Prospettive assistenziali, n. 33, gennaio-marzo 1976

 

 

SPECCHIO NERO

 

 

LUX ET AMOR: SE L'AMORE SE NE VA RESTA LA VILLA

 

La Clinica Lux et amor, Via Acirenza 3, Roma, ha ora preso il nome di Villa Fulvia e speriamo, anche se non lo crediamo, che Regione, Ministe­ro della Sanità siano intervenuti per modificare il regolamento di questo istituto che, pur nella logica dell'interesse privato, dovrebbe risponde­re alle esigenze dei ragazzi handicappati rico­verati.

Tempo fa, quando avevamo letto su Partecipa­zione, n. 3/74, la risposta ufficiale del direttore di questa casa di cura, che precisava i rapporti tra istituto privato e assistenti, avevamo trovato che essa rispecchiava non solo la volontà emar­ginante verso i più deboli, ma quella logica dell'istituto chiuso che, vivendo di regole proprie, dove i bisogni dei ragazzi sono risolti nel modo più funzionale all'organizzazione istituzionale, elabora come in uno specchio deformante una struttura di rifiuto verso i propri ricoverati.

La lettera del direttore dice:

 

Cari ragazzi,

prima di tutto gradisco chiarire la vostra situa­zione nei rapporti con questo istituto.

L'istituto è privato e quindi non è una scuola pubblica, né un ospedale ed altro: quindi ha il di­ritto di darsi un proprio regolamento, che serve anzitutto per il buon funzionamento della sua at­tività e di regolare nella forma più opportuna tut­ti i rapporti con gli assistiti «i quali sono ospi­tati a spese dello Stato e non dei genitori».

Quindi voi tutti avete tre libere scelte:

a) accettare i regolamenti dell'Istituto;

b) farvi trasferire in altri istituti;

c) ritornare in famiglia (naturalmente dietro richiesta dei vostri genitori, dato che voi mino­renni non avete giuridicamente nessuna autori­tà per decidere di voi stessi e tanto meno quindi di interferire nei regolamenti di un istituto pri­vato).

Ed ora ragazzi arriviamo alle conclusioni:

Io desidero con tutto il cuore di vivere in ar­monia con voi, non fatevi influenzare da persone che hanno altri scopi e che cercano di strumen­talizzarvi, approfittando della inesperienza o gio­vane età.

Cercate invece di studiare in vista del vostro avvenire, che è la cosa più importante, l'unica per conseguire una vera libertà.

Cercate invece di studiare realmente, di avere un contegno sempre corretto, in modo che tutti unitariamente ai dirigenti, suore, personale, si formi una sola famiglia e un unico scopo; quello di vivere serenamente insieme. Lo so che a volte è dura la mancanza di libertà, come hanno invece i vostri compagni di scuola, ma della vostra infer­mità noi dell'istituto non abbiamo certo nessuna colpa e d'altra parte il vostro stato fisico non vi dà diritto di assumere atteggiamenti che non pos­sono essere tollerati in nessuna comunità e tan­to meno in un istituto privato.

Se all'amministrazione sarà possibile, senza portare pregiudizio alla sua normale attività, fa­vorirvi in qualche vostra richiesta, ne saremo lie­ti ma sia ben chiaro non sarà mai accettata nes­suna forma di pressione. Sono in attesa di even­tuali proposte che per essere tali devono essere formate dai proponenti.

 

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