Prospettive assistenziali, n. 27, luglio-settembre
1974
NOTIZIARIO DELL'UNIONE ITALIANA PER
I
DIRITTI DEL MINORE,
Con il tema
sopra indicato si è svolto a Taranto dal 23 al 26-5-1974 il secondo convegno
nazionale di studi giuridici organizzato dall'Amministrazione
provinciale di Taranto, Unione tarantina giuristi
cattolici e Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale.
Gli
argomenti sono stati:
- «I diritti del minore» - relatore A. C. Moro;
- «La condizione minorile nella società italiana» - relatore V.
Tomeo;
- «I comportamenti devianti» - relatore A. Ermentini;
- «Devianza minorile e sviluppo industriale» - relatore C. Mazzeo;
- «Devianza minorile e scuola» - relatore V. Pranzini;
- «Devianza e lavoro minorile» - relatore E. De Marco;
- «Devianza minorile e servizi sociali» - relatore L. Rossi Berarducci;
- «Devianza minorile ed emigrazione» - relatore A. Cocuzza;
- «La famiglia e la comunità locale per la prevenzione ed il recupero
del minore deviante» - relatore U. Radaelli;
- «La
giustizia minorile» - relatore G. Delfini;
- «L'esperienza rieducativa» - relatore P. Vercellone;
- «Devianza minorile e criminalità» - relatore F.
Carrieri;
- «I minori, la droga e la prostituzione» - relatore G. P. Meucci;
- «Tutela
dei diritti del minore ed impegno politico» -
relatore M. P. Del Canton;
- «Relazione di sintesi» - relatore A. C. Moro.
Allo scopo
di fornire un breve quadro di sintesi, le sopra indicate relazioni si possono
suddividere in tre filoni:
- quello di tipo accademico: con ampi riferimenti alle teorie psico-sociologiche
dei vari Ogburn, Spitz, Klein, Bowlby, Riesman, ecc.;
- quello di tipo «operativo»: operativo tra virgolette perché di proposte veramente concrete non ne abbiamo udite, se si eccettua la proposta tendente alla
costituzione a Taranto di una sede del tribunale per i minorenni (e dopo il
tribunale per i minorenni non occorrerà per caso anche il carcere per i
minorenni?).
D'altro
canto, a questo proposito, è stata significativa una frase detta da un
relatore: «il minore ha il diritto di essere punito»;
- quello di tipo politico, in cui si è assistito da un lato ad un tentativo di razionalizzare
l'istituto di rieducazione, dall'altro ad uno scarico di responsabilità verso
regioni, province e comuni ed, infine, per chiudere il triangolo, al tentativo
- svincolandosi dalle vere cause - di dimostrare che, con una battaglia contro
la pornografia, si potrebbero risolvere tutte le problematiche che esistono in questa
nostra società...
Per quanto
riguarda invece il dibattito, ci è parso
significativo lo «scontro» verificatosi circa il ruolo del giudice e quello del
tribunale per i minorenni in particolare.
Sono emerse
due posizioni:
a) posizione
garantista, in cui il giudice, visto anche come
«operatore sociale», è in contrasto con l'essenza garantista
della giustizia e con la divisione dei poteri su cui poggia l'ordinamento
costituzionale dello Stato;
b) posizione
promozionale, in cui il giudice - oltre ad essere un garantista
della giustizia - deve ricercare e favorire l'intervento di tutte quelle
strutture in materia di assistenza-rieducazione.
Indubbiamente
la posizione promozionale è quella più vicina al nostro modo di
pensare e di agire a patto però - il che è molto facile - non si scivoli verso
una forma di giurisdizionalizzazione (1).
A chiusura
di questa breve panoramica sottoponiamo le due comunicazioni dell'Unione
italiana per la promozione dei diritti del minore e
per la lotta contro l'emarginazione sociale presentate a Taranto - le uniche
(ci sia consentito di dirlo) vere proposte concrete - per altro talmente
«scomode» da essere state accolte con un «riservato silenzio».
ORESTE
GHIDONI
Comunicazione 1
La nostra esperienza porta alla conclusione che il
settore rieducativo non è altro che una delle estreme
forme di esclusione di quel più ampio settore di
emarginazione che è l'assistenza.
Infatti risulta che la stragrande maggioranza dei ragazzi
inviati in casa di rieducazione proviene da istituti di assistenza e vi
ritorna spesso su intervento del tribunale per i minorenni che si sostituisce
all'ente assistenziale. Esempio tipico a Torino è l'istituto Benefica che
accoglie minori inviati dall'ONMI e dal Ministero e che negli anni scorsi ricoverava anche quelli inviati dalla Provincia e
dall'ENAOLI. Ciò premesso la posizione dell'Unione è la seguente:
1) soppressione di tutte le competenze rieducative del Tribunale per i minorenni essendo sufficienti
le competenze civili per intervenire a tutela dei
minori. Poiché riteniamo che rieducazione e
assistenza siano la stessa cosa non si giustifica più nessuna competenza in
materia del tribunale per i minorenni, ma tutte le funzioni spettano alle
Regioni sul piano della programmazione e agli enti locali per quanto concerne
la gestione;
2) per gli stessi motivi devono esser sottratte le
competenze in materia rieducativa al
Ministero di grazia e giustizia. La creazione di una direzione
generale per la tutela e il riadattamento dei minori presso il Ministero
suddetto con compiti in materia di prevenzione del disadattamento e della
delinquenza minorile, di affidamento, di adozione
ordinaria e speciale, di affiliazione come era stato proposto nella scorsa
legislatura dal ministro Gava, va invece nella
direzione opposta, poiché tende a giurisdizionalizzare
questo settore e a separare gli interventi (compresi quelli preventivi!) per i
minori da quelli nei confronti di adulti, anziani, ecc.
La giurisdizionalizzazione
significa partire dalla concezione di «colpa» individuale dell'assistito, dalla
conseguente necessità di tutelare la società, negando
le cause di ordine socio-economico che determinano prima la richiesta di
intervento assistenziale e poi, dopo il suo fallimento, l'intervento rieducativo. Pertanto va respinta la proposta di
costituire in sede centrale e a livello distrettuale commissioni consultive
con compiti di informazione, di documentazione, di
elaborazione di progetti alternativi e di programmazione dei servizi, come
proposto dal ministro Zagari e dagli assistenti
sociali del Ministero nel convegno del 20/21-4-1974.
Infatti la proposta suddetta tende alla semplice
razionalizzazione della situazione esistente.
La confluenza del settore rieducativo
in quello assistenziale viene richiesta come obiettivo
intermedio per giungere al superamento stesso dell'intervento assistenziale,
superamento che si realizza mediante le riforme dell'organizzazione del lavoro,
della scuola, dei servizi sanitari e sociali, della casa, ecc.
In questa linea di cambiamento sono da segnalare alcune iniziative regionali, come le leggi del
Sulla stessa linea si muovono anche alcune iniziative
di comuni, come ad esempio quello relativo alla
chiusura di brefotrofi e istituti, sostituiti da interventi alle famiglie
d'origine e da affidamenti a famiglie, persone e comunità alloggio. Analoghi
interventi sono quelli che, fra molte difficoltà, vengono
attuati in un sempre maggior numero di scuole con la creazione di classi integrate
che sostituiscono le classi differenziali e in alcuni casi, anche le speciali.
In attuazione di quanto sopra, a Torino, un gruppo di associazioni ha richiesto:
a) alla Regione
di rivendicare al Governo e al Parlamento il trasferimento a se stessa delle
competenze in materia rieducativa inserendole nel
settore assistenziale. Alla Regione è stato inoltre
richiesto di svolgere una azione promozionale nei
confronti degli enti locali, finanziandone i servizi alternativi. A tale scopo
l'Unione ha collaborato con
La proposta prevede la ripartizione del territorio
in unità locali dei servizi e il finanziamento di interventi
in materia di:
- tutela sanitaria e sociale della maternità e
dell'infanzia;
- assistenza domiciliare sanitaria e sociale;
- affidamenti a famiglie e comunità alloggio;
- tutela della salute mentale.
b) alla
Provincia e ai Comuni
- creazione di servizi di base previsti dalla proposta
di legge suddetta;
- stipula di convenzioni col Ministero di grazia e
giustizia affinché possano inserire nei propri servizi i
minori oggi di competenza del Ministero.
La convenzione richiesta prevede il pagamento delle
rette da parte del Ministero e l'attribuzione di tutti gli interventi operativi
all'ente locale.
Queste convenzioni vengono
richieste come primo passo di immediata applicazione che anticipa il passaggio
delle competenze alle Regioni come sopra rivendicato. Si è anche intervenuti
mediante una tenda di denuncia e proposte per bloccare la costruzione di una
nuova sezione di custodia preventiva, per la quale era stato disposto lo stanziamento di 500 milioni (D. M. 303-72).
Per il blocco della costruzione si sono
pronunciati il Ministro. i magistrati minorili e gli
operatori sociali.
Sul piano penale le richieste dell'Unione sono:
- elevare l'imputabilità dei ragazzi dai 14 ai 18
anni;
- sopprimere tutte le misure
carcerarie e sostituirle, per i casi gravi, con interventi educativi e non
più punitivi;
- sottrarre al Ministero di grazia e giustizia ogni
competenza sui minori dei 18 anni e attribuirle alle Regioni, ai Comuni (e
transitoriamente anche alle Province) ;
- creare da parte di Comuni e
Province di comunità chiuse per 15 ragazzi al massimo che sostituiscano
l'attuale sezione di custodia preventiva del Ferrante Aporti
e i carceri minorili. Tali
comunità, pur essendo chiuse a causa delle leggi vigenti, devono essere
inserite nel contesto sociale e avere una conduzione
non repressiva, ma educativa.
* * *
Per poter portare avanti con più forza
questa proposta chiediamo la collaborazione di tutti i gruppi e persone
interessate.
Comunicazione
2
Assumendo la linea politica che ha come obiettivo la
sottrazione di tutte le competenze rieducative al
Tribunale per i Minorenni ed al Ministero di Grazia e
Giustizia, resta da vedere se gli operatori del settore, AA.SS.
Educatori, specialisti, magistrati minorili, rimangono nell'attesa
passiva, continuando a fare semplici affermazioni verbali di principio, oppure
decidono di contribuire, per la parte di loro competenza, alla costruzione
delle riforme dei settori rieducativo ed
assistenziale. Si tratta in sostanza di vedere che cosa è possibile fare oggi e
subito con iniziative che vadano sul serio nella
direzione già indicata e cioè della sottrazione delle competenze rieducative al Tribunale per i Minorenni e al Ministero di
Grazia e Giustizia.
I magistrati minorili potrebbero fin d'ora sostituire
i provvedimenti amministrativi con provvedimenti civili: ciò consente di
sottrarre al Ministero di Grazia e Giustizia la
possibilità di intervenire nei confronti dei minori. A tale riguardo si
segnala che le Regioni sono competenti per assistere tutti i minori in
situazione di bisogno segnalati dall'autorità di Pubblica sicurezza. Ad essa il Tribunale per i Minorenni, con provvedimento
civile, potrebbe attribuire il caso, obbligando
Ci si rende conto del pericolo di questa forma di intervento ma, stante la vigente legislazione, solo in
questo modo si può ottenere il coinvolgimento della Regione e degli Enti
Locali, tagliando fuori il Ministero di Grazia e Giustizia. Ciò non toglie la
necessità di un'azione tendente ad ottenere la modifica legislativa.
Proprio a seguito di interventi
assunti dal Tribunale per i minorenni di Perugia,
Le prestazioni previste in ordine preferenziale
dall'art. 4 di questa legge sono:
«a) prestazioni domiciliari di aiuto
domestico, di servizio sociale e di assistenza sanitaria;
b) altre prestazioni idonee a favorire l'inserimento,
il mantenimento ed il reinserimento dell'assistito nella vita di relazione,
compreso l'alloggio a condizioni preferenziali di
assegnazione e di canone;
c) prestazioni economiche, alternative ad altra forma
di assistenza, anche attraverso la corresponsione di
un assegno familiare o personale integrativo di eventuale trattamento pensionistico;
d) formazione e finanziamento di piccoli nuclei
comunitari, cui possano essere assicurate anche le prestazioni di cui al punto al del presente articolo;
e) ricovero di minori e di adulti
inabili o di anziani, rispettivamente presso istituti educativo-assistenziali
e presso case di riposo, riconosciuti idonei dalla Regione, sempreché
sia accertata l'impossibilità di provvedere altrimenti al loro mantenimento.
L'eventuale ricovero non esclude altre prestazioni di carattere economico ed assistenziale».
Il passaggio delle competenze amministrative-rieducative
dal Ministero della giustizia alle Regioni ed agli
Enti locali nella prospettiva dell'istituzione dell'Unità Locale dei Servizi
richiede che gli AA.SS., gli educatori e gli
specialisti minorili inizino una vertenza con il Ministero di Grazia e
Giustizia e con le Regioni affinché abbiano la possibilità di passare ad
operare nei servizi degli Enti Locali.
Uno strumento per consentire tale passaggio può
essere rappresentato da convenzioni stipulate tra il Ministero della Giustizia
e le Regioni; ovviamente è necessario che tali convenzioni assicurino la
conservazione di tutte le conquiste salariali e
normative acquisite, ivi compresa la possibilità di progressione delle
carriere.
Dovrebbe essere stabilito che il personale continui
a rimanere alle dipendenze amministrative del Ministero di Grazia e Giustizia
ma svolga la sua attività sotto la direzione politica degli Enti locali in collaborazione
con gli altri operatori sociali di detti Enti,
consentendo l'unificazione degli interventi e pertanto anche l'effettiva
partecipazione dei cittadini.
Una convenzione analoga, che riguarda
però un altro settore di intervento, è stata stipulata tra
Questa convenzione è stata una conquista del
personale che ha rifiutato l'istituzione manicomiale, portando avanti dal 1968
la richiesta di una riforma psichiatrica che lo coinvolgesse direttamente sui piano operativo. La convenzione, stipulata nel luglio
'73, è stata individuata dal personale come uno strumento per il raggiungimento di obiettivi immediati in linea con l'obiettivo
generale della riforma dei servizi sanitari e sociali nella prospettiva dell'istituzione
dell'Unità locale dei Servizi. Le équipes
psichiatriche operano in zone definite che sono, come
previsto dalla convenzione suddetta, le Unità Locali dei Servizi.
Gli operatori sociali minorili del Ministero di
Grazia e Giustizia tenendo conto degli aspetti e problemi specifici che li
riguardano dovrebbero assumere un'analoga iniziativa.
(1) Vedasi l'editoriale di Prospettive assistenziali, n. 24.
www.fondazionepromozionesociale.it