Prospettive assistenziali, n. 33, gennaio-marzo 1976

 

 

NOTIZIE

 

 

MOZIONE DEI CIECHI DEMOCRATICI

 

Il convegno nazionale dei ciechi democratici, tenutosi a Terrasini (Palermo) nei giorni 19-20 settembre 1975;

PREMESSO che i problemi dei non vedenti co­me quelli degli altri handicappati, non possono più essere affrontati secondo una angolazione settoriale e corporativa, ossia attraverso la si­stematica delega ad organizzazioni ed istituzioni particolari che, sotto una copertura tecnico-spe­cialistica, realizzano in definitiva una «derespon­sabilizzazione» dei pubblici poteri che alimenta inevitabilmente il processo dell'«emarginazione sociale»;

CONSIDERATO al contrario che tali problemi debbono essere strettamente collegati a quelli che si riferiscono ad una esigenza globale di re­visione o addirittura di rifondazione di tutto il si­stema dell'assistenza nel nostro paese;

RIBADITO che pertanto, su di un piano genera­le, è necessario procedere:

A) Alla soppressione di tutti gli enti assisten­ziali di settore o di categoria, nazionali e locali, mediante il più incondizionato appoggio all'azio­ne dell'apposito Comitato promotore avente per scopo la raccolta delle cinquantamila firme ne­cessarie alla presentazione al Parlamento di una proposta di legge in materia di iniziativa popo­lare;

B) all'integrale decentramento delle compe­tenze assistenziali alle Regioni ed agli enti locali;

C) alla creazione di una adeguata politica dei servizi a carattere globale, commisurati al terri­torio ed ai reali bisogni della sua popolazione, con particolare riguardo alle esigenze degli han­dicappati e con l'intervento nella gestione degli stessi utenti;

D) alla realizzazione delle fondamentali rifor­me di struttura (casa, sanità, scuola, trasporti, assetto territoriale, ecc.) per la soluzione dei grossi problemi sociali, in modo da prevenire lo stato di bisogno anziché tentare di sanarlo suc­cessivamente.

 

Chiede su un livello più specifico:

 

A) nel campo del lavoro: la generalizzazione del diritto dei non vedenti al collocamento, attra­verso la riserva di una percentuale relativa ai po­sti disponibili in tutte le attività in cui si riscon­tra una concreta capacità lavorativa del non ve­dente; una revisione profonda dei criteri che pre­siedono alla loro istruzione professionale nell'ambito della istruzione professionale comune; la sistematica ricerca, individuazione e valoriz­zazione degli elementi recuperabili al mondo del lavoro,; infine, la soppressione di strutture pro­duttive separate e segreganti quali gli stabilimen­ti riservati o protetti;

B) nel campo dell'istruzione: l'abbattimento della preclusione di cui alla legge n. 1463 del 26­10-1952, che rende obbligatoria per i non vedenti la frequenza nelle scuole speciali annesse agli appositi istituti per ciechi e il concreto sostegno normativo e finanziario dello Stato, non già su di un piano meramente sperimentale, ma da un pun­to di vista promozionale ed infrastrutturale, alla politica dell'inserimento dei fanciulli non veden­ti e degli altri handicappati nella scuola pubblica di ogni ordine e grado;

C) nel campo della pensionistica: la sottrazio­ne delle competenze relative all'ambito ministe­riale e prefettizio ed il loro deferimento alle Re­gioni, in vista dell'inquadramento delle predette competenze in una programmazione organica de­gli interventi assistenziali riferiti al territorio e dell'auspicabile assorbimento dell'inadeguato concetto di monetizzazione del bisogno in un più articolato, personalizzato ed umano interessa­mento della comunità sotto la forma del servizio sociale;

D) nel campo scientifico: la sottrazione della ricerca allo spietato meccanismo della specula­zione privatistica e capitalistica, destinandola invece esclusivamente all'espansione dell'auto­nomia funzionale del non vedente, alla valorizza­zione delle sue potenzialità, alla realizzazione completa della sua personalità e delle sue ca­pacità di intervento sul terreno professionale, culturale, sociale. Si auspica pertanto al riguardo un concreto interessamento del Consiglio Nazio­nale delle Ricerche, al fine di garantirne la vali­dità, gli adeguati finanziamenti e un effettivo con­trollo democratico attraverso il Parlamento.

 

 

TRE INDAGINI CONOSCITIVE DELLA REGIONE TOSCANA

 

Riportiamo il comunicato-stampa della presen­tazione avvenuta il 27 novembre 1975, a Firenze, di tre volumi riguardanti le indagini conoscitive sulla medicina perinatale, vaccinazioni obbligato­rie, malattie professionali e sociali.

 

Nel salone delle Quattrostagioni di Palazzo Medici-Riccardi, il Presidente del Consiglio re­gionale, Loretta Montemaggi, ha presentato alla stampa e al pubblico il risultato dell'indagine co­noscitiva promossa dalla quarta commissione consiliare - igiene e sanità - sulla medicina perinatale, le vaccinazioni obbligatorie e l'e ma­lattie professionali e sociali.

Raccolta in tre volumi, ricca di dati e di informa­zioni, l'interessante indagine è stata svolta da tre gruppi di studio, costituiti da esperti e ricercato­ri di valida competenza, il cui lavoro è stato pe­riodicamente definito dalla commissione che ha voluto questa iniziativa non solo per approfondi­re la conoscenza dei problemi, ma per evidenzia­re in particolare un quadro organico di indicazio­ni volta a migliorare l'efficienza dell'intervento pubblico.

Il Presidente del consiglio - che all'epoca in cui fu promossa l'indagine era presidente della quar­ta commissione - dopo aver ricordato che le in­dagini conoscitive rappresentano per le assem­blee legislative uno strumento prezioso sia per adeguare il sistema normativo alle dinamiche po­litiche, culturali, sociali ed economiche che ca­ratterizzano le società delle quali esse sono l'e­spressione sia, in particolare, per verificare il grado di attuazione dei provvedimenti da esse adottati, ha detto che queste divengono ancor più preziose quando si riferiscono direttamente al settore sanitario all'interno del quale si collo­ca l'indagine promossa dalla quarta commissione consiliare.

Montemaggi ha quindi sottolineato gli ardui compiti che si pongono per superare un sistema sanitario particolarmente orientato a porre ri­medio ai danni causati alla salute dei cittadini più che a prevenirli: emerge però ha detto - l'e­sigenza di procedere verso un sistema sanitario volto alla difesa della salute dei cittadini in ter­mini globali, a recuperare il momento della parte­cipazione democratica e a riorganizzare secondo i nuovi orientamenti le funzioni a livello di terri­torio.

Di fronte all'affermarsi di una diversa prospet­tiva, all'assunzione di una nuova logica, propria di un vasto processo riformatore che raccoglie un arco di forze politiche e sociali sempre più vasto nell'ambito del quale le Regioni e gli enti locali si collocano tra i più decisi protagonisti, è evidente - ha detto ancora il presidente Monte­maggi - la necessità di un impegno conoscitivo delle dinamiche del territorio che aiuti nella de­finizione di programmi che possano effettivamen­te incidere sulla realtà in atto.

Montemaggi ha concluso dopo aver ricordato che le proposte scaturite dall'indagine devono essere intese come prime indicazioni di massima da sottoporre ad approfondimento e confronto ai vari livelli politici e tecnico-scientifici.

Sono quindi intervenuti il professor Michele Zappella, primario del servizio di neuropsichia­tria infantile dell'ospedale regionale di Siena, il professor Sandro Boccadoro direttore sanitario dell'arcispedale di S. Maria Nuova di Firenze e il professor Giuseppe Cicchella, incaricato dell'insegnamento della medicina preventiva dei la­voratori all'università di Firenze, membri, rispet­tivamente, dei gruppi «medicina perinatale», «vaccinazioni obbligatorie» e «malattie profes­sionali e sociali», i quali hanno brevemente trat­teggiato ed evidenziato le caratteristiche e i dati essenziali scaturiti dalle indagini.

 

 

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