Prospettive assistenziali, n. 32, ottobre-dicembre 1975
ESPERIENZE
ALBERTO DRAGONE
Il 30 aprile 1975 il Consiglio
comunale di Torino ha approvato la delibera (allegato 1) che, sia pur con
molte ambiguità, stabilisce l'assunzione da parte del Comune del servizio di riabilitazione finora svolto dall'Associazione italiana
per l'assistenza agli spastici.
L'AIAS gestisce da anni un centro
riservato ai soli spastici che comprende una sezione a semiinternato con
scuole speciali statali interne materne ed elementari (per 80 bambini) e una
sezione per trattamenti ambulatoriali (per 100
ragazzi).
Tracciamo i punti più importanti di questa vertenza che ha avuto inizio alcuni anni fa. Nel
novembre 1972, dopo anni di discussioni, veniva
approvato all'unanimità dall'assemblea dell'AIAS dei genitori, del personale,
di rappresentanti sindacali e di associazioni il seguente documento:
PROPOSTE SUI SERVIZI PER SPASTICI
Programmazione
dei servizi
La linea da
perseguire è quella del passaggio dagli attuali
interventi emarginanti e spesso segregativi ai servizi aperti a tutti
(handicappati e non handicappati). Si chiede pertanto che non siano più create
strutture destinate esclusivamente agli handicappati (scuole speciali,
istituti, centri ambulatoriali abilitativi ecc.), ma che i servizi scolastici,
sanitari, ricreativi, abitativi possano essere utilizzati da tutti
(handicappati e non handicappati).
La liquidazione
delle attuali strutture e servizi emarginanti dovrebbe essere attuata dalla
Regione superando ogni tentazione tecnocratica e sviluppando il massimo impegno
democratico nei rapporti con l'opinione pubblica, le amministrazioni locali, i
sindacati, le organizzazioni sociali, sia in merito alla situazione attuale,
sia in relazione alle iniziative che
Gli interventi a
livello di unità locale dei servizi dovranno essere
unificati in uno o più servizi, ciascuno dei quali dovrà agire in una zona
delimitata. Ciò allo scopo di evitare che a livello di unità
locale dei servizi si riproduca la settorializzazione
degli interventi.
Nell'attesa della
programmazione regionale, si chiede che le amministrazioni
provinciale e comunale di Torino, in tutta l'ampiezza consentita dalle
attuali competenze, con la massima urgenza e con la più sollecita gradualità
possibile, provvedano, utilizzando le leggi vigenti e gli spazi consentiti,
alla istituzione di servizi aperti a tutti. In particolare ci si richiama alla
legge 31-3-71 n. 118 sugli invalidi civili e ai D.P.R.
11-2-61 n. 264 e 22-12-67 n. 1518 sulla medicina scolastica.
Si chiede che i
nuovi servizi siano attuati in modo da poter essere inseriti nelle future unità
locali dei servizi intese non come un nuovo ente, ma come un complesso di
servizi sanitari, sociali, abitativi, culturali, di tempo libero, ecc. gestiti
dai Comuni, Consorzi di comuni o articolazioni subcomunali, comprendenti circa 50.000 abitanti e democraticamente
controllati.
Ai comprensori,
comprendenti più unità locali dei servizi, dovranno essere demandate quelle
attività che non potranno essere svolte a livello di
unità locali. La gestione dei comprensori dovrà essere assicurata dai consorzi di U.L.S. o dalle Province.
Formazione
e riqualificazione degli operatori sociali
Occorre garantire la
riqualificazione, l'aggiornamento e la riconversione del personale in servizio,
in modo da assicurare la presenza di idonei operatori
sociali soprattutto nei nuovi servizi.
La formazione,
riqualificazione, aggiornamento e riconversione degli operatori sociali dovrà
essere attuata nell'orario di lavoro assicurando un continuo collegamento fra
teoria e pratica, in modo che la preparazione sia completa.
Particolarmente urgente
è la creazione da parte della Provincia di Torino, se possibile in
collaborazione con il Comune di Torino e altri Comuni, di un centro di formazione di terapisti della riabilitazione.
Impostazione
generale riguardante gli spastici
Se fondamentale è il
problema della riabilitazione del bambino spastico (fisioterapia, logopedia,
ecc.) non meno importante è il problema della socializzazione degli spastici,
i quali da una convivenza con i bambini cosiddetti normali possono imparare a
vivere nel contesto sociale reale e sensibilizzare i
normali ai loro problemi specifici.
Asili
nido
Si chiede
l'inserimento di tutti i bambini (handicappati e non handicappati) e in
particolare degli spastici. Eventualmente, nella fase iniziale, gli spastici
gravi potrebbero essere inseriti insieme agli altri
bambini in due o tre asili nido sperimentali.
Scuole
materne
Si chiede il
potenziamento delle positive esperienze in atto
(soprattutto per quanto concerne le sezioni integrate) e l'inserimento di tutti
i bambini spastici nelle scuole materne comuni dando una applicazione non
restrittiva e non emarginante all'articolo 28 della legge 30-3-71 n. 118. Le
prestazioni specialistiche, in particolare quelle di fisioterapia e di
logopedia, dovranno essere fornite nelle scuole materne dal servizio di
medicina scolastica dei Comuni, unificandole con quelle degli asili nido.
Scuole
dell'obbligo
Si chiede
l'inserimento nelle comuni scuole dell'obbligo di tutti i bambini (handicappati
e non handicappati). Eventualmente nella fase iniziale gli spastici gravi potrebbero essere inseriti insieme agli altri bambini in
alcune scuole elementari sperimentali, anche, se necessario, in sezioni
speciali. Si chiede inoltre il superamento della scuola speciale dell'A.I.A.S. per arrivare, attraverso l'istituzione di classi
speciali presso le scuole comuni dell'obbligo, alla prospettiva
dell'inserimento del maggior numero di allievi nelle
classi comuni. Le classi speciali dovranno essere istituite solo per gli
allievi spastici per i quali oggi non è possibile l'inserimento in classi
comuni. Le prestazioni riabilitative dovranno essere assicurate anche in questo
caso dai servizi di medicina scolastica comunali. All'inizio si può prevedere
una collaborazione dell'AIAS e del suo personale.
Centri
di preparazione professionale
Si chiede
l'inserimento degli spastici, che non abbiano altri sbocchi professionali, nei
comuni centri di preparazione professionale, in sezioni integrate o distinte.
Questi centri dovranno essere il più possibile decentrati. La competenza deve
essere dell'assessorato al lavoro e non di quello all'assistenza.
In questi centri
dovrà continuare la riabilitazione.
Laboratori
protetti
I laboratori
protetti devono essere considerati l'ultima risorsa per i ragazzi spastici per i
quali non è possibile oggi l'inserimento nel lavoro comune. Anche in questa situazione
dovrà continuare la riabilitazione e dovrà essere
ricercato e promosso l'inserimento nel lavoro comune.
Anche queste strutture
devono essere decentrate il più possibile.
Focolari
Si chiede la
progressiva deistituzionalizzazione degli spastici
ricoverati in istituto e la creazione di piccole comunità di quartiere (8-10
posti), inizialmente solo per spastici e poi con l'inserimento di ragazzi anche
non handicappati.
Partecipazione
A tutti i livelli deve essere garantita la partecipazione degli spastici,
delle loro famiglie e delle forze sociali organizzate nel territorio.
Politica
dell'A.I.A.S.
L'A.I.A.S. dovrà operare per la sollecita creazione delle
iniziative e servizi sopra indicati per trasferire agli enti locali le proprie
competenze.
Dovrà vigilare
affinché questo trasferimento rappresenti per gli
spastici interventi sempre più efficaci e il miglior inserimento sociale
possibile.
L'Assemblea, letto e
approvato il documento allegato, presenta le seguenti richieste:
1) alla Regione
Piemonte, alle Amministrazioni Provinciali di Torino e Comunali di Torino e
zone limitrofe:
a)
b) L'Amministrazione
Provinciale, in collaborazione con le Amministrazioni
Comunali, istituisca immediatamente un centro per la preparazione del
personale su indicato;
2) al Consiglio
Direttivo dell'AIAS:
a) Il Consiglio
Direttivo si pronunci sul documento allegato.
b) Il Consiglio
Direttivo, in collaborazione con i genitori, le forze sindacali e sociali
interessate, promuova al più presto un incontro con i responsabili
dell'Amministrazione Comunale di Torino perché sia attuato ai più presto nelle
scuole materne comunali l'inserimento dei bambini spastici, sia lievi che gravi, se occorre costituendo sezioni speciali al loro
interno, garantendo il complesso degli interventi riabilitativi necessari.
c) L'AIAS si impegni a collaborare inizialmente con l'Amministrazione
Comunale di Torino mettendo a disposizione la propria esperienza in modo che
l'iniziativa sia attuata con tutte le garanzie possibili.
d) Qualora
l'Amministrazione Comunale rispondesse negativamente, il Consiglio Direttivo
dell'AIAS si impegni con le forze su indicate a
promuovere manifestazioni volte a ottenere quanto richiesto;
3) alle Autorità
competenti e al Consiglio direttivo dell'AIAS:
- siano attuati gli
inserimenti degli spastici e degli handicappati nelle scuole dell'obbligo, nei
centri di addestramento professionale e nei
laboratori protetti, secondo le indicazioni contenute nel documento.
Inoltre tutte le
forze presenti nell'assemblea si impegnano a
programmare una serie di incontri con gli assessorati responsabili e con i capi
gruppo consiliari della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e dei
Comuni, nonché le manifestazioni che si riterranno necessarie in appoggio alle
richieste su esposte.
Il documento veniva
approvato dal Consiglio direttivo dell'AIAS nella seduta del 13-11-1972.
Per sollecitare poi i soci ed i
membri del Consiglio di amministrazione dell'AIAS a
svolgere un'azione per promuovere l'inserimento dei bambini e ragazzi spastici
nelle scuole elementari (erano già in atto inserimenti nelle scuole materne e
si riteneva che non vi fossero grosse difficoltà a generalizzarli), venivano
redatti due volantini:
VOLANTINO N. 1
Ai
genitori e agli allievi delle Scuole di Torino,
chiediamo che
anche gli spastici possano frequentare le scuole comuni.
Chi sono gli spastici. Gli spastici sono
ragazzi che a seguito di lesioni subite prima, durante o dopo il parto hanno
difficoltà più o meno notevoli nel muovere le braccia
e/o le gambe.
Spesso essi hanno
difficoltà anche nel parlare.
Alcuni di essi si devono spostare con una carrozzella.
Quanti sono. Si ritiene che gli spastici minori e adulti siano in
Italia oltre centomila.
Esigenze dei ragazzi spastici. Hanno le esigenze
di tutti i ragazzi ed in più ad essi deve essere
assicurata la fisioterapia (per migliorare i movimenti) e in molti casi anche
la logopedia (per migliorare il linguaggio).
Essi devono pertanto avere continui rapporti con i loro
coetanei «normali».
Per questo chiediamo
ai genitori ed agli allievi di tutte le scuole di Torino di
partecipare all'azione di questo Comitato per l'inserimento degli spastici
nelle scuole comuni.
Se del caso, per i
casi più gravi, questo inserimento potrà, soprattutto
nella fase iniziale, essere fatto in classi speciali presso le scuole comuni.
Chiediamo ai genitori e agli allievi di tutte le scuole
di poter discutere questo argomento.
Si prega pertanto di
comunicare ai sottoelencati componenti del comitato
le iniziative proposte (dibattiti, temi in classe, ecc.).
(Seguiva l'elenco di soci
dell'AIAS con indirizzi e numeri telefonici).
IL
COMITATO DI AGITAZIONE PRESSO L'ASSOCIAZIONE
ITALIANA
ASSISTENZA AGLI SPASTICI
VOLANTINO N. 2
Ai Presidi, ai Direttori Didattici, alle Direttrici
delle Scuole Materne, agli Insegnanti di Torino.
Come da legge n. 118 del 1971 gli invalidi devono frequentare
le scuole comuni.
I positivi
risultati raggiunti dall'inserimento in classi normali di alcuni ragazzi
spastici, devono essere uno stimolo per nuovi traguardi.
Per questo chiediamo
ai Presidi, ai Direttori didattici, alle Direttrici delle Scuole Materne, agli
Insegnanti di Torino di appoggiare l'azione di questo comitato per l'inserimento
dei bambini spastici nelle comuni scuole materne ed in alcune scuole dell'obbligo.
Questo inserimento,
che potrebbe essere attuato per la scuola dell'obbligo e per i casi più gravi
anche in sezioni speciali non può essere meccanico, ma deve coinvolgere, oltre
naturalmente al personale insegnante, anche gli allievi
ed i loro genitori.
Chiediamo pertanto
incontri fra direzione e insegnanti di ciascuna scuola con rappresentanti di
questo Comitato per dibattere il problema di cui sopra e le iniziative (come ad
esempio temi sull'argomento, dibattiti, film, educazione civica, ecc.) che
possono essere assunte per far conoscere i problemi personali e sociali degli
spastici in particolare e degli handicappati in generale.
IL
COMITATO DI AGITAZIONE
P.S. - Si prega di
prendere contatto con uno dei sottoelencati componenti
del Comitato.
(Seguiva l'elenco dei soci
dell'AIAS con indirizzi e numeri telefonici).
Dopo aver scelte le scuole (in base
al criterio che era più facile intervenire dove vi fossero direttori didattici
e/o insegnanti sensibili al problema) al momento della distribuzione dei volantini,
improvvisamente, senza fornire alcuna giustificazione, il Comitato di agitazione decide di non agire.
Ci siamo spiegati questo
comportamento con la difficoltà politica del passaggio dalle enunciazioni
verbali alle azioni concrete, momento che avrebbe comportato una presa di
posizione contro le persone, i gruppi e soprattutto le autorità che si
trovavano su posizioni opposte. È la volta allora del Consiglio direttivo
dell'AIAS di Torino che decide di perseguire la linea dell'inserimento senza
svolgere alcuna azione politica, ma esclusivamente
mediante accordi con le autorità scolastiche (Provveditorato) e comunali.
Questa linea non ha avuto alcun seguito anche perché, nonostante
l'approvazione unanime del documento sopra riportato, molti erano ancora i genitori
ed i tecnici che non volevano o non credevano nell'inserimento degli spastici
nelle scuole di quartiere; molti erano addirittura soddisfatti dell'esistenza
del Centro AIAS così com'era, altri volevano l'assunzione della gestione da
parte del Comune, ma senza cambiamento alcuno.
Scuola per terapisti
della riabilitazione
Nello stesso tempo finisce nel nulla
la richiesta, inizialmente avanzata da un folto numero di soci dell'AIAS, per
l'istituzione da parte della SFES (Scuola di formazione di educatori)
di un corso triennale di terapisti della riabilitazione (fisioterapisti, logopedisti, ortottisti, ecc.) con un primo anno in comune
con gli educatori, nell'attesa di potervi anche inserire la formazione di
assistenti sociali e quella permanente di tutti i professionisti di cui sopra.
Tale iniziativa, di fondamentale
importanza, poiché senza il personale necessario non è possibile attuare alcun
intervento di riabilitazione, cadeva per la poca convinzione della Provincia di
Torino (già gestore della SFES), per l'opposizione
della Regione Piemonte più propensa a favorire gli enti privati che a creare
servizi alternativi, ed anche e soprattutto per l'assoluta assenza di un
reale appoggio da parte del Consiglio direttivo e dei Soci dell'AIAS.
Il risultato è che in Piemonte non
esistono ancora scuole integrate per terapisti della riabilitazione,
ma solo alcuni corsi che nella maggior parte preparano personale del tutto
incapace, che crea più danni che vantaggi.
Centro spastici del giornale
«
Il vuoto di iniziative
e di un movimento di base sul problema specifico consente al giornale
Mentre la sottoscrizione aperta da
10 giorni già superava i 100 milioni, veniva cercata e
ottenuta l'adesione di varie organizzazioni al seguente comunicato stampa.
COMUNICATO STAMPA
Nel documento
suddetto, approvato in seguito sempre all'unanimità dal Consiglio direttivo
dell'AIAS nella seduta del 13-11-1972 e dall'Assemblea dei Soci del 3-3-1973, veniva richiesto fra l'altro che:
a)
- aperti a tutti;
- inseribili nelle future unità locali dei
servizi;
b) con la più
sollecita gradualità passibile gli spastici venissero
inseriti nelle comuni strutture prescolastiche e scolastiche (asili nido, scuole
materne, scuole dell'obbligo, scuole superiori, centri di formazione
professionale, ecc.);
c) le prestazioni
specialistiche, in particolare quelle di fisioterapia e di logopedia, venissero fornite all'interno delle strutture di cui al punto
precedente;
d) venisse avviata la progressiva deistituzionalizzazione
degli spastici ricoverati in istituto e venissero create, per gli spastici
privi di sostegno familiare, delle piccole comunità di quartiere (8-10 posti)
inizialmente solo per spastici e poi con l'inserimento di ragazzi anche non
handicappati.
2. Nel documento
suddetto veniva sottolineata l'urgente necessità della
istituzione di una scuola per la formazione di terapisti della riabilitazione
poiché, ovviamente, senza personale specializzato, anche le strutture più
moderne non rispondono alle esigenze degli spastici.
Tenuto però conto
della fase transitoria, era stata prevista una
collaborazione dell'AIAS e del suo personale per l'inserimento degli spastici
nelle strutture comuni.
3. Le richieste
contenute nel documento suddetto sono coerenti :da un
lato con la legislazione vigente (legge 30-31971 n. 118, D.P.R. 11-2-1961 e
22-12-1967 n. 1518 sulla medicina scolastica; D,M. 2-3-1970 sull'edilizia
scolastica), d'altro lato con esperienze fatte a Torino e in altre città (v. in
particolare l'integrazione scolastica realizzata a Cosenza) e inoltre sono
aderenti a quanto richiesto da specialisti del settore (v. la proposta di
scuola integrata del prof. Bollea).
Le varie proposte
fatte per l'inserimento degli spastici non sono state respinte da nessuno degli
organismi contattati, anzi sono stati assunti impegni per la loro concretizzazione.
6. Il giornale
a) l'iniziativa è di
tipo elemosiniero-pietistico.
b) sono totalmente
deresponsabilizzati i pubblici poteri (Regione, Provincia, Comuni, Provveditorato
agli studi, ecc.). Infatti nulla finora è stato
scritto su quanto non è stato fatto e su quello che può essere fatto immediatamente
in base alle leggi vigenti;
c) l'opinione pubblica
viene portata dalla campagna de
7. Proposte al giornale «
- il giornale metta in rilievo quanto dovrebbe essere fatto in base alle
leggi vigenti;
- responsabilizzi
tutti (autorità, insegnanti, genitori di bambini non handicappati, studenti,
cittadini in genere) all'inserimento degli spastici nelle strutture comuni.
Inoltre l'incontro
dovrebbe essere finalizzato all'organizzazione di un dibattito-confronto fra
il giornale
8. Destinazione dei fondi raccolti. I
fondi raccolti dovrebbero essere destinati a coprire le spese per la istituzione di un asilo nido e/o di una scuola materna in
cui siano accolti bambini spastici insieme a bambini non handicappati e in cui
siano forniti i trattamenti specialistici per gli spastici frequentanti e per
gli altri ragazzi handicappati del quartiere.
Nel caso in cui rimangano delle somme a disposizione esse potrebbero essere
utilizzate per le spese di adattamento e di arredamento, per la creazione di
aule di fisioterapia, di logopedia nelle scuole comuni e per la creazione di
comunità alloggio per spastici privi di sostegno familiare.
Inoltre i fondi
raccolti potrebbero essere utilizzati per contribuire alla realizzazione
della scuola per la formazione dei terapisti della riabilitazione.
Torino, 26 aprile 1973.
ACLI;
Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie; Gruppo giovani di Moriondo; Centro Maran Atà; ENAIP; Unione italiana per la promozione dei diritti
del minore e per la lotta contro l'emarginazione sociale; Comitato di quartiere
Cit Turin; Comitato di
quartiere Vanchiglia-Vanchiglietta.
A loro volta le Segreterie
provinciali CGIL, CISL e UIL uscivano con il seguente
volantino:
I SINDACATI CONTRO L'EMARGINAZIONE DEGLI SPASTICI
Da anni il Sindacato
lotta per le riforme come scelta politica di giustizia sociale e rivendica
anche una uguaglianza di servizi per tutti i
cittadini, senza discriminazione alcuna.
Per quanto concerne gli spastici queste Organizzazioni Sindacali ribadiscono:
- che le prestazioni
agli spastici, comprese quelle abilitative, sono dovute dallo Stato;
- che
- che
i Comuni devono assicurare le prestazioni specialistiche all'interno delle
comuni strutture aperte a tutti, soprattutto negli asili nido, nelle scuole
materne, nelle scuole dell'obbligo, ecc.
Queste
Organizzazioni Sindacali ricordano inoltre la necessità di personale
specializzato e al riguardo hanno richiesto fin dall'anno scorso alla Regione
Piemonte e alla Provincia di Torino l'istituzione la partire dall'ottobre 1973
di una scuola di formazione di terapisti della
riabilitazione.
Ricordano inoltre
che l'inserimento nelle comuni strutture
prescolastiche e scolastiche è stato perseguito specialmente in questi ultimi
tempi dal personale del Centro spastici di Torino, via Valgioie,
e dai genitori dei bambini spastici: 48 bambini infatti frequentano le scuole
materne e dell'obbligo normali. Altre iniziative sono state avviate (ad esempio
con le scuole Costa e Pestalozzi) per l'inserimento
degli spastici a partire dal prossimo anno scolastico.
Attualmente però alla maggior
parte degli spastici non viene dato quanto è necessario: non possono
frequentare la scuola, non ricevono le cure specializzate, sono spesso
segregati in istituti di assistenza. Ciò è dovuto al
fatto che Governo, Regione Piemonte, Provincia di Torino e Comuni continuano a
far nulla o quasi.
Trova così spazio
In sostanza non si
vogliono modificare le attuali strutture selettive
per renderle idonee alle necessità di tutti (handicappati, anziani, ecc.).
Ancora una volta, il padronato, facendo leva sul pietismo, vuole portane avanti
da sua politica di emarginazione dei più deboli.
Torino, 26 aprile 1973.
Infine prendeva
posizione la Commissione diocesana per la pastorale dell'assistenza con
il seguente comunicato:
1. La Commissione
diocesana per la pastorale dell'assistenza,
preoccupata di confrontare i problemi assistenziali con l'insegnamento
evangelico e di tradurne de indicazioni in proposte operative, ha orientato la
propria azione di promozione e di sensibilizzazione verso nuove forme assistenziali
rispondenti alle esigenze di chi vive in stato di bisogno e tendenti a creare
quello spirito e quella realtà comunitaria che coincidono con l'essenza stessa
del Cristianesimo.
I principi
fondamentali di carattere pastorale a cui ispirarsi nell'azione assistenziale sono:
-
assumersi in carico i problemi comuni senza delegarli a pachi e senza
ritenerli risolti con le sole prestazioni specialistiche;
- rispondere da
parte della comunità e nella comunità alle necessità esistenti all'interno di essa, affrontando in modo partecipato lo studio e la
soluzione dei problemi;
- realizzare
l'intervento tecnico come un momento dello sviluppo globale
della persona;
-
permettere alla persona di scoprire e di realizzare il proprio ruolo sociale
senza costringerla in ruoli preordinati;
- promuovere la
crescita dell'uomo relativamente alla sua realtà
naturale e non proponendosi come mèta una normalità intesa in senso efficientistico;
-
superare il concetto del «recupero» per affermare il massimo sviluppo delle
possibilità individuali e l'accettazione della diversità.
In altri termini:
riconoscere il valore dell'individuo :in quanto
persona - membro della comunità - responsabile della propria realizzazione
naturale e soprannaturale.
2. Questi principi
trovano particolare applicazione nell'affrontare i problemi degli handicappati
e devono ispirarne le concrete soluzioni.
La questione è
attuale data l’iniziativa del quotidiano
In questo, come in
altri casi analoghi, l'opinione pubblica è portata a valutare esclusivamente
gli aspetti superficiali del problema, quali il realizzare comunque
qualcosa, il dare una risposta tempestiva ad un bisogno esteso e drammatico,
l'offrire prestazioni tecnicamente avanzate con un servizio altamente
specializzato.
L'opinione pubblica
può essere invece indotta a non tener conto degli aspetti più generali che l'intervento specialistico, erroneamente proposto come
risolutivo, non affronta e finisce anzi di far dimenticare completamente.
Tali aspetti sono:
- la necessità di
una modifica delle strutture scolastiche (personale,
programmi, metodologia, edilizia, ecc.) affinché vi trovino collocazione i
soggetti «non recuperati» o «diversamente recuperati» che sono sempre la maggioranza
di quelli che possono fruire di cure, anche le più assidue;
-
in particolare l'esigenza della formazione di tutto il personale insegnante e
dell'inserimento nelle comunità scolastiche di personale specializzato per gli
interventi terapeutici continui e prolungati, indubbiamente più risolutivi e
accessibili di quelli ambulatoriali;
- la necessità di
una coeducazione precoce fra handicappati e
non-handicappati, come prima e fondamentale tappa per realizzare una mentalità
comune di accettazione e di integrazione di tutti nel
riconoscimento del valore della diversità;
- l'esigenza di
cambiamento sociale inteso come superamento di una visione economicistica
ed efficientistica, causa prima dei meccanismi di
selezione e di esclusione.
3. La Commissione
diocesana per la pastorale dell'assistenza segnala
che soluzioni alternative e coerenti ai principi e alle esigenze esposte, sono
possibili e già esistono per altre forme di handicap come, ad esempio, quelle
realizzate dal Comune di Torino nell'ambito dei servizi per le scuole materne.
Bambini handicappati
(insufficienti mentali, logopatici, caratteriali sono
accolti in scuole materne dove si sperimentano e si realizzano i criteri di inserimento nel contesto normale, assicurando un intervento
individualizzato anche terapeutico.
Il personale
specializzato costituisce gruppi permanenti di studio per la verifica costante
della sperimentazione e per la formazione di altro
personale specializzato da destinarsi gradualmente ad un numero sempre
maggiore di scuole materne.
La Commissione
suggerisce che una soluzione analoga venga adottata
anche per gli spastici, realizzando ad esempio una scuola pilota che attui la
integrazione degli spastici in ambiente normale e prepari e aggiorni il personale
specializzato per gli interventi terapeutici da destinarsi anche nelle scuole
dei vani ordini.
In contrapposizione con
l'approvazione del documento del 5 novembre
Il Consiglio
Direttivo della Sezione di Torino dell'Associazione Italiana per l'Assistenza
agli Spastici (AIAS) nella sua riunione di ieri sera ha preso atto con
soddisfazione del successo dell'iniziativa promossa da
La generosità e da
prontezza con cui la popolazione ha risposto stanno a
dimostrare quanto il problema sia sentito ed a
Il contributo
volontario dei privati, promosso e sollecitato dalle iniziative del Vostro
giornale, è utile sul piano materiale e rappresenta una confortante
attestazione di solidarietà verso quanti (medici, insegnanti, assistenti) danno
la loro opera presso il nostro Centro di rieducazione motoria di via Valgioie. Esso è ancora indice
di una maturata sensibilità per il problema, che fa
pensare con fiducia ad un positivo esito degli esperimenti di inserimento in
corso: è segno che ormai tutti sanno come gli spastici non siano esseri da
emarginare, ma persone da accogliere nella comunità sociale, da aiutare perché
abbiano, pur con il loro handicap, una vita normale.
Ma deve essere
soprattutto interpretato come una precisa richiesta ai competenti Organi
Regionali, Provinciali e Comunali, perché si affianchino gradualmente all'iniziativa
dell'Associazione nella gestione dei mezzi di rieducazione, assicurando loro
quella continuità che le difficoltà finanziarie della nostra sezione rendono
precarie, e si sostituiscano all'iniziativa privata nella preparazione del
personale specializzato per la riabilitazione motoria e sociale (educatori, fisiochinesiterapisti, logopedisti)
destinato a lavorare tra i bimbi handicappati.
Mi è gradito infine
ricordare che, proprio poche settimane prima che
sulle colonne de
Mentre vi prego di
voler pubblicare la presente, vi esprimo, a nome
dell'intero Consiglio Direttivo, la gratitudine per quanto avete fatto e per il
conforto che ci date a proseguire nel nostro non facile compito.
IL
PRESIDENTE (PROF. ALFREDO LUCCA)
Inizia a questo punto, sotto la
pressione di alcuni gruppi, una lotta per impedire l'istituzione
del nuovo centro e l'AIAS modifica la sua linea: da un chiaro appoggio al
giornale
I genitori dei
bambini spastici, il consiglio direttivo della sezione dell'AIAS di Torino ed
il personale del centro di rieducazione motoria di via
Valgioie 10 hanno seguito con comprensibile interesse
la campagna che il giornale
Questo interesse li
ha spinti ad approfondire il discorso di un programma globale
di servizi per gli handicappati ed a cercare il contatto con tutte le forze e
gli enti che, per loro natura e potere, sono chiamati a risolvere questo problema.
Essi perciò hanno
preso atto con piacere che la linea di immediato
inserimento da essi sostenuta da tempo (si veda il documento allegato «Proposte
sui servizi per spastici» oltre alle esperienze in atto nelle scuole di
Torino) sia stata fatta propria dai sindacati, ACLI, Commissione diocesana
assistenza, enti e comitati di quartiere.
Rammentano ancora
che la loro prima aspirazione è quella di garantire agli spastici una vita non
segregata e di togliere loro la frustrazione di una condizione ritenuta dalla
maggior parte dei cittadini irrimediabile e vergognosa. Vogliono
anche ribadire la convinzione, suffragata dalle ultime teorie mediche, che il
bambini spastici debbano essere individuati e curati nei primissimi mesi di
vita, quando i metodi di cura possono ancora dare sicure garanzie di recupero.
L'Assemblea tenutasi
in via Valgioie 10 il 6 u.s.
ha richiesto che nell'incontro sollecitato da
Vagliate tutte le
prospettive di soluzione del problema dell'assistenza
medica e paramedica a favore degli handicappati, preso atto dall'attuale
indirizzo sociologico avviato a fornire loro i servizi necessari senza
distoglierli dall'ambiente naturale, ma cercando di promuoverne al massimo
l'inserimento precoce, l'assemblea ritiene opportuno di far presente a
Nel corso
dell'assemblea si è discusso su altri argomenti di
fondo che necessitano di una immediata soluzione e che, dalle pagine de
Mentre continuano gli incontri che
fanno il punto sul problema, vi è una partecipazione attiva, già manifestatasi
durante tutta la vertenza, degli insegnanti statali delle classi speciali del
Centro AIAS di via Valgioie,
che continuano a portare avanti la richiesta di inserimento degli spastici
nelle scuole normali.
Proprio quando tutto sembra perduto,
viene richiesta la collaborazione del Comitato di quartiere delle Vallette (è
in questa zona che è localizzato il terreno che il Comune di Torino è disposto
a cedere al Centro e in relazione al quale un noto
architetto aveva eseguito il progetto).
In data 2 settembre 1974 le ACLI, i
Comitati di quartiere Vallette e Lucento,
L'incontro, che ha
luogo il 13 settembre 1974, vede l'AIAS a difesa del nuovo centro che si
cerca di far passare come struttura provvisoria nell'attesa dell'inserimento
dei ragazzi nelle scuole normali e del conseguente inserimento del servizio e
delle strutture riabilitative all'interno delle stesse scuole.
Viene ripresa la lotta e finalmente il
giornale
Richiesta di pubblicizzazione
Si arriva finalmente alla richiesta
di pubblicizzazione del servizio di riabilitazione
per spastici e una piattaforma unitaria viene
stabilita fra il personale del Centro di via Valgioie,
i Sindacati CGIL, CISL e UIL, il Consiglio di amministrazione dell'AIAS ed i
Soci della Sezione.
La piattaforma è la seguente:
Premesso
che il Comune di Torino gestisce un servizio di medicina scolastica e di assistenza psico-fisica ai bambini in età prescolare e
scolare e che esso sta realizzando iniziative di integrazione di bambini
handicappati a livello di scuola materna ed elementare, l'assemblea tenutasi l'11-3-1975
fra Consiglio Direttivo della Sezione di Torino dell'AIAS, personale del
Centro di Educazione motoria e organizzazioni sindacali, ha determinato di
presentare agli Enti locali le seguenti rivendicazioni:
1)
Gestione diretta da parte del Comune di Torino dei servizi attualmente
gestiti dall'AIAS.
2)
Tale gestione dovrà essere attuata inserendo i bambini spastici nelle normali
strutture educative: asili nido, scuole materne, scuole elementari e medie,
corsi professionali, assicurando loro il diritto allo studio all'interno della
scuola pubblica, come è dichiarato dalla Costituzione
e stabilito dalla legge 118 del 30-3-1971.
3)
Assorbimento entro il 1-6-1975 di tutto il personale attualmente
operante presso il Centro AIAS, da parte del Comune e sua collocazione nei
servizi sopracitati e altri di cui si auspica la
creazione a livello di Unità locali socio sanitarie, garantendo:
a)
il riconoscimento del lavoro prestato (anzianità e qualificazione);
b) l'inserimento in ruolo nella pianta organica del
Comune di Torino, apportando le eventuali necessarie modificazioni;
c)
il mantenimento dei livelli contrattuali garantiti dal contratto FLO e comunque le condizioni di miglior favore del contratto del
personale del Comune di Torino che svolga analoghe mansioni.
4)
Il punto 2 verrà attuato attraverso una Commissione
paritetica composta da rappresentanti del Comune, della Sezione AIAS e del
Comitato dei genitori.
5)
Il punto 3 è attuato dal Comune d'intesa con i rappresentanti delle
Organizzazioni Sindacali e dei lavoratori.
6)
Al personale proveniente dal Centro AIAS il Comune di Torino assicurerà la
frequenza, con inizio entro il 1975, durante l'orario di lavoro, dei necessari
corsi di qualificazione, riqualificazione ed aggiornamento, d'intesa con i
rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali e dei lavoratori.
7)
L'AIAS di Torino si impegna a mettere a disposizione
del Comune, in base ad accordi che saranno stipulati tra le parti suddette, la
propria attrezzatura.
8)
L'AIAS di Torino si impegna a:
a)
non licenziare il personale ed a garantire a tutti i dipendenti
il posto di lavoro, sino al passaggio del servizio al Comune;
b) a garantire il pagamento degli stipendi e salari
sino al giugno 1975;
c)
a difendere il diritto del personale alla continuità del posto di lavoro, anche
dopo il passaggio del servizio al Comune, individuando peraltro nel Comune la
controparte che del posto di lavoro stesso deve rendersi garante sia sul piano
normativo che su quello economico.
Torino,
13 marzo 1975.
È su tale piattaforma che ha inizio
la trattativa con
Conclusioni
Questa delibera rappresenta solo un
primo importante passo nella lotta per la gestione diretta del servizio di
riabilitazione per spastici da parte del Comune di Torino, poiché si tratta ora
di ottenere l'applicazione della delibera stessa, si
tratta ancora di battere le forti opposizioni del Provveditorato agli studi,
dei direttori didattici, di insegnanti, di alcune forze politiche,
all'inserimento degli spastici ed in genere degli handicappati, nelle scuole
comuni.
A questo proposito crediamo utile sottolineare che finalmente il Ministero della Pubblica
Istruzione ha preso posizione a favore dell'integrazione scolastica di tutte
le categorie degli handicappati con una recente circolare (n. 227 dell'agosto
1975 «Interventi a favore degli alunni handicappati:
programma per l'anno scolastico 1975-76») (allegato 2).
Unita alla circolare ministeriale è
stata inviata parte del documento conclusivo della Commissione
di studio sui problemi degli handicappati costituita dal Ministero stesso. È
soprattutto quest'ultimo a rappresentare un punto di
riferimento fondamentale, per la chiarezza e la validità degli intendimenti
espressi (allegato 3).
Eliminato così l'ostacolo dietro il
quale si sono spesso trincerati i Provveditori: quello
della mancanza di precisazioni su questo problema da parte del Ministero,
potremo ora verificare più direttamente la loro reale volontà politica e
pedagogica di cambiare la situazione scolastica italiana a vantaggio non solo
degli handicappati, ma di tutti i bambini. Oggi non ci sono
più scuse da accampare, ma solo iniziative chiare, decise e globali da
prendere.
Un secondo importante passo sarà il
reale decentramento di tutto il personale del Centro AIAS di Via Valgioie. E ciò avverrà tanto più facilmente quanto più si
sarà evitato qualsiasi tentativo di frattura, perciò sarà importante, come già
è avvenuto per tutta la vertenza, se si avrà l'unità
di tutte le forze sindacali e sociali e l'alleanza stabilitasi con alcune forze
politiche. L'attuazione del decentramento dovrebbe
concludersi entro la fine dell'anno. Ma siamo partiti da questi presupposti
per arrivare alla necessità di allargare gli
interventi di riabilitazione a tutti gli handicappati, inserendoli però in un
servizio non settoriale. In «organizzazione dei servizi sanitari e sociali
dell'unità locale e proposta di regolamento di un servizio di prevenzione
sanitaria e sociale, di cura, di riabilitazione e di
promozione sociale» (n. 30 di Prospettive
Assistenziali) abbiamo fatto una proposta di come possa configurarsi
questo servizio. Questo comporta naturalmente la necessità di costringere
ALLEGATO 1
Delibera approvata dal
Consiglio Comunale di Torino il 30-4-1975
Il
Sindaco Picco, di concerto con gli Assessori Marciante,
Valente, Bergoglio, Nardullo,
Viziale e Malan, riferisce:
L'Associazione
italiana per l'assistenza agli spastici gestisce da tempo un centro specializzato,
ubicato in via Valgioie n.
10, per la assistenza e la riabilitazione di bambini spastici, finanziato in
parte da una Convenzione con il Ministero del
Ai
detti fini l'Aias provvede mediante l'utilizzazione di proprio personale specializzato, mentre
per i fini educativi e di istruzione sono istituiti presso il Centro stesso
appositi corsi scolastici tenuti da personale insegnante in parte fornito dallo
Stato, ed in parte fornito dall'Aias, previo rimborso
da parte di Comune e Provincia.
L'Aias, attraverso i suoi organi direttivi, ha ora segnalato
che, a causa dei costi sempre crescenti, non è più in grado di far fronte alle
spese di esercizio e può pertanto continuare la
propria attività solo sino al 31 maggio 1975.
In
considerazione del grande valore sociale dell'attività
del Centro, nonché della grave situazione in cui verrebbero a trovarsi gli
assistiti nel caso di cessazione dell'attività, data la mancanza attuale di
altre forme alternative di assistenza e riabilitazione, l'Amministrazione,
interpretando anche la volontà delle organizzazioni sindacali intervenute a
difesa del posto di lavoro del personale del Centro, ritiene opportuno
intervenire per garantire la continuazione dell'attività dell'Aias sino al 31 dicembre 1975, corrispondendo un contributo
straordinario di L. 110 milioni, pari alla somma
necessaria per assicurare il pareggio del bilancia dell'ente, sulla base delle
spese preventivate sino a tutto il dicembre 1975, con obbligo dell'Aias di rifondere al Comune l'eventuale eccedenza in attivo
del bilancio 1975.
L'Amministrazione
inoltre, nella prospettiva di assumere direttamente
l'assistenza e la riabilitazione dei bambini spastici fino alla entrata in vigore
della riforma sanitaria, si impegna a subentrare, entro tale data, all'Aias nella gestione del servizio. In questo frattempo
saranno presi gli opportuni accordi con il Ministero della Sanità per concludere, a sensi dell'art. 3 della Legge 30 marzo 1971 n.
118, una Convenzione analoga a quella stipulata fra lo stesso Ministero e l'Aias, tale da assicurare la copertura finanziaria dell'intervento.
Trattasi
difatti di un intervento che, secondo il disposto della legge citata, spetta al
Ministero stesso, che può provvedervi direttamente o tramite i suoi organi
periferici o può stipulare convenzioni con enti privati o pubblici che
gestiscono idonei centri medico-sociali per l'assistenza nelle sue varie forme
degli invalidi civili, sottoponendoli, in tal caso, alla sua vigilanza. Analoga
iniziativa il Comune si riserva di assumere nei
confronti dell'Amministrazione Provinciale di Torino, con riferimento agli
assistiti residenti fuori Comune.
Al
momento dell'insediamento dei consigli di distretto scolastico, essendo
affidato ai Consigli stessi l'espletamento delle attività relative
all'orientamento professionale e assistenza sociale e medico psico-pedagogica con particolare riferimento al recupero
degli alunni che presentano handicaps di carattere
fisico-psichico e sensoriale, a norma del disposto dell'art. 4 della Legge regionale
2 settembre 1974 n. 27 «Norme in materia di assistenza
scolastica in favore degli alunni delle scuole materne e dell'obbligo»,
l'iniziativa del Comune verrà sottoposta a riesame, tenuto conto delle
competenze di tali nuovi organismi.
Tale
riesame terrà conto dell'art. 34 della legge 118 e delle disposizioni di legge sulla medicina scolastica.
Nella prospettiva di dare una
attuazione conforme al contenuto della legge n.
In
tal modo si potrebbe attuare, nell'arco di tempo
necessario per l'approntamento delle strutture idonee, un decentramento
funzionale del servizio, con la collocazione del personale specializzato nei
servizi decentrati. Il raggiungimento del suddetto
obiettivo sarà perseguito previ gli opportuni
accordi con il Provveditorato agli studi per l'inserimento nelle strutture
scolastiche statali e previo esame delle recettività delle strutture
scolastiche comunali a livello scuola materna e asili nido nonché della loro
idoneità allo scopo.
A
sensi dell'art. 4 della Legge n. 118 sarà inoltre interessato il Ministero
della Sanità ai fini della concessione del contributo in esso
previsti, per la eventuale costruzione, la trasformazione, l'ampliamento,
l'impianto ed il miglioramento delle attrezzature, dei centri di
riabilitazione da costituirsi presso le scuole.
1)
l'erogazione di un contributo straordinario di L. 110
milioni all'Aias (Sezione di Torino) per garantirne
la continuazione dell'attività sino al 31 dicembre 1975, oltre il contributo
già deliberato per il rimborso delle retribuzioni ed il funzionamento della
scuola materna speciale organizzata dall'Aias nella
sede di via Valgioie;
2)
l'impegno di approntare gli strumenti idonei a garantire possibilmente per
l'inizio dell'anno scolastico prossimo e comunque
entro il 31 dicembre 1975 il subingresso del Comune
nell'attività di gestione del Centro Aias, avendo
come obiettivo il decentramento del servizio a livello delle strutture normali
della scuola pubblica, e l'assunzione del personale attualmente alle dipendenze
dell'Aias.
La
spesa derivante dal presente provvedimento ammonta, per l'anno
ALLEGATO 2
MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE UFFICIO STUDI,
PROGRAMMAZIONE E O.M.
Circolare n. 227 - prot. n. 1475
Ai Provveditori agli Studi
LORO SEDI
Oggetto: Interventi a favore degli alunni handicappati: programma per l'anno
scolastico 1975-76.
Sulla scorta delle indicazioni
emerse dalle analisi ed elaborazioni recentemente svolte sui vari problemi
educativi e scolastici degli alunni handicappati, in uniformità ad analoghi
criteri seguiti dal legislatore con riguardo ai mutilati ed invalidi civili
(art. 28 legge 30 marzo 1971 n. 118), si è ritenuto di proporre l'adozione di
misure e modalità organizzative utili e applicabili per facilitare, per quanto
possibile, un sempre più ampio inserimento di detti
alunni nelle scuole aperte a tutti gli allievi. Tale obiettivo - che non è
incompatibile con le necessaria continuità dell'opera
degli istituti speciali e delle strutture specializzate oggi esistenti - sarà
reso possibile dalla stessa trasformazione e dal rinnovamento delle scuole
comuni, che dovranno essere progressivamente messe in grado di accogliere
anche i discenti che, nell'età dell'obbligo scolastico, presentino particolari
difficoltà di apprendimento e di adattamento.
Non ci si nasconde la complessità e
la gravità dei problemi di natura strutturale ed organizzativa da risolvere,
per conseguire risultati apprezzabili, nell'azione volta all'integrazione
scolastica e sociale dei suddetti allievi, ma, proprio per questo vanno studiati tempi e forme concreti di intervento
significativi, sui quali occorrerà richiamare l'attenzione e cercare il
consenso degli argani collegiali di governo delle istituzioni scolastiche, per
l'alto valore democratico che l'integrazione scolastica degli alunni handicappati
riveste. Integrazione che richiede certamente un nuovo modo di essere della
scuola - come sottolinea una sezione, qui allegata,
del documento conclusivo di una Commissione di esperti che ha affrontato la
tematica in oggetto - ma che sollecita e impone anche decisioni graduali e
coerenti sul piano dell'azione amministrativa.
Anche in questa materia il distretto
scolastico, con la determinazione sul piano del territorio dei bisogni formativi,
potrà costituire la condizione di più
agevole superamento delle difficoltà di cui si è detto. La dimensione territoriale
dovrà, quindi, essere sin da ora considerata, per misurare la validità del
programma che qui di seguito si espone.
I) Raggruppamenti di
scuole
In ciascuna Provincia le SS.LL. individueranno, nell'ambito
territoriale che le coinvolge per competenza, uno o due gruppi di scuole - per
le province più grandi si può pensare anche a più di due gruppi - presso le
quali promuovere le forme organizzative che si indicano.
Tali gruppi, costituiti da una
scuola materna, una scuola elementare e una scuola media dovranno essere
individuati considerando come parametri ottimali un
minimo di tre sezioni per la scuola materna, un minimo di dieci classi (con
una punta possibilmente non superiore alle quindici) per la scuola elementare,
un minimo di nove classi (con una punta possibilmente non superiore alle
ventiquattro) per la scuoia media.
Le scuole saranno prescelte tenendo
conto altresì della necessità che le medesime dispongano
di qualche aula in più per prevedibili espansioni e per lo svolgimento di attività
speciali ed extracurriculari; di palestra o salone,
di apposito locale per il servizio medico e di sufficiente spazio all'aperto.
Naturalmente, gli accessi agli edifici e alle aule non dovranno presentare
impedimenti rilevanti per gli alunni che abbiano
difficoltà motorie.
II) Reperimento e
inserimento degli allievi
Presso le dette scuole dovrà essere
attuato l'inserimento di allievi aventi disturbi e
difetti fisici, psichici o sensoriali, compresi nella giurisdizione
territoriale delle tre scuole, che non le frequentino per vari handicaps oppure che siano inseriti in scuole speciali o in
classi sperimentali (ex differenziali), o siano ancora ricoverati in istituti
funzionanti altrove.
L'inserimento dei soggetti reperiti,
in un primo avvio sperimentale, dovrà essere graduale, realizzato anche in
corso d'anno, con eventuale sdoppiamento di quelle classi o sezioni che, per
effetto dell'aggregazione di nuovi iscritti, si
rivelassero troppo numerose.
Si reputa pedagogicamente e
didatticamente opportuno non superare di norma i venti allievi per classe o per
sezione di scuola materna.
Le tre scuole dovranno poter disporre di una o più équipes (a
seconda del numero delle classi e sezioni) per il reperimento degli allievi,
per l'esame dei casi e per l'assistenza psico-socio-pedagogica.
Il servizio dovrebbe poter essere svolto dalie stesse équipes
per le tre scuole in modo da consentire i necessari collegamenti e omogeneità di interventi.
Le SS.LL. metteranno a disposizione dalle scuole tali servizi
stipulando le convenzioni disciplinate dalia circolare ministeriale n. 191/17 del 19 agosto 1974 Direzione
generale istruzione elementare - Direzione generale istruzione secondaria di
primo grado - Servizio scuola materna e dalle istruzioni che saranno
ulteriormente e prossimamente fornite nell'anno scolastico 1975-76.
Per l'inserimento degli alunni
handicappati non si faranno distinzioni di
minorazioni purché l'immissione sia Possibile e positiva per il soggetto. Non
sono neppure da escludersi alcuni minorati della vista e dell'udito sempre che
abbiano acquisito un grado di capacità strumentale di
comunicazione attiva e passiva con gli altri, tale da consentire loro di
fruire in modo pieno dell'attività educativa svolta dai docenti e
dall'ambiente scolastico nel suo complesso.
Come si è detto
prima, l'inserimento degli allievi in difficoltà nelle scuole comuni dovrà
essere favorito dall'opera e dall'impegno dei nuovi organi collegiali di
governo delle istituzioni scolastiche. I Consigli di Istituto
e di Circolo, i Consigli di classe e interclasse, svolgeranno certamente
un'opera opportuna di sensibilizzazione a favore di rana convinta accettazione
di fanciulli svantaggiati nella scuola, per ottenere che quest'ultima attui
realmente le sue finalità sociali e i principi richiamati nel documento che si
unisce.
III) Criteri
organizzativi
Questo Ministero disporrà ogni
possibile intervento che sia richiesto e che venga
ritenuta utile e necessario, in termini di organizzazione di tempo pieno e di
disponibilità di sussidi didattici di cui potrà essere chiesta l'acquisizione
in relazione a particolari attività formative ed a necessità individuali di
qualche soggetto.
A titolo sperimentale, per i fini
che interessano, in tutte le tre scuole, fermi restando gli obblighi di orario e di servizio previsti per i docenti, potrà
essere consentita una maggiore flessibilità organizzativa in termini di orario
giornaliero e settimanale degli allievi e in termini di raggruppamento dei
discenti in classi «aperte» o per livelli di apprendimento secondo le proposte
che saranno formulate dai corpi docenti e trasmesse dalie SS.LL.
a questo Ministero - Ufficio Studi e Programmazione -
Ufficio Speciale per il Coordinamento delle attività a favore degli alunni
handicappati, alle due direzioni generali competenti e al servizio scuole
materne.
Il lavoro proposto potrà essere
avvalorato dalla disponibilità di dirigenti e di
docenti adeguatamente preparati, professionalmente capaci di affrontare le
particolari condizioni di lavoro che saranno determinate dall'inserimento di ragazzi
minorati nelle scuole comuni, e motivati a svolgere un lavoro di tanto impegno
e delicatezza.
Sulla base delle segnalazioni che le
SS.LL. riceveranno dai
Presidi e dai Direttori didattici, saranno utilizzati presso le scuole
individuate, con priorità, docenti di ruolo e non di ruolo già in servizio
presso le scuole nelle quali si pensa di avviare tali iniziative. Qualora non
fosse possibile utilizzare questo personale, le SS.LL., d'intesa con il direttore didattico o con il preside,
disporranno l'utilizzazione di docenti di ruolo in servizio presso altre scuole
della stessa provincia o conferiranno incarichi a tempo indeterminato a
docenti compresi nella graduatoria provinciale e che siano da nominare in
relazione al numero dei posti effettivamente disponibili nella provincia. Nel
conferimento di detti incarichi verrà data la
precedenza a coloro che, all'atto della presentazione della domanda di cui
all'annuale ordinanza ministeriale, sul conferimento degli incarichi, abbiano
documentato di aver seguito corsi universitari di specializzazione, di aver
frequentato corsi o seminari di aggiornamento in materia di educazione speciale
organizzati o riconosciuti dall'amministrazione scolastica. A parità di
titoli, sarà seguito l'ordine di graduatoria.
IV) Gruppo di lavoro
presso i Provveditorati agli studi
Per affrontare i
vari problemi connessi con l'attuazione della proposta illustrata, le SS.LL. costituiranno presso l'Ufficio di
Provveditorato un gruppo di lavoro composto almeno da un ispettore tecnico
periferico, un preside, un direttore didattico e tre docenti esperti in
educazione speciale (uno di scuola materna, uno di scuola elementare, uno di
scuola media), con il compito di assistere le SS.LL. nella scelta delle scuole e di seguirne l'attività.
Il gruppo di lavoro vaglierà le
proposte dei presidi, dei direttori e dei consigli di istituto
e di circolo in ordine alle iniziative per il tempo pieno, ai corsi di sostegno
e agli insegnamenti speciali; terrà gli opportuni contatti con le équipes e con le associazioni dei genitori.
Esso raccoglierà tutti i dati relativi al funzionamento delle scuole, ai risultati via via raggiunti, alle difficoltà incontrate e ne farà
oggetto di una relazione finale, nella quale saranno pure espresse osservazioni
e proposte per l'eventuale estensione dell'iniziativa ad altre scuole della
provincia.
IL MINISTRO
ALLEGATO 3
Dal documento conclusivo della
Commissione di studio sui problemi degli handicappati
1. UN NUOVO MODO DI ESSERE DELLA
SCUOLA, CONDIZIONE DELLA PIENA INTEGRAZIONE SCOLASTICA
Il superamento di qualsiasi forma di emarginazione degli handicappati passa attraverso un
nuovo modo di concepire e di attuare la scuola; così da poter veramente accogliere
ogni bambino ed ogni adolescente per favorirne lo sviluppo personale,
precisando per altro che la frequenza di scuole comuni da parte di bambini
handicappati non implica il raggiungimento di mete culturali minime comuni. Lo
stesso criterio di valutazione dell'esito scolastico deve perciò fare
riferimento al grado di maturazione raggiunto dall'alunno sia
globalmente sia a livello degli apprendimenti realizzati, superando il
concetto rigido del voto e della pagella.
Fondamentale è l'affermazione di un
più articolato concetto di apprendimento che
valorizzi tutte le forme espressive attraverso le quali l'alunno realizza e
sviluppa le proprie potenzialità e che sino ad ora sono stati lasciati prevalentemente
in ombra. L'ingresso di nuovi linguaggi nella scuola, se costituisce infatti un arricchimento per tutti, risulta essenziale per
gli alunni che non rispondono alle richieste di un lavoro formale, in quanto
offre loro reali possibilità di azione e di affermazione. Si dovrebbe giungere
per questa via ad allargare il concetto di apprendimento affinché, accanto ai
livelli di intelligenza logico-astrattiva,
venga considerata anche l'intelligenza sensorio-motrice
e pratica e siano soprattutto tenuti presenti i processi di socializzazione.
Questa più articolata esperienza
scolastica è possibile solo nella attuazione del
«tempo pieno», da intendersi non come somma dei momenti antimeridiano e
pomeridiano non coordinati fra loro, ma come successione organica e unitaria
di diversi momenti educativi programmati e condotti unitariamente dal gruppo
degli operatori scolastici (culturale, artistico-espressivo,
ricreativo o ludico, aperto anche ad agenti culturali esterni alla scuola, di
ricerca e di esperienza personale e di gruppo, di attività socializzante).
In una scuola che, organizzandosi in
forme operative più ricche e più varie di quelle
offerte dall'insegnamento tradizionale, offre agli alunni una possibilità di
maturazione attraverso una pluralità di linguaggi e di esperienze, è difficile
e artificioso distinguere tra attività «didattiche», da intendersi come
insegnamento delle «materie principali», ed attività «integrative», tra
l'insegnamento «normale» ed attività di recupero e di sostegno.
Le diverse attività scolastiche non
sono di per sé «primarie» o «integrative», «normali» o di «recupero», ma lo diventano quando un progetto didattico le valuta in rapporto
al livello di maturazione o alle esigenze di un singolo o di un gruppo. Di qui
la necessità che tutte siano riportate, attraverso una chiara ed univoca
interpretazione dei decreti delegati ad una unitaria
ed organica impostazione; diversamente si avrebbe una sovrapposizione di momenti
diversi nel tempo scolastico dell'alunno. Il contrasto disorienta l'alunno ed
ostacola l'avvio della collaborazione tra gli insegnanti che sarebbe, al contrario, favorita da una programmazione
unitaria del tempo scolastico. La programmazione e la conduzione unitaria della
vita scolastica eviterebbe, inoltre, il crearsi nei genitori, dell'equivoca distinzione tra «insegnante del mattino», al
quale spetta di dare giudizi sulle capacità del figlio, e «l'insegnante del
pomeriggio» (educatori, animatori, ecc.) che lo fa giocare.
Si va affermando, inoltre, la
tendenza a separare il meno possibile le iniziative di recupero e di sostegno
dalla normale attività scolastica, alla cui ricca articolazione si affida il
compito di offrire a tutti, nell'ambito dei gruppi comuni, la possibilità di azione e di sviluppo. Si cerca in questo modo di non
legare i vantaggi dell'intervento individualizzato, agli svantaggi della
separazione dai gruppo più stimolante degli alunni
«normali». Anche per il sostegno ed il recupero
quindi, la ricercata connessione con la normale attività scolastica impedisce
di concepire un livello distinto di programmazione e di verifica.
Non ci si nasconde le difficoltà di
tradurre, in termini di azione scolastica valida per
tutti, l'esigenza di fare operare gli alunni in difficoltà con gli altri. Una
vita scolastica perfettamente articolata, nella quale le attività integrative e
di recupero non abbiano un posto separato dalla normale attività didattica, può
essere ancora, per molte situazioni, più una meta ed un criterio di riferimento
nel processo di crescita della scuola che non una
piena realizzazione, per le difficoltà legate alla preparazione degli
insegnanti ed alle concrete possibilità organizzative che la scuola oggi offre.
Si ritiene tuttavia indispensabile inserire nella prospettiva di sviluppo
della vita scolastica la dimensione dell'integrazione,
affinché ad ogni livello di programmazione della scuola a tempo pieno venga
adeguatamente affrontato il problema degli alunni in difficoltà. Tali criteri debbono ritenersi estesi anche alla scuola ordinaria non
ancora a tempo pieno, perché rappresentano una struttura operativa che facilita
la prevenzione del disadattamento o ne riduce la gravità.
Al contrario, una programmazione
duplice riportata ad organi diversi, oltre a costituire una difficoltà
ulteriore o gratuita che si aggiunge alle ineliminabili difficoltà
legate al costume scolastico, costituisce un incentivo a deviare dalla meta fin
dall'inizio.
Risultano infine favorevoli agli alunni in
difficoltà altre due caratteristiche della scuola a «tempo pieno»: i modi più
vari e meno rigidi di organizzare i gruppi di lavoro, superando le strutture
rigide delle classi, e la possibilità soprattutto nella scuola elementare di
avere rapporti con più insegnanti. Dovrebbe essere possibile, in questo contesto,
modulare i rapporti interpersonali secondo la necessità di ciascuno (dal
rapporto duale al rapporto polivalente) in modo
graduale e non rigido.
www.fondazionepromozionesociale.it