Prospettive assistenziali, n. 35, luglio-settembre 1976
EDITORIALE
PROGRAMMAZIONE
PARTECIPATA DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO-ASSISTENZIALI: UN ESEMPIO CONCRETO
Nel
numero 29 di Prospettive
assistenziali avevamo
tentato di dare alcune indicazioni per una programmazione partecipata dei
servizi sanitari e socio-assistenziali, e nel numero scorso abbiamo suggerito
quali sono, a nostro avviso, gli obiettivi intermedi per arrivare al
superamento dell'assistenza. Riassumendo, in modo un po' schematico, si può
constatare che oggi esistono tre tipi di «servizi» realizzati attraverso tre tipi di programmazione.
I servizi clientelari, quelli
che consistono nella emarginazione e segregazione di
un numero sempre più grande di cittadini negli istituti di assistenza, negli
ospedali, nei manicomi, nei gerontocomi o cronicari, si servono di una programmazione occulta.
L'assessore
alla sanità e all'assistenza (spesso in questo caso gli assessorati sono
tenuti distinti) non esplicitano né gli obiettivi generali, né quelli
intermedi: volendo esercitare un potere clientelare hanno come unica
preoccupazione il potenziamento delle istituzioni di segregazione pubbliche e soprattutto private. Per disporre
di aree sempre più allargate di clienti si servono come strumenti
operativi dei burocrati amministrativi.
La
partecipazione diretta
(1) delle forze sindacali e sociali e
della popolazione è combattuta; in genere non viene
fornita alcuna informazione.
Ai
servizi di pura e semplice razionalizzazione, che si
prefiggono di migliorare le condizioni di vita degli
assistiti, ricomponendo le contraddizioni ed i
conflitti, senza però farli uscire dall'emarginazione, fa in genere riferimento
la programmazione tecnocratica.
Gli assessorati competenti (anche in
questo caso spesso vi è separazione fra assistenza, sanità e formazione del relativo
personale, anche se una parvenza di coordinamento può essere assicurata attraverso più o meno fantomatici dipartimenti),
si circondano di tecnici interni all'amministrazione, di consulenti esterni,
quando addirittura non appaltano la programmazione ad apposite organizzazioni
private aventi finalità speculative. Il piano viene in questi
casi costruito esclusivamente a tavolino e poi, se l'amministrazione è «aperta»
alla partecipazione, vengono indette consultazioni di comodo con gli enti
locali, le forze sindacali e sociali e, qualche volta, con i cittadini.
Si
decide quindi in base a decisioni verticistiche,
e questi «consultati», essendo sprovvisti di ogni informazione, non hanno modo
di preparare una propria elaborazione, né sono in grado di contrapporre valide
risposte alle decisioni dei tecnici.
La
partecipazione delle forze sindacali e sociali e
della popolazione viene soffocata soprattutto mediante forme di cogestione
(chiamata anche gestione sociale), inserendo rappresentanti dei movimenti di
base all'interno degli organi delle amministrazioni o assegnando ai movimenti
di base determinate attività gestionali. Ad esempio, in alcune Regioni rosse,
sono affidati ai sindacati compiti di gestione nella formazione professionale
con versamento di centinaia di milioni.
Esempio
recente di cogestione che ha determinato l'afflosciamento delle iniziative di base è stata l'istituzione dei consigli di circolo e di istituto
e l'inserimento in detti organismi di rappresentanti dei movimenti di base.
L'informazione
è di tipo tecnico e unidirezionale: dai vertici verso il basso.
I servizi di cambiamento, cioè realmente alternativi,
si possono realizzare a nostro avviso solo con una programmazione partecipata.
Le
condizioni essenziali per servizi realmente alternativi sono
infatti:
-
aderenza alle esigenze reali (2);
-
concezione globale delle esigenze dei cittadini (3).
Non
rifiutiamo certamente l'apporto dei tecnici per il rilevamento e
l'interpretazione dei bisogni reali, delle priorità e delle risposte.
Rifiutiamo invece la delega ad essi per le scelte «a
priori» di cui sopra, ritenendo che per una programmazione e gestione corretta
sia indispensabile un rapporto dialettico continuo fra istituzioni, operatori
e movimenti di base
(4).
Innanzi
tutto va ribadito che una programmazione che tenda ad
una effettiva prevenzione, intesa come eliminazione delle cause di emarginazione,
di malattia e di disadattamento, deve tener conto delle strette connessioni
della sanità e assistenza con gli altri interventi: occupazione, lavoro,
casa, istruzione, cultura, tempo libero, assetto del territorio, ecc.
A
tal fine, per essere in grado di esplicitare in modo adeguato e con le forme di massima partecipazione, un programma di trasformazione,
sono necessari alcuni punti di fondo:
-
esplicitazione degli obiettivi generali e intermedi
da parte dei livelli di governo interessati (nazionale, regionale, locale);
-
messa in funzione di un sistema informativo
ascendente (dalla popolazione e dai movimenti di base agli enti locali, alle
Regioni, al Parlamento e al Governo) e discendente;
-
coinvolgimento reale e cioè rapporto dialettico fra
le istituzioni e le forze sindacali e sociali. Il semplice consenso presuppone
solamente un rapporto dall'alto verso il basso e non dà alcuna garanzia di una
rilevazione delle vere esigenze, di una loro interpretazione corretta e della scelta di valide priorità. L'organizzazione e la
cattura del consenso sono ottenute quasi sempre mediante la cogestione o
gestione sociale dei servizi. Infatti con la
cogestione, o gestione sociale, la capacità di intervento delle forze sindacali
e sociali viene annullata o notevolmente ridotta, perché assorbita
dall'esercizio del potere, dagli obblighi di gestione e vincolata dalle leggi e
regolamenti vigenti.
Inoltre
il sindacato, per la contrastante posizione di
gestore dei servizi e di rappresentante dei lavoratori nei confronti dell'ente cogestito, viene a trovarsi nella contraddittoria
situazione di essere allo stesso tempo parte e controparte (5);
- individuazione partecipata degli strumenti
informativi e dei metodi da applicare per quanto riguarda la raccolta ed
elaborazione dei dati, la loro trasmissione alla popolazione e alle forze
sindacali e sociali, il confronto e la verifica delle informazioni, e la loro
traduzione operativa. Proprio per quanto concerne
1'informazione è essenziale prevedere spazi autogestiti,
dalle forze sindacali e sociali;
- unificazione a livello regionale e locale in un unico
assessorato della sanità, dell'assistenza e della formazione di base e
permanente dei relativi operatori;
-
metodo di lavoro dipartimentale per quanto concerne
gli assessorati alla sanità e all'assistenza e alla formazione degli
operatori, e quelli più direttamente connessi: istruzione, attività culturali e
ricreative;
- metodo di lavoro di gruppo degli operatori sanitari e
sociali e loro rapporto dialettico con le istituzioni, i movimenti di base e la
popolazione;
- riferimento al territorio e conseguentemente
all'unità locale di tutti i servizi nella prospettiva di una rifondazione dei
comuni tale da assicurare un livello di governo
locale complessivo.
Un esempio concreto di avvio di programmazione partecipata
Pur non potendo dare un
giudizio definitivo all'avvio del programma deciso dal Comune e dal
Il
Comune e
Ne è scaturita subito una
proposta che, fatta propria dalle due amministrazioni, ha deciso due incontri (6) con le forze sindacali e sociali del territorio (il quartiere Vanchiglia-Vanchiglietta di Torino) o comunque interessate
(7). Il primo incontro, che è stato
fissato per il 18-9-1976 per dibattere le linee
politiche generali e specifiche, ha lo scopo di confrontare le informazioni trasmesse
dai due enti, e di definire gli strumenti, forniti dagli enti stessi alle forze
sindacali e sociali, per i dibattiti che vorranno organizzare con la
popolazione e con i lavoratori della zona. In tale occasione verrà anche
concordato l'ordine del giorno del secondo incontro, quello che dovrebbe
riguardare l'individuazione delle esigenze, delle risposte e delle priorità. È
stato pure predisposto il materiale informativo da consultare prima
dell'incontro.
Il
materiale riguarda: attuali competenze della Regione, della Provincia, del
Comune; situazione statistica relativa alla
popolazione, alle abitazioni ed ai principali insediamenti economici; servizi
sanitari e socio-assistenziali centralizzati del Comune e alla Provincia di
Torino; servizi sanitari e socio-assistenziali esistenti nel territorio,
strutture scolastiche, spazi verdi attrezzati e non; servizi e associazioni
ricreative e sportive; comitati spontanei di quartiere; recapiti politici e
sindacali; servizi socio-culturali e associazioni. Inoltre
è stato allegato il documento della Regione Toscana «Contributo della Regione Toscana alla programmazione dei servizi sanitari
e sociali» (8).
Al materiale informativo di cui
sopra, si accompagnava la seguente lettera:
Proposta di avvio della programmazione partecipata dei servizi
sociali e sanitari e della formazione dei relativi operatori attraverso
momenti di confronto con le forze sociali e sindacali.
L'Assessorato
alla Sanità e Servizi Sociali del Comune di Torino e l'Assessorato alla
Sicurezza Sociale della Provincia di Torino intendono
dare avvio alla programmazione comune e al decentramento dei rispettivi
servizi e alla formazione dei relativi operatori nella Città di Torino, nell'ambito
di un processo per il superamento degli interventi di tipo segregante,
emarginanti e puramente riparativi. La comune programmazione su questo terreno
tra Comune e Provincia va intesa non solo come esigenza
per evitare scoordinamenti e sovrapposizioni di servizi, ma soprattutto come
primo passo verso la realizzazione di un obbiettivo politico fondamentale e
cioè la unificazione nel Comune dei servizi della Provincia e, in prospettiva,
di quelli ora gestiti da altri Enti. Si individua
infatti nella gestione dei Comuni, loro decentramenti o consorzi, e Comunità
montane, il livello ottimale per garantire alla popolazione l'accesso, la
fruibilità e il controllo dei servizi dell'Unità Locale intesa come organico
insieme di tutti i servizi in un'area territoriale definita.
Tale
programmazione deve comprendere i servizi attualmente di competenza del Comune
e della Provincia, ma nel contempo tenere presente il
progressivo ampliamento di questo ambito; conseguentemente:
-
all'istituzione di servizi previsti a seguito della applicazione
di leggi nazionali dopo apposito provvedimento regionale (es. interventi sul
problema droga; consultori familiari);
-
al processo di delega che dovrà verificarsi da parte della Regione rispetto
agli enti locali territoriali (Comuni, o loro consorzi, o decentramenti) in
merito a competenze di esercizio della gestione di
servizi sociali nel quadro delle Unità locali dei servizi;
-
alla progressiva istituzione del servizio sanitario nazionale a seguito della
legge 17-8-74 n. 386 che prevede tra l'altro lo
scioglimento degli enti mutualistici ed il passaggio delle relative strutture
e personale alle Regioni ed agli Enti territoriali.
Occorre
precisare che il tipo di programmazione cui gli Assessorati intendono far
riferimento non si risolve nella stesura di un «piano» come complesso di
prescrizioni e scelte decise per via gerarchica e attuate con meccanismi
burocratici; si intende, per contro, avviare un
processo di programmazione partecipata (il cui metodo è più avanti
esplicitato), attraverso momenti di confronto con operatori, forze sociali e
sindacali che prevedano l'alternanza delle fasi di informazione, scelta e
verifica consentendo pertanto anche flessibilità e aderenza delle proposte alle
diverse realtà territoriali.
Questo
processo consente di proporsi come obbiettivo non una
razionalizzazione degli attuali servizi che preveda cioè una loro più
razionale organizzazione rispetto alle prestazioni sin qui erogate, ma una
ristrutturazione che ne modifichi i contenuti. In questa direzione, pertanto,
gli obiettivi che si intendono perseguire e sottoporre
al confronto sul piano generale rispetto ai servizi sociali e sanitari sono:
- unificazione progressiva nel Comune dei servizi ora
gestiti dalla Provincia e da altri enti;
-
unità organica tra servizi socio-assistenziali e sanitari, e loro integrazione
con gli altri servizi;
- caratterizzazione degli interventi nel senso della
prevenzione sanitaria e sociale intesa come strategia alternativa all'attuale
sistema di tipo riparativo;
- non separazione tra prevenzione sanitaria e sociale,
cura, riabilitazione, promozione culturale, con passaggio del settore sanitario
da interventi solo curativi ad interventi
diretti a garantire il massimo benessere fisico e psichico;
-
superamento di ogni forma di emarginazione e segregazione;
- utilizzazione di tutte le risorse esistenti
(strutture e personale) prevedendo momenti di riqualificazione per il personale;
- inscindibilità tra contenuti, organizzazione dei
servizi e formazione di base e permanente per gli operatori;
-
promozione della più ampia partecipazione delle forze
sociali alla gestione dei servizi.
Per
valutare correttamente tali prospettive occorre avere chiarezza sulle reali
possibilità di intervento degli Enti locali in materia
di programmazione e gestione dei servizi sanitari e sociali e sulla connessione
con altri servizi.
Infatti l'avvio del processo
per il superamento dell'assistenza e cioè della segregazione e
dell'emarginazione, per l'avvio di interventi diretti a garantire il massimo benessere
fisico e psichico e per la prevenzione sociale e sanitaria come strategia
alternativa, può essere instaurato solamente se queste linee politiche ed
operative vengono assunte sul piano generale e non soltanto a livello dei
servizi sociali e sanitari. È infatti evidente che il
benessere fisico e psichico e la non emarginazione riguardano non solo la
sanità e l'assistenza ma anche i settori della previdenza sociale, della casa,
della scuola, della cultura e del tempo libero, oltre che naturalmente le caratteristiche
generali legate all'attuale organizzazione politica, economica e sociale.
Per
il perseguimento di queste linee, in riferimento alla
programmazione dei servizi nella Città di Torino, occorre tener presente i
condizionamenti e le limitazioni che derivano:
a) a livello nazionale: in seguito alla mancata attuazione delle riforme nei settori della sanità, dell'assistenza e
della previdenza, ai limiti della vigente legislazione in materia di
istruzione prescolastica e scolastica, di edilizia economica e popolare, di
assetto del territorio.
Altro
elemento importante in questo quadro è il trasferimento solo parziale delle
competenze dallo Stato alle Regioni nelle materie di cui all'art. 117 della
Costituzione. Conseguentemente, nell'ambito della sanità e dell'assistenza,
continuano ad operare migliaia di uffici ministeriali, di enti nazionali e
locali;
b) a livello regionale in seguito alle non emanate deleghe
(peraltro in preparazione) della Regione ai Comuni in materia di sanità,
assistenza, formazione degli operatori socio-sanitari
e delle attività connesse (urbanistica, diritto allo studio, attività culturali
e di tempo libero). Occorre inoltre considerare che
Infine
occorre aver presente che, stante l'apposita legge
regionale, competenze programmatorie anche in materia
di servizi sanitari e sociali, spettano ai Comprensori. È pertanto necessario
che la programmazione regionale e comprensoriale siano
indirizzate ad avvivare il riequilibrio del territorio, compatibilmente con le
scelte nazionali. Ciò è di particolare importanza anche perché l'attuale maggiore
presenza di servizi in Torino e la loro scarsità in ampie zone del territorio
regionale costringono numerosissime persone e
famiglie a rivolgersi al capoluogo regionale; pertanto uno sviluppo non
equilibrato dei servizi nel Comune di Torino e negli altri Comuni della Regione
rischia di aggravare tale situazione.
La
progressiva articolazione del servizi deve inoltre essere
programmata tenendo presente la prospettiva della prossima istituzione dei
Consigli di Quartiere e dei campiti che loro saranno affidati. Infatti la proposta di regolamento sul decentramento e la
partecipazione dei cittadini nell'amministrazione del Comune di Torino
presentata dal
Pare perciò opportuno
sviluppare un attento dibattito, accanto ai temi sin qui enunciati, sul
rapporto tra l'articolazione dei servizi e l'istituzione dei consigli di
quartiere, che proponga spunti di riflessione sulle modalità di relazione fra
Amministrazione Comunale, operatori dei servizi e organismi partecipativi.
Avendo
chiaro questo quadro si intende seguire per l'avvio
della programmazione un metodo che discende dal rifiuto della costruzione da
parte degli Assessorati di un modello compiuto di ristrutturazione dei servizi
da attuare o presentare immediatamente; per contro poiché l'obiettivo è la
costruzione partecipata delle proposte, ci si propone di realizzare un
processo di consultazione a livello dei quartieri, partendo da alcune
situazioni in cui la proposta si attui anche con carattere di sperimentalità, allo scopo di trarne le opportune
valutazioni prima di generalizzarla anche rispetto alle indicazioni operative
che ne emergeranno.
In
questa ottica il primo quartiere che si individua è Vanchiglia (Q.8) in base ai
seguenti criteri:
-
è uno dei quartieri dove sono decentrati numerosi operatori sociali e sanitari;
-
vi è prevista l'istituzione delle Unità di Base per la tutela sanitaria nei
luoghi di lavoro;
-
è uno dei quartieri prescelti dalla Commissione di Programmazione dei servizi
sociali e sanitari della Regione Piemonte per la
verifica partecipata delle esigenze e priorità in materia di servizi sociali.
Il
processo di consultazione che si propone contempla:
-
la predisposizione di materiale informativa che in allegato
si invia a tutte le forze sindacali e sociali direttamente presenti nel
quartiere o comunque interessate. Tale materiale comprende:
a)
una serie di dati informativi sulle caratteristiche socio-economiche del
quartiere e sui servizi sociali e sanitari esistenti;
b) una scheda informativa sulle attuali competenze in
materia di sanità ed assistenza della Regione, della Provincia, del Comune;
c)
la pubblicazione «Ipotesi di organizzazione dell'Unità
Locale di Sicurezza Sociale» a cura del Dipartimento di Sicurezza Sociale della
Regione Toscana - 1972;
-
l'invito ad un primo momento di incontro tra gli Assessorati
e le forze interessate con le seguenti finalità:
a)
ricevere indicazioni e richieste di arricchimento ed
ampliamento delle informazioni fornite;
b)
definire tempi e priorità per un secondo momento di confronto al quale le forze
interessate potranno portare le loro proposte anche in seguito alle
informazioni ricevute.
(1) Per partecipazione
delegata intendiamo le nomine che scaturiscano da elezioni di primo grado.
Riteniamo invece che le elezioni di secondo grado debbano essere eliminate con
la soppressione dei vari enti i cui amministratori sono designati con questa
modalità (enti ospedalieri, mutualistici e assistenziali)
e con il passaggio delle relative competenze, personale, strutture e
finanziamenti alle Regioni e alle Unità locali.
Accettiamo
transitoriamente, non essendovi altra soluzione praticamente
possibile, il Consorzio di Comuni costituenti l'organo di governo delle Unità
locali, fino al momento in cui sia realizzabile la rifondazione dei Comuni
stessi e cioè la creazione di un solo comune per ciascuna delle unità locali e
l'istituzione dei consigli, eletti in primo grado, di quartiere delle città
metropolitane.
(2) Nella
programmazione tecnocratica, le esigenze sono interpretate esclusivamente dai
cosiddetti esperti.
(3) Partendo dalla
concezione globale delle esigenze dei cittadini si arriva all'unità locale di tutti i servizi e alla prevenzione a
tutti i livelli (e non limitata al solo settore sanitario). La prevenzione
reale in campo assistenziale significa, a nostro
avviso, il superamento dell'assistenza.
(4) Si veda al riguardo
la relazione del comitato promotore negli atti del Convegno di Torino del 6-7
marzo 1976 sul tema «Unità
locale dei servizi: esperienze, problemi aperti e prospettive dei servizi
sociali e sanitari». Per
ricevere gli atti si veda in questo numero la penultima pagina di copertina.
(5) Perciò concordiamo
con il ruolo previsto per il sindacato nella delibera del Comune di Torino del
27-1-1976, istitutiva del servizio di tutela della salute nei luoghi di
lavoro, le cui funzioni sono le seguenti:
1)
censire le attività produttive delle singole circoscrizioni, descrivere i
provvedimenti tecnologici adottati dalle singole aziende e lavorazioni, individuare
le sostanze usate;
2)
contribuire a rilevare i rischi ambientali, al prelievo, alla raccolta dei
campioni, alla registrazione dei fenomeni fisici e chimici degli ambienti di
lavoro;
3) raccogliere i
dati bio-statistici, compresi gli infortuni,
le malattie, le risultanze delle visite di assunzione, periodiche e di
idoneità, verificare il registro delle vaccinazioni antitetaniche;
4)
contribuire direttamente o indirettamente alla compilazione e all'aggiornamento
dei registri dei dati ambientali.
Avendo i sindacati rifiutato qualsiasi forma di cogestione, nella
delibera è precisato quanto segue: «Presso ciascuna unità
di base è costituito un Comitato di partecipazione composto da n. 18 membri, di
cui uno quale coordinatore del Comitato, designati dalle tre Organizzazioni
sindacali più rappresentative con lo scopo di sottoporre all'Assessorato alla
sanità e servizi sociali richieste di intervento e di verificare i programmi e
la loro attuazione. La collaborazione eventualmente richiesta al Comitato di
partecipazione e da questo prestata per le attività di cui ai punti 1-2-3 e 4, verrà compensata in base a modalità che saranno
successivamente definite e sottoposte all'approvazione del Consiglio Comunale».
(6) Il Comune e
(7) Le forze sindacali
e sociali alle quali è stato rivolto l'invito ai due dibattiti sono le
seguenti:
Sindacati: Comitato regionale piemontese CGIL,
CISL regionale, UIL segreteria regionale piemontese, UIL Camera sindacale
provinciale di Torino, CISL Unione sindacale provinciale, CGIL Camera
confederale del lavoro di Torino e provincia.
Sindacati di categoria: Sindacato
dipendenti enti locali CGIL, CISL-FIDEL Enti locali: segreteria comunale e
provinciale, UIL Enti locali UNDEL: segreteria provinciale e comunale, UIL
Ospedalieri UISAO segreteria provinciale, CISL FISO ospedalieri
segreteria provinciale, CGIL ospedalieri segreteria provinciale, CISL
FILS statali e Federpubblici segreteria provinciale,
CGIL statali, UIL statali e parastatali segreteria provinciale, UIL scuola
segreteria provinciale, CISL-SISM-SINASCEL scuola segreteria provinciale, CGIL
scuola segreteria provinciale, Sindacato pensionati CGIL segreteria
provinciale, CISL pensionati segreteria provinciale, UIL pensionati segreteria
provinciale, ITAL UIL patronato, INAS CISL patronato, INCA CGIL patronato, Lega
sindacale, CGIL autoferrotranvieri segreteria
provinciale, CISL FENLAI autoferrotranvieri
segreteria provinciale, UIL FNAI tranvieri segreteria provinciale, CGIL
chimici-gas segreteria provinciale, UIL chimici segreteria provinciale, UIL
metalmeccanici UILM segreteria provinciale, CISL FIM metalmeccanici segreteria
provinciale, CGIL metalmeccanici segreterie provinciali, UIL gas segreterie
provinciali.
Forze sociali e Associazioni: Coordinamento dei
comitati di quartiere, Comitati di quartiere in Vanchiglia «Vanchiglia-Vanchiglietta» e «
Strutture confessionali: Responsabili degli
uffici diocesani per
de' Paoli
e dell'ufficio pio S. Paolo, Centro sociale S. Vincenzo, Fraterno aiuto
cristiano FAC, Associazione scoutistica cattolica italiana.
Principali Associazioni Professionali: Associazione
commercianti della provincia di Torino, Unione artigiani, Artigiani C.A.S.A., Associazione provinciale
venditori ambulanti, Associazione piccole e medie industrie della città e
provincia di Torino, Unione industriale della provincia di Torino, Unione
artigiani e commercianti di Torino e provincia, Associazione tra titolari di
farmacia della provincia di Torino, Associazione italiana terapisti della
riabilitazione, Unione inquilini, Associazione nazionale aiuti e assistenti
ospedalieri, Associazione nazionale primari ospedalieri, Confederazione
italiana medici ospedalieri, Medicina democratica, Sindacati medici,
Psichiatria democratica, Associazione nazionale medici direttori ospedalieri,
Associazione medici dentisti, Associazione assistenti universitari medici,
Associazione medici ospedalieri psichiatrici, Federazione italiana medici mutualisti, Sindacato medici mutualisti,
Sindacato medici rurali, Sindacato medici pediatri, Sindacato medici
mutualistici ambulatoriali, Sindacato medici convenzionati esterni,
Associazione medici condotti, Associazione italiana logopedisti.
Forze politiche: Commissioni sicurezza sociale e sezioni
del quartiere Vanchiglia, P.C.I. (Federazione
provinciale e sezioni 12, 20 e 48), D.C. (Segreteria provinciale e sezioni 10,
15 e 25), P.S.I. (Federazione provinciale), P.S.D.I. (Federazione provinciale),
P.R.I. (Federazione provinciale), P.L.I., Avanguardia operaia, Partito radicale, U.L.D., Lotta continua, Indipendenti di sinistra.
(8) Il documento è
stato pubblicato sul n. 23 di Prospettive
assistenziali.
www.fondazionepromozionesociale.it