Prospettive assistenziali, n. 30, aprile-giugno 1975
SPECCHIO NERO
In
Italia ogni venti minuti muore un bambino al di sotto di
un anno. Le istituzioni a tutela dell'infanzia hanno dimostrato con tutta una
serie di negligenze ed omissioni che, quando non favoriscono la morte del
bambino, ne compromettono gravemente la crescita.
L'abitazione
nei ghetti della città in alloggi sovraffollati, la mancanza dei servizi
urbanistici più elementari, spazi verdi, asili, scuole, ospedali, trasporti pubblici, si ripercuote in modo violento sui bambini. Messo
di fronte a questa situazione, l'impegno pubblico dimostra una
indifferenza talora cinica.
Non
così l'industria dei medicinali che copre «il sederino d'oro» con pannolini
vaporosi, con creme raffinate, scopre vitamine ed enzimi vitalizzanti,
prodotti dietetici speciali.
Ma c'è di più: si trasferisce nell'area medica la ribellione
del bimbo, il suo tentativo di costringere l'ambiente ad occuparsi di lui, si
risolve cioè nel piano farmacologico
la sua delusione affettiva.
TEGO, COLLIGO, NUTRO. - LO STATUTO DEL PRINOTTI RICALCA
QUELLO DELLE ISTITUZIONI MEDIOEVALI
Quando
il 7 dicembre '74 fu inaugurato il nuovo edificio per
l'asilo nido e la scuola materna dell'Istituto Prinotti
di Torino, abbiamo sottolineato quanto la nuova iniziativa andasse contro tutto
ciò che si dice e si fa per non emarginare gli handicappati (1).
Abbiamo
anche fatto notare come fosse chiara la vera
motivazione di questa operazione: non la necessità del sordo o sordastro, la
cui integrazione deve avvenire nelle comuni scuole materne e dell'obbligo e di
cui esistono già numerosi casi di inserimento, ma la volontà di assicurare la
sopravvivenza di un istituto che negli ultimi tempi aveva visto quasi sparire
la sua solita «clientela» e correva il rischio di dover chiudere.
Si
è così contrabbandata dietro le solite pretese tecnicistiche
(nel depliant inaugurale si parlava de «i più moderni ritrovati della tecnica
e della rieducazione audiofonetica», «locali
scolastici dotati di attrezzature fra le più avanzate
del settore», «personale altamente qualificato», ecc.) la logica del
mantenimento dei centri di potere della D.C. Non a caso, infatti, il presidente
del Prinotti è un democristiano e il presidente della
Giunta regionale che, con un decreto, ha modificato il fine statutario
dell'Istituto Prinotti è anch'egli un DC.
Ma
la perla di tutto questo è proprio il nuovo statuto, di cui riportiamo solo due
brani, quanto mai significativi:
Art. 1/a «Ospitare,
istruire ed educare le sordomute... appartenenti a
qualsiasi Provincia d'Italia».
Si
va così contro la più elementare logica di non emarginazione, per cui le assistite vengono sradicate dal proprio ambiente
ed estraniate dai problemi reali.
Art. 1/b «Accogliere, in apposito reparto, sordomute adulte bisognose, da adibire a
lavori interni dell'istituto».
Quest'ultimo
punto non ha bisogno di commento.
Non
si possono pensare che due cose: o che ormai la sete di potere e la negazione
dei diritti degli handicappati non ha limiti, o che il
28 ottobre (data del decreto della Regione Piemonte) sia sempre, anche a
decenni di distanza, un brutto giorno.
(1) V. Prospettive assistenziali, n. 29, pag.
58.
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