Prospettive assistenziali, n. 33, gennaio-marzo 1976
NOTIZIARIO DELL'UNIONE PER
PARTECIPAZIONE REALE O SEMPLICE ORGANIZZAZIONE DEL CONSENSO?
Il convegno del 14-2-1976 promosso
dal Consiglio regionale piemontese sulla partecipazione, prevedendo quattro
relazioni di amministratori e nessuna delle forze
sindacali e sociali (comitati di quartiere, associazioni, gruppi spontanei
ecc.), è organizzato in modo da non consentire un dibattito-confronto
fra le richieste delle forze di base e le posizioni della Regione e degli enti
locali.
Presupposti per una
partecipazione reale
L'Unione per la lotta contro
l'emarginazione sociale ritiene fondamentale
l'impegno assunto al momento del loro insediamento dalle Giunte del
A nostro avviso per una effettiva partecipazione sono necessarie alcune
condizioni:
- disponibilità a
un permanente rapporto dialettico fra amministrazioni e organi di partecipazione;
- informazione tempestiva e
completa;
- possibilità di accesso
ai dati ritenuti necessari per studi, elaborazioni e interventi;
- possibilità di confronto nelle
sedi di elaborazione delle scelte politiche e
operative;
- messa a
disposizione degli strumenti necessari all'attuazione di quanto sopra.
Informazione
Lo Statuto della Regione Piemonte
precisa giustamente (art. 7): «
Mentre in genere vi è molta
disponibilità degli assessorati nel fornire le informazioni richieste
direttamente, le nuove amministrazioni non hanno
ancora provveduto a divulgare di loro iniziativa informazioni preventive
complete (escluse quelle trasmesse ai giornali), informazioni che sono
indispensabili per seri confronti con le forze di base. Al riguardo, malgrado
ripetuti solleciti, il bollettino ufficiale non riporta le proposte di legge
presentate, non riferisce sui lavori del Consiglio Regionale,
sulle mozioni, interpellanze e interrogazioni e le delibere sono riportate
solo per riassunto. Le consultazioni delle commissioni regionali sulle
proposte di legge sono state fatte finora in modo da risultare
una semplice formalità.
Partecipazione e
consenso
Alcune forze politiche parlano di
partecipazione, ma in realtà ripropongono nei fatti
concreti la vecchia posizione del l'ampliamento - o più precisamente - della
cattura del consenso.
In breve non si tratta di governare
solo con appoggi sempre più ampi da parte dell'opinione pubblica, ma facendo
anche in modo che la popolazione si organizzi autonomamente, senza canalizzare
tutte le esigenze della popolazione stessa in organizzazioni controllate dal
potere o cercando di inserire nell'area del governo i gruppi e le persone che
sono su posizioni contestative o che le possono
assumere.
La partecipazione da noi intesa si
fonda essenzialmente su tre punti:
a) massima semplificazione degli
organi di governo a livello locale in modo da avere il minor numero possibile di interlocutori-controparti. A tale riguardo riteniamo
molto positiva la proposta della Giunta regionale che
suddivide il territorio regionale in 79 unità locali per il decentramento di
tutti i servizi e la delibera del Consiglio Comunale di Torino per la
definizione dei 23 quartieri-unità locali;
b) delega
regionale ai Comuni, loro Consorzi e Comunità montane di tutte le competenze
operative; unificazione a livello dell'unità locale di tutti i servizi evitando ogni settorializzazione degli interventi operativi. In questo
senso si chiede la modifica della proposta di legge della
Giunta regionale sui consultori;
c) autonomia di tutte le forze di
partecipazione sia per quanto concerne le elaborazioni delle linee politiche e
tecniche, sia in riferimento alle iniziative da
assumere.
Programmazione
regionale
Un aspetto importante
nell'organizzazione dei servizi è l'elaborazione dei piani regionali, e di
fondamentale rilevanza è il metodo che viene scelto.
La programmazione può infatti nascere nel chiuso degli
uffici regionali, e in tal modo essa risulterebbe fatta sulla testa dei
cittadini. La scelta di una programmazione partecipata, e perciò democratica,
significa un coinvolgimento reale del cittadini e
delle forze sindacali e sociali mediante la divulgazione delle informazioni necessarie,
la messa a disposizione di quelle richieste, e confronti successivi sui temi
generali e specifici (e non solo consultazioni specialmente se fatte a
programmazione terminata).
Partecipazione a
livello locale
Per quanto riguarda invece la
partecipazione a livello delle Unità locali, si concorda con le posizioni espresse dai Sindacati CGIL, CISL, UIL che
possono essere così riassunte:
1) costituzione in ciascuna Unità locale dei servizi di un Comitato di
partecipazione alle scelte, decisioni e attività degli organi politici e tecnici
dell'Unità Locale;
2) il Comitato di partecipazione
deve poter definire autonomamente i propri criteri di composizione,
rappresentanza, funzionamento e articolazione territoriale;
3) fra l'Amministrazione della Unità locale e il Comitato di partecipazione si deve
stabilire un rapporto non di consultazione ma di confronto su tutti i
problemi:
4) al Comitato di partecipazione
deve essere riconosciuta la facoltà di utilizzare le strutture dell'Unità
locale per promuovere studi e rilevazioni, indire assemblee, incontri e
dibattiti su tutti i problemi generali e specifici;
5) ai componenti
del Comitato di partecipazione deve essere consentito l'accesso a tutti i
servizi dell'Unità locale e devono essere messi a disposizione tutti i dati;
6) l'organo politico della Unità locale deve trasmettere tempestivamente al
Comitato di partecipazione copia dei propri atti e fornire ogni altra
informazione richiesta;
7) l'organo politico dell'Unità
locale deve fornire al Comitato di partecipazione i locali e gli strumenti
necessari al suo funzionamento.
(Volantino
distribuito in occasione del Convegno sulla partecipazione indetto dal
Consiglio regionale piemontese il 14-2-76).
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