Prospettive assistenziali, n. 28, ottobre-dicembre
1974
ATTUALITÀ
PROBLEMI
DELL'INSERIMENTO DELL'HANDICAPPATO A SCUOLA (1)
Da
anni ci battiamo per servizi realmente aperti a tutti ed abbiamo riportato
sulla nostra rivista le iniziative ed esperienze più significative
che venivano attuate in varie parti d'Italia:
- n. 14, aprile-giugno 1971, pag. 42 «Il Centro neurolesi Giuliano Giuliani»; pag. 76 «Classi
differenziali, classi speciali e scuola integrata»;
- n. 20, ottobre-dicembre 1972, pag. 43 «Come si emarginano
gli alunni nella Provincia di Torino»;
- n. 21, gennaio-marzo 1973, pag. 26 «Soluzioni
alternative alle classi differenziali e speciali»;
- n. 22, aprile-giugno 1973, pag. 17 «Un'esperienza di
scuola integrata»; pag. 20 «Scuola a tempo pieno come
superamento della selettività e dell'emarginazione scolastica»; pag. 43
«Istituiti dal Comune di Torino corsi integrati di formazione professionale per
handicappati»;
- n. 24, ottobre-dicembre 1973, pag. 15 «Problemi politici
e sindacali in merito agli handicappati»; pag. 18 «Servizi per
handicappati»; pag. 22 «Delibera sulle linee programmatiche
per l'assistenza a favore dei subnormali psichici»;
- n. 25, gennaio-marzo 1974, pag. 61 «Alternative
all'esclusione»;
- n. 26, aprile-giugno 1974, pag. 41 «Sentenza
sull'obbligo scolastico degli handicappati»; pag. 54 «Gli handicappati
in Italia»;
- n. 27, luglio-settembre 1974, pag. 51 «Esperienze di inserimento
di handicappati».
*
* *
Tutte queste esperienze avevano però
il limite di essere delle iniziative isolate portate avanti da gruppi non
collegati fra di loro.
Il convegno di Roma dell'1, 2 e 3
novembre 1974, di cui riportiamo il documento
conclusivo approvato all'unanimità dai partecipanti, è stato molto importante
sia perché è stato il primo e positivo confronto delle esperienze attuate, sia
perché il problema dell'inserimento degli handicappati a scuola è stato assunto
dal Sindacato nazionale scuola CGIL e dal Movimento di cooperazione educativa,
sia perché è stato decisa la costituzione di un comitato nazionale di
coordinamento.
Le lotte che il movimento operaio ha
condotto in questi anni sui temi della difesa della salute, della riforma della
scuola, dei servizi sociali, hanno messo in evidenza due esigenze fondamentali.
La prima riguarda la necessità di
sviluppare su tutto il territorio nazionale una rete
capillare di servizi socio-sanitari ed educativi idonei a prevenire
l'insorgere di nuove malformazioni ed handicaps.
La seconda si riferisce all'urgenza
di fornire una risposta immediata a chi oggi si trova a pagare in prima
persona i guasti prodotti:
a) da uno sviluppo capitalistico
della società che ha determinato profondi squilibri tra Nord Sud e sacrificato
l'utilizzazione democratica del territorio sull'altare
del profitto, della speculazione e della rendita parassitaria;
b) da una gestione
del potere di tipo clientelare ed elettoralistico;
c) da una tendenza economica che ha
privilegiato i consumi individuali a scapito di quelli collettivi e sociali;
d) dal ritardo dell'applicazione
della carta costituzionale nata dalla resistenza, che oggi si trova esposta
alle insidie delle trame fasciste. Insidie che tendono a concretizzarsi con l'accertamento dell'esistenza di disegni eversivi fascisti
alle istituzioni democratiche di portata nazionale e che troveranno senz'altro
una ferma opposizione nella volontà di lotta della classe operaia.
La risposta alla soddisfazione dei
bisogni attuali deve andare nella direzione dell'avvicinamento dei tempi
delle riforme e non di un loro allontanamento; deve favorire l'articolazione di
forme di intervento unitarie e globali e non settoriali
e corporative; deve andare nel segno opposto a quello che ha contraddistinto
le forze governative che a quasi 30 anni dalla fondazione della Repubblica
sono stati incapaci di realizzare strutture di prima necessità, come quella sanitaria
scolastica, dei servizi sociali.
I risultati di questo modello
capitalistico dell'organizzazione sociale complessiva e di governare sono che
oggi in Italia mancano i servizi sanitari di base per promuovere lo sviluppo
di una medicina preventiva degli ambienti di lavoro, di quella prenatale e
perinatale; gli asili nido e le scuole materne sono insufficienti a soddisfare
i bisogni della popolazione; il boicottaggio della legge sull'edilizia
scolastica e l'organizzazione classista della scuola mettono
in seria difficoltà l'attuazione del programma del diritto allo studio.
Sono tutte queste condizioni di carenza generale dei servizi socio-sanitari educativi che
creano handicaps che colpiscono in primo luogo i figli
della classe operaia. Dobbiamo distruggere la concezione stessa
dell'handicappato come categoria di malati da curare, emarginandoli in ghetti
separati, concezione sulla quale hanno prosperato centri di speculazione e di
potere più o meno mascherato, mentre si è creata
un'artificiosa distinzione di handicappati di varie categorie (sordi, ciechi,
spastici, invalidi civili, etc.), tesa al mantenimento di posizioni di potere
e di privilegio di enti di varia natura.
In tutti questi anni la pressione
della classe lavoratrice sulla scuola, in particolare quella dell'obbligo, è
stata continuamente contrastata da una politica che aveva come obiettivo quello
di selezionare, escludere e condizionare. Questa politica ha dato luogo a tassi
di bocciatura altissimi, al proliferare di classi differenziali, di scuole
speciali, di istituti psicopedagogici,
assistenziali, pubblici e privati.
L'accentuarsi di questa
contraddizione ha determinato un massiccio intervento della classe operaia e
delle sue organizzazioni in questo settore; questo intervento ha dato luogo
per la prima volta a una diminuzione della selezione,
soprattutto al Centro-Nord, in termini di diminuzione delle bocciature e di
riduzione delle classi differenziali il cui ritmo di sviluppo aveva raggiunto
indici elevatissimi. Inoltre, questo massiccio intervento ha determinato
l'inizio di una presenza della classe operaia all'interno del sistema scolastico,
iniziando a rompere la chiusura e separatezza di
questo sistema, e dando avvio a un processo i cui
effetti potranno essere di vasta portata. Si afferma quindi l'urgenza di
mettere in movimento un'inversione di tendenza, che - in un diverso modello di
sviluppo economico che privilegi i consumi sociali
(costruzione di scuole, nidi, servizi sociali e sanitari) a scapito di quelli
individuali non primari - trovi lo slancio per concretizzare, quel piano di
riforme radicali di struttura che sono indispensabili per avviare la nazione
verso un progresso civile e democratico.
Di questa inversione
di tendenza si afferma che l'ente locale e con esso tutti gli organismi della
democrazia decentrata (quartieri, distretto scolastico, associazione dei
genitori, comitati sindacali, consigli di fabbrica) debbono essere egemoni e
protagonisti, e che pertanto all'ente locale stesso vanno ricondotte tutte
quelle funzioni che lo mettono in grado di giocare un ruolo diverso da quello
accreditatogli da una legislazione arcaica e borbonica.
In questa prospettiva di
rinnovamento della scuola, di istituzione del servizio
sanitario, di istituzione dei servizi sociali per tutti vanno collocati gli
interventi verso gli handicappati.
Le esperienze che su questo terreno
sono state compiute in diverse parti d'Italia, e i risultati delle stesse
ricerche scientifiche condotte in diverse nazioni
mettono in rilievo come l'inserimento dell'individuo handicappato nella comunità
dei coetanei sia da considerare un processo terapeutico. Esso - oltre a
favorire il miglioramento dei rapporti relazionali
dell'handicappato stesso - mette il gruppo intero nella condizione di elaborare
strategie comportamentali di integrazione e di crescita collettiva, mentre la
stessa presenza dell'handicappato nella società facilita l'atteggiamento di
accettazione da parte della popolazione, se questa è stata sensibilizzata
attraverso incontri, dibattiti, riunioni.
In questo quadro ci sembrano
fondamentali ed urgenti alcuni interventi:
A) corrispondenza - sulla base
dell'omogeneità territoriale del distretto scolastico e dell'unità dei servizi
socio-sanitari, affinché non sia ostacolata l'unitarietà di intervento
da parte dell'ente locale, favorendo in questo settore l'avvio di una politica
organica di tutela della salute e di educazione di tutta l'infanzia;
B) all'interno dell'unitarietà di
tutti questi servizi assumono un ruolo fondamentale le
iniziative tese a prevenire prima durante e subito dopo la nascita
l'insorgenza di nuovi handicap, servizi che tuttora in Italia non esistono o
versano in condizioni spaventose di inefficienza;
C) rilancio costante delle lotte per
la realizzazione degli asili-nido, previsti dalla legge 1044, con l'apertura
di queste strutture a tutta l'infanzia, ivi compresa quella handicappata;
D) realizzazione
del piano per la scuola materna statale e immediata revoca degli articoli della
legge sulla scuola e classi materne speciali;
E) apertura immediata di una vertenza
sindacale nazionale, coinvolgendo tutti i momenti di gestione democratica, dai
consigli di zona e di quartiere ai consigli di fabbrica e di circolo, contro
il regime delle convenzioni previste dalla legge 118 e da quelle realizzate
dal Ministero della P.I. I finanziamenti previsti dall'art. 49 della 118 e dai
capitoli di bilancio 1401 e 1803 e 2684 del Ministero della P.I. vanno
trasferiti alla Regione come prescrive
F) abolizione
generalizzata delle classi differenziali e inserimento degli alunni nelle
classi normali;
G) superamento
delle scuole speciali con il reinserimento degli alunni nei corsi normali, come
momento di sviluppo di un dibattito più generale sull'esclusione e
l'emarginazione nell'età scolare, in stretto contatto con gli organismi della
gestione collegiale, dai consigli di quartiere a quelli di circolo, e con gli
operatori delle unità socio-sanitarie territoriali;
H) utilizzazione del personale delle
ex-differenziali, delle ex-speciali degli istituti per lo sdoppiamento dei
corsi normali e l'avvio di attività nel quadro di una
scuola a tempo pieno, e nell'ambito dei servizi socio-sanitari;
I) la realizzazione
di questi obiettivi diventa una condizione indispensabile per bloccare l'accesso
agli istituti e per favorire l'avvio di un momento di desegregazione
che nel territorio e attorno all'ente locale trova le condizioni per affermarsi;
L) le Regioni, sia sulla base del
decreto delegato sulla sperimentazione, sia partendo da iniziative proprie
devono promuovere attività decentrate di formazione e qualificazione del personale, rispondenti il più possibile ai bisogni e
alle caratteristiche del territorio. Questo tipo di attività
potrà costituire un ribaltamento del modello accademico, autoritario e verticistico proposto dal ministero della P.I. per la
ricerca e la formazione, finalizzate a questi obiettivi, utilizzando le
strutture universitarie e quelle pubbliche di ricerca e di sperimentazione. I
programmi finalizzati del CNR, attualmente in
discussione, sotto la spinta della Federazione CGIL, CISL, UIL, debbono sempre
più essere orientati al raggiungimento di obiettivi di interesse sociale del
paese.
Per il raggiungimento di tali
obiettivi è necessaria la partecipazione di tutti i momenti di gestione
politica e sindacale che la classe operaia si è data, a tutti i livelli
orizzontali e verticali. I contenuti del dibattito emersi dal convegno dimostrano
l'esistenza di un processo unitario di sindacalizzazione
degli operatori del settore; perciò è fondamentale che si creino momenti di aggregazione con le organizzazioni sindacali della
classe operaia, per contribuire all'apertura e alla riuscita di specifiche
vertenze. Un ruolo determinante svolte il sindacato CGIL-scuola
per il rafforzamento di alternativa pedagogica, per un
rinnovamento della scuola in generale, e per il raggiungimento di tutti gli
altri obiettivi emersi dal dibattito.
In questo settore e in questo
momento particolare la presenza di forti sindacati scuola confederali
rafforza le tendenze unitarie indispensabili per far
compiere un salto di qualità a tutto il movimento, e contribuisce a sconfiggere
quelle forze sociali e politiche che vedono nei sindacati deboli e divisi
l'unica possibilità di far passare il disegno politico conservatore e
restauratore.
Si rivendica quindi da subito la
possibilità di inserimento dei bambini handicappati
nella scuola, così com'è, senza distinzioni settoriali, lottando
contemporaneamente per un processo di rinnovamento delle strutture scolastiche
in rapporto dialettico con l'esterno.
Nota:
È
STATO COSTITUITO UN COMITATO DI COORDINAMENTO FORMATO DAI RAPPRESENTANTI DEI
GRUPPI PROMOTORI E PARTECIPANTI DEL CONVEGNO E FACENTE CAPO ALLA SEGRETERIA
NAZIONALE DEL SINDACATO SCUOLA CGIL, NELLA PROSPETTIVA
DI UN ALLARGAMENTO AGLI ALTRI SINDACATI SCUOLA CONFEDERALI.
(1) Documento
conclusivo del convegno di Roma dell'1-2-3 novembre 1974 promosso dal Movimento
di cooperazione educativa, dal Sindacato nazionale Scuola CGIL e dall'Istituto
di psicologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
www.fondazionepromozionesociale.it