Prospettive assistenziali, n. 27, luglio-settembre
1974
SPECCHIO NERO
COME RIEMPIRE GLI ISTITUTI?
1.
Ai Ministri dell'interno e della sanità. - Per conoscere se, in
attesa del riordinamento - che si pone con carattere di urgenza - della
superata legislazione relativa all'assistenza degli illegittimi abbandonati o
esposti all'abbandono, non ritengano di dovere, nell'ambito delle loro
competenze, disporre una migliore utilizzazione dei posti non occupati in
alcuni Istituti. Avviene, infatti, che in brefotrofi - come, ad esempio l'IPAI
di Roma - il numero degli illegittimi ricoverati è largamente inferiore ai
posti disponibili con conseguenti rette giornaliere assai elevate, che superano
le 30 mila lire; sarebbe provvedimento socialmente utile mettere a disposizione
di ospedali e istituti pubblici sanitari i posti in
esuberanza allo scopo di assicurare un'adeguata ricettività per bambini malati (1).
2.
Al Ministro dei trasporti e dell'aviazione civile. - Per
chiedere se risponda a verità la notizia che si è diffusa in base alla
quale si sarebbe deliberato di chiudere i collegi per orfani ferrovieri di
Senigallia e Porto San Giorgio, collegi ottimamente funzionanti con fabbricati
rimessi tutti a nuovo.
Il
danno degli orfani, quello dei dipendenti e quello dei due centri è troppo
evidente perché si possa accogliere come vero il drastico
provvedimento del quale la stampa parla (2).
CINQUE, DIECI, CENTO, MILLE ISTITUTI PER COLORO CHE «NON ESERCITANO
ATTRATTIVE PER NESSUNO»
Anche mons. Bicchierai,
presidente della Charitas ambrosiana, è preoccupato
e in un articolo su «Il Samaritano» (organo nazionale delle Conferenze di S.
Vincenzo) del maggio 1974 si lamenta che «contro gli istituti privati. in gran parte cattolici, si appunti la riforma dell'assistenza
(...). A me sembra che si debba fare ogni sforzo per migliorare la situazione
di molti istituti (...). Si tenga conto che negli istituti ci sono validi operatori tecnicamente preparati e soprattutto dotati di
uno spirito di dedizione».
Infatti i continui scandali hanno messo
sotto processo gli istituti e il vecchio modo di affrontare le questioni
assistenziali non tiene più. Le istituzioni assistenziali
sono in allarme e nella notte tra giovedì e venerdì 12 luglio
Ma per capire meglio il ricupero di
un certo paternalismo assistenziale e caritativo a
copertura di un conservatorismo immobilistico, sarà bene leggere anche la lettera
del cardinale Siri, l'epigono più attivo e più autorevole di una chiesa preconciliare, che ha condotto una crociata di tono
sanfedista per il sì. Questa lettera sulla carità è consigliata per «il suo
estremo interesse» ai vincenziani ed è apparsa su «Il
Samaritano» (1973/11). Mentre cresce l'inquietudine sulla prospettiva di un
meccanismo di sviluppo inceppato, è interessante osservare come si cerchi di evitare la riflessione critica, non si voglia
risalire alla radice di certi sconvolgimenti, si cerchi cioè di confondere le
cause della crisi con gli effetti «Le opere di misericordia materiale hanno
ristretto il loro oggetto», non perché il vivere sia un diritto e quindi
lavorare, istruirsi, esser curati appartengano alle cose possibili (3), ma «perché
man mano che il benessere si accresce la miseria si ritira (...)». Tuttavia resta un margine in cui sempre si può operare. «Le
esiguità di certi salari, la numerosità delle famiglie, la instabilità
della occupazione ci offriranno sempre, insieme alle vittime degli sperperi,
oggetto sufficiente per esercitare la carità materiale» (XI, 16).
Ma chi voglia ancora una prova del
rifiuto di una scelta civile che risolva i problemi dell'assistenza, del
recupero e della socializzazione garantendo il diritto alla sicurezza sociale,
di una concezione anacronistica di pietismo e di misericordia ecclesiale legga
a pag. XI, 17: «Vi preghiamo di guardare ai minorati poco o nulla recuperabili
che non esercitano attrattive per
nessuno».
(1) Interrogazione
presentata dall'On. Bozzi alla Camera dei Deputati il 4-2-1974.
(2) Interrogazione
presentata alla Camera dei Deputati il 15-5-1974 dall'On. Tozzi Condivi, che
nella recente campagna per il referendum si era distinto come assertore del sì
a difesa della famiglia.
(3) Vale la pena qui
di riflettere sull'ammontare della spesa per assistenza e beneficenza in
Italia: 1.094 miliardi nel 1967 pari al 3,1% del reddito nazionale e tale
quindi da poter garantire un livello assistenziale di tutto rispetto.
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