Prospettive assistenziali, n. 35, luglio-settembre 1976
SPECCHIO NERO
L'ISTITUTO VILLA PERLA E L'UNITÀ
Spesso contenuti
tradizionali e
conservatori vengono mascherati (qualche volta in mala fede) attraverso
l'introduzione di elementi di aggiornata attualità.
Quest'operazione, appunto per la sua
non volontà di rinnovamento, riscuote generalmente un
«successo ufficiale».
E il caso di Villa Perla che,
compiendo i suoi trent'anni di vita, è stata
festeggiata da autorità e rappresentanti dell'ANPI di Genova. I ragazzi
convittori (speriamo che i figli di partigiani per cui
l'istituto è stato fondato e che adesso avrebbero trent'anni, ne siano
usciti!) hanno preparato un coro a cui si è associata l'Unità, nella sua edizione genovese del 15.5.76, per sottolineare
la «tradizione democratica di questo convitto che fonda le sue radici nella
Resistenza e che ha continuato ad essere in ogni momento un centro di vita
democratica e di gestione da parte dei lavoratori».
Troppo spesso si dimentica (e questo
è grave soprattutto per il giornale di un partito di sinistra) che
Lettera dell'ANFAA e
dell'ULCES (1)
I
Consigli Direttivi riuniti dell'Associazione Nazionale Famiglie Adottive e
Affidatarie e dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale, riuniti a Milano il 15 maggio 1976, avuta notizia
dall'Unità, edizione odierna di Genova, della manifestazione indetta per il 30°
anniversario della fondazione dell'istituto «Villa Perla», riconosciuta la
validità che poteva avere la creazione di un istituto nel 1945, contestano che
oggi tale iniziativa abbia ancora una qualsiasi giustificazione.
Le
esigenze dei bambini e dei ragazzi non sono
certamente quelle di essere emarginati in Istituti di ricovero ed è pertanto
urgente che le forze democratiche operino per la creazione di servizi
alternativi gestiti a livello delle unità locali di tutti i servizi dai Comuni,
Consorzi di Comuni e delle Comunità Montane con la partecipazione reale delle
forze sindacali e sociali e della popolazione.
Questi
servizi alternativi consistono in primo luogo nella messa a disposizione di
servizi fondamentali non assistenziali (casa, sanità,
scuola, ecc.), e in secondo luogo in aiuti economici su base e parametri
prefissati alla famiglia d'origine, di assistenza domiciliare anche educativa,
di affidamenti a scopo educativo a famiglie e persone, di comunità alloggio
inserite nel normale contesto abitativo.
Tenendo
presente che la linea che il PCI e altre forze democratiche
portano avanti ha come obiettivo appunto la creazione dell'Unità locale di
tutti i servizi, ci ha stupito che l'organo ufficiale del PCI abbia dato
risalto all'avvenimento, senza chiarire che al di là della commemorazione di
un fatto che nel 1945 aveva, come già sottolineato, un preciso significato,
oggi è urgente il superamento di tutte queste istituzioni, proprio per
realizzare pienamente, anche nel settore dei servizi sociali, quei contenuti e
quelle istanze democratiche che proprio
(1) Lettera inviata
dall'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie e dall'Unione per
la lotta contro l'emarginazione in data 15 maggio 1976 al Direttore dell'Unità
ed agli Assessori della sicurezza sociale della Regione Liguria e del Comune di
Genova.
www.fondazionepromozionesociale.it