Prospettive assistenziali, n. 30, aprile-giugno 1975
CONVEGNI
CONVEGNO
SUI SERVIZI SANITARI E SOCIALI DI QUARTIERE
Fra
le manifestazioni organizzate a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare segnaliamo il convegno svoltosi a
Torino il 12 e 13 aprile 1975 sul tema dei servizi sanitari e sociali di
quartiere, organizzato dal Coordinamento dei Comitati di quartiere.
Riproduciamo
il documento base (che può costituire un riferimento per analoghe iniziative in
altre città) e la mozione approvata all'unanimità al termine dei lavori.
DOCUMENTO BASE
Si possono perseguire nella politica
dei servizi in generale, e in particolare nei servizi sanitari e sociali, tre
linee che sono allo stesso tempo politiche,
amministrative, tecniche e organizzative.
La
prima consiste nel
lasciare i servizi come stanno sul piano qualitativo e solo aumentarne la
quantità: ad esempio più ospedali, più ambulatori, più istituti di ricovero,
più asili nido e più scuole materne.
La
seconda linea
consiste in un miglioramento dell'efficienza dei servizi esistenti (vedi la campagna
de
- per la sanità la
conservazione della preminenza (o l'esclusività) degli interventi curativi
(ospedali generali, ospedali geriatrici, gerontocomi)
con eventuale allargamento alla diagnosi precoce e
alla riabilitazione, ma nessuna attività in materia di prevenzione;
- per l'assistenza la
conservazione delle istituzioni chiuse come manicomi, istituti di ricovero
per minori, istituti medico-psico-pedagogici per
handicappati, case di riposo e case albergo per anziani, centri riservati a
spastici, subnormali, ciechi ecc.
In questo caso sono istituiti
servizi nuovi che si collocano accanto a quelli vecchi senza sostituire
questi ultimi. Viene lasciato ampio spazio agli enti
privati e si assumono nuovi tecnici.
Nei fatti è rifiutata o ostacolata la partecipazione delle forze sindacali e
sociali.
Una
terza linea è
quella che vede la richiesta di servizi realmente alternativi che gradualmente
sostituiscano quelli vecchi.
Sul piano dell'indicazione politica di fondo questa posizione richiede il cambiamento della sanità, intesa oggi come cura della malattia, in servizi diretti
ad assicurare il massimo benessere fisico
e psichico; ne deriva l'inscindibilità fra prevenzione, cura e
riabilitazione e la priorità della prevenzione.
Per
l'assistenza
significa passare da interventi elemosinieri,
discrezionali, emarginanti a servizi sociali aperti a tutti; significa
intervenire per eliminare le cause che provocano le richieste di assistenza,
così che l'assistenza non solo ne venga migliorata, ma in prospettiva
eliminata.
I servizi prescolastici, ricreativi,
culturali, per gli asili nido e le scuole materne perderanno ogni carattere di assistenza e di custodia per garantire l'effettivo
inserimento in un programma unitario di formazione.
Questa terza linea infine ha come
riferimento essenziale le esigenze della popolazione e considera la
partecipazione delle forze sindacali e sociali come lo strumento per poter
ottenere un cambiamento di indirizzo dei servizi e per
garantire la loro rispondenza alle esigenze reali.
Ma non basta partecipare alla
programmazione e gestione dei servizi, bisogna
individuare gli organi di governo.
Oggi esiste una miriade di enti e uffici dei servizi:
- sanità: oltre 400 mutue e casse mutue, Ministeri degli interni,
della sanità e della pubblica istruzione, Regioni, Province, Comuni, Enti
ospedalieri, ONMI, cliniche private, istituti pubblici e privati di ricovero di anziani, minori e invalidi;
- assistenza: oltre 62.000 uffici in Italia (tutti i Ministeri,
Regioni, Province, Comuni, ECA, Opere Pie, ONMI, ENAOLI, ONPI, patronati scolastici,
enti privati, ecc.;
- asili nido e scuole materne: Ministeri
del
Mentre la prima posizione politica tende all'aumento delle migliaia di enti esistenti e la seconda
posizione tende ad una loro limitata riduzione, la terza posizione rivendica:
a) la
conservazione a livello nazionale delle sole competenze in materia di rapporti
internazionali e di programmazione, di coordinamento generale e di finanziamento;
b) il passaggio alle Regioni di
tutte le competenze in materia di servizi sanitari e sociali e di asili nido e scuole materne;
c) l'attribuzione alle Regioni dei
soli compiti in materia di legislazione specifica nell'ambito delle leggi
nazionali, di programmazione regionale, di
finanziamento, di coordinamento e di controllo;
d) la gestione di
tutti i servizi da parte dei Comuni, dei Consorzi di Comuni e dei Consigli di
quartiere.
Infatti, pur essendo il Comune l'organo più
a contatto dei cittadini e perciò quello più in grado di coglierne le esigenze,
non si può far riferimento ai Comuni così come sono, stante l'estrema
differenza esistente.
Infatti in base ai dati del censimento del
1971 vi è la seguente situazione:
comuni con popolazione: n. comuni popolazione
fino a 500 abitanti 648 216.705
da 501
a 3.000
abitanti 4108 6.238.190
da 3.001 a 10.000
abitanti 2425 12.558.908
da 10.001
a 50.000
abitanti 765 14.885.467
da 50.001
a 250.000
abitanti 96 8.866.861
da 250.001 a 500.000
abitanti 8 2.861.404
oltre i 500.000
abitanti 6 8.397.656
TOTALE 8056
54.025.211
I comuni troppo piccoli non sono in
grado di gestire i servizi; i comuni troppo grandi non consentono una effettiva partecipazione e un reale controllo da parte
dei cittadini e delle forze sindacali e sociali.
Si è pertanto andata affermando in
questi anni la necessità di ripartire il territorio in zone che comprendano un
numero di abitanti tali da consentire da un lato la
gestione di tutti i servizi di base, e cioè quelli di primaria utilità sociale,
e d'altro lato di consentire una reale partecipazione.
Tale organizzazione, che in generale
si ritiene debba comprendere in media 50.000 abitanti,
è stata definita unità locale.
L'unità locale non é un nuovo ente,
ma è il complesso unitario dei servizi di base gestiti a
seconda delle situazioni dai comuni, consorzi di comuni, organi del
decentramento dei comuni metropolitani.
Unità locali di tutti
i servizi
Il concetto dell'unità locale è
ormai acquisito (si pensi all'unità sanitaria locale). Ma anche l'unità locale
può venir svuotata da coloro che vogliono che tutto
resti così com'è. Si utilizza allora il termine di unità
locale per proporre contenuti, strutture e prestazioni completamente diversi da
quelli che sarebbero richiesti da un radicale cambiamento.
Infatti nel disegno di legge di riforma
sanitaria proposta dal Governo l'unità sanitaria locale viene ad essere una
struttura separata dal Comune e quindi a porsi come un nuovo ente. (Il Comune nomina solo i consiglieri dell'unità sanitaria e
vi è incompatibilità fra consigliere dell'unità sanitaria e consigliere
comunale).
Il Ministero dell'interno a sua
volta propone l'unità locale dei servizi sociali come struttura
separata dal Comune e dall'unità sanitaria locale.
Nella stessa ottica
Così, creando unità locali distinte
per settore, e soprattutto se ognuna di esse avrà una
sua personalità giuridica (unità sanitaria locale, unità locale dei servizi
scolastici, unità locale dei servizi abitativi, e magari anche l'unità locale
dei servizi culturali e ricreativi, ecc.) si opera in primo luogo lo
svuotamento delle competenze dell'organo elettivo il più a contatto con i
cittadini, il Comune, e in secondo luogo si settorializzano
i problemi, rendendo ancora più difficili gli interventi a monte che sono
indispensabili se si vogliono eliminare le cause che provocano le malattie, i
disadattamenti e le richieste di assistenza.
Se prendiamo ad esempio il ricovero
degli anziani in istituto: esso può essere evitato solo se appoggiato da una
gamma di interventi: pensioni adeguate, prestazioni
domiciliari sociali e sanitarie, alloggi individuali o per piccole comunità,
anche con servizi collettivi. Da qui pertanto la necessità politica e tecnica
che tutte queste competenze siano affidate ad un unico organo politico-amministrativo.
Avendo come principale punto di
riferimento la partecipazione dei cittadini quale forza che garantisce il
soddisfacimento di tutte le esigenze, vogliamo invece una unica
unità locale, vista non come un organo esclusivamente tecnico, ma come un
organismo politico e tecnico nello stesso tempo.
Vogliamo cioè
che all'organo di governo più vicino ai cittadini (Comuni, consorzi di comuni,
comunità montane, organi del decentramento dei comuni metropolitani) siano date
competenze e finanziamenti per poter essere un vero e proprio organo che
stabilisca, con la partecipazione dei cittadini, le linee politiche generali e
particolari e che gestisca tutti i servizi di base siano essi sanitari, ricreativi,
scolastici, abitativi, di tempo libero, ecc. ecc.
Posizione politica
della Regione Piemonte, della Provincia e del Comune di Torino
Come appare evidente dalla tabella
allegata,
Informazione
Situazione attuale
Lo Statuto della Regione Piemonte
precisa giustamente (art. 7):
«
Tutto ciò è rimasto finora sulla
carta. Inoltre il bollettino ufficiale non riporta le proposte di legge
presentate, non riferisce sui lavori del Consiglio Regionale, sulle nozioni,
interpellanze e interrogazioni e le delibere sono riportate solo per riassunto.
Le consultazioni delle commissioni
regionali sulle proposte di legge sono fatte in modo da risultare una semplice
formalità.
Richieste
Applicazione dell'art. 7 dello
Statuto Regionale, assicurando a tutte le forze sindacali e sociali una informazione tempestiva e completa per quanto
concerne i lavori del Consiglio regionale, pubblicando come già fanno altre
Regioni sul bollettino ufficiale:
- il resoconto
sommario delle sedute o almeno il processo verbale, in ogni caso con l'indicazione
delle dichiarazioni di voto dei gruppi consigliari;
- le proposte di
legge, gli ordini del giorno, le interrogazioni, le interpellanze e le mozioni;
- le delibere nel testo integrale;
- i resoconti per riassunto delle consultazioni.
Si richiede inoltre che vengano concordate con le forze sindacali e sociali le modalità
di attuazione delle «forme di comunicazione che consentono alla comunità
regionale di esprimere le proprie esigenze».
Si richiede inoltre che le
consultazioni abbiano un carattere sostanziale di confronto.
Si richiede alla Provincia e al
Comune di Torino di fornire anch'essi una informazione
tempestiva e completa secondo modalità da concordare.
Programmazione e
zonizzazione
Situazione attuale
L'art. 74 dello Statuto della
Regione Piemonte stabilisce «
Il bilancio preventivo
annuale, le leggi e gli atti della Regione che importano investimenti devono
essere coerenti con le linee fondamentali del programma pluriennale.
Nonostante l'esistenza fin dal marzo
1972 del rapporto dell'IRES per il piano di sviluppo del Piemonte 1970-1975,
studio fatto su richiesta della Giunta Regionale, e
nonostante le consultazioni effettuate sul rapporto suddetto, nessun programma
è stato definito.
Richieste
La programmazione deve essere il
metodo di lavoro di una Regione realmente democratica. Tale programmazione deve
saper tradurre le esigenze reali della popolazione: non deve pertanto nascere
nel chiuso di uffici burocratici, ma dalla
partecipazione attiva degli enti locali e delle forze sindacali e sociali del
territorio. Pertanto si richiede l'istituzione di una commissione
tecnico-politica, in cui siano rappresentati oltre alle forze politiche e
democratiche del Consiglio Regionale, i Comuni e le Province, la quale
predisponga il piano di sviluppo in un confronto aperto e partecipato con le
forze sindacali. Tale piano dovrà privilegiare i
consumi pubblici, promuovere il decentramento dei servizi e favorire la
partecipazione delle forze sindacali e sociali al controllo dei servizi.
Base della programmazione dei
servizi sanitari e sociali dovrà essere la
ripartizione del territorio in unità locali dei servizi.
La ripartizione dovrà essere unica
per tutti i servizi e perciò dovranno coincidere le unità locali
dei servizi sanitari e sociali con quelle dei distretti scolastici e di tutti
gli altri servizi di base. Tale ripartizione del territorio per la città di
Torino deve coincidere con la suddivisione in quartieri, così da permettere una
gestione unitaria dei servizi stessi da parte dei consigli di
quartiere.
Ciò richiede la modifica della legge
della Regione Piemonte sull'assistenza scolastica n.
27 del 2-9-1974.
A loro volta le comunità montane
dovranno coincidere con le Unità locali o essere parte di una sola Unità
locale.
Tutto ciò allo scopo di avere il
minor numero possibile di enti gestori e di modo che
gli enti gestori (Comuni, Consorzi di Comuni, Comunità montane, Consigli di
quartiere) siano organi politici e non nuovi enti.
Leggi e delibere della
Regione Piemonte per l'incentivazione degli enti parassitari e leggi di altre Regioni sulle unità locali e sui servizi
alternativi
Situazione attuale
Ponendosi sulla linea della incentivazione degli enti parassitari, il Consiglio
Regionale, a maggioranza, ha approvato la legge n. 27 del 2-9-1974 «Norme in
materia di assistenza scolastica in favore degli
alunni delle scuole materne e dell'obbligo» con la quale ha creato qualche
centinaio di nuovi enti, quasi che non fossero sufficienti le decine di
migliaia di uffici esistenti per la sanità e l'assistenza.
Infatti i distretti scolastici sono stati
trasformati in enti gestori dei servizi relativi all'orientamento professionale,
all'assistenza sociale e all'assistenza medico-psico-pedagogica,
separando inoltre sanità e assistenza dentro e fuori della scuola. Inoltre i
consigli di istituto della scuola media sono stati
trasformati in enti gestori di bibiblioteche di classe e di istituto, della
fornitura agli alunni dei libri di testo e dei sussidi didattici, mentre tali
competenze dovevano essere date ai Comuni anche per poter passare dalle
biblioteche di istituto a centri culturali di quartiere.
La suddetta legge della Regione Piemonte lascia molto spazio ai patronati scolastici,
mentre
La seconda legge approvata dalla
Regione Piemonte è la n. 21 del 29-7-1974 «Interventi
per la promozione dell'assistenza domiciliare agli
anziani, agli inabili ed ai minori, nonché per il funzionamento di centri di
incontro per gli anziani».
Questa legge, che ha come aspetto positivo solo quello di non limitare l'assistenza domiciliare
agli anziani, isola però gli anziani nei centri di incontro e va contro il
principio dei centri civici (non assistenziali) aperti a tutti i cittadini e punto
di riferimento per tutti i servizi di zona e centri di politica attiva, di
scambi culturali e di attività ricreative per tutta la popolazione.
Inoltre la legge n. 21 stabilisce
che i Comuni possono appaltare i servizi ad enti pubblici e privati e prevede
la costituzione di consorzi fra i Comuni con popolazione inferiore ai 15.000
abitanti, consorzi che si possono sovrapporre a quelli necessari per la
costituzione delle unità locali.
Inoltre il Consiglio regionale ha
approvato la legge cosiddetta del riscaldamento mediante la
quale tramite i comuni versano ai poveri un po' di elemosina.
Per quanto riguarda le leggi
regionali sugli asili nido, vi è da osservare che
finora non ne é stato aperto nemmeno uno.
Delibere della Regione
Piemonte
Citiamo nella tabella che riportiamo
per ragioni di spazio solo le delibere più importanti del 1973 e del 1974:
n. 9-17378 L. 129.500.000 ai Patronati scolastici
» 27-18236 » 24.800.000 ai Patronati scolastici
» 44-19286 » 7.085.000 all'ODA e alla G.I. per colonie estive ragazzi bisognosi
» 22-20548 » 10.693.000 a ente privato per colonie estive ragazzi
bisognosi
» 48-21618 » 65.400.000 contributi a ECA
» 49-21619 » 165.485.000 contributi a ECA
» 72-22214 » 146.900.000 contributi straordinari a enti e
istituzioni
» 73-22178 » 122.560.000 contributi a centri eroganti assistenza alimentare a minori poveri
» 75-22215 » 96.600.000 (ripetute per 35 anni) per costruzione istituti per anziani e
invalidi
» 22-22685 » 25.600.000 contributi straordinari a enti
» 2- 5904 » 1.680.000 (ritenute per 35 anni) per nuovo manicomio a Novara
» 66- 7886 » 129.500.000 ai Patronati scolastici
» 35- 8596 » 94.950.000 contributi straordinari a enti
» 34- 9554 » 187.156.000 ai Patronati scolastici
» 64-10687 » 449.882.000 alle scuole materne non statali
» 67-10690 » 213.470.000 ai Patronati scolastici
» 71-10694 » 259.000.000 ai Patronati scolastici
» 139-10751 » 210.020.000 a enti vari per soggiorni di vacanza
ragazzi bisognosi
» 61-11484 » 37.500.000 contributi straordinari a enti
» 3-11486 » 94.500.000 contributi straordinari a enti
» 33-12260 » 446.000.000 a Patronati scolastici
» 47-12271 »
1.463.140.000 a ECA
» 15-16124 » 4.000.000 (ripetute per 35 anni) per nuovo istituto per anziani e invalidi
» 13-18884 » 61.360.000 contributo straordinario a enti
» 15-18886 » 211.060.000 a ECA
» 16-18887 » 19.900.000 contributi straordinari a enti
» 125-17331 » 378.560.000 acquisto laboratori per medicina lavoro
» 126-17332 » 251.165.000 acquisto attrezzature per medicina lavoro
» 50-17309 » 50.500.000 contributi a enti per subnormali
» 102-17310 » 300.000.000 ai Patronati scolastici
» 103-17311 » 154.400.000 ai Patronati scolastici
» 40-17166 »
299.940.000 (ripetute per 35 anni) per nuovi istituti di ricovero per minori,
anziani e invalidi
» 41-17167 » 75.700.000 contributi straordinari a enti
» 28- 734 » 336.500.000 a ECA
» 13- 1737 » 24.000.000 a convitti
» 13- 1738 » 448.000.000 a Patronati scolastici
» 15- 1741 » 116.600.000 a Patronati scolastici
» 10- 5122 » 112.500.000 contributi straordinari a enti
» 22- 5933 » 274.390.000 contributi a enti per soggiorni di vacanze
minori bisognosi
» 10- 6446 » 74.600.000 contributi straordinari a enti
» 11- 6447 »
1.553.200.000 a ECA
» 22- 6658 » 480.000.000 a scuole materne non statali
» 16- 6972 »
735.283.696 a enti ospedalieri per acquisto
attrezzature
» 24-7392 » 231.320.000 ai Patronati scolastici
» 3368 » 3.200.000 (ripetuto per 35 anni) per nuovo istituto di ricovero per anziani
» 3440 » 3.200.000 (ripetute per 35 anni) per nuovo istituto di ricovero per anziani
» 3442 » 25.800.000 (ripetute per 35 anni) per nuovo manicomio a
Alessandria
» 3456 » 3.350.495 (ripetute per 35 anni) per nuovo istituto di ricovero per anziani
» 3457 » 2.800.000 (ripetute per 35 anni) per nuovo istituto di ricovero per anziani
» 3483 » 73.000.000 per trasformazione centrale termica manicomio Grugliasco
(non ancora funzionante)
» 18- 8047 » 104.750.000 contributi straordinari a enti
» 3902 » 1.163.673 (ripetute per 35 anni) per nuovo istituto di ricovero per anziani
» 4409 » 4.000.000 (ripetute per 35 anni) per nuovo istituto di ricovero per anziani
» 4431 » 3.200.000 (idem come sopra)
» 4512 » 552.403.000 spese ristrutturazione manicomio Novara
» 4632 » 18.320.000 (ripetute per 35 anni) per nuovo istituto per sordomuti a Cuneo
» 4664 » 1.000.000 (ripetuto per 35 anni) per completamento istituto ricovero per anziani
» 4669 » 6.000.000 (ripetute per 35 anni) per nuovo istituto di ricovero per anziani
» 4- 8963 » 169.999.285 (ripetute
per 35 anni) per nuovo istituto di ricovero per anziani
» 14- 7593 »
3.208.134.000 alle Casse scolastiche e agli istituti pareggiati, parificati e riconosciuti
Richieste
Le affermazioni della Regione
Piemonte non rispondono a verità, come è dimostrato
dalle leggi emanate da altre Regioni, le quali, pur nei limiti delle parziali
competenze trasferite dallo Stato, hanno legiferato in materia di unità locale
e di servizi alternativi.
A) Leggi in materia di unità locale in ordine di importanza:
1) la legge della Regione Umbria n. 57 del 14-11-1974
«Organizzazione dei servizi sanitari e socio-assistenziali della Regione». Essa
ripartisce il territorio in 10 unità locali dei
servizi sanitari e sociali e stabilisce il riordinamento dei servizi di:
profilassi delle malattie infettive; igiene della produzione e distribuzione
degli alimenti e delle bevande; igiene ambientale e protezione dagli
inquinamenti; igiene e medicina preventiva dl lavoro; vigilanza, profilassi e
assistenza veterinaria; assistenza sanitaria ed ospedaliera; igiene mentale;
tutela materna ed infantile ed assistenza ai minori; igiene e medicina
scolastica e dell'età evolutiva; educazione sanitaria; recupero e
riabilitazione per le malattie sociali ed assistenza agli invalidi; assistenza
e protezione dell'anziano.
Tale riordinamento deve essere effettuato (art. 2) garantendo in particolare:
- l'unitarietà degli interventi
mediante il coordinamento, anche a mezzo di
convenzioni, e l'eventuale unificazione delle strutture pubbliche esistenti,
nell'ambito della programmazione regionale;
- l'adeguata articolazione
territoriale dei presidi mediante la costituzione di distretti sanitari e
socio-assistenziali;
- l'effettiva partecipazione della popolazione alla gestione di tutti i livelli della organizzazione
sanitaria e socio-assistenziale;
- la parità di fruizione
per tutti i cittadini dei servizi organizzati nelle Unità locali dei servizi
sanitari e socio-assistenziali;
- la completa attuazione delle
deleghe regionali in materia di sanità e di assistenza
da parte dei comuni associati in consorzi per la gestione delle Unità locali
di servizi sanitari e socio-assistenziali;
- la utilizzazione
dei servizi ospedalieri ed extra ospedalieri nell'ambito di una gestione
democratica da parte dei cittadini realizzando dipartimenti di prevenzione, di
cura e di riabilitazione quali strumenti finalizzati all'assistenza.
Il complesso dei
servizi gestiti da ciascun consorzio di cui alla presente legge costituisce
l'Unità locale per i servizi sanitari e socio-assistenziali (U.L.S.S.S.);
2) la legge della Regione Toscana n. 64 del 14-11-1973 che prevede la
suddivisione del territorio regionale in 71 unità locali dei servizi sanitari
e sociali comprendenti da un minimo di
3) la costituzione dei consorzi socio-sanitari
in tutto il territorio della Regione Emilia-Romagna;
4) la legge della Regione Lombardia n. 37 del 5-12-1972
che ha diviso il territorio regionale in zone sanitarie. Questa legge, a
differenza di quelle precedentemente indicate,
concerne solo i servizi sanitari e non quelli sociali;
B) Leggi in materia di
servizi alternativi:
I) la legge della Regione Toscana n. 46 del 3-8-1973
«Interventi a favore dei Comuni, loro Consorzi e Comunità montane per attività di assistenza sanitaria e sociale nei settori della maternità,
dell'infanzia e dei giovani in età evolutiva»;
II) la legge della Regione Toscana n. 47 del 3-8-1973
«Istituzione di servizi per la tutela sanitaria dei lavoratori nei luoghi di
lavoro»;
III) la legge della Regione Umbria n. 12 del 23-2-1973
«Norme per l'assistenza a favore di minori, anziani e
inabili al lavoro» che prevede i seguenti interventi in ordine preferenziale:
a) prestazioni domiciliari di aiuto domestico, di servizio sociale e di assistenza
sanitaria;
b) altre prestazioni idonee a
favorire l'inserimento, il mantenimento ed il reinserimento dell'assistito
nella vita di relazione, compreso l'alloggio a condizioni preferenziali
di assegnazione e di canone;
c) prestazioni economiche,
alternative ad altra forma di assistenza, anche
attraverso la corresponsione di un assegno familiare o personale integrativo
di eventuale trattamento pensionistico;
d) formazione e finanziamento di
piccoli nuclei comunitari, cui possano essere assicurate anche le prestazioni di
cui al punto a) del presente articolo;
e) ricovero di minori e di adulti inabili o di anziani, rispettivamente presso
istituti educativo-assistenziali e presso case di
riposo, riconosciuti idonei dalla Regione, sempreché
sia accertata l'impossibilità di provvedere altrimenti al loro mantenimento.
L'eventuale ricovero non esclude
altre prestazioni di carattere economico ed
assistenziale;
IV) la legge della Regione Lombardia n. 59 del 9-9-1974
«Norme per l'attuazione del diritto allo studio» che elimina l'assistenza
scolastica e sopprime i patronati scolastici ed i
relativi consorzi provinciali;
V) le leggi della Regione Emilia-Romagna n. 10 dell'11-9-1972 «Istituzione di un
fondo per la prevenzione nei settori della medicina ed assistenza» e n. 51 del 31-11-1974 «Norme per il finanziamento dei servizi di prevenzione nei settori
della medicina ed assistenza».
È anche necessario che in materia
Inoltre si chiede che
Comune di Torino
Situazione attuale
La linea politica del Comune di
Torino in materia di sanità, di assistenza, di asili
nido e scuole materne è anch'essa finalizzata alla incentivazione degli enti
parassitari e alla privatizzazione massima dei servizi.
Ne sono esempi il ricovero di
minori, anziani e invalidi appaltati a istituti
privati e a Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza, l'appalto
dell'assistenza scolastica al Patronato, la proliferazione delle cliniche e
degli asili nido privati, i forti finanziamenti alle scuole materne private, la
presenza massiccia di scuole private per la formazione di operatori sociali e
per la prima infanzia.
Esiste inoltre una gestione autonoma
da parte dei vari assessorati, per cui gli interventi
sono settorializzati al massimo. Basti pensare che la
medicina scolastica fa capo a tre distinti servizi dell'assessorato all'igiene
e all'assessorato al lavoro oltre che, in base alla
legge regionale n. 27 del 2-9-1974, ai distretti scolastici.
Il Consiglio comunale di Torino ha
approvato all'unanimità la proposta di legge del comune di
Settimo Torinese, senza però assumere nessun impegno per mettere in pratica
quanto già oggi possibile.
Il Comune di Torino ha intenzione di
mettere in atto un servizio di medicina e igiene del lavoro
come servizio a se stante e cioè andando verso la proliferazione e settorializzazione degli interventi allontanando sempre
più le prospettive di un servizio di medicina preventiva che comprenda anche
la medicina del lavoro e la medicina scolastica.
Il Comune di Torino continua a
creare uffici periferici, facendo credere che ciò costituisca un
decentramento, mentre nei fatti è invece l'estensione su tutto il territorio
del proprio potere.
Per quanto riguarda l'assistenza
invece di andare verso il suo superamento mediante
interventi che risolvano a monte le richieste di assistenza (scuole materne e
asili nido, scuole a tempo pieno, assegnazione alloggi dell'edilizia economica,
ecc.) il Comune procede all'allargamento degli interventi assistenziali con la
creazione di servizi di segretariato sociale, di centri per anziani, di altri
centri per minori ecc.
Nulla ha fatto e fa il Comune di
Torino per impedire che gli ospedali espellano
(violando anche le leggi vigenti) i poveri definiti cronici (i ricchi restano
negli ospedali) che poi sono costretti a pagare essi stessi o con i soldi dei
figli il ricovero in istituti del tutto inidonei come i «Poveri vecchi» di Corso
Unione Sovietica.
Il Comune di Torino nulla ha fatto
(essendo la sua linea quella del clientelismo) perché i propri rappresentanti
negli enti ospedalieri, nelle IPAB, nell'IACP, nel
Patronato scolastico, nell'ECA ecc., portassero avanti una politica tesa a
soddisfare le esigenze della popolazione e il superamento degli enti
parassitari.
Ne è derivato uno spreco enorme del
pubblico denaro (miliardi) e la persistente mancanza di servizi essenziali come
asili nido e scuole materne, scuole a tempo pieno con eliminazione dei doppi
turni, ospedali di zona, servizi sociali alternativi al ricovero.
Provincia di Torino
Situazione attuale
Anche
Il caso dei sei bambini sottratti
alla Sig.ra Lanzarotti e
il loro ricovero all'Istituto Provinciale per l'infanzia è solo un esempio
della politica di emarginazione della Provincia di
Torino.
Le lotte dei lavoratori hanno
costretto
Nessuna prospettiva seria viene offerta al Mainero, non
attuando i necessari servizi di quartiere come le comunità alloggio.
Nessuna azione è stata fatta dalla
Provincia di Torino nei confronti dei propri rappresentanti nei vari enti
ospedalieri, nel comitato provinciale dell'ONMI (presieduto da un consigliere
provinciale in rappresentanza del Presidente della Provincia); nelle IPAB, nell'IACP ecc.
Richieste
La prima richiesta nei confronti
della Provincia di Torino è quella di decentrare nei quartieri-unità locali
tutti i servizi assistenziali ed i servizi sanitari di
base sull'esempio del decentramento psichiatrico per arrivare al più presto
possibile alla eliminazione del manicomio, dell'istituto provinciale per
l'infanzia e dei ricoveri per minori ciechi, sordi e subnormali.
Il decentramento deve riguardare
anche il personale e deve essere fatto in modo da modificare profondamente i
contenuti degli interventi e da assicurare inizialmente un coordinamento con
gli altri servizi di zona e poi la loro piena integrazione.
Ciò comporterà anche il passaggio
delle competenze dalla Provincia al Comune.
La provincia ricovera nei manicomi di
Collegno, Grugliasco, Savonera e S. Maurizio Canavese molti anziani di Torino,
che sono da tempo dimissibili
se vi fossero le strutture e servizi necessari.
Si richiede al riguardo che
Il Comune di Torino dovrà a sua
volta istituire i servizi necessari come comunità alloggio
di quartiere.
All'Opera pia ospedali psichiatrici
la richiesta è quella di utilizzare i fondi disponibili (un miliardo) per
l'acquisto degli alloggi necessari per istituire le comunità alloggio.
A tal fine dovrà costituire un centro
che unifichi le attuali iniziative pubbliche determinando così lo svuotamento
di quelle private.
Altri enti
Situazione attuale
Opera in Torino una miriade di altri enti assistenziali pubblici quali ECA, Patronato
scolastico, Gioventù italiana, Comitati provinciale e comunale ONMI, ENAOLI,
ONPI, ENAL, ecc. (V. l'elenco degli enti indicati nella proposta di legge di
iniziativa popolare). Tutti questi enti, oltre quelli
privati, fanno una loro politica sprecando pubblico denaro per non assistere.
La stessa confusione esiste in campo
sanitario: mutue e casse mutue, servizio comunale di assistenza
sanitaria ai poveri e di assistenza domiciliare e infermieristica, enti
ospedalieri, cliniche private ecc.
Come già detto
numerosi sono gli asili nido privati (oltre a quelli dell'ONMI e quelli
aziendali) e ancor più numerose sono le scuole materne private largamente
finanziate dalla Regione Piemonte, dal Comune e anche dalla Provincia di
Torino.
Richieste
A tal fine dovranno operare non solo
le sedi politiche (Presidenti, Assessori, Giunte e Consigli), ma anche i
rappresentanti nominati dalla Regione, dalla
Provincia e dal Comune di Torino negli enti di cui si chiede il superamento.
Tale politica dovrà consentire anche
il passaggio del personale ai nuovi servizi.
Formazione
professionale degli operatori sanitari, sociali e per la prima infanzia
Situazione attuale
Non esiste in materia nessuna
politica seria da parte della Regione Piemonte, della Provincia e del Comune di
Torino.
Ne deriva fra l'altro:
- la presenza nei servizi di
personale scarso e dequalificato;
- l'ampio spazio lasciato
all'iniziativa privata;
- la impossibilità
reale di utilizzare per nuovi servizi il personale dei vecchi enti da sopprimere,
personale che dovrebbe seguire corsi di riqualificazione, aggiornamento o
riconversione.
Richieste
In materia di formazione degli
operatori sanitari e sociali, si fa richiamo al documento dei sindacati presentato
alla Regione Piemonte.
MOZIONE CONCLUSIVA
I partecipanti alle giornate di
lavoro del 12 e 13 aprile 1975 sul tema dei servizi socio-sanitari di
quartiere, organizzato dal Coordinamento dei Quartieri
Ribadita
l'attuale insostenibile carenza a tutti
i livelli dei servizi sanitari e sociali
Denunciano
innanzitutto che la linea politica e operativa
perseguita dalla Regione Piemonte e dal Comune di Torino non è diretta ad
avviare la riforma sanitaria e assistenziale.
Infatti
Tutto ciò va contro l'esigenza di
una gestione unitaria da parte dei Comuni, i loro consorzi e organi di
decentramento di tutti i servizi.
A sua volta il Comune invece di
ridurre gli interventi assistenziali ne amplia l'area
operativa ad esempio mediante:
1) la creazione di centri di incontro per anziani, centri di tempo libero per anziani
e minori, ospedali diurni, tutti gestiti dall'assessorato all'assistenza e perciò,
di fatto, destinati ai poveri;
2) il semplice trasferimento nei
quartieri di alcune attività (ad esempio segretariato
sociale e servizi professionali di zona) che conservano caratteristiche di settorialità senza essere unificate con gli altri servizi
in particolare con quelli sanitari;
3) la conservazione della prassi del
facile ricovero di anziani e minori.
I partecipanti al Convegno
richiedono alla Regione Piemonte:
1) di approvare prima della fine del
mandato la proposta di legge presentata nell'aprile
'74 dal Comune di Settimo Torinese, e recentemente fatta propria all'unanimità
dal Consiglio Comunale di Torino, che prevede una zonizzazione unica del
territorio per tutti i servizi di base, la costituzione di Comitati
socio-sanitari di zona e contributi regionali ai Comuni per la creazione di
servizi alternativi;
2) di cessare ogni finanziamento ad
enti pubblici e privati per costruzione di istituti
di ricovero per minori handicappati e anziani e in particolare di modificare
in tal senso il disegno di legge n. 239;
3) di favorire la
stipulazione di convenzioni tra Enti e Comuni come in seguito indicato;
4) di decentrare
ai Comuni il servizio di medicina del lavoro;
5) di assumere provvedimenti in
materia di formazione professionale, aggiornamento e riqualificazione di operatori sanitari e sociali per favorire la costruzione
di scuole istituite e gestite da Enti Locali;
6) di rispondere
positivamente alle richieste avanzate nella manifestazione dell'11-4-75 e in
particolare a quelle riguardanti l'ONMI.
I partecipanti richiedono al Comune
di Torino:
a) di chiudere positivamente prima
della fine del mandato le vertenze relative al Centro
base delle Vallette, all'Opera Pia Lombroso, alla pubblicizzazione del servizio di riabilitazione dell'AIAS,
alla ristrutturazione decentrata dei propri servizi di medicina scolastica al
fine di consentire anche l'inserimento degli handicappati nelle strutture
normali prescolastiche e scolastiche;
b) di stipulare convenzioni con le
Opere pie per l'assistenza agli anziani allo scopo di utilizzare
nei propri servizi il personale degli Enti, bloccando ogni assunzione di nuovo
personale nei servizi comunali di modo che i lavoratori degli enti da superare
possano essere inseriti, garantendo a questi lavoratori i necessari interventi
di riqualificazione e aggiornamento.
Tali convenzioni devono prevedere
anche l'utilizzazione dei patrimoni delle Opere Pie per realizzare servizi di
base alternativi (abitazioni di edilizia economica,
comunità alloggio per minori o anziani, centri sociosanitari di quartiere,
ecc.);
c) di organizzare
interventi di medicina del lavoro integrati con gli altri servizi di quartiere. Tutte queste iniziative devono
collocarsi sia nella linea della citata proposta di legge approvata dal
Consiglio Comunale di Torino sia nella linea della deliberazione approvata per
la realizzazione del decentramento politico ed amministrativo del Comune di
Torino: i futuri consigli di quartiere elettivi
dovranno gestire le U.L.S. con il controllo
democratico delle forze sindacali e sociali.
I partecipanti chiedono che il
Comune di Torino riconosca sin d'ora alle forze
sindacali e sociali del territorio, ed in particolare agli attuali Comitati di
quartiere, poteri di iniziativa e di controllo democratico sulla istituzione e
gestione dei servizi.
I partecipanti al Convegno
propongono a tutte le forze politiche e democratiche un dibattito pubblico con
le forze presenti a questo Convegno da tenersi in occasione della campagna
elettorale entro il mese di maggio, affinché le forze politiche dichiarino i
propri impegni programmatici sul tema dei servizi sanitari e sociali di quartiere
e sugli interventi che intendono proporre per anticipare, anche nella nostra
Regione, le riforme sanitaria e assistenziale.
Torino,
13 aprile 1975
www.fondazionepromozionesociale.it