Prospettive assistenziali, n. 32, ottobre-dicembre 1975
SPECCHIO NERO
COMPASSIONE, ASSISTENZA E QUATTRINI
Chi non lavora è scontento
ha l'animo torbido e cupo
E se lo guardi, oh
spavento
gli vedi due occhi da lupo (1).
Signor
Direttore, da qualche tempo per le strade principali della nostra città, si incontra una moltitudine di mendicanti, i quali con
vestiti laceri e l'aspetto malato, mettendo a nudo piaghe e deformità repugnanti, cercano di suscitare la compassione dei
passanti in modo spesso assai impudente e molesto. Sono dell'opinione che quando non soltanto si paga la tassa per i poveri, ma si
contribuisce alle istituzioni benefiche, si sia fatto a sufficienza per avere
diritto da essere preservati da tali spiacevoli e inutili molestie (2).
Si può sorridere, ma dopo cento anni
il povero rimane ancora immaginato dal cielo, per dare occasione di carità al
ricco. Basterà analizzare le lettere postulatorie
che, malgrado le prescrizioni restrittive del nuovo codice
postale, ciascuno di noi riceve da istituti pubblici o privati, dove nessuna
analisi, nessuna considerazione politica traspare, ma al massimo una richiesta
di pietà filantropica per i «diseredati».
Da
Messina: due bimbe
abbronzate dal sole e felici in mezzo a spighe di grano (sono le «piccole voci»
dell'orfanotrofio femminile di Giardini (Messina) invitano a compilare un
modulo (ordinario, benemerito) affinché possano
pregare ogni sera nella cappella, per quelli che sono stati vicini nella loro
formazione fisica e spirituale; mentre nella prima pagina il Regno di Dio è invocato
perché aiuti tutti a camminare verso la vera patria (dove povero e patria si
accomunano in un'unica ideologia conservatrice).
Da Napoli: le missioni estere del S. Cuore invitano a fare un'adozione
(anche a rate!) con questi vantaggi: la partecipazione dell'adottante o quella
di persona cara, viva o defunta, alle sante messe perpetue quotidiane, 365 ogni
anno, per sempre.
Ma la più attesa è la lettera che
arriva ogni anno dalla Casa di redenzione sociale, Villa Clerici,
Milano Niguarda. Almeno così ci dice il direttore che
ce la manda: «Io penso che il suo cuore proverà l'intima gioia di avere
ricevuto una lettera attesa» e così prosegue: «Io la supplico! Anche Lei, ai
naufraghi delle terrene miserie, porga la linfa della sua misericordia affinché possano riprendere tra i buoni un posto dignitoso; mille
e mille contingenze tra le più dolorose hanno disorientato questi poveri
figlioli gettandoli nella solitudine... ma la speranza della loro rinascita si
tramuterà in consolatore dono di vita se commosso da tanta indigenza il
prossimo saprà pietosamente offrire un palpito di autentica carità...».
Questa lettera ci insospettisce
sulla attività di questo ghetto di «restaurazione morale» che ha ricevuto più
di 45.000 domande di ricovero da ogni parte d'Italia e il cui direttore basa il
proprio sistema di adesioni sulla «commozione dei cuori» dei lettori,
servendosi cioè di modelli di comportamento e di comunicazione che ricordano le
case di lavoro che, sorte in Inghilterra, coprirono l'Europa nel 1600. Anche
allora per liberare i cattivi da un mondo che per la loro debolezza, era un
invito al peccato, per redimerli, li si segregava.
Anche allora si faceva appello alla carità di amici e
benefattori, per bandire i vizi e assicurare la tranquillità pubblica, anche
allora la stretta collaborazione tra consigli di patronato e autorità di
pubblica sicurezza lasciava a provvide istituzioni il compito di imporre con
forza il bene a coloro che erano sospettati di appartenere al male.
(1) Libri di testo
delle scuole elementari. Inchiesta condotta per una
mostra del libro, Reggio Emilia, 1971.
(2) Lettera riportata
da Engels e scritta allora da una signora inglese della borghesia. Da: Luigi Cancrini, Bambini diversi a scuola, Boringhieri.
www.fondazionepromozionesociale.it