Prospettive assistenziali, n. 27, luglio-settembre
1974
NOTIZIE
FORZE POLITICHE, SINDACALI E SOCIALI
PER L'INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI HANDICAPPATI
A
Torino nei giorni 27-30 maggio 1974, organizzato dall'Ente Montessori,
si sono svolte le giornate internazionali su «I problemi dell'educazione dei disadattati psichici».
Poiché lo scopo era quello
di rilanciare le scuole speciali, è stato distribuito ai partecipanti il
volantino che riportiamo.
Ai partecipanti alle
giornate internazionali su «I problemi dell'educazione dei disadattati psichici»
In riferimento alle giornate
internazionali promosse dall'Ente Montessori
sull'educazione dei disadattati psichici si ribadisce che l'esclusione degli
handicappati dai servizi normali non risponde ad una logica di educazione e
socializzazione, ma porta al risultato di emarginare i ragazzi che si prevede
non siano inseribili nel ciclo produttivo.
Infatti l'emarginazione non riguarda solo i
ragazzi cosiddetti disadattati psichici, ma anche gli handicappati fisici e
sensoriali e gli anziani.
Dal collegamento fra incapacità o
ridotta capacità produttiva ed emarginazione discende
la istituzione di strutture «speciali», spesso chiuse, come scuole speciali,
manicomi, case di rieducazione, istituti normali e
istituti medico-psicopedagogici, case di riposo e
case albergo per anziani, convitti per spastici, subnormali, ecc.
Per quanto concerne le strutture
scolastiche per handicappati, mentre a Torino sono in atto alcune
esperienze di inserimento di disadattati psichici nelle classi comuni o nelle
classi speciali (o di rotazione) presso le scuole comuni, continuano a
permanere le scuole speciali Montessori e Gemelli,
che sono vere e proprie isole di emarginazione.
I bambini sono sradicati dal loro
quartiere, allontanati dai loro coetanei «normali» (compresi fratelli e
sorelle), costretti tutti i giorni a compiere più o meno
gravosi viaggi di andata e ritorno da casa a scuola (anche due ore).
Tutto ciò in omaggio a una cosiddetta educazione speciale che in realtà diventa
solo uno strumento per etichettarli, classificarli, abituarli ad un fittizio e
imposto ambiente formato esclusivamente da disadattati e ad imparare a vivere
separati dagli altri, oggi come minori, domani come adulti e poi come anziani.
Le pur parziali esperienze di inserimento attuate a Torino dimostrano la necessità e
l'urgenza di superare le scuole speciali Montessori
e Gemelli e le altre strutture emarginanti per handicappati e di inserire i
disadattati psichici (e gli altri handicappati) nelle scuole normali, a seconda
dei casi, in classi integrate o in classi di rotazione o, per i casi veramente
gravi, in classi speciali.
Chiediamo
a tutti i partecipanti di pronunciarsi contro l'emarginazione scolastica e
degli altri servizi. Chiediamo inoltre che non partecipino alle visite alla
scuola Montessori e al Centro di addestramento
professionale della Provincia di Torino perché i disadattati psichici non vanno
trattati come oggetti da sperimentazioni.
ACLI, ARCI - UISP,
Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, Associazione per la
lotta contro le malattie mentali, Centro Maran Atà, Comunità di Via Terni 50 - Torino, Comunità
- famiglia di Reano, Coordinamento dei comitati di quartiere di Torino, Ente
italiano di servizio sociale, Movimento di cooperazione educativa, PCI, PSI, Segreterie
Provinciali CGIL, CISL, UIL, Ufficio diocesano per la pastorale dell'assistenza
e Unione italiana per la promozione dei diritti del minore e per la lotta
contro l'emarginazione sociale.
Dopo aver per 60 anni lottato per gli istituti medico-pedagogici ad esternato e per le scuole
speciali, oggi non vogliamo più le scuole speciali.
Intervento di G. Bollea alla Tavola rotonda di Torino del 12 febbraio 1970.
Nel 1970 abbiamo cominciato
un'esperienza di alternativa alle scuole speciali. Già
precedentemente avevamo fatto alcuni sporadici
esperimenti di inserimento di bambini mongoloidi o cerebropatici
in scuole normali.
Sulla base di questi primi successi, abbiamo
inserito 34 bambini in scuole materne o elementari normali e precisamente: 14
mongoloidi, 7 cerebropatici, 2 oligofrenici
lievi, 11 psicotici. La metà di essi proveniva da
scuole o istituti speciali; gli altri sono alla loro prima esperienza
scolastica.
I miglioramenti dei bambini sono per ora eccezionali sia sul piano della socializzazione
che sul piano intellettivo.
Centro neurolesi Giuliano
Giuliani, Gruppo sperimentale LG, Milano 1971.
«Ma vi era proprio bisogno di creare
questa istituzione (l'istituto medico-psico-pedagogico
“
E, questo, in omaggio al sempre più
accettato principio del minimo di isolamento e del
massimo di socializzazione, principio valido sia per gli handicappati come per
i non handicappati: quindi, niente centri per spastici, per subnormali, per
focomelici, per ciechi, per sordi, niente istituti per anziani o minori, niente
ospedali psichiatrici ma, al contrario, istituzione di servizi per tutti i
cittadini e specializzazione all'interno dei servizi stessi».
ANTONIO FARRACE, Una esperienza: «
Necessità di una coeducazione
precoce per handicappati, e non handicappati, come prima fondamentale tappa per
realizzare una mentalità comune di accettazione e di
integrazione di tutti nel riconoscimento del valore della diversità.
Comunicato del 5 maggio 1973 della commissione diocesana
per la pastorale dell'assistenza di Torino.
L'inserimento degli handicappati
potrà avvenire sia nelle classi comuni sia,
specialmente nel periodo iniziale e nei casi gravi, in classi integrate presso
le scuole comuni.
Documento CGIL, CISL, UIL di Torino del 7 giugno 1973.
La riabilitazione non è
esclusivamente un fatto tecnico, settoriale: è possibile ottenerla meglio, più
rapidamente e più proficuamente lasciando il bambino neuroleso
nel suo ambiente naturale, normale, nella fattispecie la scuola, laddove il
bambino ha esperienze e trova le motivazioni che realmente gli sono utili e che
utilizzerà.
G. CARAVAGGI, E.
MORELLI, G. RICCI, C. RUSSO, C. VALENTE, Inserimento di soggetti con esiti gravi di paralisi cerebrali infantili nelle
scuole normali. Prime esperienze cliniche, in «Quaderni
della riabilitazione», anno X, n. 2, giugno 1973.
L'inserimento delle classi speciali
nel plesso normale, oltre a rompere l'isolamento fisico e sociale degli
handicappati (in genere le scuole speciali sono piccoli manicomi isolati dal contesto sociale), porta necessariamente ad un cambiamento
positivo della vita scolastica tradizionale, interrompendone la routine.
L'esperienza infine dimostra che è
possibile realizzare nel contesto scolastico comune
una struttura terapeutico-educativa aperta, per bambini
gravemente handicappati anche provenienti da istituti per gravi e manicomi,
garantendo però opportuni rapporti.
R. BONAIUTI, Una alternativa all'esclusione: l'esperienza di
Monte Savino, in «Fogli di informazione -
documenti di collegamento e di verifica per l'elaborazione di prassi alternative
nel campo istituzionale», n. 7, giugno 1973.
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Minorazioni fisiche, psichiche e
sensoriali non possono costituire causa di esclusione
dei bambini dagli asili nido.
Leggi sugli asili nido delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia,
Piemonte, Toscana e di molte altre.
I bambini affetti
da disturbi dell'intelligenza o del comportamento o da menomazioni fisiche o
sensoriali saranno iscritti, in numero non superiore a due, in sezioni normali,
cui dovranno essere assegnate maestre provviste di particolari conoscenze e
capacità nel campo psicologico e pedagogico.
Art. 5 della legge sulla scuola materna
3-8-1972, n. 22 della Regione Autonoma della Valle d'Aosta.
www.fondazionepromozionesociale.it