Prospettive assistenziali, n. 34, aprile-giugno 1976
DOCUMENTI
CARTA DEI DIRITTI
DEL BAMBINO RICOVERATO IN OSPEDALE (1)
1) L'ingresso in ospedale ai genitori (o a loro
delegati per l'assistenza diretta al bambino) deve essere aperto ventiquattro
ore su ventiquattro.
2)
Alla madre o alla persona che la sostituisce
deve essere assicurata la possibilità di accudire al
bambino, intrattenersi con lui, averne cura in adeguatezza di spazi, di mezzi
e di modi idonei alla conservazione della naturalezza dei loro rapporti.
3) Alla madre o alla
persona che la sostituisce devono essere rese accessibili e comprensibili tutte
le informazioni che riguardano la malattia e il malessere del bambino; il significato
dei suoi sintomi e delle diagnosi; il vantaggio e il rischio delle pratiche diagnostiche
e delle terapie somministrate.
4)
La sicurezza del bambino non può essere
ottenuta mediante mezzi di contenzione fisica (legature al lettino, ecc.) né la
sua tranquillità con mezzi di contenzione chimica (psicofarmaci, ecc.):
entrambe vanno garantite dall'adeguatezza quantitativa e qualitativa del
personale di assistenza.
5) La naturalezza del bambino deve potersi
esprimere nei modi che le sono propri a diverse età
(gioco individuale, gioco di gruppo, attività creative, ecc.) in luoghi predisposti
a tal fine con la partecipazione di persone preparate
a tali compiti e, naturalmente, di altre persone familiari al bambino.
6) Il bambino - nella misura e con le modalità
adeguate alla sua età - deve essere reso partecipe delle pratiche terapeutiche
e diagnostiche che vengono eseguite su di lui: alla
presenza e con l'intervento di persone a lui familiari.
7) A nessun titolo li bambino
può essere oggetto di sperimentazioni. Quando queste siano
indicate dall'interesse collettivo (vaccini, terapie, ecc.) devono essere
precedentemente portate alla conoscenza e al dibattito della collettività che
dovrà averne dettagliata informazione per tutto quanto attiene ai vantaggi
progettati, ai rischi previsti o possibili, ecc.
Ogni madre o chi per essa
avrà in ogni caso il diritto di concedere o negare il proprio consenso, di
ritirarlo quand'anche già concesso, di essere edotta degli sviluppi della
sperimentazione. Per tutto ciò potrà farsi assistere, nella conoscenza e nella
decisione, da persona di sua fiducia. La sperimentazione dovrà in ogni caso
svolgersi sotto la vigilanza di una commissione composta di sanitari,
genitori e altri.
8) L'ambiente del reparto pediatrico deve essere
strutturato e arredato in modo da risultare quanto più gradevole e quanto meno afflittivo è possibile
per il bambino.
9) Intorno a questi e nel rispetto della sua persona
devono ordinarsi e articolarsi i modi, i tempi, le
regole dei servizi: orari e luoghi dei pasti, orari di riposo e di gioco,
avvicendamento dei turni infermieristici, etc. e tutta l'attività del
reparto.
10) Deve essere assicurata ai genitori o a chi
per essi la possibilità di costituirsi in forme
(commissioni, gruppi, ecc.) di partecipazione alla organizzazione del reparto
pediatrico, soprattutto per quanto attiene alla vita in esso dei bambini.
(1) Questa piattaforma
vuole essere una concreta proposta al miglioramento dell'attuale situazione
negli ospedali pediatrici. Molti infatti soffrono a
causa di una situazione stagnante dovuta non solo a strutture, ma anche a teorie
superate: insieme potremo migliorare le condizioni ospedaliere di migliaia di
bambini, rivendicando come nostro diritto, sottolineato del resto anche dalla
dichiarazione sui diritti dell'infanzia delle Nazioni Unite, emanata nel 1959,
la richiesta di cambiamenti positivi.
In realtà oggi negli
ospedali pediatrici si tende a considerare il bambino solo da un punto di vista
fisico, senza preoccuparsi minimamente dei suoi eventuali traumi psichici. Il
fattore psicologico invece è un elemento importantissimo nella cura del fisico
malato, ma viene generalmente ignorato dal personale
sanitario che gli antepone elementi di ordine pratico-organizzativo.
In primo luogo, si
nega la presenza materna, ma non le si sostituisce una
presenza fissa femminile, tanto che l'ambiente rigido in cui il bambino è
tenuto e l'isolamento affettivo lo portano a regressioni varie.
Tutti noi sappiamo e
«sentiamo» che il bambino piccolo ha necessità di un regolare rapporto con la
madre o con chi ne ha assunto per lui il ruolo. Se il
ricovero in ospedale rende impossibile la continuità di tale rapporto, il
bambino può risentirne dolorosamente e persistentemente. Ognuno di noi infatti può constatare, osservando le manifestazioni
emotive dei piccoli degenti, che un'interruzione prolungata risulta al bambino
incomprensibile, perché non è in grado di accettare la nuova situazione che
egli vive come perdita di tutto quanto per lui significano protezione e
sicurezza.
L'ospedale, a causa
dei suoi regolamenti, è perciò responsabile del disagio psicologico causato ai
nostri figli. Questo disagio, è appurato, si potrà ripercuotere sul loro
equilibrio psichico.
E l'«adattamento»
(se questo si verifica) dei nostri bambini a tale
situazione è purtroppo solo il segno che la loro resistenza spontanea ed
intrinsecamente sana è stata spassata, e che hanno perso la fiducia nella
nostra capacità di proteggerli, mentre invece viene considerata, da parte
dello staff sanitario, un fatto positivo.
La carta dei diritti
del bambino ricoverato in ospedale è stata approvata il 27 marzo 1976. Per ulteriori informazioni rivolgersi all'Istituto di Biometria
e statistica medica, Via Venezian 1, Milano, tel.
(02) 23.61.302.
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