale per crescere e svilupparsi sanamente;

- trattamento speciale per gli handicappati;

- amore e comprensione dei genitori;

- protezione contro lo sfruttamento;

- spirito dì amicizia tra i popoli del mondo.

Essendo la nostra maggiore preoccupazione quella che ogni bambino abbia una famiglia at­traverso la quale questi diritti possano essere ga­rantiti.

Credendo che tutti i popoli hanno il diritto fon­damentale all'auto-determinazione.

Riconoscendo che molti bambini non hanno la possibilità dì vivere in una famiglia

decidiamo

di incoraggiare uno scambio internazionale di risorse che possano portare all'autosufficienza nel soddisfare i bisogni dei bambini In tutti i paesi;

di incoraggiare l'instaurazione di un sistema di comunicazione più vasto per far sì che le infor­mazioni sui bisogni dei bambini possano essere maggiormente conosciute;

di incoraggiare le delegazioni USA e Canadesi presso l'ONU a lavorare al fine che tutti gli stati membri delle Nazioni Unite, adottino una legisla­zione comune per facilitare il diritto di ogni bam­bino ad una famiglia permanente, ove possibile nel suo paese di origine;

Infine noi che abbiamo un interesse specifico per l'adozione e l'affidamento familiare:

riaffermiamo che l'adozione internazionale è un'alternativa valida per alcuni bambini e

riaffermiamo l'impegno ad offrire il nostro aiu­to, attraverso qualsiasi mezzo disponibile, perché si sviluppino migliori servizi all'infanzia in tutti i paesi del mondo.

 

Risoluzione presentata dalle famiglie indiane d'America

Il diritto dei nostri bambini al loro popolo e il di­ritto del nostro popolo ai suoi bambini.

L'adozione esiste da quando esiste la vita. Era il risultato dell'amicizia, della stima, della prefe­renza. Avveniva sempre come scelta. Nella socie­tà dei popoli indigeni, c'erano le famiglie estese o i clan, quindi il bambino che perdeva tutti e due i genitori non diventava «orfano» e il suo abban­dono era una cosa impossibile.

Prende.re un bambino perché nella sua famiglia ci sono delle difficoltà temporanee, oppure to­glierlo dal suo popolo quando le difficoltà nella sua famiglia sono irreparabili, non è adozione: è rapimento di bambini. II genocidio dei popoli in­digeni del Nord America, l'imposizione di una cultura estranea, distruttiva, e l'oppressione che esiste ancora oggi nelle comunità indigene, han­no causato una disorganizzazione massima in ta­li comunità. Non si può negare il fatto che la fa­miglia si trova sovente in difficoltà e che biso­gna preoccuparsi del benessere dei bambini. Tut­tavia è una grave ipocrisia ed anche un delitto contro l'umanità che, quelle stesse società eu­ropee che hanno perpetuato il genocidio, che han­no imposto la loro cultura e che ancora opprimo­no il popolo indigeno nel nome della religione e del progresso, tolgano, ora i bambini dal loro po­polo originario per metterli in famiglie di cultura occidentale che sono state scelte sulla base di criteri eminentemente economici.

Le istituzioni europee che operano sul suolo nordamericano hanno creato gli «uffici per gli af­fari indiani» che devono occuparsi del benesse­re, della salute e della istruzione dei popoli in­diani. Se questi enti avessero svolto in passato un buon lavoro ora non ci sarebbero problemi cir­ca l'adozione dei bambini indiani.

II fatto che si è arrivati ad una crisi dell'assi­stenza all'infanzia nelle comunità indigene è da imputare a tali istituzioni. Non solo, ma le stesse agenzie ci offrono ora un ulteriore «aiuto» pro­ponendo per l'adozione i nostri bambini a fami­glie non indigene oppure a famiglie di origine in­diana, ma ormai separate dal loro popolo. Una ca­ratteristica fondamentale delle società indigene è l'interesse per i loro bambini e per le genera­zioni future. Siccome, sotto la pressione dei va­lori estranei imposti, tutte le caratteristiche tra­dizionali si sono indebolite, anche questo interes­se è diminuito. Fra coloro che ancora mantengo­no i valori culturali tradizionali c'è una crescente e profonda preoccupazione per la perdita conti­nua dì bambini a causa di programmi di assisten­za legalmente approvati.

Se le istituzioni hanno un vero interesse e vo­gliono esserci di aiuto, chiediamo che rispettino le seguenti affermazioni di principio. II non tener conto di questi ideali potrà essere interpretato soltanto come un altro esempio dell'arroganza europea. Dopotutto, di chi sono i bambini di cui ci stiamo interessando? Sono nostri! E per loro noi vogliamo il meglio.

- Esigiamo che tutte le agenzie di assistenza sociale lavorino insieme alla comunità indigena per rafforzare le famiglie che hanno difficoltà a educare i loro figli.

- Esigiamo che eventuali alternative alla fa­miglia di origine vengano trovate insieme alla comunità indigena. Acconsentiamo come ultima ipotesi che i nostri bambini vengano affidati a fa­miglie di qualsiasi nazionalità o razza, dimostran­do però di avere tentato tutte le vie possibili con diligenza e responsabilità.

- Sollecitiamo le agenzie a non perpetuare i danni già fatti e ad impegnarsi in una politica che scoraggi le adozioni interrazziali e aiuti i bambi­ni a mantenere le loro origini culturali e etniche.

 

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