Prospettive assistenziali, n. 28, ottobre-dicembre
1974
EDITORIALE
IL
PROBLEMA POLITICO DELL'APPALTO DEGLI ASSISTITI (1)
L'UNEBA,
l'organismo che rappresenta oltre 12.000 istituzioni private di
assistenza, ha recentemente rivendicato «libertà di "agire"
nell'assistenza e libertà di "scegliere" nell'assistenza» (2).
A
parte il fatto che occorrerebbe scegliere e agire per la libertà dall'assistenza
e cioè per la non emarginazione (ma questo è
evidentemente un discorso che non può essere recepito dall'UNEBA), vi è da
analizzare che cosa comporti la presenza degli enti privati e delle IPAB (le ex
opere pie) nel campo dell'assistenza.
È
ormai noto, e lo abbiamo documentato più volte, che gli enti privati e le IPAB
sono potenti centri di potere economico ed elettorale e spesso anche strumenti
di sfruttamento del personale e degli assistiti. Ma ci preme questa volta
approfondire un aspetto che non è stato ancora sufficientemente
trattato, come cioè le istituzioni private e le IPAB vivano e prosperino
appaltando gli assistiti.
In
realtà quando gli enti pubblici procedono ad appalti, ad esempio di fognature,
stabiliscono in modo estremamente preciso e
dettagliato le condizioni a cui è tenuto ad adempiere l'appaltatore:
dimensione dei tubi, loro qualità, pendenze, lunghezza, profondità, metodi di
controllo, ecc. ecc.
Quando
invece si tratta di assistiti, l'unica cosa che
interessa agli enti pubblici è l'importo della retta, la quale deve essere più
bassa possibile: nessuna condizione è stabilita in merito ai locali, al numero del personale e alla sua qualifica, al tipo di
assistenza che deve essere fornito, al vitto ecc. ecc.
È
facile quindi provare che bambini, anziani, handicappati sono considerati nei
fatti meno, molto meno, di una merce qualsiasi, anche se poi non mancano le
dichiarazioni verbali sui diritti degli assistiti, sulla necessità di
soddisfare adeguatamente le loro esigenze, sull'urgenza di migliorare i
servizi. Queste dichiarazioni degli amministratori degli enti pubblici non sono
altro che una cortina fumogena che essi alzano per mascherare la realtà delle
cose. Infatti essi sostengono che la maggior parte
degli enti pubblici non gestisce direttamente alcun servizio di assistenza per
anziani, per minori e per invalidi e ancor meno quelli di ricovero.
Noi
osserviamo invece che, anche se la situazione oggi è meno disastrosa che nel
passato, tuttavia vi è ancora una notevole pressione per i ricoveri in
internati, pressione determinata sia dalla carenza di
servizi alternativi, sia dalla esiguità dei sussidi economici.
Se
quindi questi amministratori non vogliono sentir parlare di appalto
degli assistiti hanno ragione: questo è molto meno di un appalto, è una
«cessione» fatta senza definire alcuna contropartita, ma effettuata solo in
base alla retta più bassa.
A
loro volta gli istituti privati (e lo stesso discorso vale per le IPAB che sono
oltre
Ne
consegue che sono sfavoriti;
a)
gli istituti dove i lavoratori hanno conquistato organici più adeguati alle
esigenze del servizio;
b)
gli enti dove i lavoratori hanno livelli salariali più alti rispetto ad altri
istituti similari.
Ne
deriva come prima conseguenza che l'appalto è uno strumento che viene utilizzato per mettere i lavoratori dei vari istituti
gli uni contro gli altri. Ne segue un contrasto continuo tra le giuste esigenze
dei lavoratori e quelle degli assistiti e dei loro parenti che, essendo
obbligati a pagare in tutto o in parte l'assistenza, cercano di avere il
miglior servizio possibile al prezzo più basso.
Infatti,
se per avere un servizio efficiente è necessario aumentare gli stipendi,
adeguare gli organici con elevamento della qualificazione professionale,
migliorare il vitto, il tipo di assistenza e le
strutture, è chiaro che ciò provoca un aumento continuo delle rette, aumento
che solleva le giuste rimostranze dei ricoverati e dei loro parenti. In
sostanza la logica dell'appalto e della retta mette in contrasto fra di loro ricoverati e parenti con il personale.
Inoltre
questo sistema dà ampio spazio di manovra contro i lavoratori da parte degli
enti appaltanti che hanno così la possibilità di dirottare gli assistiti dove
c'è maggior convenienza sia economica che politica. Poiché i lavoratori degli enti privati sono soggetti ad un
maggior sfruttamento, questi enti possono in generale praticare rette
inferiori, avendo anche servizi più scadenti. Ne deriva quindi che la logica
dell'appalto favorisce la privatizzazione del servizio, con tutte le
conseguenze clientelari di sottogoverno e di speculazione che sono note.
Per
sciogliere questo nodo non vi è altra soluzione che abolire il sistema
dell'appalto e delle rette: che i Comuni assumano direttamente l'assistenza,
non limitandosi ad erogarla con la stessa impostazione, ma
intervenendo con i servizi alternativi che abbiamo più volte indicato. Questa
assunzione diretta è anche l'unico modo che permetta
di passare dall'attuale assistenza a pagamento ad un servizio che si configuri
come salario sociale e perciò gratuito. Un servizio impostato come salario
sociale, oltre che essere gratuito, unifica le esigenze del personale a quelle
degli assistiti.
Mentre per le 1PA8 (come per
l'ONMI, l'ONPI, l'ENAOLI, gli ECA, ecc.) il problema che si pone è quello del
passaggio delle competenze, personale, patrimonio e finanziamenti ai Comuni (3), per gli enti privati occorrerà valutare attentamente caso per caso.
Per
alcuni servizi potrà essere utile la loro pubblicizzazione (4), in altri casi, soprattutto allorquando si tratti di istituti
privati di ricovero con personale raccogliticcio, sarà preferibile il loro
svuotamento ottenibile mediante la creazione di servizi alternativi e in molti
casi con la semplice erogazione di contributi economici addirittura di minore
entità delle spese sostenute dall'ente appaltante per il ricovero.
Appalti di
handicappati e legge 30-3-1971, n. 118
Il
sistema dell'appalto è particolarmente grave nel campo degli handicappati. La
legge 30-3-1971, n. 118, prevede infatti
convenzioni-appalto fra il Ministero della sanità e gli istituti pubblici e
privati. La retta è stabilita in lire 7.000 - 10.000 al
giorno.
Ne è derivato che gli
istituti hanno incrementato notevolmente i ricoveri e spesso hanno fatto
passare per insufficienti mentali bambini perfettamente normali al solo scopo
di percepire la retta del Ministero della sanità che è molto più alta di quella
versata dagli enti assistenziali per i ragazzi normali.
L'assemblea
nazionale dell'Associazione nazionale fra invalidi per esiti di poliomielite e
altri invalidi civili (ANIEP), tenutasi a Igea Marina
i122-9-'
La
legge 30-3-1971, n. 118, prevedeva un finanziamento annuo di 29 miliardi 800
milioni e con la legge 27-12-1973, n. 908, è stata autorizzata una integrazione straordinaria di 50 miliardi. Ora
l'Associazione italiana assistenza spastici (v. AIAS Notizie, n. 17-18, 30
settembre 1974) arriva addirittura a chiedere una ulteriore
integrazione di 150 miliardi!
Tali richieste non solo
devono essere respinte ad evitare l'artificioso aumento del numero degli
invalidi, ma deve esser portata avanti un'azione per l'abrogazione della legge
30-3-1971, n. 118, e di tutte le disposizioni e di tutte le leggi che prevedono
servizi e strutture speciali riservate agli handicappati.
Al
riguardo segnaliamo con soddisfazione che il VI Congresso nazionale di neuropsichiatria
infantile, tenutosi a Taormina dall'8 al 13 ottobre
a)
lotta contro la legge 30-3-1971, n. 118, legge che privilegia
il trattamento istituzionale dei minori handicappati;
b)
lotta contro la recente circolare del Ministero della pubblica istruzione che ribadisce l'utilità della istituzione di sezioni di scuola
materna speciale;
c)
lotta contro le convenzioni che il Ministero della pubblica istruzione
continua a stipulare con enti pubblici e privati per la creazione di équipes socio-psico-pedagogiche
operanti nella scuola.
(1) Parte di questo
editoriale è stato tratto dalla bozza di piattaforma dei sindacati di Torino
relativa all'istituto di corso Unione Sovietica.
(2) F. MICHELI, Libertà
nell'assistenza, in Azione assistenziale, organo dell'UNEBA, 1o settembre
1973.
(3) In questo numero
riportiamo la legge della Regione Lombardia n. 59 del 2 settembre 1974 che
prevede la soppressione dei patronati scolastici e dei loro consorzi provinciali
e il trasferimento delle competenze rispettivamente ai comuni e alle province.
Nel n. 23 di
Prospettive assistenziali abbiamo riportato il testo
dell'accordo SindacatoProvincia di Torino che stabilisce fra l'altro che il
personale dell'Opera pia ospedali psichiatrici, pur continuando a rimanere
alle dipendenze amministrative dell'Opera pia, passi alle dipendenze operative
della Provincia di Torino e sia inserito nei servizi esterni previsti a livello
di unità locale.
Lo strumento della
convenzione può essere utilizzato nei tempi brevi per incominciare a svuotare
gli enti nella prospettiva del loro scioglimento.
Vedasi al riguardo anche l'atto n. 915 proposto dalla Giunta della Regione
Umbria il 20-8-1974 concernente a Trasferimento agli enti locali con
convenzione degli asili nido attualmente gestiti
dall'ONMI in Umbria ».
(4) Vedasi in questo
numero in «Notizie» la pubblicizzazione
del Centro spastici di Genova.
www.fondazionepromozionesociale.it