Prospettive assistenziali, n. 28, ottobre-dicembre
1974
NOTIZIE
CONVEGNO DI GENOVA
Il 15 giugno 1974 la sezione ligure
dell'Unione italiana per la promozione dei diritti del
minore e per la lotta contro l'emarginazione sociale ha organizzato un convegno
a Genova per presentare il documento «Proposte per l'attuazione delle unità locali dei servizi socio-sanitari nei quartieri»
che riproduciamo integralmente.
Premessa
Il presente documento costituisce
una rapida sintesi delle principali osservazioni critiche che si possono
avanzare nei confronti della organizzazione
«sanitario-assistenziale» così come essa è ora strutturata, ed una ipotesi di
massima sulle vie da percorrere verso la realizzazione di quella «Unità Locale
dei Servizi» che ormai in malti luoghi e da molte persone viene
proposta e talvolta sperimentata per superare l'attuale disastrosa situazione.
1. Attuale situazione
dell'Organizzazione sanitario-assistenziale
Le considerazioni negative
sull'attuale struttura dell'Organizzazione sanitario-assistenziale e sul suo
funzionamento sono purtroppo ben note e spesso conseguenza
di esperienze vissute direttamente da ogni cittadino.
Tuttavia, allo scopo di meglio
individuare gli obiettivi che occorre porsi se si vuole superare la situazione
attuale, può essere opportuno elencare alcuni fra i più rilevanti aspetti
negativi:
- mancanza di una efficace
medicina preventiva, in grado di intervenire sia nell'accertamento delle cause
ambientali, sia nella diagnosi precoce di malattie (particolarmente importante
ad esempio per gli audiolesi, per i diabetici, ecc.), sia nell'evitare
ricadute;
- insoddisfacente ubicazione dei
servizi sanitari rispetto agli utenti, in quanto spesso tali servizi tendono ad essere troppo accentrati, con accesso quindi reso
difficile all'interessato ed ai suoi familiari; sono frequenti le lunghe code
alla «mutua» per visite specialistiche, analisi, ecc.;
- carenza
di servizi riabilitativi, ad esempio fisioterapia, logopedia per handicappati, infortunati,
anziani;
- difficoltà economiche e/o di organizzazione domestica in relazione col ricovero o la
malattia di un membro della famiglia;
- difficoltà di reinserimento nella attività produttiva;
- difficoltà di inserimento
nella vita scolastica, sociale e lavorativa degli handicappati, invalidi,
emigrati, ecc.;
- insufficiente tutela della salute
mentale dei cittadini, in quanto le uniche strutture operanti nel settore sono
i manicomi (con le loro gravi carenze), e l'Igiene
Mentale, che però in pratica si occupa, distribuendo farmaci ma non a domicilio,
soprattutto delle persone dimesse dagli ospedali psichiatrici. In definitiva
non funziona efficacemente né la prevenzione né la terapia delle malattie
mentali;
- mancanza di servizi decentrati per
l'assistenza agli anziani sotto forma di aiuto
domiciliare: invece di norma gli anziani vengono «tenuti in vita» in grosse
strutture accentrate, per comodità organizzativa, separati dal contesto sociale
nel quale sono vissuti;
- difficoltà economiche per i
pensionati;
- mancanza o scarsità di strutture di appoggio per i bambini che non hanno la famiglia in
grado di curarli; in particolare per i bambini che non hanno alcuna famiglia e
vengono di norma ricoverati in istituti, le cui carenze sono note a tutti; la
mancanza di strutture idonee provoca l'abbandono del minore in istituto anche
quando la famiglia esiste;
- mancanza di servizi psicopedagogici diagnostici e di strutture di trattamento.
Tutto quanto esposto può essere riepilogato
nei seguenti punti di carattere generale:
a) l'attuale organizzazione
sanitario-assistenziale non agisce in profondità sino alle cause che impediscano
al cittadino di realizzare il suo diritto alla salute, «intendendo per salute
non la semplice assenza di malattia o di infermità, ma
uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale» (Docum.
Regione Toscana); si limita infatti ad intervenire in
maniera non sistematica e spesso caotica, in funzione esclusivamente riparatrice;
b) l'attuale struttura sanitario-assistenziale
è costituita da una congerie di enti e istituti, spesso
mastodontici, centralizzati le burocratizzati, incapaci di interventi pronti
ed efficaci per la lontananza dai problemi vissuti, per i conflitti e le
sovrapposizioni di competenze, causa di enormi sperperi o di gravi carenze di intervento;
c) il principio e lo spirito che
informano gran parte degli interventi nel settore in esame sono ancora quelli assistenziali-caritativi e la gestione non soltanto degli
enti centrati ma anche delle loro emanazioni periferiche è effettuata
in genere senza un reale controllo democratico da parte dei cittadini utenti.
2. Obiettivi per il
futuro del settore sanitario-assistenziale
Il superamento della situazione ora
descritta, se radicale, presuppone programmi a lungo termine, non solo in quanto
esso richiede provvedimenti legislativi in sede
politica, ma anche per i tempi tecnici necessari alla realizzazione delle
strutture di nuovo tipo.
Si possono tuttavia conciliare
l'esigenza di interventi immediati ed il programma
globale di assetto futuro configurando una serie. di
obiettivi differenziati, dal breve al medio ad lungo termine, obiettivi aventi
incisività crescente ma pur sempre fra loro congruenti. Per garantire questa
congruenza è necessario che tutti gli interventi nel settore dei servizi
socio-sanitari siano improntati ai seguenti principi generali:
- i servizi devono essere aperti a
tutti i cittadini: ciò significa che anche quelle persane che non appartengono
a categorie attualmente assistite da enti specifici,
devono poter usufruire di quei servizi di cui abbisognano, secondo le loro
necessità;
- i servizi devono essere basati sul
principio del decentramento democratico: ogni servizio cioè
deve essere il più possibile decentrato nei quartieri, in modo da facilitarne
la agibilità ed il controllo da parte di tutti gli abitanti del quartiere;
- i servizi devono essere non settorializzati ed integrati fra loro, in modo da garantire,
da un lato, un efficace coordinamento fra i diversi servizi, e per evitare,
dall'altro, di attribuire agli utenti di un particolare servizio una identificazione
negativa;
- i servizi non devono essere
emarginanti: essi devono cioè tendere a reinserire o a
non allontanare dal contesto sociale chi ne usufruisce;
- si devono quindi istituire i
servizi necessari perché gli interessati possano rimanere nella loro famiglia
o presso il loro domicilio (prestazioni economiche, nel caso la persona o il
nucleo familiare non abbia mezzi sufficienti; servizi di assistenza
domiciliare; asili nido; scuole dell'obbligo a tempo pieno). Nel caso in cui
non sia possibile risolvere i problemi con i servizi
suddetti si può intervenire con l’affidamento familiare dei minori o con
comunità-alloggio di quartiere in normali condomini, sia per i minori che per
gli anziani e per gli handicappati;
- l'organizzazione dei servizi non dovrà essere rigida, in modo da poter rispondere soddisfacentemente
al mutare delle esigenze degli utenti.
Per rispondere a queste esigenze, ed
in linea con quanto già allo studio o in fase di realizzazione
in altre città italiane (Torino, Faenza, Padova, Bologna, regione Toscana), si
propone la costituzione di Unità Locali di Servizi secondo gli schemi
seguenti:
a) Obiettivo a lungo termine: in questa prospettiva l'unità locale di
servizi va configurata come un complesso di strutture, aperto a tutti i
cittadini, costituito su base territoriale, gestito da comuni, o da consorzi di
comuni, o da articolazioni subcomunali con la
partecipazione delle forze sociali del territorio, che fornisce direttamente
alcuni servizi e facilita l'utilizzazione di altre
risorse nei settori sanitario, scolastico, abitativo, sociale, culturale e
ricreativo.
Questa struttura completa dell'unità
locale di servizi presuppone l'esistenza di opportune
leggiquadro dello Stato, per consentire l'effettivo passaggio delle
competenze in materia dagli enti nazionali o dalle province alle regioni ed al
comuni.
Il primo passo può essere compiuto
con legge regionale: ved. legge
della Regione Toscana 1412-1973, n. 64, con la quale il territorio è stato
ripartito in zone (future unità locali dei servizi socio-sanitari) comprendenti
in media 50.000 abitanti (minimo 20.000 - massimo 90.000).
b) Obiettivo a medio termine: in questa prospettiva l'unità locale
dei servizi verrà costituita utilizzando o
ristrutturando - ove questo non contrasti con gli obiettivi finali - strutture
attuali; realizzando nuove strutture per colmare i vuoti ora esistenti in
alcuni settori; creando opportuni collegamenti fra tutte queste strutture per
evitare la settorialità di intervento; abolendo
quelle istituzioni che sono in contrasto con le linee sopra esposte.
Per raggiungere questa struttura
media dell'unità locale di servizi è necessario promuovere opportune leggi
regionali, che consentano di operare in attesa delle leggi-quadro
dello Stato. La legge della Regione Liguria dovrà tenere conto dei quartieri
esistenti in Genova, confermando le delimitazioni degli stessi. Altra legge
regionale dovrebbe attribuire tutte le competenze in materia
di servizi di base sanitari e sociali ai comuni, consorzi di comuni e
articolazioni sub-comunali e non ad altri Enti quali: province, ECA, patronati
scolastici.
c) Obiettivo di realizzazione immediata: poiché non è pensabile di
poter immediatamente realizzare una unità locale di
servizi articolata in tutti i suoi settori in ogni quartiere, ci si dovrà necessariamente
avvalere di strutture già esistenti o comunque operanti nei diversi quartieri.
In assenza di leggi-quadro e di leggi regionali, i cittadini dei quartieri e
delle delegazioni potranno sollecitare la realizzazione
da parte del Comune di una o più unità locali di servizi sperimentali.
A titolo di esempio
valga quanto realizzato a Torino nel quartiere Vanchiglia-Vanchiglietta
nel quale sono decentrati alcuni servizi, la cui validità è però da
verificare.
Riepilogando, nel
quadro degli obiettivi a medio e breve termine, gli interventi necessari
per costituire le unità locali di servizi potranno essere sostanzialmente di
quattro tipi:
1) Cessione delle competenze da
parte delle strutture convertibili, ed impiego del loro personale
(eventualmente riqualificato) e delle loro attrezzature: collaborazione con
enti e istituzioni, mediante stipula di convenzioni tra il Comune e gli Enti
di cui si prevede lo scioglimento (province, ONMI, ENAOLI, ONPI, ECA,
Patronati Scolastici). La convenzione deve stabilire che il Comune si assuma la gestione dei servizi, oggi svolti dagli enti
suddetti; gli enti stessi provvederanno a versare al Comune le somme stanziate
per detti servizi. Naturalmente il Comune dovrà svolgere il servizio con
contenuti diversi da quelli attuali.
Analoga convenzione dovrà essere
stipulata per il passaggio del personale alle dipendenze operative del comune,
ferme restando - fino allo scioglimento degli enti -
la loro dipendenza amministrativa dagli enti stessi (vedi ad esempio la
convenzione stipulata fra l'Opera Pia Ospedali Psichiatrici e la provincia di
Torino).
2)
Ristrutturazione da parte del Comune di servizi esistenti e creazione di nuovi
servizi per far fronte ad esigenze ora non soddisfatte.
3) Soppressione
delle attività e dei servizi non convertibili alla nuova linea d'azione.
4) Il decentramento dei servizi
comunali sanitari e sociali e di tutti gli altri servizi tecnici e
amministrativi del comune il cui svolgimento può essere realizzato nel
quartiere. Tale decentramento non deve essere puramente meccanico, ma deve
anche rivolgersi alla modifica dei contenuti dei
servizi, il che significa che devono essere integrati fra di loro. Dovrà
inoltre essere curato il coordinamento con gli altri
servizi esistenti nel quartiere, di cui non si prevede il passaggio alla
competenza comunale (per esempio scuola).
5) Tutti i servizi operanti nel
quartiere dovranno essere soggetti al controllo
democratico di comitati composti dai cittadini del quartiere.
COMUNICATO DEL CENTRO SPASTICI DI GENOVA
I
documenti che riportiamo indicano chiaramente che solo con lotte unitarie e
non corporative è possibile ottenere risultati concreti.
Tuttavia
il consiglio di gestione previsto dovrebbe, a nostro avviso, operare per il superamento del centro spastici mediante l'inserimento dei
ragazzi nelle scuole comuni e l'intervento del servizio comunale di medicina
scolastica per le prestazioni specialistiche (fisioterapia, logopedia, ecc.)
che dovrebbero essere assicurate all'interno degli
asili nido e delle scuole materne e dell'obbligo e non in ambulatori esterni.
Il comitato di lavoro
del centro spastici (ex A.I.A.S.) è lieto di
comunicare che la lotta intrapresa dall'ottobre '
1) costituzione di
un consiglio per la gestione sociale del centro spastici;
2) diritto per i genitori, i
dipendenti e l'A.I.A.S. di riunirsi, senza richiedere
autorizzazione, nei locali del centro in libere assemblee.
Questa delibera rappresenta una vittoria non solo delle forze che unitariamente hanno
condotto la lotta fin dall'inizio (genitori, dipendenti, consiglieri AIAS,
Comitato Unitario Handicappati), ma anche del movimento dei lavoratori nel suo
complesso.
Sappiamo di poter dire questo per
vari motivi:
a) perché questa delibera,
stabilendo la partecipazione degli utenti e delle forze sindacali e sociali
alla gestione del centro spastici, costituisce un fatto significativo
ed esemplare nell'organizzazione dei servizi socio-sanitari ed assistenziali
nella realtà ligure.
Qualcosa che prefigura il metodo di
lavoro nuovo che si dovrà adottare nella Unità
Sanitaria Locale e che, pertanto, costituisce un presupposto fondamentale per
una reale riforma sanitaria.
b) perché abbiamo ottenuto sia la pubblicizzazione sia la gestione sociale a seguito anche
dell'impegno attivo di varie forze sindacali e sociali cittadine che si sono
aggregate a noi per il raggiungimento di un obiettivo comune;
c) perché l'assunzione del Centro
Spastici (dapprima a gestione privata) da parte dell'ente pubblico, unitamente
alla creazione di un consiglio per la sua gestione sociale, è il presupposto
per garantire l'assistenza a tutti coloro che ne hanno
bisogno, e rappresenta quindi un reale vantaggio per tutta la collettività.
Riteniamo di massima importanza
richiamare l'attenzione di tutti sulle caratteristiche della
vertenza Centro Spastici - Comune, e precisamente:
A) per quanto riguarda il metodo che
si è seguito e che si è dimostrato valido:
1) c'è stata una lotta di quasi 2
anni, costante, dura e condotta unitariamente dalle componenti interne
(consiglieri A.I.A.S.,
genitori, dipendenti) insieme al Comitato Unitario Handicappati, in alleanza
e con il sostegno attivo di altre associazioni di handicappati, della
Federazione CGIL-CISL-UIL, degli organismi sindacali a vari livelli, dei
Consigli di quartiere e di altre forze sociali. Cioè
c'è stata un'apertura ed estensione della lotta.
2) Si è portata avanti una
trattativa tra il Comune di Genova e le forze di base direttamente interessate
(genitori, dipendenti, ecc.), in altre parole il Comune è stato costretto a
confrontarsi con esse e a riconoscere come
effettivamente rappresentativo ed unico interlocutore valido un organismo quale
è il Comitato di lavoro A.I.A.S.
Risultato
Con ciò si è giunti all'incontro tra
Comitato di lavoro e Sindaco per apporre alla sua personale proposta di delibera
delle modifiche sostanziali (v. nostro documento dell'8-7 u.s.) che ha portato
alla delibera qui allegata che, pur essendo il frutto di una mediazione e
quindi non completamente rispondente alle nostre aspettative,
rappresenta senz'altro un fatto innovatore.
B) per quanto riguarda il contenuto
sottolineiamo che:
1) nel consiglio di gestione la
presenza degli utenti e delle forze sindacali e sociali, anche se minoritaria,
è pur sempre significativa e stabilisce nei fatti il
principio del controllo da parte degli utenti dei servizi socio-sanitari e
degli organismi dei lavoratori sulla gestione dei servizi stessi, tramite
l'espressione di un loro parere preventivo sugli atti dell'Amministrazione.
2) viene così ad essere
istituzionalizzata una «trattativa» costante, perché chiaramente il consiglio
per la gestione sociale è il punto di confronto e di
scontro tra gli interessi degli amministrati e quelli degli amministratori.
3) viene
sancito il riconoscimento dell'agibilità agli utenti e dipendenti, affinché
effettivamente possano esprimere la loro volontà. Anche se riguardo a ciò rileviamo che la delibera è ambigua e tenta ancora d'imbrigliare
le forze vive rappresentate dall'Assemblea Sanitaria genitori-dipendenti.
È chiaro comunque
che la creazione di un consiglio di gestione sociale di per sé può anche non
cambiare nella sostanza il tipo di servizio offerto alla collettività; tutto
dipende dal rapporto di forza che ci siamo conquistati in passato e che, d'ora
innanzi dobbiamo essere in grado di mantenere.
Dopo la lotta per ottenere qualcosa
(contratto di lavoro o delibera) si apre quella, più difficile, per saperlo
applicare, per non svuotarlo di contenuto nella sua
realizzazione pratica.
A questo fine evidenziamo che è
necessario, oltre all’impegno continuo delle componenti
interne, mantenere vivo il collegamento oggi esistente con le forze sindacali,
con le altre associazioni di handicappati, con i Consigli di Quartiere e con
le altre forze sociali.
Solo questo garantisce che il nostro
movimento non cada in settorialismi e che si operi
una ricerca continua e comune di tutte queste forze al fine di adeguare sempre
più il servizio alle esigenze della collettività.
Questo collegamento è indispensabile
se si affronta la problematica della prevenzione,
cura e riabilitazione con la ferma volontà di riformare realmente le strutture
e l'organizzazione sanitaria, scolastica e assistenziale.
Nel caso concreto dell'assistenza
agli handicappati il collegamento è ancor più indispensabile per il
raggiungimento dei seguenti obiettivi:
1) potenziamento e decentramento del servizio riabilitativo in ambulatori di quartiere,;
2) inserimento dei soggetti
handicappati nella scuola pubblica normale;
3) creazione di un
Centro Regionale di formazione e aggiornamento degli operatori sanitari e
sociali (terapisti della riabilitazione, personale infermieristico-ausiliario,
pedagogisti, Assistenti Sociali ecc.);
4) inserimento dei soggetti
handicappati nel mondo del lavoro.
Delibera del Comune di
Genova
Costituzione del
Consiglio del Centro di Educazione Motoria - Via Parini,
27
Su proposta del Sindaco;
Vista la
deliberazione del Consiglio Comunale n. 1233 del 23 luglio 1973, esecutiva ai
sensi del combinato disposto dell'art. 5 della legge 9 giugno 1947, n. 530 e dell'art.
60 della legge 10 febbraio 1953, n. 62 concernente gli interventi del Comune
per il Centro Educazione Motoria gestito dall'A.I.A.S.
di Via Parini, 27;
Visto l'Ordine del Giorno votato
all'unanimità dal Consiglio Comunale in data 20-11-1972, che auspica la
partecipazione diretta degli utenti e delle forze sociali organizzate
nel territorio alla gestione del Centro in parola, in analogia con i criteri
stabiliti dalla legislazione sugli asili nido;
Viste le deliberazioni della Giunta
Municipale n. 3080, 3081, 3082 e successive integrazioni, con le quali è stata
data esecuzione alla citata deliberazione del Consiglio Comunale n. 1233 del
1973 rispettivamente in ordine alla rilevazione effettiva
della gestione comunale del Centro di Educazione Motoria ed alla assunzione
alle dipendenze del Comune del personale già addettovi a decorrere dall'1-1-1974;
Considerato che in applicazione di quanto
stabilito al punto sub (2) della citata deliberazione della Giunta Municipale
n. 3080 del 27 dicembre 1973, regolarmente esecutivo, occorre istituire un
organo collegiale cui affidare la gestione democratica
del Centro, analogamente a quanto previsto per gli asili nido dalla legge
della Regione Liguria 19 febbraio 1973, n. 4;
Sentito l'Ufficiale Sanitario;
Sentito il Segretario Generale;
1) L'Amministrazione Comunale
assicura la gestione democratica del Centro di Educazione
Motoria di Via Parini 27 per il conseguimento delle
realizzazioni assistenziali e sociali che rientrano nelle proprie finalità
programmatiche;
2) A tal fine istituisce un apposito Consiglio così composto:
- Sindaco o suo Delegato - Presidente;
- Ufficiale Sanitario o altro Funzionario
medico da Lui delegato - componente;
- Ragioniere Capo o altro
Funzionario da Lui delegato;
- Capo Ripartizione
Medico-Scolastica - componente;
- Sanitario comunale preposto alla
direzione del Centro Medico Psico-pedagogico del Comune
- componente;
- Capo Ripartizione Istruzione
Pubblica o suo delegato - componente;
- Capo Ripartizione Assistenza o suo Delegato - componente;
- n. 3 Consiglieri Comunali, dei quali
uno in rappresentanza della minoranza - componenti;
- n. 4 rappresentanti degli Utenti,
per essi intendendosi i genitori degli assistiti e
gli stessi utenti maggiorenni - componenti;
- n. 1 rappresentante della
Federazione Sindacale CGIL-CISL-UIL - componente;
- n. 1 rappresentante dell'A.I.A.S.
I rappresentanti
delle famiglie degli utenti vengono eletti dall'Assemblea dei Genitori e degli
utenti maggiorenni.
3) Al Consiglio del Centro compete:
a) seguire la
realizzazione delle linee programmatiche deliberate dal Consiglio Comunale e
dalla Giunta Comunale nell'ambito delle rispettive competenze;
b) studiare e promuovere le
iniziative atte ad adeguare il servizio alle esigenze
medico-assistenziali e sociali degli Utenti;
c) formulare
proposte per lo stanziamento dei fondi nel bilancio del Comune;
d) inoltrare alla Civica Amministrazione
le eventuali proposte approvate in sede di assemblee di
cui al successivo punto 6 esprimendo sulle stesse il proprio punto di vista;
e) esprimere parere preventivo in
merito a provvedimenti relativi all’organizzazione dei
servizi ed all'attuazione degli indirizzi assistenziali.
Il Presidente comunicherà alla
Giunta le eventuali proposte e relazioni sia di maggioranza che
di minoranza;
4) Il Consiglio del Centro è
convocato dal Presidente:
a) in seduta ordinaria ogni tre
mesi;
b) in seduta straordinaria entro
sette giorni su richiesta presentata dalla Giunta o
almeno da 4 componenti del Consiglio, nonché su iniziativa del Presidente
stesso;
Al Consiglio partecipa il Sanitario
Responsabile del Centro, il quale si farà assistere da personale sanitario o
tecnico richiesto dai singoli problemi all'o.d.g.;
5) I rappresentanti degli utenti nel
Consiglio vengono eletti dall'Assemblea degli Utenti
stessi, con votazione segreta e possono essere revocati con le medesime
modalità; la prima assemblea volta ad eleggere detti rappresentanti sarà convocata
dal Sindaco o dall'Assessore da lui delegato entro 30 giorni dall'esecutività
del presente provvedimento.
6) Nell'ambito dei locali del
Centro, potranno essere tenute libere assemblee sia degli utenti, sia dei
dipendenti, sia dell'A.I.A.S. o anche congiuntamente.
I dipendenti potranno tenere le loro
assemblee alle stesse condizioni e con le stesse
modalità vigenti in generale per i dipendenti comunali.
Le Assemblee congiunte hanno lo
scopo di discutere i problemi organizzativi e sanitari
di comune interesse e di stabilire rapporti con il Consiglio del Centro.
Le Assemblee degli utenti, dell'A.I.A.S. e quelle congiunte saranno preventivamente comunicate alla Civica Amministrazione e, salvo casi eccezionali,
saranno tenute in ore non comprese nel normale orario di servizio.
7) Il Consiglio, entro 30 giorni dal
suo insediamento, elaborerà un regolamento che dovrà essere sottoposto al
Consiglio Comunale.
Documento del Comitato
di Lavoro A.I.A.S.
Il Comitato di lavoro A.I.A.S. informa tutti i Consiglieri Comunali che da sei
mesi chiede continuamente - senza ottenerlo - un incontro
con il Sindaco e con
Denuncia l'atteggiamento antidemocratico del
Sindaco che - previo accordo con i Capi Gruppo del Consiglio Comunale - ci aveva fissato un incontro per giovedì 4 u.s. e che,
all'ultimo momento, ha delegato un funzionario che ignorava completamente il
problema, dimostrando così di valer trasferire la trattativa dal piano politico
a quello amministrativo.
Denuncia la mancanza di volontà del Sindaco di confrontarsi con gli utenti e con le forze sindacali e
sociali interessate alla realizzazione della gestione sociale, e la sua scelta
di scavalcarle completamente portando la sua personale proposta sulla
composizione e sui compiti del consiglio di gestione direttamente alla giunta.
Ribadisce la necessità di un miglioramento, potenziamento e
decentramento del servizio per assicurare l'assistenza a tutti i bambini oggi
esclusi.
Riafferma che unica garanzia per ottenere un
continuo adeguamento del servizio ai bisogni della
popolazione è la costituzione di un consiglio di gestione che abbia le seguenti
caratteristiche:
- presenza non minoritaria dei
rappresentanti degli utenti e delle forze sociali e sindacali rispetto ai rappresentanti della civica amministrazione:
- all'intermo dei
rappresentanti della civica amministrazione preminenza dei politici rispetto
agli amministrativi;
- consultazione preventiva ed obbligatoria
del consiglio di gestione da parte della civica amministrazione per ogni
iniziativa inerente la programmazione e l'organizzazione
del servizio, unica garanzia affinché gli utenti e le forze sociali svolgano
realmente una funzione di stimolo e di promozione;
- diritto per gli utenti,
genitori, dipendenti ed A.I.A.S. di riunirsi in
libere assemblee, anche congiunte e/o aperte, nei locali del centro.
Poiché - a suo avviso - la proposta
presentata dal Sindaco non tiene conto di questi criteri fondamentali, ritiene
indispensabile aprire una trattativa con il Sindaco e
Genova, 8 luglio 1974
Il
Comitato dl lavoro A.I.A.S.
-
Consiglio direttivo A.I.A.S.
-
Unione del genitori
-
Dipendenti C.E.M.
-
Comitato unitario handicappati
www.fondazionepromozionesociale.it